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P RIME CONSIDERAZIONI IN MERITO AI MODELLI PROGETTUALI PER I PAESAGGI DI LIMITE

Nel documento Progettare paesaggi di limite (pagine 144-153)

Il progetto dei paesaggi di limite

COME GARANTIRE EQUILIBRIO ?

2.4 P RIME CONSIDERAZIONI IN MERITO AI MODELLI PROGETTUALI PER I PAESAGGI DI LIMITE

“20 maggio 1983.

Svegli al mattino presto, fuori da Bologna in cerca di strade secondarie verso il Po. Qui c’è un complesso di palazzoni condominiali, tutti alti e lunghi uguali, con tapparelle dello stesso colore per mezzo chilometro. Noi non sappiamo più dove finiscono le città: quartieri e quartieri, sensi unici e semafori rallentare e accelerare secondo il traffico; dove finisce una città non è più un limite territoriale, ma un cambiamento nei movimenti di guida, in attesa d’essere consegnati alle nostre destinazioni”321.

La scelta di tre esperienze rappresentative: Londra, Francoforte e Ravenna

Nel primo capitolo della ricerca si è ripercorso l’articolarsi nel tempo e nello spazio di approcci al disegno del paesaggio periurbano diversi, ma pervasi da un comune denominatore: il desiderio di fronte all’illimitatezza della città di porre un qualche limite

rassicurante, di ridefinire “…la chiusura del cerchio: se non proprio con delle mura, almeno

attraverso cinture di verde”. Infatti, continua Emyrs Jones, “…frontiere di un qualche tipo esercitarono sempre una certa attrazione sugli urbanisti, già alla fine del secolo scorso. Si inaugurò allora una tendenza destinata a crescere nel corso del XX secolo, che ancora oggi appare come un’alternativa plausibile…”322.

Il modello progettuale della cintura verde, che costituisce il tema principale di studio, è stato integrato ed arricchito da alcune esplorazioni (contaminazioni e divagazioni) che hanno coinvolto cunei verdi e greenway, esperienze tutte contrassegnate da una matrice comune legata ad una visione sistemica di intervento, oltre al fatto di operare in luoghi che costituiscono l’interfaccia tra paesaggi urbani e paesaggi rurali-seminaturali.

In questo secondo capitolo si è sviluppata la definizione e l’interpretazione della categoria progettuale del paesaggio di limite e sono affrontati alcuni temi cruciali progettuali nella forma di sei interrogativi, analizzati anche attraverso le risposte fornite dalle diverse esperienze indagate. Tra queste, alcune assumono una particolare rilevanza.

I casi di Londra, Francoforte e Ravenna nella loro estrema diversità, rivestono un’importanza che trascende il contesto culturale, sociale, legislativo che li ha visti nascere. Le esperienze progettuali tedesche e anglosassoni possono considerarsi un modello esportabile in ambito italiano, come si chiede Dietmar Vogel al convegno promosso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso nel 1995? Quello che qui interessa, però, non è divulgare una sorta di soluzione predefinita o elaborare uno schema astratto, ma costruire una ipotesi di declinazione del paesaggio di limite come categoria progettuale - attraverso la re- interpretazione dei modelli delle cinture verdi, cunei verdi e greenway - per intervenire nei paesaggi periurbani, in linea con la necessità di sperimentazione espressa da Roberto Gambino, provando (si veda il capitolo successivo) anche a testare questa teoria nell’area metropolitana fiorentina.

La scelta dunque dei tre casi si fonda su molteplici motivazioni.

La Green Belt londinese è il modello originale sul quale, dagli anni Trenta del XX secolo, è stata impostata la politica inglese in merito alla pianificazione delle cinture verdi e dalla quale hanno avuto origine tutte le esperienze europee del Novecento. Questa cintura verde non può dunque essere ignorata sia per i contenuti innovativi che al momento della sua introduzione ha mostrato, sia per le suggestioni che ancora oggi esercita. Con Abercrombie negli anni Quaranta per la prima volta un piano mette sotto tutela una porzione di campagna ordinaria, per la maggior parte agricola, attorno a Londra.

321 GIANNI CELATI, op. cit., 2002, pag. 53. 322 EMYRS JONES, op. cit., 1993, pagg. 155-156.

Le cinture verdi inglesi si sono strumenti di tutela del paesaggio323, ma debbono essere lette nel loro ruolo di politiche complementari a quelle insediative finalizzate principalmente al contenimento dell’urbanizzazione attraverso l’imposizione di un vincolo all’edificabilità. Nelle Planning Policy Guidance del 1995 si sottolinea come debbano essere attentamente perimetrate per permettere, in un arco temporale relativamente lungo, eventuali espansioni del nucleo urbano. L’atteggiamento è estremamente moderato, richiamando quale principale obiettivo “…sviluppare e mantenere un approccio positivo al tema della gestione dei terreni provvedendo congiuntamente ad adeguate previsioni per i futuri insediamenti e assicurando che la cintura verde possa svolgere il suo compito”324, ma ciò tradisce l’effettivo ruolo contenitivo delle green belt.

La designazione a cintura verde consiste principalmente nell’attribuire al territorio periurbano lo status di green belt land, che implica la definizione di norme che regolano l’edificazione e l’uso del suolo. D’altronde, si insiste nelle PPG2, la principale finalità delle cinture verdi è l’openess: essere territori aperti, liberi, non costruiti; ed è questo carattere che si cerca di salvaguardare. Una delle criticità indotte da tale approccio, evidenziate dal Royal Town Planning Institute, è che paradossalmente i territori limitrofi alla città hanno maggiori limitazioni di edificabilità rispetto ai territori dell’aperta campagna, provocando così anomalie di tipo ambientale ed economico325. La principale difficoltà per le cinture verdi inglesi a gestire le trasformazioni del paesaggio periurbano, è data dalla loro staticità nell’apporre un vincolo, che mal si adatta alla dinamicità tipica delle aree di frangia.

E’ dunque difficile considerare le green belt inglesi progetti di paesaggio e questo risulta chiaramente dal fatto che non esistono piani disegnati o progetti di dettaglio delle cinture verdi, le quali sono sempre rappresentate come perimetri al fine di indicare, includendo o escludendo, territori da sottoporre a tale disciplina. Sebbene l’evolversi dei loro caratteri peculiari sia argomento di discussione come testimonia l’attuale scontro tra il Royal Town Planning Institute, il Town and Country Planning Association e il London Green Belt Council, le cinture verdi inglesi si configurano più come forme di tutela passiva, quindi come il mezzo attraverso cui conservare (o immobilizzare) il paesaggio periurbano, piuttosto che strumenti progettuali in grado di guidarne l’evoluzione326. Per renderle adatte a rispondere alle problematiche dei paesaggi di margine urbano è necessario sviluppare elementi di differenziazione sensibili alle reali caratteristiche paesistiche all’interno del progetto di cintura verde (in realtà quello che manca è proprio il progetto!), ponendo l’accento più sugli usi che sono considerati appropriati dalla legislazione, che sulle finalità di contenimento dell’urbanizzazione alle quali sono inevitabilmente legate. L’importanza delle green belt inglesi risiede invece nel rappresentare una politica dello Stato in grado di guidare le attività di pianificazione delle singole Amministrazioni locali nel creare cinture di verde attorno alle principali aree urbanizzate, sebbene questo sollevi problemi in ordine all’ingerenza del governo centrale nella localizzazione dei nuovi sviluppi urbani.

Se l’esempio di Londra ha valore paradigmatico per l’esistenza di un preciso indirizzo nazionale, il caso di Francoforte riveste un ruolo esemplare dal punto di vista metodologico, per la rivisitazione del modello tradizionale di cintura verde di matrice anglosassone adattandolo alle specifiche caratteristiche della realtà locale e alle esigenze della società contemporanea. In Germania le cinture verdi non sono infatti diventate una strategia statale, sebbene siano utilizzate fin dagli inizi del Novecento per pianificare l’espansione di alcune città (come Colonia, Berlino) e recentemente rilanciate in altre (Francoforte e Monaco), anche se solo nella città dell’Assia è stata raggiunta una posizione giuridica. L’importanza del 323 Accanto ai National Parks, Areas of Outstanding Natural Beauty (Aonb), Sites of Scientific Interest (Sssi) e Natural Reserves (Nr), Conservations Areas, Tree Preservation Order (Tpo).Cfr.PAOLA DE DONNO, Conservazione e tutela del

paesaggio in Gran Bretagna, in LIONELLA SCAZZOSI (a cura di), op. cit., 1999, pagg. 99-130.

324 Department of Environment, op. cit., 1995, pagg. 6-7, Annex A. 325 Cfr. Royal Town Planning Institute (Rtpi), op. cit., 2002, pag.1.

326 Quello che viene spesso definito come una combinazione tra negative control and positive action. Cfr. County

Planning Officer’s Society, Metropolitan Planning Officer’s Society, District Planning Officer’s Society, Planning in

the urban fringe, Initial report of the joint special advisory group, chairman John Gillis, Director of Economics

GrünGürtel di Francoforte risiede nell’aver rafforzato il concetto di un uso pubblico dei

territori di cintura, indipendentemente dalla proprietà delle aree, distinguendo tra la struttura essenziale costituita dai parchi pubblici e il resto del territorio periurbano in cui sono mantenuti gli usi del suolo esistenti e le proprietà private, riconvertendo ad un approccio ecologico le modalità di gestione in funzione di una utilizzazione ricreativa. Anche in Inghilterra i territori delle cinture verdi sono sia di proprietà pubblica che privata; la prima proposta per l’utilizzazione ricreativa del Green Girdle di Londra di Unwin, come successivamente quella di Abercrombie, si basa su una presenza consistente di aree private, ma fin da questi iniziali progetti si pone l’accento sull’importanza dell’acquisizione pubblica. La differenza sostanziale con l’esperienza tedesca consiste nel fatto che qui si stabiliscono delle priorità e delle gerarchie definendo una struttura portante, una sorta di nucleo indispensabile alla sopravvivenza del sistema che si garantisce alla proprietà pubblica.

Quello della proprietà abbiamo visto essere un tema cruciale per la definizione progettuale al quale il GrünGürtel trova una risposta plausibile attraverso la riduzione degli espropri e l’attivazione di convenzioni con i proprietari privati in una situazione analoga a quella italiana per la presenza di una elevata parcellizzazione fondiaria, sebbene nella città tedesca siano attive da tempo politiche di acquisizione delle aree forestali di margine urbano.

Con la cintura verde di Francoforte siamo in presenza di un piano effettivamente disegnato, a scala idonea a rappresentare l’articolazione dell’area metropolitana (1:30.000), che delinea una Vision. Si tratta dell’individuazione di un quadro generale, a cui si aggiungono le direttive di intervento del Manifesto della cintura verde, al quale debbono conformarsi le singole iniziative, sia pubbliche che private ed in conformità del quale sono studiati i progetti di paesaggio che prefigurano dettagliatamente le trasformazioni. Il GrünGürtel identifica gli usi del suolo per ogni area compresa all’interno del perimetro della cintura verde e articola e gerarchizza gli spazi, cosa che, come si è visto, non avviene nelle cinture verdi inglesi costituendo proprio una delle richieste di revisione formulate dal Tcpa nell’ambito del dibattito promosso dal Governo sulla revisione di questa politica.

Rispetto alla cintura verde londinese in cui è fondamentalmente apposto un vincolo conservativo, non specificando contemporaneamente un progetto di uso, la cintura verde di Francoforte appare uno strumento più flessibile – si ricorda come una maggiore flessibilità sia la principale richiesta avanzata dalle istituzioni inglesi, sebbene in funzione della sola edificabilità - in grado di guidare le trasformazioni del paesaggio periurbano, assecondandone la dinamicità. Inoltre, l’approccio tedesco è fondamentalmente basato su una continua

approssimazione al risultato e agli obiettivi finali attraverso interventi parziali che, inseriti nella

strategia generale, consentono di ottenere obiettivi specifici. E’ la strategia del progetto- processo che è risultata vincente anche in alcune situazioni italiane come a Milano per il Parco Nord.

Il GrünGürtel appare rispondere meglio alle esigenze della società contemporanea perché coniuga finalità di tutela del paesaggio agrario e di razionalizzazione degli insediamenti con obiettivi di uso a parco del territorio periurbano. Se gli usi ricreativi sono presenti nelle cinture verdi inglesi fin dalle prime proposte di Unwin e Abercrombie, questi, come evidenziano le attuali direttive nazionali, rappresentano possibili utilizzazioni del paesaggio che fa parte della cintura e non motivazioni per la costituzione della green belt. In Gran Bretagna ancora oggi le cinture verdi sono considerate principalmente uno strumento attraverso cui contenere l’urbanizzazione, un paesaggio libero dall’edificazione dove è possibile anche ricrearsi. Le recenti proposte di revisione sembrano procedere in questa direzione richiedendo un approccio maggiormente adattabile alle situazioni locali tale da far diventare le green belts “…eco-belts, così che il territorio attorno le città supporti una serie di usi ecologici e sostenibili…”327.

Il terzo caso, infine, è quello della cintura verde di Ravenna; esperienza esemplare in Italia di un’idea che si è effettivamente tradotta in disegno degli spazi aperti, la cui recente rivisitazione consente di fare un bilancio decennale del progetto.

Innanzitutto la sua attuazione è determinata dall’esistenza di un contesto legislativo e culturale avanzato in tema di verde urbano, pianificato attraverso uno strumento di settore come il piano del verde previsto dalla legislazione regionale, sebbene si sollevino perplessità circa la separazione dal piano regolatore nel trattamento dei temi ambientali328; secondariamente si da concreta garanzia di realizzabilità al disegno di cintura attraverso l’attivazione di meccanismi di trasferimento dei diritti edificatori in un settore della città dove sono attivi processi di ristrutturazione urbanistica determinati dalla dismissione delle attività portuali. Se all’inizio del progetto, alla fine degli anni Ottanta, l’Amministrazione comunale non disponeva di alcuna proprietà nei territori investiti dalla previsione di cintura verde, oggi vede aumentato il proprio patrimonio di aree pubbliche, realizzate circa all’ottanta percento da privati all’interno dei piani di lottizzazione, ricorrendo solo in minima parte ad espropri. Per contro, la costruzione è abbastanza lenta, spesso ridotta a interventi di corredo delle opere architettoniche e di limitata estensione. L’aspetto critico dell’esperienza risiede proprio nell’estensione territoriale coinvolta, effettivamente contenuta e compressa tra le ultime propaggini periferiche dell’insediamento e la rete infrastrutturale che lo circonda senza interruzioni, mancando di importanti relazioni, escluse quelle funzionali alla mobilità, con il territorio agricolo, sebbene in fase di revisione del progetto si attribuisca una maggiore importanza al collegamento lungo il Fiume Uniti verso il mare. Il tema della ricostituzione di un limite alla città attraverso la cintura verde che diventa elemento di distinzione tra paesaggio urbano e agrario e strumento di ridefinizione della forma della città è infatti centrale, connotando l’esperienza italiana rispetto a quella tedesca.

La scelta di leggere in maniera più approfondita le esperienze di Londra, Francoforte e Ravenna è legata anche alla volontà di segnalare approcci afferenti a contesti culturali, sociali e ambientali differenti. La confrontabilità delle esperienze trascende la dimensione delle stesse, essendo riferite a situazioni dimensionalmente e caratterialmente diverse. Londra, infatti, “città mondiale” di Peter Hall o “città satellite” nella recente classificazione di Emyrs Jones si pone indubbiamente a una scala differente rispetto a quella di una “metropoli piccola” come Ravenna o a una “metropoli centro” come potrebbe essere Francoforte329.

Lo scopo non è comunque quello di paragonare le esperienze, ma trarre utili indicazioni in merito al progetto dei paesaggi di limite. In relazione invece alla comparazione con la città di Firenze scelta per l’applicazione metodologica, Francoforte appare avere maggiori affinità: si riscontra, al di là delle differenze morfologiche, storiche ed economiche, una sostanziale omogeneità nelle dimensioni del sistema metropolitano – la città tedesca si è sviluppata sulle rive del fiume Meno con un centro storico ben definito e piccolo in relazione all’espansione successiva dell’edificato in un paesaggio caratterizzato da alternanza di rilievi e valli - e una sorta di passato nobile nell’attenzione rivolta al progetto degli spazi aperti - che qui si fonda sul disegno dell’Alleenring e sulla figura di Lebrecth Migge.

La lettura delle esperienze progettuali attraverso tre parametri valutativi

Relazionalità, flessibilità e sostenibilità sono tre parametri valutativi che racchiudono molteplici significati e livelli diversi di lettura dei progetti indagati; sono tre criteri interpretativi attraverso cui leggere le esperienze, ma al tempo stesso rappresentano modalità complesse di approccio al progetto dei paesaggi di limite.

Con relazionalità si indica la capacità del progetto di stabilire relazioni sia all’interno della cintura verde che con il paesaggio esterno.

Il termine vuole sì indicare la connessione, ma non esclusivamente ecologica o relativa alla mobilità; si tratta di una più complessa capacità sinaptica di stabilire relazioni trasversali che intersecano e si sovrappongono al disegno circolare di cintura. Progettualmente ciò si traduce 328 Cfr. GABRIELE PAOLINELLI, Pianificazione paesistica e politiche di governo del territorio, in BIAGIO GUCCIONE,

GABRIELE PAOLINELLI (a cura di), op. cit., 2001, pagg. 25-29.

329 Si fa riferimento alle definizioni di metropoli contenute in PETER HALL, Le città mondiali, trad. ita. Antonietta

nella scelta di assumere la cintura verde non come un modello formale vincolante ma come disegno di base con una forte carica figurativa, integrato e supportato da altre espressioni progettuali.

Se il progetto paesistico non può utilizzare segni privi di legami topologici e di spessore temporale, ciò è ancor più vero per il progetto dei paesaggi di limite che, come è stato messo in evidenza, configura luoghi di transizione che separano e mettono in relazione, dove convergono una molteplicità di situazioni.

Esemplare è il GrünGürtel di Francoforte che non impone forzatamente una nuova forma attorno alla città, ma si adatta alla morfologia dei luoghi; non vi colloca nuove funzioni, ma ne asseconda le vocazionalità. La sua capacità di relazione è esplicita nella decisione di integrare il disegno circolare di cintura con quello di corridoi verdi, sia in direzione del centro della città che verso importanti aree verdi a scala regionale. La connessione ecologica è poi garantita dal sistema fluviale, mentre la connessione funzionale dalla rete capillare di percorsi ciclopedonali e dalla rete carrabile delle strade di particolare qualità o significato che permettono la completa fruibilità della cintura verde, supportata anche da un efficiente sistema di mobilità pubblica. La Green Belt di Londra, invece, mostra questi caratteri solo nella formulazione originaria di Abercrombie, per le già discusse costrizioni proprie dello strumento inglese. Anche la cintura verde italiana presenta tale condizione solo nell’impostazione generale del piano del verde che prevede diversi e correlati sistemi ambientali, mentre è limitata nella sua traduzione progettuale.

Con il termine flessibilità si indica l’esigenza di un approccio multi-finalizzato al progetto dei paesaggi di limite, che coinvolge luoghi dinamici, spesso contraddittori. Il principale carattere dei territori periurbani è infatti che si trasformano velocemente. Il progetto deve dunque consentire di raggiungere obiettivi multipli: protezione ecologica, valorizzazione delle permanenze del tessuto rurale, ma anche finalità produttive attraverso il mantenimento dell’agricoltura e della selvicoltura e l’incentivazione delle attività turistico- ricreative. Da qui consegue la domanda di come ottenere tali obiettivi: la proposta progettuale per i paesaggi di limite necessita di strumenti capaci di consentire un dialogo con le modificazioni economiche e sociali, distinguendo tra quelle negoziabili legate ai cambiamenti continui della città e quelle non negoziabili perché costituiscono elementi fondanti la struttura. Generalmente, infatti, nelle esperienze progettuali analizzate si attribuisce ruolo portante all’insieme dei parchi pubblici che diventano i capisaldi di un sistema del verde complesso, le cui diverse funzioni che caratterizzano il territorio periurbano debbono essere messe in equilibrio.

E’ fondamentale dunque essere flessibili, attivare sinergie e moderare i contrasti. Ancora una volta il caso di Francoforte è esemplare poiché si attribuisce un’importante finalità al mantenimento dell’agricoltura e della selvicoltura, due usi del suolo che consentono di gestire grandi estensioni territoriali inedificate senza doverle riconvertire ad usi pubblici. Il

GrünGürtel non prevede la modifica delle attività che attualmente si svolgono nei territori

investiti dalla previsione di cintura verde, ma le modalità di gestione degli stessi, in modo che siano compatibili con la strategia generale.

Si mantengono le attività agricole, ma si riconvertono a modalità di tipo ecologico; si continua a utilizzare il bosco per finalità produttive, ma si conserva il carattere estensivo che consente l’uso ricreativo. L’agricoltura rivolta verso forme di coltivazione ecologica e la selvicoltura possono coesistere senza innescare grandi elementi di conflittualità con la presenza di aree destinate alle attività ricreative e allo svago; maggiori elementi di conflittualità possono invece derivare dalla fruizione pubblica di aree agricole per i percorsi di attraversamento nelle aree coltivate.

Il terzo parametro utilizzato nella valutazione delle esperienze indagate è la

sostenibilità, non solo ambientale, ma intesa in termini più generali.

La sostenibilità economica ha una particolare importanza nel progetto dei paesaggi di limite, poiché questo riguarda interventi su superfici di grandi estensioni che rivestono un ruolo insostituibile dal punto di vista posizionale, anche indipendentemente dalla loro qualità intrinseca. Sono quindi necessarie strategie forti di lungo termine che consentono una

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