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Codici e tradizione manoscritta

PARTE SECONDA

11. Codici e tradizione manoscritta

Se si eccettua il Chartres 92583, distrutto nell’ultimo conflitto mondiale, la tradizione manoscritta dell’ars Iuliani che consta di dodici manoscritti, di cui la maggior parte riporta solo excerpta, si estende per un arco temporale di circa sei secoli, dal IX al XV. Di seguito verranno elencati i sigla dei codici in ordine alfabetico.

B

Bern, Burgherbibliothek, Lat. 123, saec. IX-X, pergam., ff. 128, 302 x 174 mm.

112 112 4 Codice pergamenaceo scritto in carolina a Fleury, databile tra il IX ed il X sec, anche se l'Hagen584 propende per il pieno X sec.; ogni foglio è scritto su colonne di 34 linee; nella parte iniziale ed in quella finale sono stati aggiunti quattro folia, attualmente di pessima condizione, databili al IV o al V sec. di argomento ecclesiastico in onciale, contenenti le omelie di San Gregorio su Ezechiele. La scrittura si mostra a tratti illeggibile su diversi folia, almeno dai ff. 1r-23v, aggravati da evidenti macchie di umidità, come rileva anche la Maestre Yenes: ʻParece ser que el antiguo volumen estuvo sometido a la humedad antes de ser encuadernadoʼ (LXXIV) e compromettenti sicuramente la corretta decifrazione del contenuto iniziale. La sua provenienza si ubica presso l'abbazia Benedettina di Fleury-sur-Loire, come il Bern. 207. Al di sopra del margine dei ff. 119v, 127v e 128v si legge l'intestazione Liber Sancti Benedicti Floriacensis. Si rileva anche la presenza, alquanto marcata e consistente, di note e nomi marginali di grammatici, come Donato, Sergio, Dositeo e Pompeo, uniti ai nomi di Cicerone, Virgilio, e Lucano, in corrispondenza di determinate sezioni del codex, contenente centoni grammaticali, realizzati con gli excerpta di questi autori, ai ff. 78v-117r, aggiunti, tra l'altro, da mani differenti, secondo quanto riporta l'Esposito585: In some places the writing is no longer legible. There are a number of a marginal notes, most of which are in a modern handʼ. Sui quattro fogli aggiunti all'inizio ed alla fine, Lowe586 opina che siano stati scritti nell'Italia Settentrionale, in base alle caratteristiche dell'onciale impiegata, soprattutto per l'arco della a, realizzato con un tratto molto sottile ed oblungato. Il contenuto è essenzialmente grammaticale, fondamentale, con il Bern. 207, per la ricostruzione e l'esegesi dei grammatici antichi, tanto che si può estendere a questo codice il giudizio che Lindsay587 espresse per il Bern. 207: ʻThe compiler's own copy, written under his direction by two skilled pencmen as a text-book for his lectureʼ. Il Bern. 123 apparteneva con ogni probabilità a Pierre Daniel ed a Jacob Bongars, citati nel f. 128v., finché esso fu donato alla città di Berna nel 1632. Giustamente l'Hagen, che ha studiato e descritto dettagliatamente il codex, suppone che le note ed i nomi degli auctores marginali siano da attribuire ai due possessori del codice, codex olim Floriacensis Petri Danielis,

cuius manu multa in marginibus scripta sunt, tum Bongarsii fuit, cuius nomen in prima et in ultima pagina legitur (XXXII). I folia hanno la numerazione progressiva in I, II, III, IV, realizzati da una

pergamena di buona qualità e vergati con un inchiostro marrone scuro. Le abbreviazioni più impiegate sono: dix=dixit, q=quae, scs=sanctus, dmn=dominum, u°=uero, oma=omnia, nrm=nostrum, nmi=numeri, ee=esse, pptr=propter e usr=vester.

ff. 1r-31v Clemente Scoto, Ars grammatica, mutila all'inizio

inc. Est ap' latinum (corr-os) unde latinitas orta est

584 Hagen, cit., 1870, XXXII-XXXVII e Catalogus codicum Bernensium, Bernae 1875, 101-102, 178, 308. Cod. Bern

123 saec X forma maxima nil nisi grammaticos libros continens foliis CXXVIII constat: sed et in initio et in fine bina folia adiuncta sunt lacera condicione saeculo quinto vel sexto scripta ecclesiastici argumenti. Codex et ab initio et in fine mutilatus olim Floriacensis Petri Danielis, cuius manu multa in marginibus scripta sunt, tum Bongarsii fuit, cuius nomen in prima et in ultima pagina legitur. Quaternionum signa regulariter posita sunt inde a f. 8b (II) usque ad f. 128b (XVII) passim putredine deleta, sed maximam partem temporum aequitate conservata. Primum igitur operis quaternionem intercidisse patet, cuius argumentum utrum ad solum eam, a qua liber incipit, artem pertinuerit, an alia quoque scripta conplexum fuerit, difficile est diiudicatu, sed cum ea ars, qua nunc habetur forma, tam a litteris exordium capiat, verisimilium est alia quoque antecessisse.

585 Cfr. M. Esposito, Hiberno-Latin Manuscripts in the Libraries of Switzerland, 2, «Proceedings of the Royal Irish

Academy» 30, 1912-13, 1-14, 9.

586 Cfr. CLA, 7, 6 n. 858.

587 Cfr. Lindsay, cit., 1910, 67; Id., Notae Latinae: an Account of Abbreviation in Latin Mss. of the Early Minuscule

113 113 4

expl. preterea seorsit ad verbum a se ut a de deorsum et a super sursum

ff. 16r-21r De pronomine ff. 21r-23r De verbo ff. 23r-27v De adverbio ff. 27v-28v De participio ff. 28v-30r De coniunctione ff. 30r-31v De praepositionibus ff. 31v-53r Ars anonyma

inc. Quid est vox? Aer ictus sensibilis quantum in ipso est

expl. numquid licet nobis alias partes orationis pro interiectionibus ponere?

f. 53v Excerptum grammaticum de voce

inc. Omnis vox aut articulata est et litterata ut arma virumque cano expl. aut inarticulata et inlitterata ut crepitus mugitus et similia

ff. 53v-78v Alcuino, Ars grammatica

inc. Expositio dvorum discipvlorum Albini. In Donati arte feliciter expl. Expositio brevis de 'Circumcirca' locutione

ff. 78v-117r Ars grammatica, anonima ed anepigrafa, costituita da excerpta di Donato, Pompeo e Sergio

ff. 117r-128v Giuliano di Toledo, Ars grammatica, anepigrafa e mutila

inc. Partes orationis quot sunt? Octo

expl. Quia imperativo modo in e mutatur et facit semper in e.

Dunque dell'ars giulianea, nel codex Bern. 123, restano il de nomine (ff. 117r-122v), il de

pronomine (ff. 122v-126v ITEM PARS SECUNDA DE PRONOMINE) ed il de verbo (ff. 126v-128v PARS TERTIA DE VERBO).

D

Berlin, Staatsbibliothek, Preuss. Kulturbesitz, Diez. B Santen. 66, saec. VIII ex., membr. ff. 1-181, 23, 5 x 15, 5 mm.

Codice membranaceo588 con fogli numerati da 1 a 263 in alto nel margine del recto, vergato in carolina. Secondo Bischoff589 il codice è stato confezionato da due scribi carolingi, denominati rispettivamente A e B, di cui il primo di scuola scrittoria francese (pp. 3-116.6 e 129-216), il secondo italiana (pp. 2, 116. 7-128 e 217-363)590. Si colloca alla fine dell'VIII sec., molto spoglio, privo di ornamentazione, marrone scuro, forse realizzato ad Aquisgrana, per poi passare in Italia già alla fine dell'VIII sec; nel X sec. il codex accolse aggiunte, correzioni, note e glosse, limitate ad alcuni testi medievali. Lo si ritrova a Brescia nel XVI sec., nel monastero di SS. Faustino e Giovita e nel 1775 nella biblioteca di Pietro Antonio Bolongario-Crevenna (n. 2053); nel 1790 fu acquistato dal filologo olandese Laurus von Santen. Si presenta come la solita miscellanea di testi

588 Cfr. CLA, 8, 1044.

589 Cfr. B. Bischoff, Sammelhandschrift Diez. B Sant. 66: Grammatici Latini et catalogus librorum. Vollständige

Faksimile-Ausgabe im Originalformat der Handschrift aus der Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Einführung B. Bischoff, Graz 1973, 11-26.

114 114 4 grammaticali e soprattutto metrici, copiato da diversi antigrafi. Il Lowe ed il Bischoff591 confermarono quanto asserito in precedenza dal Traube592, ovvero il suo stretto legame con lo

scriptorium593 di corte. Per il Bischoff lo scriba B ricevette da A il manoscritto, proseguendo, correggendo ed apportando modifiche al lavoro, da p. 223, in ispecie per i testi di contenuto metrico, con una scrittura dal ductus veloce (p. 2, 116. 7-128 e 217-223). Tra i testi spiccano un componimento per la vittoria di Pipino re d'Italia sugli Avari De Pippini regis victoria Avarica (pp. 127-128), una lista di autori ed opere classiche Catalogus librorum antiquorum (p. 218), cinque componimenti dedicati ad altrettante personalità della corte palatina (pp. 220-222) Angilbertus ad

Petrum Diaconum, Carolus magnus ad Petrum Diaconum, Paulus Diaconus ad Petrum Diaconum, Fiducia ad Angilramum archiepiscopum Mettensem e Versus fiduciae, commenti all'ars Donati, Commentum artis Donati (pp. 85-86, 92-102, 124-125) ed il De metris di Mallio Teodoro (pp.

231.2-234), estratti dai capitoli V-XII, rimaneggiati ed interpolati. Proprio la lista di testi, forse quelli posseduti nella biblioteca di Carlo Magno, oltre ai cinque componimenti, costituirebbero, per Bischoff, le prove della circoscrizione del ms. alla scuola di corte, anche se Ullman594 e Gorman595 si sono opposti a tale ricostruzione, secondo i quali il codex potrebbe essere stato realizzato a Corbie o in Italia secondo la Villa596, forse alla corte veronese di Pipino, come accade per il Par. Lat. 7530, in quanto manuale laico di formazione di funzionari colti; perciò entrambi i codices

rifletterebbero gli interessi di Pietro da Pisa, di cui B contiene l'ars, e di Paolo Diacono, presenti, per un periodo, alla corte palatina, ma di formazione longobarda597.

Per quanto riguarda l'ars Iuliani, sono stati rintracciati pochi excerpta dall'Holtz, in seguito confermati dal Munzi598, all'interno di una ars grammatica anonima. Tuttavia di quanto si riesce ad isolare e ad assegnare con sicurezza a Giuliano resta ben poco, ovvero due exempla, uno relativo al genere della favola, già individuato dal Dronke599, con cui Giuliano definisce il ritmo all'interno della poesia popolare: veluti cantica vulgarium poetarum ex hoc Lupus dum ambularet viam,

incontravit asinum, e l'altro, invece, è il noto verso virgiliano Infandum, regina, iubes renovare dolorem (Verg. aen. 2, 3). È evidente che gli excerpta giulianei, peraltro assai scarsi e poco cogenti

alla nostra restitutio textus, costituiscono, con altri estratti di Audace e Mario Vittorino, un centone di argomento metrico, i cui excerpta sono stati considerati dal Bischoff resti di una compilazione metrica precarolingia o, piuttosto, ancora tardoantica.

E

Erfurt, Wissenschaftliche Bibliothek, Amploniano F. 10, saec. IX membr., ff. 136, 292 x 180 mm.

591 Cfr. Bischoff, cit., 1973, 15-20.

592 Cfr. L. Traube, Die lateinische Sprache des Mittelalters, in Vorlesungen und Abbandlungen II, Einleitung in die

lateinische Philologie des Mittelalters, München 1911, 31-121, 50.

593 Cfr. Bischoff, cit., 1965, 42-62.

594 Cfr. B. L. Ullman, A List of Classical Manuscripts perhaps from Corbie, «Scriptorium» 8, 1954, 24-37.

595 Cfr. M. Gorman, Peter of Pisa and the Quaestiunculae copied for Charlemagne in Brussels II 2572, with a note on

the codex Diezianus from Verona, «Revue Bénédictine» 110, 2000, 238-260 e Id., The Oldest List of Latin Books, «Scriptorium» 58, 2004, 48-63, 50.

596 Cfr. Villa, cit., 1995, 299-322; Ead. Cultura classica e tradizioni longobarde: tra latino e volgari, Paolo Diacono.

Uno scrittore fra tradizione longobarda e rinnovamento carolingio, «Atti del convegno internazionale di studi, Cividale del Friuli-Udine, 6-9 maggio 1999», a c. di P. Chiesa, Udine 2000, 575-600 e Il canone poetico mediolatino (e le strutture di Dante, Inf. IV e Purg. XXII, «Critica del Testo» 3, 1, 2000 (Il Canone alla fine del millennio), 155-176.

597 Cfr. M. Spallone, Ricerche sulla tradizione manoscritta dell’«Anthologia Latina» (AL 181, 186-188, 379 Riese):

itinerari testuali nell’età carolingia, «Studi Medievali» 3, 29, 1988, 607-624.

598 Cfr. Munzi, cit., 1976, 473.

115 115 4 Codice membranaceo in carolina con 36 righe di scrittura ai ff. 1r-103v e 107r-136v (su due colonne invece ai ff. 125v-136v), 46-47 righe invece ai ff. 104r-106r; le iniziali sono decorate a penna. Note marginali, per la maggior parte di mano del IX sec., relativamente ai ff. 9r, 9v, 11r, 12r, 14v, 19v, 20r, 20v, 21r, 22r, 22v, 23r, 24r, 24v, 25v, 26r, 26v, 27v, 28r, 29r, 30r, 38r, 45r, 52v, 59v, 60v, 65vr, 66r, 69v, 89r, 102r, 103r, 104r, 104v e 105r-v. Il testo, come ha rilevato la Barbero600, è vergato da almeno tre mani differenti: mano A (ff. 1r-100v e 107r-136v), mano B (f. 100v metà inferiore) e mano C (ff. 101r-106r). Il Bischoff ne assegna l'origine geografica all'Austrasia, invece lo Schum601 ritiene più probabile il sud della Francia, per la presenza di alcuni tratti visigoti. Il Funaioli602 confuta recisamente la tesi del Gundermann603 per cui il codex potrebbe datarsi all'VIII sec.

ff. 1r-44r Giuliano di Toledo, ars grammatica, estratti, incipit illeggibile.

expl. Quia de multis libris abscinduntur sententiae.

Le note poste a margine di questa parte di testo sono le più lunghe ed interessanti, nonostante sia impossibile decifrarne il contenuto sulla base di un'analisi condotta non autopticamente; si segnalano rimandi a Pompeo (ff. 14v, 29r), oltre al ricorrere sovente della formula notandum quod ai ff. 12r e 21r; in alcuni casi si tratta semplicemente di un'integrazione di porzioni di testo aggiunte con un asterisco della forma descritta nelle Etymologiae di Isidoro: ʻAsteriscus adponitur in his quae omissa sunt, ut inlucescat per eam notam, quae deesse videnturˮ (1, 21, 2). Tuttavia di Giuliano dai ff. 1r-28v si raccolgono le otto parti del discorso, cioè la prima parte dell'ars: nome, pronome, verbo, avverbio, participio, congiunzione, preposizione ed interiezione. Invece dai ff. 28v-44r: DE LITTERA, ITEM DE SILLABA, DE FINALIBUS SILLABIS, DE PRONOMINE, DE

VERBO, DE ADVERBIO, DE CONIUNCTIONE, DE PRAEPOSITIONE, DE INTERIECTIONE, DE PEDIBUS, DE ACCENTIBUS, ITEM DE POSITURIS. I ff. 60v-69v e 121v-122v, sotto al titolo INCIPIT TRACTATUS DE VITIIS A DIVERSIS TRACTATIBUS COLLECTUS, contengono le

sezioni: de ceteris vitiis, de metaplasmo, de schematibus e de tropis. Il copista, nel margine inferiore del f. 69v, ha collocato una nota ed un richiamo del tipo istam notam require ante quattuor

folia in fine, che poi compare nfatti al f. 121. Beeson604 non a torto ritiene che molto probabilmente queste due parti, in cui si suddivide nel codex l'ars giulianea, siano state in origine separate, ovvero appartenessero a due codici differenti, già nell'antigrafo di E.

ff. 44r-45r Paolo Abate, Breviarium, estratti dalle Institutiones di Cassiodoro titolo EX LIBRO BREVIARIO PAULI ABBATIS

inc. Liber dictus est a libro, id est arboris cortice demto expl. sic extitisse commemorat dicens prius quidem

ff. 46r-60v ars grammatica anonyma, nel marg. sup. di mano del XIV-XV sec.: Haec ut credo

lectio Servii est super Donato licet confusa.

600 Cfr. Barbero, cit., 1990, 151-174 e Ead., cit., 1993, 253-278.

601 Cfr. W. Schum, Beschreibendes Verzeichnis der Amplonianischen Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin 1887,

9-11 e 587

602 Cfr. Funaioli, cit., 1911, 48.

603 Cfr. R. Hanow, De Iuliano Toletano, diss. Ienae 1891, 26. 604 Cfr. Beeson, cit., 1924, 68.

116 116 4

Inc. Unde incipere debeat grammatica. Quod grammatica a nomine incipere debet. expl. per qualitates, genera, numerus, figura et casus.

Nel marg. sup. del f. 60v una mano del XIV-XV scrive Servius est usque in fine totius libri quarti. ff. 60v-69v Giuliano di Toledo, ars grammatica, excerpta,

titolo: INCIPIT TRACTATUS DE VITIIS A DIVERSIS TRACTATIBUS COLLECTUS

inc. Acirologia est impropria dictio ut hunc ego expl. hoc tropo et Nanos Aclantas vocamus

ff. 70r-88r Agostino, Regulae

titolo: IN NOMINE DOMINI INCIPIT REGULA AURELII AUGUSTINI DE NOMINE

inc. Omnia nomina XIII litteris terminantur

expl. neutro ducenta, mille indeclinabile est (GL 5, 496-524)

ff. 88r-98r Foca, ars de nomine et verbo

titolo: INCIPIT PHOCAE GRAMMATICI DE NOMINE ET VERBO

inc. Ars mea multorum est expl. in fine semper brevis est

ff. 99v-100v Isidoro, Etymologiae, estratti titolo: DE ORTOGRAFIA

inc. Ortografia grece latine recte scriptura expl. geminandum esse litteram

f. 100v Alcuino, Carmen 42

inc. Splendida dum rutilat roseis aurora quadrigis expl. O laus atque decus rex sine fine vale

ff. 101r-106r Alcuino, De orthographia, nel marg. sup. di mano moderna ″Beda de orthographia″

inc. Aeternus, aetas, aevum pro duo

expl. vespere quae lucescit in prima sabbati (GL 7, 295-312)

ff. 107r-120v Sergio, Explanationes in artem Donati, precedute da un passo di Donato Ars Minor titolo. INCIPIT EXPOSITIO MAGISTRI SERVII DE PARTIBUS ORATIONIS

inc. Oratio dicitur elocutio quasi oris ratio expl. cum exclamatione ab irato proferuntur.

ff. 121r-122v Giuliano di Toledo, ars grammatica, estratti, continuazione dal f. 69v

inc. Et cecos videntes et Ethiopos margaritas expl. et est figura iille cithara fretus ego pietate

ff. 122r-124v Isidoro di Siviglia, Etymologiae, estratti

inc. Prosa est producta oratio

expl. tertium nihil habet. Finit lectio Sergii grammatici

f. 125r Alfabeto greco,

titolo: ALPHABETUM GRAECUM SECUNDUM NUMERUM

inc. Alfa...mia... expl. N T sile.

ff. 125v-136r Hermeneumata Amploniana605

inc. Ermeneumaton interpretamentorum. Proton primum expl. Ypetion sarculum.

117 117 4 A dispetto di quanto il Funaioli e lo Schum hanno creduto di leggere all'interno del codex, riducendo il magmatico contenuto grammaticale a meri excerpta da Isidoro, da Donato e da Servio, ad un'analisi più attenta, invece, si deve riconoscere la natura polimorfa e variegata dei testi contenuti nell'Amploniano, così da creare un vero manuale di grammatici, molto simile ai Bern. 123 e 207. Nel codex spicca un'anonima ars ai ff. 46r-60v, definita a sua volta da un anonimo lettore del XV sec., come un commento serviano a Donato che riproduce lo svolgersi di una lezione scolastica, in cui ad un discorso di base, letto o condotto come commento ordinato ad un altro testo, il docente aggiunge altre notizie sovvenutegli al momento, limitatamente alle frasi introdotte dal quod, che servono, a loro volta, come exempla ed approfondimenti. Infatti, ad una prima parte, in cui si susseguono numerosi paragrafi, rispettosi del classico ordine argomentativo delle grammatiche tardoantiche, segue una seconda, composta di brevi frasi, indipendenti una dall'altra ed introdotte spesso da un quod, seguito talvolta dal verbo al congiuntivo. Questa grammatica, contenuta all'interno di E, nota anche con il nome di Liber Glossarum, trasmette il commento alle sezioni dell'Ars maior III di Donato: de barbarismo, de soloecismo, de ceteris vitiis, de metaplasmo, de

schematibus e il de tropis, divenendo essa stessa testimone distinto da E per la parte giulianea dei

vizi e delle virtù del discorso. Secondo la Barbero606, a cui si deve lo studio assai approfondito del codex, questa congiunzione ebbe notevole fortuna all'interno di notabilia di argomento giuridico e

grammaticale dal medioevo al rinascimento, caratterizzando anche i testi scolastici607. Tale funzione ricoperta dall'ars rende l'Amploniano F 10 assimilabile ad una dispensa centonaria di grammatici che all'occorrenza venivano letti e discussi, come dimostrerebbero altresì le numerose note marginali, oltre all'uso massiccio della congiunzione quod. Pertanto non si deve escludere affatto che il codex in questione abbia goduto di una diffusione prettamente scolastica, aspetto che è rafforzato dalla struttura dialogica di certi passi: Quaeritur a quibusdam cur medicina non

adnumeretur inter septem artium liberalium disciplinas, quibus respondendum est (f. 51v) e sed dicis: quid sunt gradus (f. 46r). Per concludere, la grammatichetta, indicabile con Quod, contiene

pericopi di Donato, Pompeo, Giuliano, Audace, Isidoro e Sergio, assumendo in tal modo la facies autonoma di un'ars nell'ars. Le abbreviazioni più frequenti riscontrabili: qnm=quoniam, s=sunt, ds=deus, sps=spiritus, oms=omnes, :b=bus, au=autem, scis=sanctis, nom.=nomen e nrm.=nostrum.

F

Bern, Burgherbibliothek, Lat. 207, saec. VIII ab., pergam., ff. 197, 300 x 175 mm.

Codice pergamenaceo realizzato molto probabilmente a Fleury-sur-Loire alla fine dell'VIII sec., come si può dedurre da un cyclus paschalis presente al f. 257v, che rinvia all'anno 797, in un'elegante minuscola irlandese, i cui tratti sono realizzati con aste ascendenti e discendenti,

606 Cfr. Barbero, cit., 1993, 257; B. Bischoff, Manuscripts and Libraries in the Age of Charlemagne, Cambridge 1994,

143-144; Bruni, cit., 1997, XXXIII; B. Bischoff, Katalog der festländischen Handschriften des neunten Jahrhunderts (mit Ausnahme der wisigotischen), voll. 2, Wiesbaden 1998-2004, 116; De Paolis, cit., 2000, 173-221; Munzi, cit., 2000, 103-114; L. Bosch-A. A. Notter, Lumières de l'an mil en Orléanais: autour du millénaire d'Abbon de Fleury, Turnhout 2004, 198, 214-216 e 235; T. Bouillon, Augustinustexte in der Amploniana, «Die Bibliothek des Amplonius Rating de Berka und ihre verborgenen Schätze», hrsg. von J. Pilvousek-J. Römelt, Würzburg 2010, 21-26; Martorelli, cit., 2011, XXXII-XXXIII; J. Carracedo Fraga, Un capítulo sobre barbarismos y soloecismus en el códice CA 2° 10 de Erfurt, «Euphrosyne» 41, 2013, 245-258 e id., cit., 2015, 87-90.

607 Cfr. M. Ferrari, Recensiones milanesi tardo-antiche, carolingie, basso medioevali di opere di sant’Ambrogio, in

Ambrosius Episcopus, «Atti del Congresso internazionale di studi ambrosiani nel XVI centenario della elevazione di sant’Ambrogio alla cattedra episcopale, Milano 2-7 dicembre 1974», a c. di G. Lazzati, Milano 1976, 84-100. Cfr. G. Mercati, Le Titulationes nelle opere dogmatiche di S. Ambrogio, Opere minori, Città del Vaticano 1987, 462-464.

118 118 4 riccamente ornato con figure zoomorfe di conigli, anatre e serpenti che abbracciano ed intrecciano le capitali dei folia, colorate in modo screziato da inchiostri verde, giallo ocra, viola e beige (f. 130r, 148r, 166r, 167r, 171v e 186v), con glosse irlandesi e runiche ai ff. 14v-15r. L'Hagen608, tuttavia, datava il codex al IX-X sec., al contrario del Lowe che preferiva appunto una retrodatazione. Il Beeson, in accordo con l'Hagen, propende segnatamente per un'assegnazione più tarda rispetto all'VIII sec, nonostante alla fine del cyclus paschalis sia impressa la data 797 con una macchia d'inchiostro rosso, in merito alla quale, lo studioso ne sostiene la probabile casualità609: ʻScribes in copying such documents often marked the current year with a red dot. But the presence of such a mark is unreliable as evidence, it may have been copied with the table or it may be accidentalʼ. Funaioli610 e Lindsay611 ritengono che il codex sia stato realizzato, invece, a Bobbio da un archetipo insulare, confermato inoltre dal frequente uso dell'onciale per alcuni sottotitoli. I ff. 1-24 del Par.

Lat. 7520 in origine appartenevano al Bern. 207, di cui costituivano nello stesso i ff. 212-235 e di

cui i ff. 212-220 misurano 315x115 mm. Il codice è un'amplia ed articolata raccolta di testi esclusivamente grammaticali, sì da realizzare un corpus unico visigotico. Trattasi di un vero livre de