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T RA CITTÀ E CAMPAGNA : DECORO URBANO E CONTROLLO DELLA DIMENSIONE DELLE AREE URBANIZZATE

Nel documento Progettare paesaggi di limite (pagine 40-54)

E I MODELLI PROGETTUAL

1.3 T RA CITTÀ E CAMPAGNA : DECORO URBANO E CONTROLLO DELLA DIMENSIONE DELLE AREE URBANIZZATE

L’esigenza di definire nuovi limiti urbani: gli “anelli verdi” ottocenteschi per l’abbellimento delle città

Durante il XIX secolo importanti cambiamenti, anche di ordine culturale, investono il processo di costruzione delle città; tra queste, il verde urbano e il concetto stesso di parco. I parchi, pubblici, sono inseriti in una logica di sistema, diventando parte integrante delle città e rivestendo un ruolo dialettico con questa; una relazione molteplice: fisica, funzionale e culturale. L’urbanistica ottocentesca è improntata sul concetto di embellissement, che si esplica nel controllo degli esisti spaziali dei diversi progetti di sistemi del verde urbani, a cui è strettamente legata l’idea di igiene e salute pubblica, come sostenuto anche da Haussmann.

In questo processo di trasformazione urbana si riscontrano generalmente due modi di operare diversi e alternativi, che talvolta possono coesistere. Da un lato, le antiche tenute reali o le aree di proprietà statale e di enti religiosi vengono inserite in un disegno del verde complessivo a cui è garantita la continuità attraverso la realizzazione di boulevard alberati, consentendo così di realizzare interventi puntuali ma di notevole estensione e di importanza strategica per collocazione, essendo per lo più posti all’interno dei tessuti più antichi e compatti della città, come accade a Parigi o Berlino; dall’altro, si riusano gli antichi tracciati delle cinte fortificate dismesse o si demoliscono per la creazione di una rete viaria anulare adeguata alle mutate esigenze di traffico veicolare, alla quale si associa la creazione di passeggi, parchi pubblici e giardini paesaggistici nastriformi, come avviene a Vienna.

Tra Settecento e Ottocento, perso ogni ruolo difensivo, le mura riconvertite a fini civili vengono prima ridotte drasticamente nella loro funzione di barriera fisica con la creazione di varchi e passaggi, poi totalmente demolite. L’area libera adiacente diviene edificabile o si trasforma in luogo per il passeggio, una esplanade che segna il limite della vecchia città.

L’intervento di Vienna si situa in una posizione intermedia tra i due casi esemplari ed estremi dell’urbanistica ottocentesca, tra una ricostruzione della città su se stessa come avviene a Parigi e l’addizione di una città completamente nuova come accade a Barcellona con il piano di Ildefonso Cerdà. A Vienna, fino agli inizi del Settecento, le fortificazioni rappresentano il limite fisico e mentale della città e solo con la costruzione di una nuova cerchia difensiva più esterna ad inglobare i borghi, il Linienwall, esse cessano di identificare totalmente la sua immagine, sebbene mantengano una grande importanza a livello percettivo. Il Glacis, l’area di rispetto inedificata attorno alle mura, è il limite della città vecchia che nella prima metà dell’Ottocento viene piantumato ed i bastioni recuperati all’uso ricreativo. “«Una vista meravigliosa ci si presenta quando dall’interno della Altstadt guardiamo il Glacis, che circonda come una collana di smeraldi la città […] sentieri con pioppi da entrambe i lati lo attraversano, spesso sorgono bellissimi giardini, come ad esempio sulle Basteien». La metafora di von Föster, con la sua vena di romanticismo, supera l’immagine delle fortificazioni come barriera e frattura per proporre invece quella di ordinamento della città antica: un ruolo che sarà proprio anche del Ring…”57.

La tradizione del Glacis quale luogo ricreativo è esaltata nel progetto di concorso di Ludwig von Föster (1858) per trasformare l’area delle mura in un nuovo sistema urbano. Abbattute le antiche fortificazioni, lo spazio è ridefinito dalla Ringstrasse, un viale alberato sul modello dei boulevard parigini58, sul quale si affacciano tutte le funzioni più rappresentative in una spettacolare sequenza di edifici pubblici realizzati in forme monumentali, dove però il 57 GIOVANNI DENTI, Dalla città-fortezza alla “metropoli di un grande impero”,inGIOVANNI DENTI,ANNALISA MAURI,

(a cura di), La Ringstrasse. Vienna e le trasformazioni ottocentesche delle grandi città europee, Atti del seminario

internazionale Politecnico di Milano 2 Dicembre 1998, Officina, Roma 1999, pag. 13. La citazione contenuta è tratta da LUDWIG VON FÖSTER, Wiens neueste Verschonerung, “Allgemeine Bauzeitung”, 2-3, Wien 1836.

58 Il viale alberato con ailanti e platani, poi sostituiti da tigli, è composto da una serie di percorsi affiancati e

organizzati simmetricamente rispetto alla via carrozzabile centrale, caratterizzati da una varietà di rivestimenti in funzione della tipologia del percorso. Si ricorda che gli interventi viennesi sono contemporanei a quelli parigini.

sistema di parchi costituisce la scenografia della capitale imperiale. “Pur nella modificazione sostanziale [il progetto di Föster è modificato nella versione definitiva a cura del ministero], il Ring continua ad avere nel tempo il carattere di luogo di pubblico ritrovo e di cintura verde per la presenza di giardini, per la trama di piazze che hanno al centro aiuole verdi e di viali alberati lungo i quali, al pari dei boulevard parigini, si aprono caffè e luoghi di ritrovo”59.

Rispetto all’ampiezza della dimensione dell’originario Glacis, che costituisce una vera e propria cintura di verde attorno alla città, il Ring è sicuramente meno incisivo e secondo vari autori non riesce a raggiungere l’obiettivo prefissato di sanare la frattura fra città antica e moderna stabilendo una continuità60. Solo tre radiali collegano il nucleo storico con i borghi esterni, ma ciò è dovuto al fatto che il Ring non nasce come un vero e proprio strumento di riorganizzazione territoriale, mancando all’opera viennese la sistematicità caratteristica dell’intervento promosso da Haussmann61. Il Ring si mostra come un evidente elemento di definizione del limite urbano la cui importanza risiede nella sua stessa valenza evocativa e identitaria, che lo fa configurare come un terzo spazio tra la città vecchia e quella moderna in cui la percezione dinamica del viale rispetto ai collegamenti radiali, come solo elemento connettivo e principio organizzatore dell’insieme, è prioritaria. Infatti, “…il Ring manifesta un carattere decisamente originale […] la sua organizzazione spaziale afferma la preminenza del movimento della strada sugli edifici”62.

A questo luogo eletto per il passeggio elegante si affianca una cintura verde più esterna formata dal giardino imperiale settecentesco dell’Augarten, il Prater - la tenuta reale aperta al pubblico - le rive del Danubio, le colline.

Figure 13, 14 e 15. Pianta della città di Vienna (1830 circa) con l’ampia cintura di verde costituita dal Glacis solcato da viali alberati. Il Glacis in una incisione d’epoca e la passeggiata sui bastioni in un disegno del 1824. Anche in altre città europee, spesso per la mancanza di risorse economiche, una estesa esplanade segna il limite della vecchia città; ne è un esempio Timişoara in Romania dove una fascia di cinquecento metri resta libera fino al XX secolo quando è realizzato un sistema di parchi e giardini.

Fonte:FRANCO PANZINI, Per i piaceri del popolo. L’evoluzione del giardino pubblico in Europa dalle origini al XX secolo, Zanichelli, Bologna 1993, pagg. 219, 83 e tav. IX.

59 FRANCO PANZINI, Per i piaceri del popolo. L’evoluzione del giardino pubblico in Europa dalle origini al XX secolo,

Zanichelli, Bologna 1993, pag. 218.

60 Cfr. ROBERT TREVISOL, Ringstrasse e oltre. Il caso di Vienna nell’urbanistica ottocentesca, in GIOVANNI DENTI,

ANNALISA MAURI, (a cura di),op. cit., 1999, pag. 41.

61 Cfr. DANIEL WIECZOREK, Organizzare i rapporti fra il centro antico e la città moderna. Il Ring di Vienna letto alla luce di C. Sitte e di G. Giovannoni, in GIOVANNI DENTI,ANNALISA MAURI, (a cura di),op. cit., 1999, pagg. 78-85.

62 DANIEL WIECZOREK, op. cit., 1999, pag. 82. L’autore richiama Gustavo Giovannoni nel cui Vecchie città ed edilizia nuova del 1931 distingue tra una “estetica dinamica” alla scala dei grandi sistemi di circolazione e una

Sul modello viennese molte città europee, soprattutto tedesche o olandesi, anche di modeste dimensioni o con scarse risorse economiche, danno inizio alla trasformazione delle fortificazioni favorita dalla presenza di ampi spazi liberi, generalmente di proprietà demaniale. Negli anni Settanta dell’Ottocento l’esempio di Vienna è seguito “…a Manheim, a Meinz, a Colonia, a Strasburgo, ad Augsburg, a Würzburg, dove però la povertà di funzioni urbane, rispetto a quelle di una grande capitale, finiscono per sancire il dualismo fra la città vecchia, con caratteristiche aristocratico-borghesi, e la città nuova della periferia proletaria. Gli spazi risultanti sono spesso utilizzati, grazie alla presenza di fossati e corsi d’acqua, come momento di piacevole cesura fra città vecchia e area di espansione, per esempio a Breslavia, a Lubecca, a Braunschweig”63.

In alcuni casi la trasformazione delle mura, associata o meno alle demolizioni, permette la costruzione di sistemi lineari di parchi sebbene, a causa dell’elevato valore fondiario di questi terreni, strategici tra la città storica e le nuove espansioni, la destinazione a verde pubblico non sia affatto generalizzata e a fronte di modelli esemplari, si registrano infatti molti fallimenti, tra cui il più clamoroso quello dell’ultima cinta parigina alla fine dell’Ottocento. A Lussemburgo in luogo delle fortificazioni è realizzato un parco pubblico; a Copenaghen buona parte dei bastioni stellari è trasformata in aree verdi tra cui il famoso giardino ricreativo del Tivoli; nelle città olandesi di Breda e Grovingen sono creati giardini pubblici nastriformi. Non solo la sommità ma tutto l’ambito delle mura, persa la funzione difensiva, è utilizzato per attività ricreative come avviene a Colonia dove sin dalla fine del Cinquecento nel prato tra i due fossati esterni corre un percorso alberato per il passeggio, oppure a Vienna nel già citato Glacis.

Figura 16. Vienna, veduta a volo d’uccello di G. Veith, 1873.

Fonte: SPIRO KOSTOF, op. cit., 1991, pag. 21.

Figure 17 e 18. Plastico della ricostruzione del Ring della città tedesca di Zittau e uno dei giardini anulari.

Fonte: VOLKER DUDECK,JOS TOMLOW, Der Zittauer Ring. Kunstwerk Stadt, Verlag Gunter Oettel, Görliz 2000, pagg. 6, 31.

La realizzazione di sistemi lineari di verde pubblico destinati alla ricreazione e al passeggio comincia in realtà a manifestarsi già nei due secoli precedenti; ciò avviene sostituendo le antiche fortificazioni con viali alberati che diventano spesso il limite della città consolidata e contemporaneamente elementi di sutura con i borghi esterni, così come accade a Parigi nella seconda metà del Seicento; oppure, molto più frequentemente, si realizza trasformando il circuito murario in un giardino in cui la funzione ricreativa convive con quella militare, come ad Anversa il cui cinquecentesco duplice filare di alberi che corona i bastioni può essere considerato il primo esempio. “Queste piantagioni al di sopra dei bastioni sono il frutto, del tutto imprevisto, del mutamento che hanno subito i metodi di difesa urbana […] Risultato quindi secondario, ma diffuso, dell’ammodernamento delle opere difensive, è la possibilità di rinverdire e alberare i circuiti murari, anche quando mantengono intatta la loro funzione militare. Nei periodi di pace la cinta bastionata è un passeggio verdeggiante, nei tempi di guerra gli alberi si abbattono e i tronchi tornano utili alle opere difensive. Con il progressivo decadere della funzione militare poi, in epoca diversa secondo l’importanza strategica delle singole città, i terrapieni ospiteranno veri e propri giardini, sempre più organizzati, con un processo ininterrotto di fantasiosa corrosione dello spazio militare”64. Agli inizi del Novecento ad Anversa con il piano di Stübben, un boulevard e un sistema di spazi verdi sostituiranno le mura demolite.

In Italia “…possiamo individuare una prima fase, collocabile tra il 1750 e il 1860, nella quale gli spalti sono trasformati in passeggi sopraelevati; parzialmente demoliti, essi divengono «stradoni» alberati, […] ed una seconda fase, tra il 1860 e il 1930, nella quale si procede all’abbattimento delle mura. In molte città italiane l’opera demolitrice procederà a strappi, limitata dalla penuria di risorse, dall’opposizione di alcuni e soprattutto dalla mancanza di motivazioni realmente urgenti: in non pochi casi l’operazione potrà dirsi conclusa non prima degli anni Trenta del Novecento”65. Alcune città come Torino e Lucca già nel XVII secolo possiedono passeggi alberati sulla sommità della cinta fortificata. A Lucca il progetto di sistemazione dei viali alberati sulla sommità delle mura, dalle quali godere contemporaneamente il panorama della città e quello della campagna definita dal profilo delle Apuane, è realizzato dall’architetto Lorenzo Nottolini alla fine del Settecento. A Milano e Parma le cinte fortificate sono trasformate alla metà dell’Ottocento in passeggi alberati.

Se il progetto del Ring viennese si inserisce su quello del Glacis, in un'altra capitale avviene una vera rivoluzione nel concepire un sistema del verde pubblico a scala urbana. Per quanto spinti dalle preoccupazioni militari di Napoleone III e finalizzati principalmente a funzioni igieniche, nonché al potenziamento della rendita fondiaria, i Grands Travaux realizzati da Georges Eugène Haussman a Parigi rappresentano un approccio sistemico al tema del verde 64 FRANCO PANZINI, op. cit., 1993, pag. 81.

in cui i parchi sono organizzati tipologicamente e gerarchicamente per dimensioni, raggio di influenza e prestazioni66.

Il programma si avvia con la trasformazione delle due grandi tenute reali del Bois de Boulogne e del Bois de Vincennes situate alle estremità opposte della città e destinate ad un pubblico socialmente differenziato. Il primo, un bosco di oltre settecento ettari in prossimità dei quartieri benestanti occidentali, ceduto recentemente alla proprietà della città, è inaugurato nel 1858; il secondo, posto al limite orientale ed anch’esso ceduto nel 1860 alla città di Parigi, è destinato alle classi lavoratrici. Dagli Champs Elysées il nuovo Bois de Boulogne è collegato da una strada-parco di centoventi metri di larghezza con al centro percorsi differenziati per carrozze, cavalieri e pedoni, fasce verdi laterali e strade ad uso dei residenti. “E’ su questa magnifica prospettiva, che lega in un unico sistema di verde il Bois de Boulogne con i giardini centrali della città, che si mostra in parata tutta la bella gente della capitale. Diventa la passeggiata urbana per eccellenza, attraverso cui la gente si presenta nel suo splendore imperiale”67. Il sistema del verde è completato dalla realizzazione dei parchi di Monceau (l’unico già esistente), delle Buttes Chaumont e di Montsouris all’interno della città consolidata e di vari piccoli giardini paesaggistici recintati in forma di square; dalla trasformazione degli Champes Elysées, con la sostituzione delle alberature e la creazione di aiuole ondulate, e del giardino del Palais du Luxembourg (che gli procura feroci proteste per la mutilazione dell’opera di Le Notre con l’introduzione di un boulevard); dalla posa a dimora di alberature lungo i principali viali, i boulevard e le piazze.

Nell’intervento parigino possono essere rintracciati tre temi significativi che rappresentano punti di forza anche di esperienze progettuali recenti, quale il Grungurtel di Francoforte. La realizzazione di una struttura così complessa e articolata in tipologie diverse - dal parco pubblico, alle promenade agli square - è possibile solo attraverso la presenza di una

macchina pubblica efficiente; lo stesso Haussmann si impegna nella costituzione di una

struttura tecnica competente e fidata, articolata in tre servizi tra cui il nuovo Services des Promenades et Plantations de Paris diretto dall’ingegnere Adolphe Alphand. A questa competenza tecnica deve necessariamente associarsi la capacità di finanziamento e sostegno garantito dalle più alte sfere politiche; attraverso i fondi pubblici “per necessità generale” sono coperti in parte i costi degli interventi ma Haussmann ricorre, sollevando aspre critiche, anche ad altre fonti di finanziamento attraverso il potenziamento della rendita fondiaria. Infine, per dare consistenza e continuità al sistema del verde progettato, fa la sua prima apparizione una politica di acquisizione di proprietà private, come per i parchi di Buttes Chaumont e Montsouris. La strategia di acquisizione alla proprietà pubblica è perseguita anche a Berlino per l’anello dei parchi esterni.

Agli inizi del secolo Berlino vive un momento di crescita demografica che induce ad una prima espansione extra moenia dovuta a Karl Friedrich Schinkel, alla cui morte Peter Joseph Lennè subentra nella definizione delle questioni urbanistiche. Il Progetto per l’abbellimento e la

delimitazione della città e delle sue immediate vicinanze del 1840 segna l’inizio di un approccio nuovo

al tema del verde che diventa per Lennè lo strumento attraverso cui poter dare forma alla struttura urbana e guidare l’espansione fuori le mura. Ciò avviene sostanzialmente per rispondere sia alle necessità di abbellimento, sia alle nascenti esigenze ricreative della popolazione68. Fin dalla metà degli Venti, di ritorno da un significativo viaggio in Inghilterra, Lennè comincia a riflettere sullo sviluppo di Potsdam e Berlino pensando a un collegamento 66 Parchi periferici e intraurbani, square, giardini e promenade, piazze alberate, filari d’alberi. Cfr. FRANCOIS CHOAY, La Parigi di Haussmann, ultima forma della città occidentale: ruolo degli spazi verdi e dell’arredo urbano, in L’orizzonte del posturbano, a cura di ERNESTO D’ALFONSO, Officina, Roma 1992.

67 FRANCO PANZINI, op. cit., 1993, pag. 232.

68 Lennè scrive: “…ho avuto cura di suddividere lo spazio a disposizione in modo da dare agli abitanti oltre

all’utile […] anche il dilettevole. Poiché quanto più un popolo progredisce nella sua cultura e nel suo benessere tanto più vari e molteplici diventano i suoi bisogni materiali e spirituali. A questi appartengono anche le passeggiate pubbliche la cui esecuzione e diffusione devono essere urgentemente consigliate in una grande città, e non solo per motivi di piacere, ma anche in considerazione della salute”. Cit. in GERHARD HINZ, Peter Joseph

verde tra le due città e nel Piano di abbellimento nei dintorni di Potsdam degli anni Trenta, ancora influenzato dagli esempi inglesi, il fiume Havel non segna più confine della città.

Significativa è la visione del limite per Lennè: “…un corso d’acqua, in particolare un fiume, non è mai un confine, ma al contrario crea una situazione da ambo le parti. La sua concezione prevede uno spazio al di là dell’acqua, dove il qui costituisce un vis-à-vis del là e l’acqua ne diventa il centro”69. Alla stessa stregua tratta il canale navigabile nell’area berlinese sud-orientale di Köpenick che “…costituirà nel prossimo futuro il confine della città vera e propria […]. Il confine sopra tracciato non esclude tuttavia di poter provvedere già da ora qualcosa sul lato est del canale. Al contrario la pianta presenta prima una piazza rotonda […] da cui partono a raggiera otto viali…”70. A Nord il limite urbano è dato invece da un

boulevard, tipologia di cui Lennè intuisce l’importanza sia come passeggiata con funzioni

sociali, rivolta ai ceti meno abbienti, sia come metodo di valorizzazione immobiliare.

Figure 19 e 20. Il progetto di Peter Joseph Lennè del 1840 delle fasce verdi ornamentali per Berlino. Panorama della città in un dipinto del 1829.

Fonti:HORST SCHUMACHER, Pianificazione del paesaggio e progettazione urbanistica: Peter Joseph Lennè e l’area di Berlino-Potsdam, “Storia Urbana”, 60, F. Angeli, Milano 1992, pag. 27 e HEINRICH VRONI,Il Victoriapark a Berlino, in MONIQUE MOSSER,GEORGES

TEYSSOT, L’architettura dei giardini d’Occidente dal Rinascimento al Novecento, Electa, Milano 1990, pag. 432.

69 HORST SCHUMACHER, Pianificazione del paesaggio e progettazione urbanistica: Peter Joseph Lennè e l’area di Berlino-Potsdam,

“Storia Urbana”, 60, F. Angeli, Milano 1992, pag. 25.

Figure 21 e 22. A Francoforte la distruzione delle fortificazioni avviene tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in ragione delle mutate tecniche difensive e dell’opposizione della cittadinanza a sostenere le spese di manutenzione, ma anche dell’esigenza della città di aprirsi verso l’esterno. Agli inizi del XX secolo si realizza anche l’Alleenring (qui in una foto di inizio secolo), un sistema di parchi e viali alberati che circondano la città volgendosi a raggiera verso l’esterno per cercare le diverse prospettive verso i rilievi del Taunus.

Fonte: Stadt Frankfurt am Main, Umweltamt, GrünGürtel Frankfurt, Societäts Verlag, Frankfurt 2003, pagg. 19-20.

La visione sistemica del verde induce Lennè a controbilanciare con un nuovo parco il Tiergarten, che egli stesso qualche anno prima aveva adattato alle nuove funzioni sociali. Con il progetto di Friedrichshai, realizzato per mano dell’allievo Gustav Meyer, inizia dunque, a partire dal 1840, la costruzione di una serie di parchi pubblici nelle forme di giardini paesaggistici. Alla fine del secolo “il sistema, geografico e sociale, di verde cittadino è così completo. Il Tiergarten con i suoi 255 ettari, circondato dai quartieri residenziali delle classi abbienti, resta il più grande e aristocratico parco di Berlino. La periferia urbanizzata è invece disseminata di parchi popolari: a Nord è l’Humboldthain, a Nord-Est il Friedrichshain, a

Nel documento Progettare paesaggi di limite (pagine 40-54)