• Non ci sono risultati.

La Collezione Pinault, come già detto, è stata aperta al pubblico sotto forma di S.r.l. per volontà del proprietario, François Pinault, la cui vocazione è sempre stata quella di esporre e condividere il corpus di oltre tremila opere (dal XX al XXI secolo) che costituiscono la Collezione. Questa «visione si alimenta con la volontà di condividere la sua passione con il maggior numero di persone e si accompagna a un impegno duraturo nei confronti degli artisti e a un’esplorazione permanente dei nuovi territori della creazione. Dal 2006, il progetto culturale della Collezione Pinault si articola intorno a tre assi: l’attività museale a Venezia; un programma espositivo fuori sede; iniziative di sostegno agli artisti e di promozione della storia dell’arte90».

La natura privata di questa organizzazione, che oltre ai ricavi di cassa e al canone di locazione per gli spazi interni destinati alla ristorazione, può contare su budget piuttosto consistenti messi a disposizione dal proprietario, permette ai responsabili dei vari dipartimenti di sperimentare progetti innovativi senza porsi l’imperativo categorico di “fare cassa”. Questa particolare condizione, ad esempio, ha permesso ai Servizi educativi di proporre attività ed eventi assolutamente unici, come le performance in LIS ideate dall’artista Anna Ramasco e i laboratori ST_Art (Fig. 5.8) di bilinguismo italiano – LIS. L’impegno della Pinault C. nell’ambito dell’accessibilità e dell’inclusione è

90

focalizzato sulle tematiche della lingua e della Cultura Sorda. Utilizzando le parole di Federica Pascotto91, che ha risposto alle mie domande per conto dei Servizi educativi nella primissima fase della ricerca, «i primi progetti sono nati guardando all’esperienza milanese Vivilis, attività finanziata dalla Provincia di Milano e destinata all’inclusione dei bambini sordi all’interno della scuola dell’obbligo. Si tratta sostanzialmente di un’operazione di bilinguismo: bambini udenti e bambini sordi che studiano insieme la LIS durante le ore di scuola. La sordità è stata quindi accolta senza filtri all’interno delle classi, dando comunque un doppio canale di comunicazione, perché i bambini sordi leggono il labiale e parlano più o meno bene (a seconda di come sono stati “allenati” dalle famiglie). Contemporaneamente i bambini udenti imparano un’altra, meravigliosa, lingua. Abbiamo pensato che per il museo questo potesse essere un modello perfetto, perché dona un notevole arricchimento sia personale che interpersonale, dal punto di vista delle relazioni, direi più utile agli udenti che ai sordi. A quel punto è nata in noi la consapevolezza di voler creare progetti inclusivi e non ad hoc»92. Così, semplicemente affiancando un interprete LIS (in collaborazione con il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati di Ca’ Foscari) ai due operatori museali che il sabato svolgevano i laboratori per bambini, sono nate le prime esperienze di bilinguismo italiano-LIS. Da quel momento l’interprete ha sempre affiancato le attività didattiche della Collezione Pinault, indipendentemente dal fatto che partecipassero o meno bambini sordi, che in realtà sono sempre stati molto rari. I bambini udenti invece si iscrivono numerosissimi e sono sempre felici di conoscere questa lingua, di cui spesso ignorano l’esistenza. Una di queste attività è ad esempio il Girotondo-LIS, che è stata svolto per anni con un grandissimo successo in termini di partecipazione. Dal punto di vista pratico, i bambini costruiscono una sorta di abecedario del percorso espositivo scegliendo un’opera o una parola che rappresenti ogni sala; a questo punto gli viene spiegato come segnare in LIS le parole o i titoli delle opere scelte (video 5.6), quindi disegnano i movimenti delle mani che compongono la parola in LIS (Fig. 5.9). Infine, durante il girotondo vero e

91

Federica Pascotto, Servizi educativi Pinault Collection

92

proprio, i bambini segnano in LIS le parole che hanno scelto e imparato per ogni sala. In questo modo è come se ognuno di loro rifacesse mentalmente il percorso della mostra supportato dai molteplici stimoli (visivi, sonori e motori) suscitati dalla visione dell’opera, dall’ascolto delle parole in italiano e dall’osservazione delle parole segnate in LIS. Dalla parola al segno, dal segno al disegno e infine, durante il girotondo LIS, dal disegno nuovamente al segno. L’attività è in realtà semplice a vedersi, anche se forse spiegandola non sembra, ma è veramente arricchente a livello educativo, perché mette in gioco molte competenze diverse.

«Diamo molto valore al fatto di riuscire a sensibilizzare i bambini e, di conseguenza, le loro famiglie rispetto alle tematiche di una lingua e di una cultura che di fatto è praticamente sconosciuta… diciamo che siamo fieri di essere diventati in qualche modo ambasciatori della LIS!»93

.

93

cit. da intervista a Federica Pascotto, Servizi educativi Pinault Collection. Cfr Appendice p. 151 Sopra: Fig. 5.8

Laboratori per bambini ST_Art A sinistra: Fig. 5.9

Inoltre, grazie al Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati di Ca’ Foscari e allo spin-off universitario VEASYT, è nata la collaborazione con l’artista Anna Ramasco, che da sempre lavora sui linguaggi coinvolgendo la Comunità sorda segnante in eventi e performance94. All’artista viene quindi proposto di ideare una performance per la Collezione Pinault, in occasione della mostra L’illusione della luce (13 aprile 2014 – 06 gennaio 2015) che si stava allora svolgendo presso la sede di Punta della Dogana. Infinity Room, l’environment creato da Dough Wheelr, rappresentava il luogo ideale per progettare un evento analogo a quello svolto precedentemente a Mestre: era infatti un ambiente completamente bianco, in cui i visitatori entrando perdevano il senso dello spazio, spaesati dal nulla e dall’assenza di qualsiasi cosa; una stanza infinita appunto. L’artista ha riflettuto a lungo su come integrare la presenza di così tante persone sorde all'interno di un’opera che era pura luce e deprivazione sensoriale, che quindi metteva il visitatore normodotato in uno stato di delirio sensoriale. Il 10 maggio 2014 viene così realizzata la performance 50 segnanti95: «i visitatori entravano nell’opera, iniziavano ad esplorare questo spazio totalmente bianco e ad un certo punto erano accerchiati da un gruppetto di sordi che iniziava a segnare, cercando di stabilire un contatto con loro. Sono state quindi distribuite le cartoline realizzate da VEASYT che riproducono l’alfabeto manuale (dattilologico), in modo da mettere tutti in grado di interagire attivamente. Questa esperienza è stata bellissima perché veramente tutti sono stati al gioco! Alcuni visitatori sono rimasti dentro l’intero pomeriggio per cercare di imparare almeno qualcosa di questa lingua meravigliosa. Inoltre l’ambiente creato da Wheeler si è rivelato assolutamente perfetto per questa performance, perché la luce è una condizione necessaria affinché i sordi riescano a comunicare agevolmente: infatti, segnare in un ambiente buio o scarsamente illuminato è come cercare di comunicare oralmente in un ambiente con molta confusione o con una scarsa acustica»96

. Da questa prima esperienza è nata una seconda performance, Il mare d’inverno97, in cui un

94

40 segnanti, performance svolta a Mestre nel 2013 a cui hanno partecipato appunto 40 sordi dell’ENS di Mestre

95 https://www.palazzograssi.it/it/education/progetti-speciali/ 96 Cfr. nota 91 97 Cfr. nota 95

coraggioso manipolo di sordi si è presentato per visitare la mostra di Martial Raysse Slip of the tongue (12 aprile 2015 – 3 novembre 2015) in costume da bagno (o quasi). In questo modo è iniziata una collaborazione duratura con i sordi dell’ENS di Mestre, che in occasione di ogni nuova mostra vengono invitati ad una visita guidata tenuta “a più voci”: la guida che svolge una normale visita in italiano, l’interprete che traduce in LIS (Fig. 5.10) e un sordo del gruppo che, avendo molta dimestichezza con la lettura labiale e con le tematiche artistiche, offre supporto all’interprete nel caso in cui certi concetti fossero particolarmente difficili da spiegare e, di conseguenza, da comprendere (video 5.7; Fig. 5.11). Queste visite guidate sono naturalmente dedicate alla comunità sorda segnante ma, poiché sono svolte in italiano con traduzione simultanea, il gruppo non si trova mai completamente isolato dal resto dei visitatori, che volendo possono ascoltare la spiegazione insieme a loro, evitando così situazioni di ghettizzazione.

Lo schema riassuntivo (Fig. 5.12) mostra chiaramente come le pratiche people-based proposte dalla Pinault C. siano altamente specializzate nell’ambito della Lingua dei Segni. Dal punto di vista della frequenza, i laboratori per bambini ST_Art sono attività assolutamente regolari, che si svolgono durante il fine settimana (generalmente il sabato) per tutta la durata della mostra, dunque circa 9 mesi all’anno. Invece le visite guidate italiano-LIS e le performance sono eventi speciali, organizzati una tantum (nel caso delle performance) oppure disponibili su prenotazione (visite guidate). Le risorse

A sinistra: Fig. 5.10

La guida e l’interprete introducono l’argomento della mostra A destra: Fig. 5.11

e le competenze necessarie per la realizzazione dei laboratori ST_Art e delle visite guidate italiano-LIS si possono considerare interne poiché sia l’interprete, che gli operatori didattici, che le guide sono retribuite direttamente dalla Collezione Pinault. Le bellissime performance progettate dall’artista Anna Ramasco, invece, sono progetti che la Collezione ha ospitato e sponsorizzato, ma la cui produzione può essere considerata del tutto esterna i termini sia di risorse che di competenze.

Fig. 5.12 Schema riassuntivo

TIPO (people-based - equipment/technologies-based), FREQUENZA (regolari – speciali), GESTIONE (interna – esterna – coproduzione)

Capitolo 6

Risultati della ricerca

Noi non abbiamo degli spazi dedicati a una categoria particolare,

ma tutti gli spazi sono progettati in modo da essere fruiti da tutti.

Questo è stato possibile perché sin dalla fase progettuale della struttura

abbiamo cercato di ascoltare le esigenze di tutte le componenti sociali,

compresi i disabili, ma non solo.

Samuela Caliari, Responsabile Area Programmi, MuSe

Sulla base del frame presentato da Corley e Gioia [2004, 184] in questo capitolo si proporrà una definizione dei concetti di accessibilità e inclusione classificando in due categorie distinte le pratiche analizzate per i quattro casi di studio. Si cercherà di capire se le pratiche inclusive possano essere sempre considerate come un’evoluzione di quelle per l’accessibilità. Infine si spiegherà perché le soluzioni inclusive non sempre sono possibili e auspicabili.