• Non ci sono risultati.

Manifestazione pacifista degli anni Settanta a Gorizia 1

Nell’ultima parte del lavoro i resoconti dei testimoni partono da più lontano e si fermano ad una certa distanza dai cancelli della base di Aviano, ma racchiudono una capacità di riferimento valoriale che pareva interessante far rientrare nella ricostruzione storica delle reazioni di pace nel suo insieme.

Ecco perché in questo e nel prossimo capitolo le narrazioni riguarderanno più i contenuti astratti della sfida della pace che reclama un riconoscimento di realismo per rispondere alle critiche di utopia, di impossibilità, di comunismo con le quali anche ad Aviano si sono dovuti misurare gli attori della protesta.

I radicali2si sono ritagliati uno spazio e un ruolo, all’interno delle loro battaglie per la conquista dei diritti civili individuali e collettivi, anche nel campo pacifista. La matrice antimilitarista e nonviolenta era (oggi un po’ meno)inscritta nel loro dna3per cui, nel rivolgere le loro attenzioni alla presenza militare straniera ad Aviano, manterranno questa caratteristica. Ma il loro obiettivo principale è costituito dalla conquista di una ‘finestra’ istituzionale dalla quale continuare a lanciare gli appelli e i proclami sui quali sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica, motivo da cui discende il fatto che il loro diretto coinvolgimento nella protesta di piazza si esaurisce nel volgere di poco più di un decennio, con la fine degli anni Settanta.

Rimane l’impatto avuto dalla marcia sull’opinione pubblica, e soprattutto sulle coscienze degli altri pacifisti che ad essa hanno fatto esplicito riferimento. La sua efficacia sul piano dell’influenza, potrebbe essere

1

La foto è stata tratta da http://info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2507:storia-gorizia- ai-tempi-della-federazione-anarchico-comunista&catid=66:storia.

2

Il riferimento è ai Radicali Italiani “un movimento politico liberale, liberista, libertario, costituente del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito”, uno dei soggetti costituenti del Partito Radicale Nonviolento, quello a cui dichiara di appartenere Mario Puiatti.

3 Si legge dal sito www.radicali.it, nella descrizione utilizzata per riassumere la loro storia, le dichiarazioni di metodi e

intenti “Il movimento radicale è anche il soggetto politico che ha scelto la “nonviolenza” quale metodo centrale di lotta (sciopero della fame e della sete, disobbedienza civile, obiezione di coscienza, non collaborazione).A fronte di risultati numericamente marginali rispetto ai singoli appuntamenti elettorali, i radicali hanno influenzato con

continuità la vita politica e culturale italiana, come testimoniano le riforme conquistate e le adesioni di intellettuali del livello di Ignazio Silone, Elio Vittorini, Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia, quest’ultimo eletto in parlamento nel 1979 come deputato radicale.”

rintracciata nelle modalità volute dagli organizzatori e sui contenuti dei messaggi di cui era portatrice. La marcia aveva un chiaro regolamento nel quale venivano ricordate ai manifestanti le tecniche nonviolente a cui fare riferimento e i comportamenti da assumere:

a) le scritte, come i discorsi, devono essere privi di qualsiasi espressione offensiva o minacciosa verso qualsiasi persona, anche ed in primo luogo la più nemica;

b) la risposta alle immancabili provocazioni e aggressioni non può che essere fermamente nonviolenta, cioè civile, dialogante, il più possibile serena; questo sia sul piano collettivo che sul piano personale; c) la vita comune, in questi dieci giorni, anche per le preoccupazioni, difficoltà che non cesseranno d'insorgere, sarà difficile, come ogni altra, più d'ogni altra. Se, infatti, è indubbio che esistono e interverranno alla marcia compagni per i quali l'esperienza nonviolenta è stata ed è effettivamente vissuta, come esperienza personale, mistica od ascetica, è bene tener tutti presente che la nonviolenza che qui ed oggi ci unisce è fatto collettivo, e pienamente politico: prassi e dialogo.

Dal volantino distribuito ai soldati della base si comprende invece attraverso quali canali comunicativi venivano veicolate all’esterno queste modalità:

Diversamente dai movimenti pacifisti antiamericani, i marciatori antimilitaristi non si rivolgono ai soldati Usa con il noto slogan “Yankee go home” ma con un invito “Lascia le armi e rimani con noi da amico”. Noi marciamo contro il militarismo […] : il militarismo è come la droga – facile da prendere, dura da cacciar via.

Ci sono i riferimenti all’obiezione di coscienza, alla diserzione, ai Tribunali Militari, al Vietnam:

Marciare non è la sola cosa che noi facciamo: - noi incoraggiamo i giovani a dichiararsi obiettori di coscienza (e lo diveniamo noi stessi); - aiutiamo coloro che già servono nell'esercito a trovare le vie legali per liberarsene - per coloro i quali ritengono che sia giusto farlo, noi li aiutiamo a disertare (come altri di noi fanno).

Nessuno può andare in prigione al tuo posto, nessuno può andare per te in esilio. Ma se perdi un braccio in Vietnam - in una guerra che ognuno dice essere uno sbaglio e un crimine - sarà il "tuo" braccio. E "tu" potresti essere l'ultimo americano ucciso in quella fabbrica di morte.

Rilevato come ad Aviano, l’arrivo della marcia pacifista nel 19724, rappresenti per gli altri testimoni incontrati5, il momento di svolta nei rispettivi percorsi di oppositori alla base6, era dunque interessante capire la genesi e l’evoluzione di questa iniziativa. Il racconto è affidato a Mario Puiatti, un politico friulano che nella sua militanza all’interno dei radicali7, oltre ad aver preso parte a quell’edizione della marcia, è

4

Si tratta della “6.a Marcia Antimilitarista Trieste-Aviano” svoltasi dal 26 luglio al 4 agosto 1972. Sull’arrivo effettivo della marcia in paese c’è una annotazione nella tesi di Michelutti - non emersa nel corso della presente intervista -, secondo la quale i manifestanti radicali sono costretti a fermarsi molto prima della base per il divieto della Questura di Pordenone di transitarvi di fronte, in P. Michelutti, op. cit., p. 159.

5

Cfr., le interviste a Sigfrido Cescut, Valentino De Piante, e allo stesso Paolo Michelutti.

6

Fino al 1972, anche secondo l’analisi di P. Michelutti, ad Aviano non si sono registrati episodi di particolare rilevanza nella protesta nei confronti della base. La sua tesi si limita a riportare un fatto del 1968, in cui un gruppo di

manifestanti arriva a lanciare dei sassi contro la base, e quando questi ripartono in corriera dal paese la popolazione locale li saluterà con fischi e grida in segno di disapprovazione, ivi, p. 144 e p. 158.

7

Puiatti, radicale convinto, mi ha dichiarato di non essere però stato eletto nelle liste del Partito Radicale che a livello regionale non si presentava mai solo, ma con altre formazioni politiche aggregatesi di volta in volta su temi pacifisti, ambientalisti, ecologisti (Verdi, Insieme per l’Ulivo), e la sua candidatura avveniva in rappresentanza dei radicali.

stato poi assessore regionale in tre giunte diverse8, occupandosi anche del Comitato Misto Paritetico9che il Friuli Venezia Giulia aveva conquistato come organo con teoriche funzioni di equilibrio nell’affiorare di istanze territoriali civili e militari in attrito fra loro. Un elemento di ‘prestigio’, una conquista appunto per Valentino De Piante, la cui scarsa influenza sul piano pratico purtroppo è dichiarata nella presente intervista, dove l’ex-assessore regionale Puiatti, nella parte in cui si riferisce al comitato dice:

“...che non contava niente. Però si faceva finta che contasse, no, il Comitato Paritetico, che non aveva nessun tipo di potere, nessun tipo di ... no. Si discuteva di qualche servizio, di qualche contropartita, ecco, faccio un esempio: di pratico, c’era l’ipotesi - più che un’ipotesi, una certezza -, di un inquinamento importante dentro alla base -; e non siamo mai riusciti ad entrare... io mi sono incazzato tanto allora col ministro della Difesa.”10

Dopo questa analisi nel segno della sfiducia rispetto al ruolo di un organo che la politica avrebbe dovuto mettere al servizio della comunità, lo scatto successivo del racconto di Puiatti ha preso l’altra direzione che ha caratterizzato dagli esordi l’impegno radicale, nella sua storica avversione al militarismo11. Ecco allora che essere antimilitarista per un radicale significa prefigurare una riconversione ad uso civile delle infrastrutture ad uso e consumo degli eserciti, e Puiatti racconta di aver provato ad occuparsi di questo:

“… mentre questi preparavano Aviano 2000 e quindi costruiamo case, dentro il fortino […] la mia idea invece era quella di trasformare la base in una grande università europea, che diventasse un punto di riferimento per i giovani della comunità europea, […] al Lingotto [dove] si facevano automobili, e adesso si fa musica, si fanno fiere, si vendono libri, si fa... Ecco, allora, il nostro concetto era quello sempre […] della conversione delle spese militari in spese civili...”

A parte gli episodi legati alla marcia e al Comitato Paritetico, l’esperienza personale di Puiatti non abbonda di riferimenti diretti ad Aviano. Nell’intervista la sagoma della base rimane sfumata sull’orizzonte, mentre prende forma la fortezza militare di Peschiera12, dove Puiatti manifesta contro le carcerazioni degli obiettori di coscienza adottando tecniche nonviolente:

“Noi eravamo seduti per terra e loro erano schierati, avanzavano eccetera. Poi ad un certo punto abbiamo segnato per dire, ecco questo è il confine... per carità, piccole tecniche per... E siamo stati tre giorni aspettando che i parlamentari che avevamo facessero un’interrogazione parlamentare, che della cosa si parlasse eccetera; e mi ricordo una cosa carina: […] ci stavamo scervellando per inventarci

8

È assessore nella VII Legislatura, dal 1993 al 1998, con le deleghe Ambiente e Cultura (Giunta Travanut), Pianificazione Territoriale ed Ufficio di Piano (Giunta Cecotti), Ambiente e Pianificazione Territoriale (Giunta Cruder);sarà poi consigliere regionale nell’VIII Legislatura, dal 1998 al 2003, mentre per tre volte era stato eletto in Consiglio Comunale a Pordenone (1983, 1988, 1993) e nel 1990 al Consiglio Provinciale sempre di Pordenone.

9 Il CO.MI.PAR è un organo di consultazione reciproca costituito in ogni Regione e dedicato ad affrontare e risolvere

eventuali interferenze tra i piani di assetto territoriale regionali ed i programmi delle installazioni militari e delle conseguenti limitazioni, previsto dalla legge 898/1976.

10 L’impressione che ne ho personalmente ricavato e che certi processi, una volta che raggiungono il riconoscimento

istituzionale, si conformano alle prassi in atto, rimangono invischiati nelle logiche del potere e si svuotano di conseguenza del valore originario – quello che Lidia Uliana lascia intendere quando nella sua narrazione prova ad esprimere un giudizio di merito sull’operato del Tavolo della Pace e dei rappresentanti pacifisti che siedono a questo tavolo.

11

Negli anni Sessanta, il militarismo e il clericalismo sono le due forze che, secondo il pensiero radicale, ostacolano un rinnovamento in senso democratico e liberale della società italiana.

12 L’affermazione e difesa del diritto-dovere all’obiezione di coscienza era il primo degli obiettivi della Marcia.

Peschiera e il suo carcere militare, che già rientravano nell’itinerario delle prime cinque edizioni, da Milano a Vicenza, sono rimasti anche come appendice della sesta edizione, e quindi, racconta Puiatti, una volta giunti ad Aviano, alcuni manifestanti, lui compreso, si sono recati a Peschiera per quella che ha definito una appendice della marcia stessa.

qualcosa, per far sapere ai detenuti che stavano dentro che noi eravamo ancora là; allora, ad un certo punto ci è venuto in mente di prendere dei palloncini e appiccicarci un cartello, […] e con una barca sono andato dietro, [...] sono saliti eccetera e sono stati visti dalle guardie, e la cosa bellissima è che questi qua hanno sparato ai palloncini […]; il cervello guarda no?...”

Per il testimone questo è un altro segno del contesto storico, un elemento che – nell’analizzare gli eventi accaduti – egli tiene correttamente insieme alle numerose conquiste civili del paese. Ad un certo punto le elenca, come a sgranare il rosario dei suoi ricordi personali, così saldamente ancorati a quelli che non esita a definire “i favolosi anni Settanta”.

Altre letture più o meno aneddotiche si possono operare rispetto alla sua sfida al comune di Pordenone quando quest’ultimo non rispetta gli spazi destinati alle pubbliche affissioni per la ricorrenza del 4 novembre; o all’altra provocazione che vede Puiatti, con altri esponenti radicali, impegnato a varcare la frontiera italo-slovena all’indomani della conquista dell’indipendenza: atteggiamenti di insubordinazione al potere, colpevole di derogare con troppa leggerezza al rispetto della legalità. È su questo confine che Puiatti e i radicali hanno manifestato in modo persuasivo il loro dissenso, scegliendo di esercitare in questo modo il diritto di protestare in difesa degli altri diritti sui quali hanno costruito la loro identità.

L’INTERVISTA

PORDENONE, GIOVEDÌ 24 DICEMBRE 2015, SEDE DELL’ AIED13.

Mario Puiatti, nato a Pordenone nel 1949, radicale, ha un trascorso come consigliere comunale, provinciale e regionale, assessore regionale all’ambiente (e anche con altre deleghe); ricopre ancora la carica di presidente nazionale dell’AIED.

Dopo le presentazioni personali e l’introduzione del progetto di tesi, chiarisco l’interesse specifico per la ricostruzione delle reazioni di pace nei confronti della base militare di Aviano, il motivo per cui ho ritenuto di rivolgere ad un rappresentante dei radicali la mia attenzione con un’intervista che si occupi del tema. Accenno alla marcia Trieste-Vicenza del 1972 e inizia la sua testimonianza:

M. P. : La storia, diciamo, importante a mio parere in Italia rispetto all’antimilitarismo - che non è il pacifismo è un’altra cosa -, parte proprio con l’intuizione, l’idea di organizzare la marcia anti militarista... anni Sessanta.

Capitini.

Allora. Prima Capitini. Capitini stava a Perugia, ecco... La Milano-Vicenza è stata credo nel ’6214... allora, mi sono stampato alcune cose, qui, vediamo, allora la quinta è stata fatta nel ’7115, quella a cui io ho partecipato. Allora lì, Marco Pannella raccontava il suo, i suoi... beh, Pannella sarebbe da sentire...

Ho letto la sua biografia.

Beh c’è tanta letteratura, ci sono libri, interviste, cose si possono tirare fuori, ho un sacco di roba. E allora, questa marcia è stata realizzata dai radicali e dal movimento nonviolento di Perugia, no, insomma questi

13

Associazione Italiana di Educazione Demografica

14

La prima è del 1967.

erano i soggetti, dopo di che avevi altre realtà, c’erano gli anarchici eccetera, non c’erano i comunisti, ecco...

Non c’erano le bandiere, magari a livello personale...

Successivamente, dentro alla Trieste-Aviano è arrivata Lotta Continua eccetera, ma per comunisti intendo il Partito Comunista e l’ala, lei ha citato Carlo Vuracchi, Quarta Internazionale, e quindi trozkisti. Quelli non c’erano, ecco, quel tipo di ... c’era il comunismo alla Sofri insomma, alla Marco Boato, per capirci, okay?... E nel ’72 è stata fatta... nel ’72 la marcia è stata trasferita in Friuli, e inizialmente Milano-Vicenza era stato individuato Vicenza come centro di... c’era la caserma Ederle, insomma, il comando americano eccetera; successivamente è stata spostata da Trieste ad Aviano.

E Milano invece perché è stata scelta Milano?

Ma non lo so. So che Pannella raccontava i suoi dialoghi durante la marcia con Calabresi 16...

E c’era pure Pinelli ad una di queste marce.

Beh può essere, perché gli anarchici comunque c’erano, no, e uno che partecipava qua era Claudio Venza, che insegna Storia credo a Trieste [?]17; e qua c’era l’adesione di ... ho stampato qualche volantino che

comunque ce l’avrai, e comunque sul sito storico dei radicali lo trovi... e c’era l’adesione di - a parte il movimento nonviolento -, c’erano dei cattolici, adesso non mi ricordo come si chiamavano e però c’era comunque una fetta di mondo cattolico. C’erano allora, nel ’70, allora parliamo del ’72, era appena stata fatta la legge sull’obiezione di coscienza, no, perché tutte ’ste cose si inquadrano... allora la legge sull’obiezione di coscienza è una delle tante conquiste dei favolosi anni Settanta, non è venuta gratis...

Condanne, processi...

Ecco, ci son messi i carceri, condanne, digiuni, casini, e l’unica sponda che i radicali avevano allora in Parlamento era Loris Fortuna, ecco, tant’è che c’era l’adesione, non del partito socialista, ma a titolo personale di tanti socialisti. Ecco un pezzo di marcia l’ha fatto Francesco De Carli, un pezzo qua, che allora era vice-presidente socialista della giunta regionale, ecco... Quindi questo era. La marcia si faceva Trieste ... a tappe ovviamente... Trieste e poi... cos’era lì, Gorizia, Cormons, vabbè insomma le tappe, e si conclude ad Aviano; il giorno dopo c’era l’appendice a Peschiera, perché a Peschiera le cose erano complicate ...

In che senso?

Nel senso che, allora, c’era il divieto di manifestare a Peschiera - il carcere militare -, c’era il divieto di manifestare, e insomma una delle... credo l’ultima, adesso non mi ricordo la data precisa, e però mi ricordo

16

Un racconto in cui sono presenti Pinelli e Calabresi alla prima edizione della marcia è presente in un libro su Marco Pannella: “Anno 1967, marcia antimilitarista Milano-Vicenza, sfilano con Pannella e i radicali gli anarchici milanesi, e tra loro Pino Pinelli, che morirà tragicamente, precipitando dal quarto piano della questura di Milano... A

«sorvegliare» i marciatori, tra gli altri, un giovanissimo commissario: Luigi Calabresi. Pannella lo conosce bene. «Noi radicali - racconta – per anni siamo stati sottoposti alle sue “cure”. […] Calabresi era lì come poliziotto, doveva seguirci, […]. Pino Pinelli aveva avuto un ammonimento dagli anarchici del circolo della Ghisolfa, perché aveva aderito alla nostra marcia nonviolenta; dicevano che Pino non poteva stare in una cosa nonviolenta. E Pino mi diceva: “Ma sì, il commissario è bravo, sai mi ha regalato l’Antologia di Spoon River a Natale” … », tratto da Valter Vecellio, Marco

Pannella. Biografia di un irregolare, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2010 (consultato il 30/01/2016 su

https://books.google.it/books?id=0i2JQwSNNhYC&pg=PT84&dq=biografia+di+un+irregolare&hl=it&sa=X&ved=0ahUK Ewj3ie2w_9HKAhXBVhoKHf0CAjYQ6AEIHDAA#v=onepage&q=biografia%20di%20un%20irregolare&f=false.)

che un gruppo di noi, quelli che avevano tra virgolette più esperienza di lotta nonviolenta, ecco, siamo partiti la sera, e siamo arrivati a Peschiera all’alba. E abbiamo occupato la piazza antistante il carcere... occupato,... ci siamo seduti per terra, uno ogni tre metri, d’accordo, ecco. Siamo stati pestati, spostati, le ... non c’erano telecamere allora, però c’erano le macchine fotografiche; e sono state strappate a chi le aveva, pestate e rotte con … [e fa il cenno battendo il piede a terra]. E mi ricordo che il grosso della marcia [doveva

ancora arrivare], e siamo stati lì a bivaccare due e tre giorni. Ci avevano spostati dalla piazza. C’era la celere

ovviamente, e c’eravamo noi. Per evitare gli scazzi eccetera, abbiamo segnato per terra col gesso il confine, per il continuo invito della celere di spostarci, e siamo stati là per giornate... pesantissimo, pesantissimo...

Questo segnare il confine cosa significava?

Noi eravamo seduti per terra e loro erano schierati, avanzavano eccetera. Poi ad un certo punto abbiamo segnato per dire, ecco questo è il confine... per carità, piccole tecniche per... E siamo stati tre giorni aspettando che i parlamentari che avevamo18 facessero un’interrogazione parlamentare, che della cosa si parlasse eccetera; e mi ricordo una cosa carina: allora, io sono andato alla ... stavamo pensando, ci stavamo scervellando per inventarci qualcosa, per far sapere ai detenuti che stavano dentro che noi eravamo ancora là; allora, ad un certo punto ci è venuto in mente di prendere dei palloncini e appiccicarci un cartello, e allora io sono andato a Desenzano, dove c’era un mercato, una roba, e mi sono preso i palloncini con la bombola di elio in prestito eccetera. Abbiamo gonfiato un sacco di palloncini con i cartelli, e con una barca sono andato dietro, insomma nel posto che ritenevo più opportuno per lanciare questa roba, e qua sono stati... sono saliti eccetera e sono stati visti dalle guardie, e la cosa bellissima è che questi qua hanno sparato ai palloncini e quindi [ride soddisfatto]... questi hanno sparato ai palloncini; il cervello guarda no?... però ...

Operazione riuscita perfettamente.

Appunto. Vabbè insomma, a parte queste amenità […] questi partecipanti, persone che io ho conosciuto anche lì e che continuo a stimare ancora adesso - anche se io non sono un credente -, Giovanni Franzoni19, allora era abate e infatti lui veniva in tonaca, era abate a San Paolo fuori le mura, credo che si chiamasse... e lui partecipava da abate. Ma c’è documentazione, sicuramente delle foto, sicuramente mi ricordo in sala Aiace20 ... Un anno c’era Dario Fo, per esempio, io da qualche parte ho una foto con l’ingresso a Palmanova, Cicciomessere21, Dario Fo, io...

L’organizzazione e l’idea di resistere in attesa che in parlamento qualcuno facesse un’interpellanza, e anche riuscire magari a raggiungere le cronache...

Più che le cronache l’importante era far sapere a chi era dentro ...