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Dopo aver definito la struttura tesi della seconda parte di questo lavoro, nonché il suo arco temporale e gli elementi peculiari, procedo ad elencare gli argomenti ai quali si è ritenuto di dedicare uno spazio di approfondimento in questo capitolo: la realtà dei circoli ricreativi, i Beati Costruttori di Pace, i militari democratici, il Comitato Popolare Veneto, l’Archivio Disarmo, la sfida ecologista-ambientalista antinuclearista. Attorno ad essi ruotano i momenti chiave delle testimonianze e per questo possono essere letti come chiari segnali del tempo in cui si sono mossi i testimoni, la cui età media è compresa tra i

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Così lo stesso don Giacomo nell’intervista definisce il suo appartenere al gruppo dei ‘preti di frontiera’.

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Dove sono i pacifisti?, Donatella Della Porta, giugno 2006, in http://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/16836.html,

sessanta e i settant’anni. La ‘stagione dei movimenti’ – enunciata con brevi indizi sociologici nell’ultima parte del precedente capitolo - coincide con gli anni della loro maturazione, e rappresenta pertanto il momento a cui pare ancorarsi l’impegno politico-sociale-pacifista di ciascuno di essi.

Il primo riferimento è ai circoli culturali-ricreativi. A due esperienze di questo genere, afferiscono tre dei testimoni e numerose iniziative presenti nelle rispettive narrazioni. I ‘giovani’ comunisti ad Aviano e la ‘pasionaria’ Lidia Uliana di Fregona prendono parte, a volte con ruoli molto attivi, alle manifestazioni di protesta contro la base, in quanto soci di un circolo culturale. Il loro background è più o meno condizionato dal credo politico, dal loro essere organici o semplicemente affini all’ideologia comunista, ma la loro appartenenza ad un circolo è il segno del tempo che stanno vivendo. Negli anni Settanta, il maggior partito della sinistra, ha affidato la segreteria ad Enrico Berlinguer e si sta misurando con una ridefinizione del ruolo del comunismo all’interno di una democrazia occidentale accentuando il suo distacco dall’URSS, un riposizionamento che sfocerà nel compromesso storico. Alle elezioni amministrative del 1975 e in quelle politiche del 1976, quando il PCI è ad uno dei suoi massimi storici e un suo leader, Pietro Ingrao, viene eletto Presidente della Camera, terza carica dello stato, il partito è alle prese con un dibattito interno e sociale che ne mette in discussione le scelte politiche. Il frazionismo interno aveva già originato lo stacco del gruppo de “Il Manifesto”; nella protesta sociale - che aveva acceso la miccia nel ‘68 -, si acuisce l’azione delle frange più violente; le Brigate Rosse alzano il tiro rendendosi protagoniste in azioni di enorme forza simbolica (fino al rapimento Moro) esprimendo la scelta decisa della lotta armata, iniziata nel 1970, in risposta all’arretramento ideologico che viene imputato al maggior partito della sinistra comunista e al sindacato. I trozkisti, che non hanno mai accettato la compromissione degli ideali internazionalisti con la ‘canna di fucile’ del sistema capitalistico contro il quale continuano invece a teorizzare un moto rivoluzionario, si distanziano ulteriormente. L’avvicinamento del PCI al governo del paese, con il conseguente riconoscimento della NATO, ne condiziona ulteriormente il ruolo guida nella protesta pacifista. Nelle più o meno nette, spaccature interne al partito e alla federazione dei giovani della FGCI, sembrano nascere e sbocciare le realtà dei circoli culturali e ricreativi, laddove non si fanno scelte estreme di clandestinità. Il 1977 è un anno di rottura per il PCI:

…la frattura, sempre più marcata, (che) si creò tra il PCI e quel ceto giovanile urbano e universitario che gli aveva dato un appoggio cruciale nelle elezioni di giugno […]. Le ragioni del baratro che si stava aprendo tra il PCI e una parte della gioventù italiana non erano solo politiche, ma anche sociali ed economiche. […] sviluppò un diverso genere di movimento giovanile. Disamorati dalla politica tradizionale, spesso incapaci o riluttanti a trovare un’occupazione che non fosse solo marginale o precaria, desiderosi soprattutto di «stare insieme» e di divertirsi, i giovani del movimento del ’77 differivano radicalmente dai loro idealisti e ideologizzati predecessori del ’68.23

Il circolo ricreativo “Enrico Nadal” di Fregona, il cui primo statuto registrato è datato 1978, in parte è anche questo. La sua ideazione risale al 1977, “come conseguenza del settembre bolognese”24 secondo la ricostruzione fornita da uno dei suoi fondatori, uno dei mediatori di questo lavoro Mario Azzalini.

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Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino, 1989, pp. 512-4.

24Ma è una genesi che può essere condivisa da altre realtà italiane di provincia mentre - secondo una tesi proposta

sempre da Paul Ginsborg -, nelle città la parabola era già discendente come dimostra il fallimento del settembre bolognese del ’77, responsabile anche del riflusso che prende avvio sempre in quel momento carico di tensioni e speranze “Dopo il fallimento sostanziale del convegno di Bologna […]. Da allora il movimento cominciò a spegnersi rapidamente. L’ala militarista non aveva ottenuto ciò che sperava e la maggior parte del movimento, per quanto disgustata dai governi di solidarietà nazionale, non era pronta a prendere le armi. La maggioranza di questi giovani

Azzalini, che dopo il Liceo Flaminio a Vittorio Veneto si iscrive a Scienze Politiche a Padova, conferma con la sua esperienza la presenza di un disaccordo con la FGCI - da cui proveniva -, e quindi collega la sua fuoriuscita all’apertura della sede di Fregona. La conduzione del circolo Nadal è ispirata più al modello sessantottino, nell’idea di chi lo ha voluto. L’impegno politico prevale sull’aspetto ricreativo, e Lidia Uliana per associarsi deve sostenere un esame. Le stesse frequentazioni del circolo arrivano ad intrecciarsi con la clandestinità25, la questione operaia nelle fabbriche e in parte alla sanguinosa scia della lotta armata26. Molto più soft, legata soprattutto all’aspetto culturale appare la vicenda del circolo ad Aviano, che nasce come spontanea aggregazione tra il ’67 e il ’68. Inizialmente è un associazione di giovani di area prevalentemente cattolica che non ha un riconoscimento statutario ufficiale. La rassegna del cineforum, è l’attività principale. La matrice cattolica delle origini si sposta progressivamente sul fronte della contestazione, anche attraverso la programmazione e gli incontri collegati a questa attività. Nel 1974, in concomitanza con la battaglia referendaria per l’abrogazione della legge sul divorzio patrocinata dalla destra conservatrice cattolica, il Circolo vive l’anno della svolta a sinistra, ed entra nell’orbita del PCI. Al 1974 è fatto risalire anche l’atto costitutivo, un passaggio che probabilmente ha voluto segnare un confine tra il prima e il dopo. Osando un paragone, le due realtà sembrano seguire un parallelismo con le diverse peculiarità che hanno contraddistinto i partigiani di montagna, da quelli di pianura nel trevigiano. Nelle praterie avianesi, in prossimità di una base USAF, le iniziative di contrasto e resistenza a chi detiene il potere militare, sembrano vincolate proprio dalla vicinanza. Le scelte di non sovraesposizione e di rispetto della legalità devono fare i conti con quel contesto, più scoperto oltre che ostile. Di qui il profilo di un circolo prevalentemente vocato alle iniziative culturali, impegnato nella gestione del cinema del paese e ad organizzare iniziative informative, campagne per sensibilizzare l’opinione della comunità in cui non riesce ad ottenere grande seguito se non di riprovazione nei suoi confronti. Avendo spazi di manovra più limitati, e con una gestione dal profilo intellettuale meno marcata, anche la sua distanza dal partito appare attenuata rispetto a Fregona.

La prerogativa dal circolo avianese deriva dal suo ‘giocare in casa’. Da qui discende l’individuazione dell’operazione di volantinaggio contro la parata aerea27 che attrae al “Pagliano Gori” migliaia di

appassionati di macchine da guerra, quale sua attività di maggior successo in cui riesce ad esprimere le potenzialità della sfida alla cultura dominante che i suoi soci sono impegnati a condurre. Anche nel volantinaggio si deve però misurare con i limiti della legalità - senza peraltro riuscirci completamente28 -, quando sceglie di affiancarsi ai “militari democratici”.

I “militari democratici” rappresentano un'altra novità di quegli annila cui nascita è favorita dalla diffusione del giornale “Proletari in divisa”, legato a Lotta Continua, distribuito mensilmente in migliaia di copie nelle caserme. Nel settembre del 1974 a Roma sono presenti 200 soldati di leva in uniforme ad una

ingrossò le fila del ‘riflusso’: la grande ritirata nella vita privata, l’abbandono dell’azione collettiva, la penosa resa dei conti con la sconfitta”, P. Ginsborg, op. cit., p. 514.

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Carlo Vaccher, milanese, condannato poi per banda armata, a lungo in carcere, è presente prima del suo arresto in parecchi fine settimana a Fregona, nei ricordi di Lidia Uliana, secondo i quali le iniziative del circolo in risposta alla vicenda di Vaccher, saranno sostenute dai consigli di fabbrica della Zanussi.

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“abbiamo avuto un morto qui di Fregona, negli scontri milanesi” mi ha dichiarato Azzalini in uno degli incontri.

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La parata aerea si tiene annualmente, il 4 luglio, in occasione della celebrazioni per l’indipendenza USA, fin dai primi anni dell’esistenza della base. Il volantinaggio, secondo la ricostruzione di Sigfrido Cescut, inizia nel 1974 con la svolta ideologica del Circolo.

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L’apposizione della sigla “militari democratici” sui volantini originerà una grana giudiziaria nella quale ad essere coinvolto principalmente è Sigfrido Cescut.

manifestazione per commemorare il primo anniversario del colpo di stato in Cile29. Nel novembre dell’anno successivo, sempre a Roma, si tiene la prima assemblea nazionale dei soldati, con 220 delegati in nome di 133 caserme30. La concentrazione delle caserme nel Friuli Orientale è tra le più alte nel paese, non è quindi inaspettata la loro presenza nei racconti dei testimoni incontrati. Nella propaganda del loro messaggio di dissenso interno all’esercito, questi giovani in divisa partecipano alle manifestazioni per la pace, si riuniscono in assemblee, fanno incontri nelle scuole, e in uno di questi, a Sacile, è presente Lidia Uliana di Fregona che ne rimarrà suggestionata.Una presenza che appunto comporterà qualche problema giudiziario per il circolo culturale di Aviano che volantinerà con il loro supporto e la loro sigla. Una presenza che rimarrà impressa nei ricordi giovanili di Lidia Uliana di Fregona ai tempi in cui frequenta l’Istituto Magistrale di Sacile.

Il parallelismo nella ricostruzione delle vicende dei due circoli culturali si chiude con una convergenza che è una sorta di collasso. Il momento è quello del Campo di Maniago nel 1986. Il circolo di Fregona ha consumato il suo piccolo scisma, da cui è nato il comitato per la pace di Vittorio Veneto, e come circolo mantiene una posizione critica nei confronti dell’iniziativa su Aviano. Secondo il pensiero di Mario Azzalini, andare contro la NATO, dopo Comiso, nella situazione delle relazioni internazionali di quel tempo “era come voler andare ad infrangersi contro gli scogli”. Nel circolo avianese, solo uno dei due componenti storici si lascerà coinvolgere nell’iniziativa, che degenera nei piccoli scontri durante il corteo di protesta. Sarà anche per Valentino De Piante e Sigfrido Cescut, l’inizio di una divergenza che si consumerà nelle scelte successive. Una lettura a posteriori ed esterna deve tenere in considerazione il ruolo dell’Autonomia Padovana in quel momento rappresentata dai contatti di Fausto Schiavetto31. La contestazione frontale, proposta tra gli altri dall’Autonomia, nell’86 è sulla via dell’emarginazione politica32; le battaglie degli anni Settanta si sono trasformate, ma il modello della scontro duro e frontale non è ancora abbandonato. Gli scontri che si sono registrati a Comiso, hanno rappresentato una battuta d’arresto per quei movimenti più oltranzisti e pronti appunto allo scontro, ma si ripresentano ugualmente, seppur in tono minore, ad Aviano/Maniago due anni dopo. La sfida del movimento pacifista in terra siciliana aveva toccato uno dei suoi vertici, ma nei suoi dissidi interni ha rivelato alcune incrinature che presagivano ad una fase calante. La questione pacifista si sta spostando su altre sfide, in cui la contrapposizione alla NATO tout court non è più centrale. Le relazioni internazionali hanno preso un corso diverso con il nuovo avvicinamento tra Reagan e Gorbaciov che è l’inizio della fine del blocco sovietico. I temi del pacifismo cominciano a rivolgersi con più decisione all’ambiente, all’ecologia contro il nucleare militare.

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P. Ginsborg, op. cit., pp. 486-487.

30 N. Bobbio, Lotta Continua, cit., pp. 131-33, cit. in nota n. 9 in P. Ginsboug, op. cit., p. 487. 31

Dopo l’intervista, in un incontro occasionale con Lidia Uliana, ci ha tenuto a sottolineare che per ricostruire i fatti di Maniago si era confrontata con il marito, e con certezza voleva confermarmi che “era stato l’intervento di Fausto a far confluire i padovani in massa su Maniago!”. Azzalini, pur nella sua distanza critica da quell’esperienza, sostiene che senza Fausto e i padovani tante azioni non sarebbero mai state realizzate: “Chi era, secondo te, che otteneva i permessi, comunicava alle questure e tutto il resto? Tutto partiva da Padova, ma questo alcuni soci non lo hanno ancora capito!”.

32 “Gli anni ’80 sono stati infatti un decennio poco allegro per i comunisti che hanno dovuto fronteggiare fenomeni

negativi di un certo peso, come la fine dei movimenti collettivi […] Le calamità appaiate del terrorismo e della strategia della tensione sono scemate gradualmente negli anni ’80, non senza che si sia versato altro sangue e si siano scoperti altri complotti”, P. Ginsborg, op. cit., p. 569 e p. 574 .

Mentre la ‘terza via’ preconizzata dal PCI non trova sbocchi governativi, anche in funzione dell’ostracismo del governo statunitense preoccupato dall’ascesa dell’eurocomunismo nel bacino del mediterraneo33, la sinistra europea intraprende una nuova linea politica nel solco tracciato dai laburisti inglesi e dai verdi in Germania34.A Fregona la sceglierà Franco “Franz” Da Re, nel 1982, staccandosi dal circolo per fondare il Comitato per la pace a Vittorio Veneto. Il comitato per la pace vittoriese aderisce, con altre realtà simili, al Comitato Popolare Veneto35 nel quale si inserirà anche il movimento cattolico dei Beati Costruttori di don Albino Bizzotto che ha la sua centrale operativa a Padova come associazione regionale dal 1992 e come associazione nazionale dal 1997.

Il movimento, prima di questi passaggi e riconoscimenti istituzionali, era nato come appello nel 1985. Questa la sua parte enunciativa iniziale:

Il nuovo movimento per la pace nato nel 1981 per contrastare gli euromissili, in particolare a Comiso, aveva visto la partecipazione attiva di molti cattolici, ma la gerarchia della Chiesa italiana, legata alle scelte governative, rimaneva diffidente. Molti aspettavano qualche segno rispetto al complessivo movimento per la pace. Nell’autunno del 1985 a vent’anni dal Concilio Vaticano II un gruppo di preti, religiosi e laici decide di lanciare un appello dal titolo “Beati i costruttori di pace” alla Chiesa del Triveneto. In sintesi. […] La pace non può essere delegata ma affidata alla responsabilità di ciascuno nella vita di tutti i giorni. La pace non è confessionale o ideologica, non si realizza a parole, ma con scelte e percorsi individuali e comunitari, assieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. […] 36

Nel frattempo a Roma, nel 1982, il senatore della Sinistra Indipendente Luigi Anderlini aveva fondato l'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (IRIAD), con l'idea di creare “un centro di documentazione, informazione e formazione autonomo ed indipendente sui temi della pace e della sicurezza” con la convinzione “che una conoscenza corretta e diffusa delle cause e delle dinamiche dei conflitti è condizione indispensabile perché possa essere realizzata”37.

L’obiettivo del movimento non è individuato, come era stato per il pacifismo alle origini della base, solo ed esclusivamente in funzione anti-NATO, ma si è evoluto in direzione disarmista tout court; le nuove “mete sono la giustizia, il disarmo e la salvaguardia del creato”, per i Beati Costruttori di Pace, la sfida ecologista- ambientalista antinuclearista per la sinistra europea dei partiti rosso-verdi.

Gli anni Ottanta hanno prodotto anche questo, oltre il riflusso e la latenza dei movimenti. Ma come si inseriscono le interviste in questa realtà? Cosa è emerso dopo? Sulla scorta delle considerazioni proposte,

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L’avanzata delle sinistre in Italia, Francia, Portogallo, e la situazione in Spagna che sta uscendo dal franchismo, costituiscono il ‘ventre molle’ della NATO, secondo una delle definizioni usate dalla diplomazia statunitense riportata anche nell’opera di P. Ginsborg.

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“… sono gli anni in cui il partito laburista inglese è presieduto da Michael Foot[h] e chiede l’allontanamento delle basi americane, la denuclearizzazione; sono gli anni in cui la proposta della fascia denuclearizzata al centro dell’Europa porta le firme di Palme, di Egon Bahr, di Papandreu; mentre al congresso della Spd di Norimberga una relazione di Von Bulow chiede persino il ritiro delle truppe americane e sovietiche dall’Europa.”, da Terza Via e specificità del PCI, di Luciana Castellina, dal sito http://www.sitocomunista.it/pci/documenti/specificit%C3%A0_pci.htm, consultato il 02/02/2016.

35 Si segnala nel 1981 nell’organizzazione di una manifestazione popolare a Vicenza contro gli euromissili, nel 1985

viene nominato coordinatore nazionale del Coordinamento Nazionale dei Comitati per la Pace, la sede unitaria del movimento per la pace contro gli euromissili. Tra i suoi animatori vi è il coneglianese Flavio Lotti,per 16 anni il Coordinatore nazionale della Tavola della Pace. Lo nomina Lidia Uliana, me lo segnala Azzalini e dal suo sito ufficiale http://www.flaviolotti.it, consultato il 02/02/2016, ho tratto queste informazioni.

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Tratto dal sito http://www.beati.org/, consultato il 02/02/2016.

riprendendole nel loro manifestarsi ad Aviano, la prossima fase ha provato a far interagire tra loro i testimoni, anche in una sorta di verifica incrociata del contesto e dei fatti a cui hanno fatto riferimento.