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L’ars Iuliani, una grammatica adespota?

PARTE SECONDA

5. L’ars Iuliani, una grammatica adespota?

Si è già in parte affrontato il problema sollevato non pretestuosamente dalla Maestre Yenes circa la vera identità di Giuliano di Toledo e, di conseguenza, sull’Autore dell’ars grammatica, che ormai viene attribuita, con consenso quasi unanime, al vescovo toletano vissuto attorno al VII sec. Eppure occore ridefinire lo status quaestionis, dissipando, per quanto possibile, qualsiasi caligine gravante sulla paternità dello scritto; questione non oziosa, per contestualizzare appieno il profilo di una grammatica, per taluni aspetti innovativa rispetto agli antigrafi da cui, senza dubbio, dipende389.

Dei pochi trattati grammaticali visigotici tràditi, il più completo sembra l’ars Iuliani, attribuibile, con relativa certezza, al vescovo toletano. Trattasi di una grammatica avanzata che, alla stessa stregua dei grammatici latini della tarda antichità, come Servio e Pompeo, commenta l’ars

Donati390. Perciò alcuni studiosi, come la Law391 ed il Carracedo Fraga392, la chiamano ‘grammatica esegetica’, poiché lo stesso metodo applicato dagli esegeti patristici, nell’interpretazione e spiegazione della Bibbia, si riscontra nel commento puntuale e capillare delle parti costituenti l’Ars

Minor e Maior di Donato: le unità minime della lingua come vox, littera, syllaba, le nozioni

prosodiche necessarie per la metrica (pedes, toni, positurae), le parti del discorso, nome, pronome, verbo, avverbio, participio, congiunzione, preposizione, interiezione ed i principali vizi, barbarismo, solecismo, metaplasmo, schemata e tropi.

L’ars è latrice di altre due importanti aggiunte: una relativa alle sillabe finali delle parole, in base alle quali un sostantivo si assegna ad una delle cinque declinazioni, l’altro sui vari tipi di metri. Il manuale ha una facies completa ed approfondita, i cui destinatari, proprio per la profondità con la quale le singole categorie sono interpretate, sembrano essere studenti che già posseggono un’avanzata formazione di base e che aspirano ad una conoscenza assai specialistica della lingua latina. Tuttavia, la presenza di determinati elementi interni, congiunti a considerazioni sulla tradizione manoscritta, dovrebbero fugare dubbi sull’origine iberica del trattato393. Almeno per ora non si dispone di codici antichi d’area spagnola che ci trasmettono l’opera, sebbene, come più volte ribadito dal Beeson394 e dal Funaioli395, l’archetipo sia stato realizzato in scrittura visigotica, aspetto che si evince dalle abbreviazioni, legature ed errori meccanici, elencati nella descriptio codicum del presente lavoro, che non lasciano molti interrogativi circa l’esistenza di un modello comune. Questi tratti salienti e stemmaticamente rilevanti occorrno nel Pal. Lat. 1746, copiato nell’abbazia di Saint- Nazaire di Lorsch intorno all’800, nell’Amploniano F 10 dell’Universitätsbibliothek di Erfurt,

389 Cfr. N. J. Hillgarth, Ireland and Spain in the Seventh Century, «Peritia» 3, 1984, 1-16, rist. «Visigothic Spain,

Byzantium and the Irisch», London 1985 e C. Jeudy, Un commentaire anonyme de l'Ars minor de Donat, «De ortu grammaticae. Studies in Medieval Grammar and Linguistic Theory in Memory of Jan Pinborg», Amsterdam 1990, 133- 146.

390 Cfr. J. Carracedo Fraga, De gramáticas y gramáticos en la Hispania visigóica, «Wisigothica. After M. C. Díaz y

Díaz» Firenze 2014, 67-89.

391 Cfr. V. Law, Late Latin grammars in the early Middle Ages: a typological history, «Historiographia Linguistica» 13,

1986, 365-380 (rist. In Grammar and Grammarians in the Early Middle Age, London 1997, 54-69).

392 J. Carracedo Fraga, Sobre la autoría del tratado gramatical atribuido a Julián de Toledo, «Euphrosyne» 33, 2005,

189-200.

393 Cfr. Beeson, cit., 1924, 50-70.

394 Cfr. Beeson, cit., 1924, 61: ʻWhile some of these errors may have existed alredy in Julian’s sources, others could

scarcely have escaped his notice and must have originated afther the composition of the work ʼ.

73 73 4 copiato all’inizio del IX sec. in qualche scriptorium legato alla corte carolingia di Carlo Magno; lo stesso dicasi per il Bernensis 123 della Burgerbibliothek di Berna, realizzato nel monastero di Fleury-sur-Loire alla metà del IX secolo, ancorché l’esempio più eloquente lo offra il manoscritto

Bernensis 207, copiato da mano irlandese alla fine dell’VIII secolo nell’abbazia di Fleury; in esso si

apprezzano molti tratti distinitivi iberici e visigotici, soprattutto nella prima parte (ff. 1-112v), in cui abbiamo un corpus di testi grammaticali d’origine visigotica396. La tradizione indiretta dell’opera consente di affermare che l’ars circolasse in Spagna e che venisse impiegata nelle scuole toletane negli anni immediatamente successivi alla sua realizzazione, dopo il 680, almeno attenendosi alle conlusioni del Funaioli397. L’Herrera Roldán398 ammette che, in tal senso, qualche copia dell’ars fu trovata nelle collezioni librarie arabe a Cordova nel IX secolo, aggiunta agli antigrafi donatiani e pompeiani399. È indubitabile la traccia dell’uso del manuale di Giuliano nell’operetta apologetica Adversus Elipandum400 del 785 di un certo Beato de Liébana, monaco cristiano spagnolo che si schierò, in maniera recisa, contro l’eresia dell’adozionismo, diffusa da Felice vescovo di Urgeli e da Elipando, arcivescovo di Toledo401:

Adv. Elip. 1, 99 (p. 75) Ars 203, 18-19

Nam ipsa allegoria quattuor modis in Scripturis divinis debet esse requirenda: Primus est secundum translationem, ut est illud (Ex. 4, 14; 19, 20): Iratus est Dominus, et descendit, et similia quae ad insinuandas causas et hominum motus transferuntur ad Deum.

Et in Exodo: Iratus est Dominus et descendit, et similia quae ex humanis motibus transferuntur ad Deum.

Simile riscontro sia sufficiente, quantomeno, alla collocazione in area spagnola della nostra ars, la cui localizzazione è favorita altresì da alcune caratteristiche interne alla sua tradizione, secondo cui, a detta dell'Holtz402, sarebbe collegata ad un ramo 'visigotico' (famiglia α formata dai codd. FGLR) della recensio codicum di Donato da cui, si è più volte confermato, l'ars dipende. Gli elementi comuni, riscontrabili nei codici che riportano sia l'ars di Giuliano sia quella di Donato, consterebbero nella dislocazione delle parti costituenti l'ars, secondo il modello di Minor e Maior I, III e II, nell'inclusione nella Minor e nella nostra di due sezioni relative alla distinzione delle declinazioni dal genitivo singolare ed ai verbi impersonali, nell'omissione nell'ars di una sezione sul

de voce e nell'aggiunta di un capitolo de accentibus (de tonis in ars Maior) e de finalibus syllabis

396 Cfr. L. Holtz, Édition et tradition des manuels grammaticaux antiques et médiévaux, «Revue des Études Latines» 52,

1974, 75-82.

397 Cfr. Funaioli, cit., 1911, 52.

398 Cfr. P. F. Herrera Roldán, Cultura y lengua latinas entre los mozárabes cordobeses del siglo IX, Universidad de

Córdoba 1995, 35-41.

399Cfr. F. González Muñoz, Latinidad mozárabe. Estudios sobre el latin de Álbaro de Córdoba, Universidad de A

Coruña 1996, 17-19.

400 Cfr. Adversus Elipandum libri duo, a c. di B. Löfstedt, (CCCM 59) Turnhout, 1984. 401 Cfr. Beato di Liébana, a c. di U. Eco, Parma 1973.

74 74 4 (de nomine in ars Maior). Queste affinità renderebbero la parentela dei due rami così palese che l'Holtz403 richiama l'articolo del Beeson: ʻN'est- il pas singulieur ru'ayant écrit un article (scil. Beeson) sur les symptomes insulaires de P et une autre étude sur les témoins de la grammaire de Julien de Tolèdeʼ. Concordano nell'individuazione della Spagna come luogo di nascita dell'ars anche le menzioni di città come Mérida (88, 223 e 226), Barcellona (88, 242) e Toledo (88, 227, 238 e 241). Nella breve sintesi sul genitivo possessivo si legge: puta, si interrogas me, 'cuius

equus?', respondeo tibi per genitivum casum: 'domni Ervigii regis' (24, 378-379). Lo stesso re

riappare per esemplificare l'uso del pronome ipse: ut puta, si dicam, 'scis domnum Ervigium?' ispe

est princeps Hispaniae (40, 153-154). L'antroponimo di Ervigio costituisce un utile termine post quem per datare l'ars; infatti Ervigio salì al trono nel 680, dopo una congiura contro il re Wamba e

morì nel 686, designando successore il figlio legittimo Egica404. Perciò secondo il Carracedo Fraga, l'ars sarebbe stata composta tra il 680 ed il 687 a Toledo, capitale del regno visigoto. La realizzazione della grammatica in quest'ambiente è documentabile anche da altri riscontri, tra cui la presenza massiccia di Eugenio II, di cui Giuliano si dichiara più volte discepolo nel Liber

Prognosticum405 (3, 17; 3, 24; 3, 26), i versi di poeti iberici come Sedulio, Prudenzio e Venanzio Fortunato406, il riscontro di alcuni versi appartenenti alla tradizione liturgica visigotica e specialmente alla chiesa spagnola407, 25 e 32 dell'Hymnus in anniversario basilicae (Iul., part. 183, 1 e 10-11 Munzi), il v. 13 dell'Hymnus in sacratione basilicae (Iul., ars, 42, 194), i vv. 19-20 dell'Hymnus sanctorum Cosmae et Damiani (Iul., ars, 120, 156) ed il primo verso dell'Hymnus

nativitatis sancti Iohannis Baptistae (Iul., ars, 233, 11)408. Le consistenti prove addotte permettono di individuare in Giuliano l'autore della grammatica, il quale, tra l'altro, ebbe occasioni di frequentare e di collaborare con il re Ervigio, sia in qualità di maestro, prima, nella scuola del monastero di Agali e, poi, in quella della cattedrale di Toledo.

È pur vero che soltanto il codice L (Pal. Lat. 1746), parte della famiglia β, attribuisce espressamente a Giuliano l'ars; nel f. 126v. si legge ARS IULIANI TOLETANI EPISCOPI, così come nell'incipit della parte dedicata alla corrispettiva prima sezione dell'ars Maior di Donato, ITEM IULIANI EPISCOPI TOLETANI DE LITTERA (f. 87r. ). Tuttavia quest'unica ed isolata testimonianza non dovrebbe destare difficoltà, in quanto nei codici miscellanei di grammatiche e testi scolastici può accadere che non si citi espressamente l'auctor, cosa che capita nei commenti all'ars Donati, laddove si inizia, riprendendo le esatte parole dell'artigrafo; infatti nel Bernensis 207 si legge incipiunt partes Maiores Donati (f. 18v. ). La stessa ars appare attribuita al vescovo toletano in qualche catalogo di codici grammaticali della biblioteca di Lorsch, elaborato nel IX sec.,

Ars grammatica Sancti Augustini adbreviata. Item Pauli diaconi ad Carolum regem. Item sancti Isidori episcopi. Item eiusdem de littera, eiusdem de barbarismo et ceteris vitiis. Ars Marii victorini

403 Cfr. L. Holtz, Le Parisinus Latinus 7530, synthèse cassinienne des arts libéraux, «Studi Medievali» 3, 16, 1975,

fasc. 1, 97-152, 101.

404 Cfr. García Moreno, cit., 1974, 38 e J. Orlandis, Historia del reino visigodo español: los acontecimientos, las

instituciones, la sociedad, los protagonistos, Madrid 2003, 112-121.

405 Iuliani Toletani, Prognosticorum futuri saeculi libri tres, a c. di J. N. Hillgarth, Corpus Christianorum Series Latina,

115, Turnhout 1976, 92-100; Prognosticum, cit., 2012.

406 Cfr. J. Carracedo Fraga, Poesía y poetas en la escuela visigótica, «Poesía Latina medieval (siglos V-XV). Actas del

IV Congreso del Internationales Mittellateinerkomitee», por M. C. Díaz y Díaz-D. de Bustamante, Firenze 2005, 93- 107.

407 Cfr. M. C. Díaz y Díaz, Index Scriptorum Latinorum Medii Aevi Hispanorum, Salamanca 1958, 344, 349, 359 e 360. 408 Cfr. Id., Le fecha de implantación del oracional festivo visigótico, «Boletín Arqueológico de Tarragona» 113-120,

75 75 4

grammatici et Althelmi de regula metrorum et aenigmata Symphosii, in uno codice409. Molto probabilmente, in questo caso, si tratta dell'ars già riferita dal Pal. Lat. 1746. La stessa notizia si riscontra anche nel catalogo di Saint Riquier del 831: Explanatio Augustini et Iuliani et Pauli de

partibus orationis in I volumine410. Si conclude con un terzo catalogo, seppur tardo, del XVI sec. della biblioteca di Fulda in cui si legge: Ars grammatica Iuliani episcopi Toletani411.

Si è già avuta occasione di discutere la mancanza dell'omonima ars nel catalogo di opere giulianee stilato dal biografo personale del vescovo, Felice, che compose una Vita412 in onore del suo maestro, in cui sono elencati e brevemente annotati tutti, o quasi, gli scritti di cui, ora, non si riportano i titoli, in quanto presentati in precedenza. Si consideri però che Felice scrive espressamente di interessarsi soltanto ad libros quos per eum Deus ad utilitatem Ecclesiae suae

deprompsit (CCSL 115B: 12); pertanto un opus tecnico e pratico, come la grammatica, è plausibile

che venisse collocato al di fuori di opere prettamente teologiche. Ancora, non sembra menzionato l'Elogium Ildefonsi413, sicuramente giulianeo, che pure spicca per il contenuto cristiano. Terzo elemento è che Felice, pur essendo stato discipulus Iuliani, non fa alcun accenno al lavoro di insegnamento, a cui il vescovo si dedicò ad Agali e a Toledo; l'unico riferimento a questa attività pare essere la nota indirizzata all'amico Gudila: erat enim in subditis docendis operosae virtutis (CCSL 115B: 10). A ciò si deve aggiungere quanto novellato dal Carracedo Fraga414: ʻPor la misma razón, cuando un maestro preparaba un manual de gramática para sus alumnos, pocas veces el nombre del autor figuraba en el mismo, porque iba dirigido en principio a un ámbito inmediato y todos los destinatarios conocían quién era el responsableʼ.

Ai fini dell'assegnazione dell'ars a Giuliano, bisogna considerare anche la somiglianza stilistica, contenutistica e delle fonti, riscontrabili tra le opere cristiane e la grammatica stessa. Nell'Apologeticum de tribus capitulis (1-10)415, Giuliano imbastisce un articolato discorso al fine di spiegare che, sebbene l'uomo consti di corpo ed anima, anche con una sola di queste componenti può dirsi completo: est enim quidam modus locutionis, qui frequenter in Scripturis divinis positus

invenitur quo significatur a parte totum; hic etiam tropus apud grammaticos synecdoche dicitur (5,

132). Segue una lista completa di esempi tratti dalla Bibbia, alcuni dei quali, con la relativa esegesi, trovano un riscontro diretto con i loci dell'ars:

Apolog. 7, 132-133 Ars 209, 168-170

Scriptum invenimus de flagellatione Aegypti in Psalmis: Inmisit in eis muscam caninam (Psal. 77, 45); necnon et illud: Dixit, et venit locusta et

bruchus (Psal. 104, 34); volens Scriptura isto

Item in Psalmo: Inmisit in eis muscam caninam, cum non una sed diversae muscae totam repleverint Aegyptum.

409 Cfr. Becker, cit., 19732; A. Hase, Mittelalteriche Bücherverzeichnisse aus Kloster Lorsch. Einteilung, Edition und

Kommentar, Wiesbaden 2002.

410 Cfr. E. Lesne, Les livres, scriptoria et bibliothèques du commencement du VIIIe siècle à la fin du Xie siècle,

«Historie de la propriété ecclésiastique en France» vol. 4, Lille 1938, 624.

411 Cfr. K. Christ, Die Bibliothek des Kloster Fulda im 16. Jahrhundert. Die Handschriften-Verzeichnisse, Leipzig

1933, 151-152 e 235-236.

412 Editain PL, 96, coll. 445-452.

413 Cfr. U. Domínguez Del Val, Personalidad y herencia literaria de San Ildefonso de Toledo, «Revista Española de

Teología» 31, 1971, 316-319. Per l’elogium si vedano: Martín-Elfassi, cit., 2008, 380-396; Martín-Iglesias, cit., 210- 215 e Yarza Urquiola, cit., 2014, 3-5 e 31-63.

414 Cfr. Carracedo Fraga, cit., 2005, 195-196. 415 In CCSL 115, 129-139.

76 76 4 genere locutionis non singularitatem sed

pluralitatem muscarum et locustarum intelligi; non enim una musca vel locusta sed multitudo muscarum et locustarum repleverunt Aegyptum.

In entrambi i passi, per il salmo 77 si impiega la versione della Vetus Latina in luogo di quella della

Vulgata: misit in eos coenomyam. Nell'Apologeticum segue un secondo esempio biblico, che

compare nella sezione dedicata alla syllempsis:

Apolog. 7, 133 Ars 198, 401-406

Tale quippe et illud est ubi populus ad Moysen clamavit dicens: Ora ad Dominum ut auferat a

nobis serpentem (Num. 21, 7), cum non unius

serpentis sed multorum serpentium molestias ille populus pateretur.

In Exodo pro multis unus: Ora ad Dominum ut

auferat a nobis serpentem, pro serpentibus quas

patiebatur populus.

In un altro caso, invece, l'autore applica la medesima dottrina esegetica, pur con differenti parole. Il versetto catulus leonis Iuda (Gen. 49, 9), all'interno del De comprobatione sextae aetatis, a fronte di una interpretazione derivata dal Contra Faustum Manichaeum (12, 42) di Agostino, secondo cui Cristo è assimilato al cucciolo di leone, diventa un esempio di enigma nell'ars:

Compr. 1, 18, 165

Haec omnia diiudicate et avertite, si non in Christo iam evidentissima luce completa sunt..., si non ipse est catulus leonis, quoniam nascendo parvulus factus est; si non ascendit in crucem recumbens, cum inclinato capite reddidit spiritum; si non dormivit ut leo, quia et in ipsa morte non est victus sed vicit; si non ille eum suscitavit a mortuis; quem nemo hominum vidit nec videre potest.

Ars 218, 77-78

Aenigma vero est sensus obscurus et per quasdam imagines adumbratus, habens aut in sententia obscurum intellectum aut per similitudines alium sensum. Sicut puta: 'Fertur leonis catulus dormiens patris fremitu suscitari'; quod refertur ad resurrectionem Christi post somnum mortis resuscitatum potentia Patris.

Ancora un altro caso simile si ritrova nella interrogatio 42 degli Antikeimena a proposito dell'uso metonimico di peccatum:

Antik. 42 (CCSL 115B: 154-155) Ars 220, 54-56

Quod autem Paulus dicit: Eum, qui non noverat Item in Evangelio: Qui non noverat peccatum, Peccatum, pro nobis peccatum fecit, hoc ipsum pro nobis peccatum fecit, id est, 'hostia' pro Quod dixit, fecit, ad Patris personam retulit, id 'peccato'. Item Peccata populi mei co medent, id Est, quia Deus Pater Filium suum, qui peccatum est, 'oblationes' quae pro peccatis offeruntur.

77 77 4 Non fecit, hostiam illum pro peccatis nostris fecit,

Cum eum pro salvatione mundi immolari permisit. Dicitur enim, quo eum Pater peccatum fecit, quia Eum hostiam pro peccato fieri voluit, sicut dicitur: Peccata populi mei comedent, cum non peccata

Comedantur, sed oblationes quae pro peccatis offeruntur.

Si potrebbe però obiettare che simili coincidenze siano imputabili al fatto che l'opera teologica di Giuliano sia fonte del trattato grammaticale o viceversa. Nella spiegazione del grado comparativo, in ars 17, 210, si allude al costrutto del tipo doctior de illo416, già contemplato in Pompeo (GL 5, 151, 28), a cui il vescovo ricorre anche nell'Antekeimenon (35): quod vero dixit: Pater maior me est,

de natura humanitatis egit, per quam Filius minor a Patre accipitur (PL. 96, 678A). Nella sezione de adverbio (84, 124-130), si enumera, negli adverbia congregandi, il sintagma una pariter: una pariter eamus, che appare anche nell'opera di Giuliano Historia Wambae417 (6, 254): unde prolatae

sunt conditiones, ubi spontanea promissione in electione gloriosi domni nostri Wambani regis ipse nefandissimus Paulus vel socii sui una pariter nobiscum consenserunt. Anche se la Maestre Yenes

sembra incline a considerare l'opera come la raccolta poco unitaria di appunti di lezioni tenute nella scuola vescovile di Toledo, la discussione è ininfluente, per la ricostruzione della paternità dell'ars, in quanto418: ʻAunque eso fuera así, debemos considerar a Julián como padre y autor único del manual; Julián estuvo ejerciendo como maestro desde su etapa en el monasterio de Agali hasta el final de sus días en la sede episcopal y poco importa si él mismo fue recogiendo por escrito el resultado de su magisterio o si contó con colaboración para esa tareaʼ.

6. La Quellenforschung giulianea tra fonti letteraie, tecniche e teoriche: errori o volute