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Con il termine Circo si indica l’edificio destinato principalmente alle corse dei carri e dei cavalli, dove però potevano occasionalmente svolgersi anche ludi gladiatori e venationes. Il nome sarebbe dovuto alla forma quasi ellittica che secondo alcune ipotesi deriverebbe dall’ippodromo greco, attraverso possibili mediazioni etrusche. Come l’edificio greco, doveva inizialmente essere costituito da una doppia pista ricavata nel terreno e da un pendio usato per gli spettatori. Era costituito dall’arena che a volte, per volere degli imperatori118, fu ricoperta da polveri preziose al fine di renderne più spettacolari i colori.

Era percorsa in senso longitudinale dalla spina, un lungo basamento terminante con due basi semicircolari, dette metae, sulle quali potevano essere posti vari oggetti decorativi, come obelischi, fontane, statue, edicole o altro. Vi erano poi sette uova in pietra, dette

ovaria o falae, e sette delfini che non avevano funzione puramente decorativa, ma

servivano nello svolgimento delle gare. Con i loro movimenti, infatti, indicavano ad aurighi e spettatori il numero di giri percorsi e quelli da percorrere. La gara aveva termine dopo sette giri, quando si tagliava il traguardo, definito calx in quanto originariamente segnato da polvere di calce. Le due metae avevano il nome rispettivamente di meta prima, la prima attorno a cui dovevano girare i carri, e meta secunda, quella opposta alla precedente e situata lungo il lato dei carceres. Questi erano degli elementi presenti nella struttura con la funzione di custodire i carri e trattenerli prima della partenza, ed erano situati lungo il lato minore del circo opposto alla curva, disposti obliquamente, sei per parte, ai lati di una porta d’ingresso all’arena. Erano chiusi da porte che si aprivano simultaneamente al segnale della partenza e fiancheggiati da due torri, andando a costituire un complesso monumentale che prendeva il nome di oppidum, per analogia alle mura delle città fortificate. Sui due lati lunghi del circo e sull’emiciclo opposto ai carceres era situata la

cavea con le gradinate riservate al pubblico, divise in diverse maeniana e separate da praecinctiones in senso orizzontale. Attorno all’arena correva una specie di piattaforma,

riservata ai sedili mobili dei senatori e dei personaggi più importanti, provvista di una balaustra, il podium. All’imperatore era destinato uno spazio riservato, definito variamente

cubiculum, suggestus o pulvinar, mentre sopra la porta dell’arena, posta come detto tra i carceres, vi era la zona riservata ai personaggi a cui spese si effettuavano i giochi e quella

118 Abbiamo informazioni di questa usanza dalle fonti letterarie: “Visumque iam est Neronis principis spectaculis harenam circi chrysocolla sterni, cum ipse concolori panno aurigaturus esset”. (Plin. Nat. Hist., XXXIII, 27). O

ancora “Edidit et circenses plurimos a mane ad uesperam interiecta modo Africanarum uenatione modo Troiae

decursione, et quosdam praecipuos, minio et chrysocolla constrato circo nec ullis nisi ex senatorio ordine aurigantibus” (Suet. Calig. 18).

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dedicata ai giudici delle gare. Dietro le torri dell’oppidum si aprivano due larghe porte attraverso cui si pensa uscisse la pompa, ossia il corteo che dava inizio ai giochi. Al centro della curva, invece, era situata la porta triumphalis o principalis, che serviva all’uscita del vincitore.

Il circo veniva usato per le gare tra carri a due cavalli, le bighe, o a quattro cavalli, le quadrighe. Tuttavia, soprattutto alla fine del periodo repubblicano e nel primo impero, venne utilizzato anche per altri eventi, quali corse a cavallo, giochi atletici come la corsa su lunghe distanze, e il cosiddetto gioco di Troia, una serie di manovre eseguite a cavallo da giovani appartenenti alla nobiltà, ma anche cacce, combattimenti gladiatori e altro. Inoltre, tra i vari edifici ludici, il circo appare come la più antica costruzione romana, se si considera che il primo sul quale abbiamo notizie, il Circo Massimo, risalirebbe secondo le fonti ai Tarquini119 e le sue prime istallazioni fisse, i carceres, si datano al 329 a.C. Tuttavia,

risulta essere anche la tipologia che si diffuse meno all’interno del mondo romano e prevalentemente nella parte occidentale, mentre in Grecia ed Asia fu quasi sempre preferito lo stadio e pochissime città romane presentano la coesistenza di entrambe queste tipologie ludiche. Bisogna per di più considerare che le grandi dimensioni dei circhi romani si sono rivelate un ostacolo per il loro studio, tantoché solo un ristretto numero di questi sono stati scavati e analizzati estensivamente120.

All’interno della Regio XI Transpadana, il Circo di

Mediolanum risulta essere

l’unico esempio di questa tipologia (fig.18). Nessuna delle altre città della regione presenta resti di un edificio ludico simile e nessun dato lascia pensare fosse presente, neanche con

installazioni provvisorie. L’unico esistente sorgeva nel margine occidentale della città romana, a ridosso della cinta muraria massimianea, fra la porta Ticinensis e la porta

119 Secondo Tito Livio (I, 35, 8) il Circo Massimo sarebbe stato fondato dai Tarquini, nella valle della Murcia, tra

Palatino ed Aventino, zona riservata fin dal tempo di Romolo allo svolgimento di corse di cavalli.

120 Menotti 1984, pp. 1-4; Humphrey 1986, pp. 1-24.

Figura 18: Schema del circo di Mediolanum con l’indicazione delle sue parti. (da Caporusso et al. 2007, p. 163, fig. 189).

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Vercellina (fig.89). Per quanto riguarda la sua datazione, non è stata stabilita sulla base di rinvenimenti ceramici o monetali, ma lo studio della tecnica muraria dimostra che è quasi contemporaneo alle mura della città del tardo Impero. Si ritiene che l’estensione delle mura repubblicane in questa parte della colonia, così come ad est, sia da attribuire a Massimiano, ed è molto probabile che questo edificio fosse già presente prima dell’ampliamente delle mura, dato il corso quasi parallelo che queste seguono rispetto a quello delle mura esterne del circo. Entrambi

sarebbero stati eretti lungo un arco di tempo di una ventina di anni tra la fine del III sec. d.C. e l’inizio del IV sec. d.C. Più precisamente, è probabile che il circo sia stato pianificato intorno al 293-294 d.C. e che sia stato completato in modo che Massimiano abbia potuto usarlo prima di abdicare nel 305 d.C. Del Circo si sono conservati solo tratti delle fondazioni in conglomerato cementizio con ciottoli, in parte anche fluviali, e alcune strutture laterizie in elevato di una delle torri dell’oppidum (fig.19), divenuta poi campanile della chiesa di San Maurizio, di un tratto del muro esterno orientale e di un tratto del muro della curva. Questo edificio era perfettamente orientato nord-sud e le dimensioni esterne erano di 470x85 m, mentre

l’arena doveva misurare 450x68 m. Si sono conservati tratti delle fondazioni del muro esterno (fig. 95), ma scarsi sono i resti delle fondazioni del muro parallelo del podio, di cui non conosciamo l’elevato. Fra il muro esterno e quello del podio correvano, perpendicolarmente ad essi, una serie di volte a sesto ribassato inclinate e parallele, rette da pilastri addossati al muro posteriore di cui sono visibili alcuni resti (fig. 94). Su queste volte poggiavano le gradinate, larghe 8 metri, sulle quali, però, non si hanno abbastanza informazioni, sia riguardo all’altezza sia alla distribuzione e divisione dei gradini. Niente si è conservato di pertinente all’arena, né la spina centrale, né le metae o le decorazioni presenti. Anche della struttura dei carceres non è stato ancora individuato nulla, ad eccezione della citata torre. Inoltre, risulta che questo edificio non presentasse l’abituale arco trionfale, probabilmente a causa del fatto che la cinta muraria, che fiancheggiava il

Figura 19: La torre quadrangolare dei carceres del circo, trasformata nell’ VIII-IX sec. in campanile della chiesa di San Maurizio. (da Caporusso et al. 2007, p. 158, fig. 183).

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lato occidentale del circo, a sud era costruita direttamente contro l’edificio121. Di grande

interesse è una struttura monumentale, scoperta nel 1930, lungo il lato occidentale del circo, conservatasi in modo molto frammentario122. È un lungo ambiente rettangolare

absidato distante circa 10 m dall’edificio, con una serie di robusti pilastri laterizi (fig.20), che sembra legarsi al circo attraverso un muro ad esso perpendicolare. Collocato dietro la linea del traguardo e la tribuna dei giudici, sarebbe da collegarsi probabilmente alle strutture del vicino Palazzo Imperiale123.

Figura 20: Disegno ricostruttivo dell’edificio addossato al lato occidentale del Circo. (da Caporusso et al. 2007, p. 164, fig. 190).

Da un punto di vista geomorfologico, il circo, come il vicino teatro, sorgeva su un terreno acquitrinoso, anche a causa del fatto che, per la sua costruzione, venne deviato il corso del Seveso. Per questo motivo le sue fondazioni, profonde 2 m e realizzate in opus

caementicium, posavano su pali lignei e ciottoli legati con forte malta bianca.

121 Situazione analoga si riscontra anche nel circo di Costantinopoli, dove ugualmente l’arco venne omesso a causa

della vicinanza alle mura.

122 Una struttura simile sarebbe stata rinvenuta anche nei circhi di Sirmium e di Salonicco.

123 Secondo Humphrey potrebbe essere una costruzione modellata ad ippodromo addossata al palazzo, sull’esempio

dello stadio a fianco del palazzo di Domiziano, sul Palatino. L’ipotesi si basa anche su fonti medievali, come gli Acta

S. Victoris del VIII sec. che ricordano come Massimiano fece preparare il tribunal in Hippodromo Circi. (Humphrey

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Il circo di Mediolanum rientra nella categoria dei cosiddetti circhi tetrarchici, realizzati durante il periodo della tetrarchia. In ambito transpadano, come detto, risulta essere l’unico esempio di questa tipologia, ma allargando l’orizzonte preso in analisi, si può notare una stretta correlazione con un altro circo tetrarchico, quello sorto ad Aquileia, unico altro circo in muratura dell’Italia settentrionale (fig. 21).

Figura 21: Circi tetrarchici (da Humphrey 1986, fig. 272, p. 580).

Le similitudini che si riscontrano tra i due edifici sono molte, partendo dalle dimensioni quasi analoghe, dal momento che quello aquileiense risulta avere misure di 450x85 m. Inoltre, anche in questo caso il circo risulta situato lungo il lato occidentale della colonia, nei pressi di una porta e di un asse viario importante, l’entrata in città della via Annia (fig. 22). Anche questo, poi, rientra nel modello palazzo-circo, essendo stato realizzato in stretta correlazione con la residenza dell’imperatore. Un’altra similitudine è costituita dal fatto che, anche qui, l’edificio venne inserito all’interno della cinta muraria solo in seguito all’ampliamento di quella repubblicana, con il nuovo circuito murario costruito a ridosso delle mura esterne del circo, di cui seguono l’andamento e dal quale sono condizionate. Le somiglianze sembrano quindi riguardare gran parte dei due monumenti, a partire dalla posizione, dalle dimensioni, dalla pianta e anche dalla datazione, dal momento che anche per Aquileia la realizzazione del circo sarebbe opera di Massimiano.

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È probabile che Massimiano abbia realizzato le innovazioni in entrambe le colonie secondo uno schema simile, dal momento che sembra abbia usato ambedue le città cispadane come sue sedi imperiali: Mediolanum più come residenza, mentre Aquileia come avamposto militare, grazie alla sua posizione fluviale favorevole.

Quanto sopra analizzato dimostra che, sebbene all’interno della situazione transpadana il circo di Mediolanum risulti un unicum, privo di confronti e riferimenti, tale non è all’interno della più vasta area dell’Impero Romano. Essendo un edificio ludico di molto posteriore rispetto agli altri presenti in Transpadana, sorge in un contesto storico del tutto differente, ossia quando Mediolanum ha ormai assunto il ruolo di capitale imperiale, oltrepassando i confini della sola regio XI augustea124.

124 De Capitani D’arzago 1939, pp. 23-64; Calderini 1965, pp. 97-101; Mirabella Roberti 1973, p. 163; Menotti 1984,

pp. 4-10; Mirabella Roberti 1984, pp. 63-67; Humphrey 1986, pp. 578-581, 613-625, 633-638; Frova 1990, pp. 423- 430; Tosi 2003, pp. 575-576; Basso 2004, p. 327; Caporusso et al. 2007, pp. 158-164.

Figura 22: Pianta del circo di Aquileia (da Humphrey 1986, fig. 299, p. 622).

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Capitolo Quarto

Gli edifici da spettacolo e la città

Come dimostra la tabella 5, nella gran parte degli esempi presi in esame assistiamo alla compresenza di due tipologie di edifici ludici. Infatti, laddove è presente il teatro viene realizzato, nella quasi totalità dei casi, anche l’anfiteatro.

Tabella 5

Teatro Anfiteatro Circo

Augusta Praetoria T A Augusta Taurinorum T a Bergomum a Comum t A Eporedia T A Laus Pompeia T A Mediolanum T A C Ticinum t Vercellae A

Legenda: T, A, C = Resti accertati ; t, a, c = Esistenza presunta .

L’anfiteatro risulta sempre cronologicamente posteriore al primo edificio, a dimostrazione del fatto che le varie comunità iniziarono col dotarsi di un teatro e solo in anni successivi sentirono la necessità di edificare anche quest’ultimo, la cui tipologia si diffuse più tardi in tutta la penisola italica. Infatti, la maggior parte dei teatri transpadani si data alla fine del I sec. a.C., mentre gli anfiteatri sorgono a partire dal I sec. d.C., con la sola eccezione di

Comum. La presenza di entrambi questi edifici fa presumere che si tratti di comunità di un

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piccolo dei centri analizzati, Laus Pompeia, era abbastanza esteso e abitato da necessitare la realizzazione di ambedue gli edifici. È però probabile che oltre a motivazioni demografiche vi siano anche delle spiegazioni ideologiche che portarono in tutti questi centri alla realizzazione di entrambe le tipologie di edifici ludici. Infatti, soprattutto per quanto riguarda gli anfiteatri, questi venivano spesso realizzati anche in centri minori, in quanto svolgevano la funzione di polo aggregatore per tutto il territorio circostante, richiamando l’attenzione anche di chi dimorava in campagna o in agglomerati minori sparsi nel territorio della città. Gli spettacoli ludici si configuravano come uno dei più importanti strumenti di conversione alla romanità delle popolazioni indigene, attraverso anche il loro linguaggio iconografico e architettonico, e con queste finalità è plausibile la loro realizzazione anche in centri non molto popolati.

Vi sono, però, dei casi anomali, come ad esempio quello di Vercellae. In questa città, infatti, è stato individuato e documentato l’anfiteatro, ma non sono state trovate tracce di un teatro, che non sembra nemmeno citato in epigrafi romane o documenti posteriori. Questa è una situazione del tutto particolare, che si riscontra anche nel caso di Bergomum. Qui, però, lo stato lacunoso degli studi complica notevolmente l’analisi. Infatti, non essendo state rinvenute strutture riferibili all’anfiteatro125, alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che i

dati indiretti e i pochi rinvenimenti fossero riferibili piuttosto ad un teatro126. Questa teoria

appare tuttavia contraddetta dall’andamento delle mura moderne, che sembrano ricalcare più una parte di un’ellissi che la cavea di un teatro, e dalle somiglianze stilistiche individuate tra i resti architettonici dell’edificio transpadano e l’anfiteatro di Nemausus127. Secondo altre

interpretazioni, invece, Bergomum avrebbe presentato entrambi gli edifici ludici all’interno di un quartiere dedicato128. Non vi è nessun dato, però, a sostegno di questa tesi e nessun

resto riferibile ad un teatro. A Ticinum, invece, si assiste ad una situazione opposta. Infatti, sembra certo fosse presente un teatro, mentre non si hanno notizie di un anfiteatro. Bisogna sottolineare, però, che anche l’unico edificio ludico su cui si hanno informazioni presenta una situazione complessa. Come già analizzato precedentemente129, il teatro di

125 Sono stati scoperti solamente massi squadrati disposti con andamento curvilineo, mentre il resto delle strutture è

probabile siano andate distrutte intorno al 1960 durante il restauro del Seminario istallatosi sul sito.

126 È questa la teoria di Poggiani Keller, che riporta “evidenti ragioni morfologiche” a sostegno della tesi del teatro

(Poggiani Keller 1986, p. 99), senza però considerare che le condizioni geomorfologiche non appaiono sfavorevoli all’erezione di un anfiteatro di tipo “provinciale” che sfruttasse in parte il pendio del colle.

127 Si veda oltre, 5.3.

128 Ipotesi che si riscontra in Poggiani Keller 1986, p. 182 e in Mercando 1997, p. 821. 129 Si veda il capitolo 3, paragrafo 1.

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Ticinum risulta identificato solo in maniera ipotetica, dal momento che sono presenti

pochissimi resti la cui attribuzione risulta ancora incerta.

Vi sono poi due casi, quelli di Augusta Taurinorum e di Comum, in cui i rinvenimenti archeologici riguardano solo uno dei due edifici ludici, rispettivamente il teatro e l’anfiteatro, ma in entrambe le situazioni la presenza anche di un secondo monumento di spettacolo è documentabile attraverso epigrafi e testimonianze successive. Inoltre, sembrerebbe che in ambedue queste città sia stato individuato il possibile luogo di edificazione dell’edificio, anche se mancano a tutt’oggi scavi esaustivi di queste aree che potrebbero confermarne l’identificazione.

Tra tutti gli esempi transpadani emerge la situazione peculiare di Mediolanum. L’antico centro insubre, infatti, è l’unico caso transpadano che presenti non solo teatro ed anfiteatro, ma anche un altro edificio ludico: il circo. Questa particolarità è dovuta al ruolo che la città assunse nel periodo tetrarchico, quando divenne capitale dell’Impero romano d’Occidente. La realizzazione dell’ultimo monumento di spettacolo si ricollega, infatti, alla notevole espansione che la città ebbe tra la fine del III e l’inizio del IV sec. d.C. Questo edificio rende

Mediolanum un caso unico, non solo all’interno della Regio Transpadana, ma dell’intera

Italia settentrionale, dove l’unico altro esempio simile si riscontra ad Aquileia.

Oltre alle correlazioni tra i singoli edifici ludici, risulta utile indagare anche le connessioni tra questi e la città in cui sorgono. Infatti, l’analisi e la contestualizzazione degli edifici in rapporto con l’urbs e le sue infrastrutture principali ci permette di avere un’idea più precisa sulle scelte operate dagli architetti romani per la localizzazione di questi monumenti. La collocazione topografica degli edifici ludici del mondo romano presenta, infatti, alcuni tratti ricorrenti che, pur non essendo definibili come vere e proprie costanti, compaiono con una certa frequenza. Questa ripetitività nelle scelte dell’ubicazione operata dagli architetti romani per teatri, anfiteatri e circhi è molto probabilmente dovuta al fatto che esse dovevano rispondere ad esigenze precise e a volte comuni, nelle quali potevano prevalere considerazioni di tipo urbanistico, estetico, ma soprattutto pratico. Le analisi delle situazioni di uno stesso contesto areale, come in questo caso, ci permettono di evidenziare delle tendenze generali, benché suscettibili di variazioni a causa del contesto cronologico o di situazioni particolari. Appare dunque utile lo studio del rapporto che i vari edifici ludici istituirono tra loro, ma anche con le altre componenti del tessuto urbano ed in particolare

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con la cinta muraria, le direttrici viarie e i fori, e da cui si può ottenere una maggiore comprensione dei criteri adottati nella realizzazione di teatri, anfiteatri e circhi130.