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Il rapporto con la viabilità

Nell’ambito della scelta del luogo di edificazione degli edifici ludici è provato che svolse un ruolo fondamentale l’assetto viario. Tutti gli edifici, infatti, sorsero in corrispondenza di strade principali o comunque in connessione a vie altamente frequentate. È stato osservato che degli anfiteatri extraurbani del mondo romano circa il 78% è posto nelle vicinanze delle più importanti vie di comunicazione in uscita dai centri urbani, degli anfiteatri urbani circa il 50% è dislocato lungo o nei pressi di uno degli assi generatori del nucleo cittadino. Anche per i teatri, posti nella grande maggioranza dei casi in posizione urbana, oltre il 55% dei

138 Maggi 1987, p. 78.

139 Un valore simile avrebbero svolto anche gli archi onorari, riguardo ai quali si rimanda a Scagliarini Corlaita 1979,

pp. 56-65.

140 Maggi 1987, pp. 70-81.

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casi noti è situato in prossimità di cardo o decumanus maximi142. Queste percentuali

dimostrano la grande importanza svolta dalla viabilità interna o esterna alle città nelle ubicazioni di queste tipologie di monumenti. Anche nei pochi casi in cui questa relazione venne a mancare, nelle città gli edifici per spettacolo vennero quasi ovunque inseriti all’interno del piano urbanistico rigidamente ortogonale di cui occuparono uno o due isolati. Di conseguenza finirono con l’essere circondati sui quattro lati da strade urbane che si raccordavano poi con i principali assi viari. Questa necessità di collegare gli edifici agli assi di scorrimento principali risponde a tre esigenze principali: logistiche, funzionali e comunicative.

La decisione di collocare gli edifici in aree urbane o suburbane specifiche era dettata in primo luogo da motivi di carattere pratico e logistico. Infatti, sin dal momento della loro costruzione risultavano necessarie strade percorribili da un elevato numero di operai e maestranze, ma soprattutto adatte a sostenere il trasporto di elevate quantità di materiale da costruzione. Risultano evidenti, quindi, i vantaggi di aree che non solo offrissero sufficienti spazi liberi per il cantiere, ma che fossero anche a ridosso delle principali vie di comunicazione con il territorio, da cui approvvigionarsi dei materiali necessari. Bisogna però evidenziare che queste erano necessità limitate nel tempo, al solo momento della realizzazione del monumento. Influivano, quindi, maggiormente problematiche destinate ad avere una durata più lunga e continuativa per tutto l’arco di vita del complesso. Tra queste sicuramente il problema dell’afflusso di un ingente numero di persone, sia in termini assoluti che in rapporto agli altri edifici della città. Se si considera, infatti, che nella principale città della Transpadana, Mediolanum, il teatro poteva ospitare fino a ottomila spettatori e l’anfiteatro fino a ventimila, ne risulta evidente il problema di gestirne entrata e uscita dagli edifici143. Le difficoltà di spostamento di un così elevato numero di persone

finirono col riguardare non solo l’edificio in sé, ma anche la sua posizione all’interno del piano urbanistico e ciò spiega la frequente scelta di impianto di teatri e anfiteatri in zone strettamente legate alle principali arterie, soprattutto nell’eventualità di progetti

intramoenia. In questo caso, infatti, la vicinanza a cardo e decumano massimi poteva

garantire una facilità di accesso al monumento e anche un deflusso in tempi ridotti senza

142 Le percentuali sono state calcolate in riferimento agli edifici archeologicamente riscontrabili e si basano sul

catalogo realizzato da Tosi in Tosi 2003.

143 Questo problema è evidente anche nel trattato di Vitruvio, il quale riporta norme precise per l’entrata e uscita dai

teatri, ricordando come “aditus complures et spatiosos oportet disponere, …, uti cum populus dimittatur de

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provocare incidenti144, arrecare disturbo ai quartieri vicini o creare intasamento145. Nell’area

presa in esame, ad esempio, risultano così collocati i teatri urbani di Eporedia e

Mediolanum. Il primo sorge immediatamente ad ovest dell’incrocio tra cardo e decumanus maximi (fig. 71), in corrispondenza cioè di ambedue gli assi principali della città, mentre a Mediolanum fu realizzato in prossimità del decumanus maximus (fig. 96).

Nel caso in cui sia teatro che anfiteatro risultino realizzati all’interno della cinta muraria, essi venivano normalmente edificati in un’area marginale della città, in un quartiere ad essi dedicato, ma con almeno uno dei due edifici in stretta relazione con le arterie principali. È questo, ad esempio, il caso di Augusta Praetoria, dove gli edifici furono realizzati nell’angolo nord-orientale della città, ma il teatro sorge in stretta correlazione con il decumano (fig. 51). Anche a Comum si è ipotizzato che teatro e anfiteatro siano stati edificati in luoghi tra loro contigui146, ad una estremità dell’impianto urbano, e con

l’anfiteatro lungo la prosecuzione verso il lago del decumanus maximus (fig. 64), il quale assume quasi il ruolo di asse dedicato per l’accesso e l’allontanamento degli spettatori.

Un’altra delle motivazioni per cui gli edifici ludici furono realizzati in correlazione con gli assi viari è quella funzionale. Bisogna, infatti, tenere in considerazione la mansione che questi monumenti svolsero all’interno delle comunità. A partire soprattutto dalla prima età imperiale, i teatri in particolare ampliarono le loro funzioni, andando ad affiancarsi al foro, fino quasi a sostituirne le funzioni147. Per questo motivo talvolta si cercò di realizzarli in

prossimità dei fori, ma laddove ciò non fu possibile per mancanza di spazi, si cercò comunque di garantire la massima e più agevole comunicazione tra i due complessi attraverso l’accostamento agli assi viari più frequentati della città, in modo anche da facilitare lo svolgimento di quelle processioni che coinvolgevano foro e teatro. Inoltre, si devono anche considerare i destinatari delle funzioni degli edifici ludici.

144 Degli incidenti che potevano scoppiare all’esterno di un anfiteatro ci dà notizia un passo di Tacito che ricorda i

violenti disordini scoppiati nel 59 d.C. tra Nocerini e Pompeiani durante lo svolgimento dei ludi nell’anfiteatro di Pompei: “Sub idem tempus levi initio atrox caedes orta inter colonos Nucerinos Pompeianosque gladiatorio

spectaculo, quod Livineius Regulus, quem motum senatu rettuli, edebat”. (Tac. Ann. XIV, 17).

145 L’esigenza di spazi percorribili per il pubblico nei pressi degli edifici da spettacolo emerge anche da un passo di

Vitruvio, nel quale, benché non faccia riferimento agli assi stradali, ricorda come in alcune città siano presenti spazi funzionali al transito e alle passeggiate degli spettatori prima, durante e dopo gli spettacoli. (“circa theatra sunt

porticus et ambulationes” Vitr. De Arch. V, 9, 1-2).

146 Si tratta di un’ipotesi perché, come spiegato alla nota 71 del capitolo 3, il teatro non è ancora stato

archeologicamente individuato.

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Soprattutto nel caso degli anfiteatri e dei circhi, la celebrazione degli spettacoli era rivolta ad un enorme numero di spettatori, che spesso non si limitava a quello residente nella città dove aveva sede l’edificio, ma richiamava anche persone che abitavano nelle campagne circostanti o addirittura in altri centri urbani vicini. Alla luce di questa considerazione si può comprendere la collocazione diffusa, soprattutto degli anfiteatri, nelle immediate periferie delle città, a contatto con le grandi arterie viarie. Se infatti la collocazione extramoenia poteva rispondere, come si è visto, ad esigenze logistiche e di ordine pubblico, la correlazione con importanti assi extraurbani si spiega proprio con il ruolo di tali vie come tramite principale tra città e campagna. In molti esempi dell’Italia romana, gli anfiteatri risultano realizzati nei pressi di grandi vie consolari. Ciò non accade in nessuno degli esempi della Transpadana, la quale non fu toccata da realizzazioni consolari se non marginalmente in età imperiale148.

Tuttavia, si può riconoscere una situazione simile nei casi di Vercellae e Mediolanum, dove gli anfiteatri furono comunque realizzati nei pressi di quelle che erano importanti arterie del territorio, sebbene non vie consolari. A Vercellae, infatti, l’edificio sorgeva al di fuori delle mura (fig. 105), ma lungo un tratto secondario della via che proveniva da Mediolanum. Nell’antico centro insubre l’anfiteatro fu realizzato nei pressi della via che conduceva a

Ticinum. Questa arteria, tra l’altro, si biforcava poco prima dell’edificio, dando vita ad un

segmento secondario che costeggiava anch’esso il monumento. È stata inoltre evidenziata una strada in ghiaia che collegava l’edificio, in corrispondenza dell’estremità del suo asse maggiore, con la via principale (fig. 24).

80 Figura 24: Situazione del suburbio sud-occidentale di Mediolanum, dove era ubicato l’anfiteatro,

con l’indicazione in rosso degli assi viari e in azzurro di quelli fluviali. (da Ceresa Mori 2004a, p. 51).

Il caso di Mediolanum ci permette di notare come fossero tenute in considerazione, in fase di progettazione, non solo le vie terrestri, ma anche le vie di comunicazioni fluviali. Qui l’edificio sorgeva, infatti, in corrispondenza di alcuni importanti canali della città, tra cui il Vetra. Questo, che scorreva verso sud-est fino al Lambro, era navigabile e svolgeva la funzione di collegamento fluviale per merci e persone. Ciò presupporrebbe l’esistenza di un porto fluviale nella zona, la cui collocazione nei pressi dell’attuale piazza Vetra risulta convincente.

Un’altra via di accesso facilitata all’edificio ludico è talvolta rappresentata in Transpadana dalle acque lacustri. In modo analogo alle città che si affacciavano sul mare e che collocavano gli anfiteatri presso la costa per facilitare l’accesso a coloro che arrivavano in città attraverso un porto, a Comum l’anfiteatro fu posto in vicinanza della riva del lago, importantissima via di comunicazione lungo le arterie per i valichi alpini.

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La volontà di rendere gli edifici da spettacolo un polo di attrazione per chi veniva dal territorio circostante appare ancor più evidente nei casi in cui questi venivano posti, internamente o esternamente alle mura, nello spazio compreso tra due porte del circuito murario e quindi in corrispondenza non di una, ma di due vie di ingresso alla città. Questo è quello che accadde nel caso del Circo di Mediolanum, situato tra la porta Ticinensis e la porta Vercellina (fig. 89), dove confluivano le strade provenienti da Ticinum e da Vercellae-

Novaria. Una stessa situazione si riscontra anche a Laus Pompeia, dove sia teatro che

anfiteatro, tra loro adiacenti, sorgono in corrispondenza di due degli ingressi monumentali della città (fig. 75).

In altre circostanze gli edifici da spettacolo furono costruiti appena all’interno della città, in prossimità e spesso nelle immediate vicinanze di una porta urbica, luogo obbligato di transito viario del traffico veicolare e pedonale. Questo avviene ad esempio nei casi del teatro di Augusta Taurinorum, situato nei pressi della porta Palatina, e del probabile teatro di Ticinum, identificato non distante dal possibile sito della porta orientale della città. Il rapporto tra gli edifici ludici e la viabilità primaria e secondaria dei centri urbani potrebbe aver avuto anche altre motivazioni, che si accostano a quelle logistiche e funzionali analizzate. Se si tiene in considerazione che teatri e anfiteatri divennero temi dominanti e caratterizzanti dell’urbanizzazione romana tra I sec. a.C. e I sec. d.C., tanto da divenire quasi sinonimi di urbanitas, si può comprendere quanto la massima valorizzazione architettonica e simbolica di questi edifici divenne fondamentale alla propaganda di singole personalità o anche della casa regnante. Per questo motivo si cercò di affiancarli ad altri monumenti importanti, quali il foro, o, laddove non fosse possibile, di posizionarli lungo assi frequentati, in “un luogo per cui si passasse comunemente, e non al quale si accedesse solo appositamente”149. Ma in alcuni casi si andò oltre, creando quasi delle tappe lungo la

viabilità cittadina per potenziarne l’efficacia comunicativa. È questo il caso di Eporedia, dove teatro e anfiteatro vennero realizzati, l’uno in posizione urbana e l’altro extramoenia, lungo la stessa arteria, la via proveniente da Vercellae che diventa poi decumanus

maximus all’interno delle mura (fig. 67)150.

149 Bejor 1979, p. 131.

150 Bejor 1979, pp. 124-138; Bonetto 2003, pp. 926-936; Maggi 1987, pp. 71-87; Ceresa Mori 2004a, pp. 50-53; David

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