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La metodologia Gioia è stata applicata per estrarre dalle informazioni ottenute tramite i colloqui, le interviste e l’osservazione diretta delle pratiche (analisi di I ordine) alcuni concetti più generali (analisi di II ordine) e pervenire infine alle categorie di accessibilità e inclusione. Nell’analisi di I ordine gli strumenti della ricerca qualitativa sono stati utilizzati per ottenere dati e informazioni, successivamente organizzati in elenchi delle pratiche implementate da ognuno. Analizzando le caratteristiche di ogni pratica si è arrivati dunque a distinguere tra quelle dedicate ad una particolare categoria di pubblico disabile (es. le didascalie in braille sono dedicate esclusivamente al pubblico cieco che sa leggere il braille) e quelle adatte al pubblico disabile ma fruibili per

chiunque. Nell’analisi di II ordine sono quindi emersi due diversi concetti di pratica: PER TUTTI e DEDICATE. Infine, partendo dai concetti ricavati dall’analisi di II ordine, si è giunti a definire le due categorie generali di ACCESSIBILITÀ e INCLUSIONE (Fig. 6.1).

Fanno parte della prima categoria tutte quelle pratiche che rendono accessibili al pubblico con una determinata disabilità i contenuti culturali veicolati dal museo tramite attività, supporti ed eventuali attrezzature. Le pratiche per l’accessibilità risolvono quindi determinate situazioni in cui, a causa di gap e problematiche varie, l’accesso ai contenuti culturali non sarebbe possibile per tutti. Soluzioni di questo tipo utilizzano modalità che, pur garantendo l’accessibilità al pubblico con una specifica disabilità, non sono fruibili dal resto dei visitatori per vari motivi: ad esempio utilizzano lingue e scritture sconosciute alla maggior parte delle persone, oppure vengono svolte in contesti e fasce orarie protetti. Gli opuscoli, le guide e le didascalie in braille rendono i contenuti accessibili per il pubblico cieco che legge il braille, ma non sono fruibili dal resto dei visitatori; la stessa cosa vale per le video guide e le visite guidate in LIS, completamente inutili per una persona che non conosca questa lingua, a meno che le prime non siano dotate di sottotitoli e le seconde non siano svolte da una guida che parla in lingua accompagnata da un interprete che traduce in LIS (come ad esempio accade al MuSe con le visite “coach + interprete” e alla Pinault C.). I percorsi tattili al MuSe e al MaRT sono invece attività che potrebbero essere adatte per tutti poiché, come si è già avuto modo di sottolineare per il progetto Doppio Senso del Guggenheim V., l’esplorazione tattile può essere praticata anche dai vedenti con esiti molto positivi e soddisfacenti. Il dato tattile, infatti, rende l’immagine mentale ancora più dettagliata e duratura nella memoria. Nel caso del MuSe e del MaRT, problematiche effettive legate alla conservazione rendono impossibile permettere indistintamente a chiunque di toccare le opere: i percorsi tattili, infatti, al MaRT sono disponibili soltanto per le persone cieche su prenotazione, al MuSe sono svolti in occasione di eventi speciali o, anche in questo caso, per i ciechi su prenotazione. Le attività per disabilità cognitive che offre il MaRT si svolgono in fasce orarie protette, quando le sale sono semivuote, e in contesti raccolti come ad esempio il laboratorio. I luoghi affollati e le situazioni non familiari, infatti, possono mettere in forte difficoltà le persone con disagio cognitivo che, in questi contesti, rischiano gravi crisi nervose e di panico. La stessa cosa vale per le attività dedicate alle disabilità cognitive organizzate dal Guggenheim V. in collaborazione con l’IRE. Anche le visite guidate “facilitate” parte del progetto Estate a

Palazzo, sempre del Guggenheim, si svolgono in fasce orarie di scarsa affluenza, ma questo più che altro per garantire maggiore comodità e tranquillità agli ospiti. Le pratiche per l’accessibilità, dunque, permettono di accedere ai contenuti culturali con modalità separate rispetto al resto dei visitatori, che non potrebbe fruire degli stessi supporti o sperimentare le medesime attività.

La seconda categoria comprende invece tutte le attività, i laboratori, i supporti e devices che, utilizzando contemporaneamente diversi canali e linguaggi, rendono accessibili i contenuti culturali al pubblico nel suo complesso, non solo agli individui con esigenze specifiche o disabilità. Si è scelto di definire questo tipo di pratiche come inclusive poiché, al posto di offrire un servizio dedicato, tendono a soddisfare contemporaneamente le esigenze di diverse categorie di pubblico, includendo così il particolare nel collettivo. Come già accennato, fanno parte di questa categoria le visite guidate “coach + interprete” al MuSe e le visite guidate italiano – LIS offerte dalla Pinault C. perché uniscono alla guida in lingua orale la traduzione simultanea in LIS fatta dall’interprete. Allo stesso modo anche la mini video guida in LIS offerta dal MaRT, essendo sottotitolata, permette la fruizione simultanea da parte degli utenti sordi ma anche degli amici, parenti o assistenti che li accompagnano. Sempre al MuSe, il progetto di “mappatura” con Anffas, che porterà alla realizzazione di opuscoli, pannelli informativi, mappe e didascalie secondo i principi dell’easy to read, intende facilitare a chiunque la comprensione dei contenuti culturali veicolati dal museo e per questo motivo si può ritenere a tutti gli effetti inclusivo. Il progetto Doppio Senso del Guggenheim V. rappresenta un’altra attività assolutamente inclusiva, poiché può parteciparvi chiunque: ciechi, ipovedenti, vedenti, ma ad esempio anche sordi. Inoltre questo laboratorio opera sulla sensibilizzazione rispetto alle esigenze specifiche legate alle disabilità. Durante l’esplorazione tattile, infatti, i vedenti chiudono gli occhi e cercano di crearsi un’immagine mentale dell’opera basata sui dettagli che le loro mani riescono a percepire, esattamente come fa la persona cieca: in questo modo viene a crearsi un processo di condivisione delle esperienze, che da sempre è lo strumento di sensibilizzazione più potente ed efficace. Infine i laboratori ST_Art di bilinguismo italiano – LIS e le suggestive performance in LIS ideate dall’artista Anna Ramasco e

ospitate dalla Pinault C. possono essere considerate attività decisamente inclusive, poiché gli udenti possono parteciparvi insieme ai sordi e, anzi, sono sempre più numerosi. Anche in questo caso, tramite l’operazione di bilinguismo italiano - LIS, entrambe le iniziative utilizzano la condivisione delle esperienze per sensibilizzare i partecipanti riguardo alle tematiche della lingua e della Cultura sorda. Esiste poi un secondo tipo di pratiche inclusive, che sono tese a promuovere l’inclusione sociale di determinate categorie di pubblico. Ad esempio le visite guidate “coach + disabile” organizzate dal MuSe, si inseriscono nel contesto di politiche pubbliche, promosse dalla Provincia autonoma di Trento e Roverto, per favorire e supportare l’auto realizzazione degli individui con disabilità. Il progetto del Guggenheim, che vorrebbe far svolgere alle persone over 75 dei brevi focus su Peggy e sul palazzo, agisce in modo simile sull’inclusione delle persone molto anziane che, per vari motivi, tendono a rimanere isolate rispetto al contesto sociale locale. Il progetto di “mappatura” con Anffas può rientrare inoltre nel secondo tipo di pratiche inclusive, poiché il gruppo di giovani incaricato di svolgere questa operazione, oltre ad offrire un importante contributo al benessere della collettività, sta effettivamente muovendo i primi passi per l’auto realizzazione e l’inserimento nel mondo del lavoro.