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Provare a far interagire i resoconti di una decina di testimoni (nove intervistati e due mediatori con i quali ho avuto intesi scambi orali e di e-mail), al di là della funzione in fase di verifica incrociata appena enunciata, vuol costituire anche un momento di sintesi complessiva rispetto alla ‘massa orale’ raccolta all’interno del lavoro.

Nel 1969 Sigfrido Cescut ha un ricordo di migliaia di persone in piazza ad Aviano ad ascoltare Lidia Menapace. È una manifestazione del PCI, ma la Menapace, oltre ad essere impegnata nell’elaborazione di un profondo pensiero nonviolento - che successivamente sarà il riferimento di Elena Beltrame -, gravita nell’area del gruppo de Il Manifesto, anticipatore della critica interna al partito comunista.

Nel 1972 la quinta edizione38 della marcia antimilitarista dei radicali si svolge in terra friulana e la base è individuata come tappa conclusiva del percorso. Mario Puiatti spiega lo spostamento in termini di denuncia di una minaccia che sovrasta l’intero confine orientale: nei piani strategici militari è previsto il sacrificio di quelle popolazioni, che però non viene informata, è tenuta all’oscuro di tutto ciò e pertanto la condanna verso questa opacità deve essere totale. Il pacifismo sta cambiando pelle e l’antimilitarismo arrivato con la marcia dei radicali, per la maggior parte dei pacifisti intervistati è uno dei momenti di svolta. La ricordano soprattutto gli avianesi, anche se il PCI di Cescut non vi prenderà parte e non aprirà la sua sede ai manifestanti.

La protesta, che abbraccia altre tematiche - il femminismo, il nuovo diritto di famiglia e il riconoscimento dell’obiezione di coscienza - libera nuove soggettività. Il partito comunista, come aveva fatto con i Partigiani della pace dimostra di voler gestire la situazione, ma secondo le due testimonianze femminili, non riesce a mantenerne la leadership, mentre secondo la coerenza politica di Cescut si tratta di una distanza necessaria. La contestazione giovanile, si ricava spazi indipendenti nei circoli culturali. Lidia Uliana è socia del Circolo “Enrico Nadal” a Fregona dove prevale la critica verso la linea politica del partito a livello nazionale; ad Aviano il Circolo di Cescut e De Piante rimane più organico ed allineato alla federazione. Il ruolo guida nella protesta pacifista non è più un’esclusiva del PCI, anche nella provincia pordenonese. Sul finire degli anni Settanta si sono creati gli spazi per l’azione della LCR di Vuracchi, autonoma e molto propositiva sia a livello locale, sia all’interno del coordinamento nazionale; l’Acqua in gabbia, gruppo femminista pordenonese in cui milita Elena Beltrame è il laboratorio di un pacifismo di genere, ‘naturalmente’ nonviolento. I cattolici ancora non hanno dato vita ad iniziative proprie, ma don Giacomo Tolot sta misurando l’autenticità degli obiettori di coscienza assegnati alla Caritas.

La crisi degli euromissili destinati a Comiso è l’occasione per molti pacifisti friulani e veneti (tra i quali due testimoni intervistati nella ricerca, Valentino De Piante e Lidia Uliana, e i due mediatori, Mario Azzalini e Gigi Bettoli) per portare il proprio impegno ad di fuori dei confini avianesi. L’esperienza del Campo di Maniago, nel 1986, è da considerare in quest’ottica, e i contrasti interni al campo derivano da impostazioni che stanno prendendo strade divergenti e non concilianti. L’Autonomia è in conflitto con il comitato per la

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Le prime cinque edizioni, dal 1967 al 1971 si erano svolte sul percorso Milano-Vicena, prima di spostarsi sull’itinerario Trieste-Aviano.

pace di Vittorio Veneto/Fregona, Valentino De Piante, futuro vicesindaco con Rifondazione Comunista, si sbilancia a titolo individuale perché Sigfrido Cescut non è disposto a confondere i ruoli e le impostazioni di fondo.

Mentre si consumano queste rotture, e l’ala più movimentista della sinistra non è destinata a ricomporsi, i cattolici iniziano a prendere l’iniziativa ad Aviano, dove la presenza di una base militare statunitense non si giustifica più nel nuovo scenario internazionale. Don Giacomo Tolot, con il supporto di dom Pierluigi di Piazza del “Centro di Accoglienza e di Promozione Culturale Ernesto Balducci” di Zugliano-UD, avvia numerose iniziative nonviolente.

Sono comunque una minoranza, i cosiddetti “preti di frontiera”, ad essere coinvolti nella produzione di questo genere di protesta, nuovo per Aviano, che si svolge in più momenti dell’anno e che non si esaurisce nel volgere di poche stagioni (si tratta di veglie, marce, sit-in, due delle quali - la via crucis e la commemorazione di Hiroshima-Nagasaki -, diventano un appuntamento fisso nel calendario annuale e in alcuni periodi saranno le uniche). L’accusa di comunismo colpisce anche questi sacerdoti nel loro impegno pacifista, così come accadeva negli anni Cinquanta (e accade ancora oggi). Gli anni Novanta sono quindi segnati da questa forte presenza cattolica, garantita dal contatto diretto di don Giacomo con don Albino Bizzotto e quindi dalla vicinanza e partecipazione dei Beati Costruttori di Pace; una costante che accomuna Aviano ad altre avanguardie pacifiste cattoliche.

A partire dal primo conflitto iracheno (1990-91) il pacifismo ricomincia a misurarsi con la guerra calda e quindi Aviano, dove aumentano le operazioni militari e inizia a prospettarsi un raddoppio delle stesse strutture della base con la messa in cantiere del progetto Aviano 2000 (1993-2003 ca.), ritorna ad essere il fulcro della protesta pacifista. Con la lunga parentesi di conflitti nella vicina ex-Jugoslavia i comitati per la pace agiscono principalmente come comitati contro le guerre “senza se e senza ma”.

La peculiarità avianese - che nel ’95 registra la vittoria elettorale alle amministrative del centrosinistra, con De Piante vice-sindaco -, in questo caso è dovuta alla vicinanza con alcuni scenari bellici e all’ipotesi di raddoppio del “Pagliano Gori” che la giunta di cui fa parte De Piante si trova a gestire. Il risultato rispetto ad Aviano 2000, uno dei più grandi investimenti economici infrastrutturali militari all’interno della NATO, sarà una enorme colata di cemento che mette in crisi la situazione degli affitti e delle attività commerciali del territorio, che in cambio ottiene la realizzazione di alcune opere pubbliche (due rotonde) e riesce a salvare un pezzo di strada che il progetto di ampliamento prevedeva di inglobare nella base. Secondo gli intervistati, questa è la fase in cui la comunità locale ha manifestato più apertamente la sua contrarietà, ma il motto “non si vende la terra dove il popolo cammina” non contiene in sé dinamiche pacifiste.

Nel ’98 la tragedia del Cermis è causata da un aereo decollato dal “Pagliano Gori” ed è Bertinotti a sfilare lungo le vie di Aviano con un corteo di pacifisti a fianco dei Trozkisti Vuracchi e Negro e del vice-sindaco De Piante, per chiedere una riconversione della base a uso civile, ma i commercianti del paese organizzano una serata per dimostrare la loro disapprovazione. Il governo D’Alema, l’anno seguente, guida il paese nella fase in cui la NATO bombarda la Serbia e alla base il sottosegretario Minniti supervisiona le operazioni militari dall’interno della base per conto del governo; la giunta comunale approfitta della sua presenza per avere informazioni sulla presenza di armi atomiche ma non ottiene una risposta definitiva. Il 45.o giorno di guerra Greenpeace compie un’azione dimostrativa, vicino alle piste del “Pagliano Gori”, che rimane nell’immaginario di chi vi ha assistito. Copre invece l’intera durata dei bombardamenti del 1999 l’esperienza della Tenda della Pace, issata di fronte alla base, in cui i cattolici ospitano tutti i rappresentanti del mondo pacifista accorsi ad Aviano: ci sono anche le Donne in Nero e i centri sociali. Dai racconti di don

Giacomo sembra un anticipo del crogiolo di anime e associazioni che si riverserà a Roma nel 2003 per la più grande manifestazione pacifista degli ultimi anni, che Donatella Della Porta e Mario Diani hanno contato:

I manifestanti del 15 Febbraio non sono nella larga maggioranza alla prima esperienza di impegno pacifista. Circa un quinto sono – o sono stati in passato – membri di organizzazioni pacifiste. Oltre un terzo dei partecipanti è inoltre membro, presente o passato, di partiti o organizzazioni sindacali, mentre la quota di manifestanti provenienti dall’associazionismo sportivo e ricreativo, da quello culturale, da quello religioso o dal volontariato sociale oscilla tra il 30% e il 45% del totale. Il peso delle esperienze di associazionismo politico e partecipativo, legato in maniera più o meno diretta ai “nuovi” movimenti sociali e alla stagione politica degli anni Settanta (studenti, ecologisti, donne, comitati di quartiere ecc.), varia anch’esso tra un terzo e un quarto del totale. Più limitata (poco meno di un quinto) è l’incidenza degli associazionismi legati a tematiche transnazionali come globalizzazione, diritti umani, rapporti Nord-Sud ecc. che però rappresentano i legami associativi che caratterizzano con maggiore forza la componente centrale dell’attivismo.39

Intanto nel nuovo millennio la questione delle testate nucleari è tornata al centro delle attenzioni dei pacifisti. La diffusione on-line di documenti relativi al potenziale atomico di Aviano, è seguita da alcune interrogazioni parlamentari e inchieste giornalistiche ma l’episodio tutto pordenonese è legato all’azione del Comitato ‘Via le bombe’, nel 2005. Un’iniziativa trasversale in cui cinque cittadini appartenenti a diverse aree della protesta (tra cui Tiziano Tissino per i Beati Costruttori, e Michele Negro per i trozkisti) denunciano il governo Usa per detenzione illegale di ordigni nucleari in Italia, caduta nel vuoto per incompetenze giurisdizionali e altri cavilli procedurali; nel frattempo continuano le esercitazioni e gli adeguamenti tecnici sugli ordigni stoccati ad Aviano.Il governo austriaco ha incaricato la sua corrispondente Arpa (Agenzia Ambientale40) di compiere uno studio sulle ripercussioni di un eventuale incidente nucleare (più di 234.000 morti41) al “Pagliano Gori”, il sindaco Claudio Pedrotti di Pordenone dichiarandolo fuori dalla base alla manifestazione dei Beati Costruttori di Pace del 9 agosto per commemorare Nagasaki, viene attaccato dal suo partito, il PD42.

Nel 2015 la proposta lanciata da don Giacomo con una raccolta di firme per ottenere delle esercitazioni antiatomiche è presentata al comune di Pordenone, ma non ottiene risposte. Intanto, vicino alla sua casa parrocchiale, nei pressi del “Parco della Pace”, un gruppo di case di recente costruzione sembra abbandonato. La realizzazione di Aviano 2000 sta producendo i suoi effetti sul mercato immobiliare dove gli annunci di vendita di abitazioni conseguenti a quella massiccia edificazione sono la prima traccia individuata dai motori di ricerca inserendo il nome del progetto.

Il 17 gennaio 2016 sempre a Vallenoncello un gruppo composto da una ventina di persone, per metà laici e per metà preti, coordinati da don Giacomo Tolot si riunisce per organizzare la ventesima edizione della via crucis, da Pordenone ad Aviano.

39

Donatella Della Porta, Mario Diani, Contro la guerra senza se né ma: le proteste contro la guerra in Iraq, in V. Della Sala, S. Fabbrini (a cura di), La Politica in Italia, Edizione 2004, Il Mulino, Bologna 2004, pp. 249-270).

40

Calculating the Effects of a Nuclear Explosion at a European Military Base, in http://www.scribd.com/doc/249842296/Il-

rapporto-presentato-a-Vienna, consultato il 28/01/2016.

41

Scienziati Usa e austriaci: «Esplosione nucleare ad Aviano? Più di 234 mila morti», il “Messaggero Veneto”,

http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2014/12/11/news/esplosione-nucleare-piu-di-234-mila- morti-1.10476876, consultato il 02/02/2016.

42

Bombe in base, imbarazzi nel PD, il “Messaggero Veneto”, 15 agosto 2014,

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/08/15/news/bombe-in-base-imbarazzi-nel-pd-1.9765244, consultato il 02/02/2016.