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1.9. I principali paesi europei

1.9.1. La Germania

La Germania è la più importante forza economia dell'Unione Europea ed anche la più grande consumatrice poiché possiede una imponente struttura industriale manifatturiera che rende fondamentale la sicurezza negli approvvigionamenti del gas.

Inizialmente l'economia della Germania era basata sul carbone che era facile da reperire, essendone il territorio tedesco stesso disseminato di ampie riserve, e permetteva dunque di ricorrere in maniera contenuta alle importazioni; negli anni Novanta però la produzione interna di carbone crollò, dimezzandosi a causa degli elevati costi, per cui si rese necessario il ricorso al gas naturale e ad altre fonti

79 M. Cazzulani, Guerra del gas: la Turchia sempre meno dipendente dalla Russia, 31 maggio

2016. L’articolo è disponibile al seguente indirizzo internet:

https://matteocazzulani.wordpress.com/2016/05/31/guerra-del-gas-la-turchia-sempre-meno- dipendente-dalla-russia/

energetiche. Nel 2014 il gas arrivò a coprire circa il 23% del fabbisogno energetico e, negli ultimi anni, tale percentuale è nettamente aumentata, a causa dell'abbandono del nucleare, rendendo cosi la Germania il principale paese consumatore e importatore d'Europa dopo la Russia.

Le importazioni avvengono principalmente tramite i gasdotti provenienti da: Paesi Bassi, Regno Unito, Danimarca, Norvegia e Russia; quest'ultima esporta la componente principale per i consumi della Germania tramite le condutture dei gasdotti di Druzhba, Soyuz, Yamal-Europe e Nord Stream ed ultimamente è anche stata ipotizzata la costruzione di un gasdotto parallelo al Nord Stream denominato Nord Stream-2.

La dipendenza tedesca dalle importazioni extra-UE ha, tuttavia, effetti negativi sull'economia del Paese in quanto la maggior parte dei contratti presentano clausole di take-or-pay a lungo termine che causano due effetti: la materia prima costa di più e le imprese che non riescono ad arrivare ai minimi contrattuali incorrono in costi ulteriori, che vengono poi scaricati sugli utenti finali. Per evitare questi effetti indesiderati i politici tedeschi non hanno cercato di diversificare il proprio portafoglio fornitori bensì di aumentare i rapporti e la dipendenza con la Federazione russa80; gli scambi tra i due paesi infatti erano consistenti sin dagli anni Ottanta quando la Germania forniva prodotti industriali e tecnologici alla Russia in cambio di idrocarburi. Con il crollo sovietico gli scambi tra i due paesi sono rimasti fondamentali ma hanno comportato una limitazione del ruolo tedesco

a livello europeo per quanto riguarda il mercato del gas dato che la Germania deve allineare le proprie scelte strategiche con la Russia invece di cercare una linea

comune con l'Unione Europea81.

1.9.2. La Francia

La Francia è il secondo paese importatore di gas dell’Unione Europea sebbene la principale fonte di sostentamento del paese per la produzione di elettricità sia il nucleare che negli ultimi anni ha generato, da 19 centrali elettronucleari in funzione, quasi il 77% del fabbisogno elettrico totale permettendo cospicue esportazioni nel resto dell’Europa.

Il consumo del gas risulta prevalentemente destinato ad usi civili ed industriali essendo esso solo una piccola percentuale del fabbisogno energetico totale tanto che un’eventuale interruzione degli approvvigionamenti non comporterebbe gravi conseguenze.

Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito ad un decremento molto forte del consumo di gas che, dal 2013 al 2014, è diminuito del 17,2% a causa della forte dipendenza francese dall’energia nucleare e della crisi mondiale.

Le forniture giungono in territorio francese dalla Norvegia, che è il più importante fornitore francese, dai Paesi Bassi, dalla Russia e, infine, sotto forma di GNL che

81 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

costituisce per la Francia, a differenza della Germania, un cospicuo flusso di importazione.

Concludendo è possibile affermare che sia la notevole capacità di rigassificazione, tramite i tre impianti di Montoir de Bratagne, Fos Tonkin e Fos Cavaou, sia il ruolo limitato del gas naturale nella generazione di elettricità sia la varietà dei fornitori sono elementi che contribuiscono a rendere sicura la situazione energetica della Francia82.

1.9.3. Il Regno Unito

Il Regno Unito è il paese, tra quelli europei, meno dipendente dalle esportazioni energetiche poiché possiede consistenti riserve di idrocarburi nei giacimenti del Mare del Nord.

Negli anni Ottanta e Novanta il Regno Unito è stato un esportatore netto di petrolio e di gas naturale ma attualmente, a causa della crescente domanda interna, si è trovato ad essere un importatore netto di idrocarburi ed il gas risulta essere la principale fonte di sostentamento. Negli anni Ottanta, quando i primi giacimenti del Mare del Nord entrarono in produzione, i consumi aumentarono rapidamente dai 5,9 mld/mc del 1969 ai 44,9 mld/mc del 1979; nella seconda metà degli anni Novanta, periodo in cui si ebbero le prime liberalizzazioni delle aziende pubbliche, si vide un aumento della domanda di gas naturale per l’elettricità che arrivò a 96,9 mld/mc nel 2001 tuttavia, a causa della crisi degli ultimi anni e del

82 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

picco produttivo raggiunto nei giacimenti britannici, i consumi di gas sono diminuiti drasticamente nel corso degli anni tanto che, dal 2013 al 2014, si osserva un decremento del 9,1%.

Il principale fornitore del Regno Unito è la Norvegia da cui proviene, attraverso una complessa rete di gasdotti, circa il 50% delle importazioni mentre dagli altri paesi dell’Unione Europea arriva invece circa il 17% del flusso d’importazione attraverso due gasdotti sottomarini:

-BBL che collega Balgzand (Paesi Bassi) a Bacton (Regno Unito);

-Interconnector che unisce il terminale di Bacton a quello di Zeebrugge (Belgio). Il rimanente 33% delle importazioni avviene tramite GNL, prevalentemente di provenienza dal Qatar.

A partire dal 1986, con le privatizzazioni e le liberalizzazioni volute da Margareth Thatcher, il Regno Unito non ha nessuna azienda pubblica o a partecipazione pubblica che si occupa della produzione e della distribuzione di gas per cui il tutto è rimesso alla concorrenza privata, sotto la regolazione dell’Office of Gas and

Electricity Markets (OFGEM)83.

1.9.4. I Paesi Bassi

L’Olanda è, storicamente, il maggior esportatore all’interno dell’Unione Europea e, con l’avvio dello sfruttamento del giacimento di Groningen, ha rifornito i

83 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

mercati delle principali economie europee. Dal 2013 al 2014, però, si è registrato un forte calo della produzione pari al 18,9 %, attestandosi sui 59,77 mld/mc, che si è riversato sui consumi, calati rispetto al 2013 del 14%, allineandosi a 33,91 mld/mc; il picco raggiunto dai giacimenti si è ripercosso anche sulle esportazioni che, rispetto al 2013, sono calate del 12%. I Paesi Bassi rimangono comunque a tutt’oggi il sesto esportatore al mondo, con flussi in uscita destinati principalmente ai clienti storici: Germania, Francia, Italia e Belgio.

Lo stato dei Paesi Bassi, a differenza di altri Paesi che hanno prediletto la liberalizzazione, ha optato per il mantenimento del controllo degli operatori del mercato del gas tanto che possiede il pacchetto di maggioranza della società Gas Terra e controlla il 100% della società Gasunie; quest’ultima possiede la maggior parte delle reti interne, oltre a varie reti di distribuzione in Germania, ed ha una

partecipazione del 9% al gasdotto Nord Stream84.

1.9.5. La Spagna

Il mercato spagnolo, benché si sia sviluppato solo recentemente, ha raggiunto importanti dimensioni con i suoi 28,23 mld/mc consumati nel 2014, sebbene vi sia stata una diminuzione del 9,5% rispetto al 2013.

La Spagna non ha una produzione interna e importa il gas principalmente via GNL, in particolare dalla Nigeria e dal Qatar; complessivamente la capacità

84 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

massima di importazione del paese è molto superiore ai consumi attuali poiché l’economia spagnola, nel periodo pre-crisi, aveva ottime prospettive di sviluppo che avevano incoraggiato investimenti, da parte dei capitali stranieri, in infrastrutture rivelatasi poi eccessive.

Il gas viene comunque importato anche attraverso due condotte provenienti dall’Algeria che è il primo fornitore spagnolo:

- il gasdotto Gaz Maghreb Europe che giunge, con una capacità massima di

12 mld/mc di gas annuo85 in Spagna e in Portogallo tramite il Marocco ;

- il Medgaz che connette direttamente l’Algeria alla Spagna con una condotta sottomarina che ha una capacità massima di 8 mld/mc annui; sebbene esso

sia stato inaugurato nel Marzo del 201186, dato che era stato

progettato/costruito prima della crisi mondiale, risulta inutilizzato.

Concludendo è possibile affermare che non risultano esservi difficoltà nella sicurezza degli approvvigionamenti del gas spagnolo, dato che lo Stato dispone di enormi quantità in esubero, sebbene l’incapacità di promuovere un’integrazione con la Francia costituisca un grosso limite della politica spagnola87.

85 M. H. Hayes, Algerian Gas to Europe: The Transmed Pipeline and Early Spanish Gas Import Projects. Working Paper #27, 3 Maggio 2004. L’articolo è disponibile al seguente indirizzo

internet: http://www.rice.edu/energy/publications/docs/GAS_TransmedPipeline.pdf

86 Spain now served via Almeria by Algerian gas, 1 Marzo 2011. L’articolo è disponibile al

seguente indirizzo internet: http://www.ennaharonline.com/en/economy/5920.html

87 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

1.9.6. La Polonia

La Polonia rappresenta un mercato di modeste dimensioni ma, essendo una delle linee guida per l’esportazione del gas dalla Russia alla Germania tramite il gasdotto Yamal-Europe, ricopre un ruolo importante a livello strategico.

Il gasdotto in questione ha un notevole impatto nelle le finanze polacche in quanto Gazprom concede a PGNiG (il monopolista polacco del gas a controllo pubblico) sconti sulle forniture di gas mentre l’operatore della rete Gaz System (sempre monopolista e a controllo statale) incamera i diritti di transito; questi eccessivi vantaggi non hanno dunque risparmiato delle polemiche da parte dei tedeschi. Lo sviluppo del Nord Stream è stato inserito come un progetto complementare, e non alternativo, a Yamal-Europe sebbene sia stato ideato per indebolire le minacce e le politiche che provenivano dalla Bielorussia, dall’Ucraina e dalla Polonia; quest’ultima comunque, in quanto membro stabile dell’Unione Europea, non può basarsi sulla minaccia di interruzione dei flussi.

Lo Stato, per diminuire la dipendenza russa, ha progettato la costruzione di un rigassificatore da 5 mld/mc annui a Świnoujście, sul Mar Baltico, vicino al confine tedesco; tale progetto ha ricevuto il pieno appoggio della Commissione europea, ottenendo un finanziamento da 80 milioni di euro. In aggiunta a ciò si è presentata anche la possibilità di una cooperazione con altri paesi dell’UE ossia Repubblica

Ceca, Slovacchia e Ungheria per la realizzazione, in futuro, di interconnettori per esportare gas nel resto dell’Europa88.

1.10. L’Italia

I consumi energetici italiani sono sempre stati inferiori rispetto a quelli delle altre grandi economie europee ma il divario si è attualmente ridotto, sebbene sia ancora significativo nei confronti di Francia e Germania.

In Italia la storia del gas naturale trova origine con l’autarchia degli anni Trenta89

derivante dalla creazione, nel 1926, dell’Azienda Generale Italiana Petroli (AGIP) che fu incaricata di effettuare ispezioni geologiche su tutto il territorio italiano; inizialmente le ricerche del petrolio si concentrarono nella zona della Valle Padana ma portarono invece alla scoperta del primo giacimento di gas a Caviaga, in provincia di Lodi ma, con la Seconda Guerra Mondiale, le operazioni si rallentarono e poi furono riprese con la nomina, prima a commissario dell’AGIP e

poi a vicepresidente e capo del Comitato tecnico ricerche e produzioni90, di Enrico

Mattei dal quale venne fondata la società Eni, appositamente costituita dal Governo tramite la legge n°136 del 10 febbraio del 1953 per far si che lo Stato

88 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

Università Bocconi Editore, Milano, 2011.

89 Alcuni utilizzi limitati del gas naturale (per lo più associato al petrolio) erano diffusi già a

inizio secolo. In particolare, il gas era impiegato per alimentare i macchinari di perforazione in alcuni pozzi petroliferi degli Appennini e nella zona di Salsomaggiore (dove aveva anche trovato i primi impieghi domestici). Esistevano inoltre in Polesine alcune attività artigianali di estrazione del gas da depositi sotterranei di acque marine, ma nel complesso si trattava di esperienze limitate. D. Pozzi, Dai gatti selvaggi al cane a sei zampe. Tecnologia, conoscenza e

organizzazione nell’Agip e nell’Eni di Enrico Mattei, 2009. Marsilio Editori.

potesse intervenire nel settore degli idrocarburi e del gas naturale al fine di promuovere iniziative di interesse nazionale; ad Eni fu affidato il controllo di Agip, Anic, Snam e di altre società minori.

La necessità era quella di creare una domanda ed un'offerta costruendo condotte e trovando il metano e, inizialmente, ciò avvenne tramite l’acquisizione, da parte di Agip, della Società nazionale metanodotti (Snam) e tramite la costruzione dei gasdotti Caviaga-Milano, nel 1949, e Cortemaggiore-Torino, nel 1952, che assicurarono l'indipendenza energetica per quegli anni; già dall’inizio degli anni Sessanta tuttavia si fece pressante la consapevolezza di dover ricorrere agli approvvigionamenti internazionali per far fronte ai crescenti consumi. L’Eni ottenne il monopolio dell’approvvigionamento estero portando al paese svariati vantaggi sia economici, grazie alla possibilità di barattare prodotti di altre aziende controllate dall’ENI con gas russo consentendo importanti risparmi, sia politici, poiché ENI aveva risorse e dimensioni tali da poter trattare, in una posizione non subordinata, direttamente coi decisori politici dei paesi fornitori e poiché, in secondo luogo, la sua dirigenza poteva interagire direttamente con il Governo influenzando la politica estera in funzione dei propri interessi aziendali. Nel 1992 l’ENI venne trasformata in società per azioni e gli furono assegnate ex lege in concessione le attività in precedenza riservate agli enti pubblici coinvolgendola nella costruzione e nella progettazione di tutti i gasdotti italiani e di molti altri esteri.

In Italia il 36% del gas consumato è utilizzato per generare la metà dell’energia

elettrica91 del Paese quindi, per i politici italiani, la sicurezza degli

approvvigionamenti di oro azzurro è l’aspetto più importante della politica energetica.

Le infrastrutture in Italia hanno una capacità di circa 100 mld/mc annui ma non è possibile sfruttare interamente questa capacità di importazione sia perché la domanda varia stagionalmente, per cui la capacità di stoccaggio dovrebbe essere più ampia per consentire un profilo dei prelievi costante, sia perché lavorare con gasdotti al pieno della loro capacità implicherebbe provocare, al primo guasto, dei

gravi danni per gli approvvigionamenti nazionali92.

1.10.1. I rapporti con la Federazione Russa

Il maggior fornitore dell'Italia è la Russia.

Nel primo dopoguerra l’Unione Sovietica e l’Italia fascista conclusero importanti contratti di fornitura di petrolio e quello proveniente dai giacimenti del Caucaso fu addirittura la prima ed unica grande fornitura, fino alla metà degli anni Trenta, dell’AGIP.

Durante la seconda guerra mondiale i rapporti tra i due paesi si interruppero per riprendere poi, a partire dagli anni Cinquanta, sia nel campo petrolifero che in

91 Il rimanente 64% del gas naturale viene impiegato in altri usi come il riscaldamento e come

combustibile per le autovetture. Il rimanente 50% dell’energia elettrica viene generata da altre fonti come: carbone, petrolio e energie rinnovabili. M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza

energetica europea e relazioni internazionali, Università Bocconi Editore, Milano, 2011.

92 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

quello del gas naturale93 anche se la definizione dei contratti fu complessa ed incerta a causa delle differenze politiche tra il modello sovietico e il modello occidentale italiano tanto che, per rendere possibile uno scambio continuativo, si rese necessario il ricorso ad accordi diplomatici e ad accorgimenti commerciali. Nel 1958 vennero firmati dei protocolli commerciali con l’Unione Sovietica, presieduta dal Presidente Nikita Khrushchev, che si contraddistinse per essere promotore di una coesistenza pacifica; seguirono una serie di accordi commerciali, promossi dal presidente dell'Eni, Mattei, che prevedevano lo scambio di petrolio russo con gomma sintetica dell’ANIC (Azienda Nazionale Idrogenazione Carburanti)94.

Negli anni Sessanta l’Eni, grazie al pieno sostegno del governo, fornì a Mosca i componenti per costruire l’oleodotto di Urengoy, nonostante le dure reazioni internazionali da parte delle multinazionali americane e dei governi alleati.

Negli anni Settanta ebbero inizio le prime contrattazioni per la realizzazione del gasdotto TAG (Trans Austria Gasleitung) che è, ad oggi, il principale gasdotto di importazione del gas in Italia che giunge al confine italiano al Tarviso passando tramite l’Ucraina, la Slovacchia e l’Austria; esso è un doppio gasdotto parallelo lungo circa 380 km ed è stato acquistato da Snam nel 2014 per 505 milioni di

93 D. Pozzi, Dai gatti selvaggi al cane a sei zampe. Tecnologia, conoscenza e organizzazione nell’Agip e nell’Eni di Enrico Mattei, Marsilio Editori, Venezia, 2009.

94 M. Verda, Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali,

euro. Nel 2009 è stato effettuato un ultimo intervento che ne ha aumentato la

capacità di 5,9 mld/mc95 annui per raggiungere un totale di 34 mld/mc all’anno.

Il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1989, lasciò il paese in una crisi economica tale che le esportazioni di gas naturale fornivano somme indispensabili per il funzionamento dello stato per cui i contratti esistenti con l’Italia vennero onorati e l’ENI ebbe la possibilità di partecipare, insieme a Gazprom, alla costruzione del gasdotto Blue Stream e alla progettazione dell’ormai abbandonato gasdotto South Stream.

Recentemente Gazprom ha firmato con la francese Edison e la greca Depa un memorandum d’intesa per la realizzazione di un progetto simile al South Stream, rilanciando un progetto somigliante all’ITGI che prevede lo sfruttamento sia delle risorse azere che di quelle russe9697.

1.10.2. I rapporti con i Paesi Bassi e con la Norvegia

I Paesi Bassi sono un altro importante partner economico dell'Italia infatti, nel 1974, le loro importazioni, provenienti dal giacimento di Groningen, furono le prime a giungere in Italia via gasdotto e rifornirono l’Europa e l’Olanda per

95 A volte i potenziamenti sono dovuti dalla posa di nuovi tubi, che corrono parallelamente ai

precedenti come nel caso del Transmed ad inizio anni novanta. Invece nel caso del TAG l’aumento della capacità è avvenuto tramite l’aggiunta di nuove stazioni di compressione che aumentano la pressione nelle condotte.

96 E. Veronelli, Energia, Russia ci ripensa e rilancia sull’Itgi: in Puglia arriverà un altro gasdotto per bypassare Kiev, 14 marzo 2016. L’articolo è disponibile al seguente indirizzo

internet: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/14/energia-russia-ci-ripensa-e-rilancia-sullitgi- in-puglia-arrivera-un-altro-gasdotto-per-bypassare-kiev/2538511/

97 S. Bellomi, Intesa per un gasdotto transcontinentale all’Italia, 25 febbraio 2016. L’articolo è

disponibile al seguente indirizzo internet: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e- mercati/2016-02-24/intesa-un-gasdotto-russia-all-italia-215253.shtml?uuid=ACXHTLbC

decenni. I Paesi Bassi fanno parte della NATO e dell’Unione Europea per cui le forniture di oro azzurro non sono mai state compromesse ed è sempre stata garantita una notevole affidabilità, seconda solo alla produzione nazionale.

L’infrastruttura che trasporta il gas olandese è composta da due pipeline che si susseguono: il gasdotto TENP (Trans Europa Naturgas Pipeline) che attraversa la Germania per 500 km dal confine olandese (Bocholtz) fino a quello svizzero (Wallbach) e il Transitgas, lungo 293 km, che attraversa la Svizzera connettendosi al confine italiano del Passo Gries98; esse furono costruite con la partecipazione dell’ENI che però fu poi costretta, per non incorrere in sanzioni antitrust, a cederne la proprietà alla società belga Fluxys99. Dal Transitgas giunge, oltre ai flussi olandesi, anche il gas norvegese100 proveniente dal Mare del Nord, che arriva nella città francese di Oltingue, entrando in territorio elvetico nella città di Rodersdorf e che si unisce poi alla condotta che porta il gas olandese nella località di Lostorf, per giungere infine in Italia; la Norvegia non è un membro dell’Unione Europea ma lo è della NATO ed ha dunque una solida stabilità politica che rende le forniture affidabili e sicure101.

98 L’origine geografica del gas importato in Italia. L’articolo è disponibile al seguente indirizzo

internet: http://luce-gas.it/faq/origine-geografica-gas-consumato-italia

99 Eni: cede a Fluxys G le quote nei gasdotti Transitgas e Tenp. L’articolo è disponibile al

seguente indirizzo internet: http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Eni-cede-Fluxys-