La storia istituzionale del MuSe comincia in una sede diversa dall’attuale, iconica, architettura progettata da Renzo Piano. La precedente denominazione era Museo Tridentino di Scienze Naturali, con sede in un palazzo storico in via Calepina, proprio vicino al Duomo di Trento. Il processo di rinnovamento istituzionale è cominciato verso il 2008, quando è stato avviato uno studio per stabilire l’utilità e la fattibilità relativa al progetto di una nuova sede per il museo. La volontà era quella di rilanciare un importante istituto che affiancasse al consolidato ruolo del MaRT in ambito artistico, la corrispettiva funzione in ambito scientifico. Da tale ambizione è derivata la necessità di affidare la progettazione della nuova sede ad un archistar come Renzo Piano, cosa che qualche anno prima era avvenuta anche per il MaRT, la cui sede attuale è opera dell’architetto Mario Botta. Due diversi ambiti, due grandi musei, due spettacolari architetture: questo binomio fa della Provincia autonoma di Trento e Rovereto un’area veramente ricca di iniziative culturali importanti ed innovative.
Senza entrare nel dettaglio di una spiegazione architettonica accurata, ci si limita a sottolineare in questa sede come la struttura complessa e articolata progettata da Renzo Piano, che morfologicamente ricalca il profilo delle vette dolomitiche, sia stata studiata fin dall’inizio per essere totalmente accessibile e per rispondere alle esigenze di qualsiasi visitatore. Infatti, fin dalle primissime fasi di valutazione e progettazione, si
è scelto di dare molta importanza alla voce dei fruitori finali e della comunità locale raccogliendo, tramite vari progetti, le aspettative, le richieste e i suggerimenti di tutti. La collezione del MuSe è molto varia ed è composta da un centinaio di tassidermie iperrealistiche, allestite in modo molto originale nella zona centrale del museo (Fig 5.1) e da diverse aree in cui chiunque può sperimentare i principi della fisica, della meccanica, dell’ottica ecc. utilizzando vari macchinari e attrezzature. Vi è infine una grande serra che ospita flora e fauna della foresta pluviale dei monti Udzungwa (Tanzania) e perfino un ghiacciaio perenne, tenuto a temperatura cosante tramite un complicato sistema di raffreddamento.
Le tassidermie costituiscono certamente una parte molto rilevante della collezione e si è scelto di valorizzarle tramite un allestimento coinvolgente e partecipativo che non prevede alcun tipo di vetrina o di barriera tra il visitatore e l’oggetto. Inizialmente si pensava che sarebbe stato possibile permettere a tutti i visitatori di toccare gli animali, ma dopo una fase di prova si è capito che ciò non era possibile, poiché non sempre le persone hanno la giusta educazione al tocco e le tassidermie si deteriorano in fretta. Oggi è possibile toccare gli animali soltanto durante i percorsi tattili, che vengono realizzati in contesti speciali (come la “Nanna al museo”) o su richiesta (ad esempio per i visitatori ciechi). Dunque questa modalità di fruizione interattiva, adatta a diversi tipi
Fig. 5.1
Allestimento di alcune delle tassidermie nella corte centrale, da cui ci si può affacciare tramite balconate
di pubblico, è connaturata nella mission istituzionale del MuSe, che da sempre propone iniziative dedicate all’accessibilità e all’inclusione molto diversificate (anche se loro preferiscono la nozione di interazione tra diversi tipi di pubblico e il museo). Tra le principali attività in questo campo, sicuramente le visite guidate costituiscono un esempio di pratica people-based ordinaria ma assolutamente inclusiva, svolgendosi in questo modo: la figura del coach, operatore museale a metà tra l’animatore e la guida, su richiesta può essere affiancata dall’interprete in LIS. Per questo tipo di servizio il museo si appoggia in particolare all’organizzazione ABC, Onlus trentina impegnata nel superamento delle barriere della comunicazione fra persone sorde e udenti. Questa modalità permette ai sordi segnanti di partecipare alla visita guidata insieme agli udenti, annullando così la distanza che si viene naturalmente a creare nel caso di visite guidate e attività dedicate esclusivamente al pubblico sordo (video 5.1). Inoltre lo scorso autunno è stata introdotta, in via ancora sperimentale, una seconda modalità di visita guidata inclusiva, che non ha lo scopo di offrire una fruizione per tutti, ma di coinvolgere in prima persona individui con vari tipi di disabilità nella realizzazione della visita guidata: in questo caso il coach è affiancato da una persona disabile e la coppia così formata gestisce l’attività in sintonia, interagendo l’uno con l’altro e con i visitatori (video 5.2). Il progetto nasce nel contesto di un generale impegno della Regione, che da anni destina fondi e organizza iniziative per favorire e supportare l’auto realizzazione degli individui con disabilità82. Il servizio di interpretariato è disponibile a prescindere dalle visite guidate e si può prenotare su richiesta anche per individui o famiglie singole e piccoli gruppi organizzati. Il Museo ha completamente esternalizzato questo tipo di servizio appoggiandosi, come già detto, all’associazione ABC. Nel caso delle visite guidate “coach+interprete” e “coach+disabile”, invece, si tratta di iniziative per cui non ha molto senso parlare esclusivamente di make or buy, poiché si può facilmente sostenere che il valore del servizio dipende al 50% dalle risorse e competenze del
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Il 4 Novembre 2017 il MuSe ha ospitato il convegno “Abitare il futuro. Dalla Dichiarazione ONU dei diritti delle persone con disabilità alla costruzione delle condizioni per la loro realizzazione”. Per approfondimenti cfr.
https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Dopo-di-noi-le-proposte-delle-coop-sociali-del-gruppo-Abitare- il-futuro
museo e al restante 50% da risorse e competenze esterne: in questo caso si può parlare di co-produzione, forma collaborativa che mette in gioco parte dell’autonomia e dell’indipendenza decisionale dell’istituzione museale. Nel caso della visita guidata “coach+interprete”, la frequenza con cui viene proposta tale attività non è regolare, ma si svolge in occasione di eventi particolari (ad esempio in occasione della giornata del sordo, il 23 settembre 2017); invece la modalità “coach+disabile”, dopo una prima giornata di “collaudo” con pubblico selezionato83 e una fase di sperimentazione con pubblico ordinario, avvenuta nei mesi di marzo e aprile 2018, dovrebbe entrare a far parte delle attività regolarmente offerte al pubblico, presumibilmente durante il fine settimana (ad esempio tutti i sabati).
Per quanto riguarda le pratiche equipment/technologies-based, dunque i supporti e i devices, il Museo ha avviato un processo di rinnovamento delle modalità di comunicazione con l’intento di adeguare ai principi dell’easy to read (lettura facilitata) i contenuti trasmessi tramite opuscoli, pannelli informativi, mappe e didascalie. Questo è stato possibile anche grazie alla collaborazione di Anffas Trentino, che da parecchi mesi svolge un’operazione di “mappatura” della struttura museale volta a scoprire e a risolvere le eventuali criticità legate a barriere fisiche, percettive e della comunicazione. L’indagine è svolta da un gruppo di giovani con diversi tipi di disagi o disabilità che, una volta alla settimana (in genere il lunedì, giorno di chiusura al pubblico), si recano al Museo accompagnati da due operatrici dell’Associazione. Qui i ragazzi esplorano ed esperiscono lo spazio museale e sono invitati ad esporre le loro opinioni al gruppo, proponendo questioni che spesso portano alla luce problematiche serie ed effettive. L’appuntamento in genere si conclude con una “tavola rotonda” (letteralmente) in cui i ragazzi propongono varie soluzioni alle criticità osservate. Anche in questo caso, l’attività di mappatura e l’elaborazione dei materiali easy to read che deriveranno da questo progetto, possono essere considerati come una co-produzione, poiché le competenze sono essenzialmente esterne ma le risorse materiali su cui si basa l’intero
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L’attività è stata presentata in occasione del convegno “Abitare il futuro” del 4 novembre 2017 (cfr. nota precedente) e vi hanno partecipato i familiari delle persone disabili e professionisti del settore presenti per il suddetto convegno.
progetto e le risorse economiche che serviranno per realizzare i nuovi materiali sono esclusivamente interne. Infine è prevista la realizzazione di una video guida in LIS in collaborazione con l’ENS di Trento che, una volta realizzata, sarà sempre a diposizione del pubblico sordo segnante tramite dei tablets o addirittura grazie ad un’applicazione che chiunque potrà scaricare e installare direttamente sul proprio smartphone. La realizzazione di questo supporto è prevalentemente esterna, poiché la percentuale di valore del servizio generato grazie alle risorse e alle competenze dell’ENS di Trento è certamente superiore al 50%. In questo caso si può parlare inoltre di salienza, poiché le posizioni in merito all’identità linguistica sostenute dall’Associazione Nazionale Sordi, sono probabilmente prevalenti rispetto a quelle del museo in termini di potere, legittimazione e urgenza.
Il MuSe offre dunque un insieme di pratiche molto diversificate che si rivolgono alla Comunità sorda, ma anche ai ciechi e alle disabilità cognitive. Molte di queste pratiche sono speciali o vengono svolte su richiesta, ma una è offerta regolarmente tutti i weekend. Infine, per quanto riguarda i processi di gestione, il Museo realizza la maggior parte delle pratiche grazie a collaborazioni esterne.
Fig. 5.2 Schema riassuntivo
TIPO (people-based - equipment/technologies-based), FREQUENZA (regolari – speciali), GESTIONE (interna – esterna – coproduzione)