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le colline vanno in onda

Capitolo 5: “fare paesaggio in docg”

5.5 le colline vanno in onda

Non stupisce, che in seguito al rinforzato legame territorio- prosecco dettato dagli ultimi sviluppi e la volontà di far crescere il settore turistico nell’area di nostro interesse, sia arrivata la televisione nella sua veste di potente mezzo di comunicazione quasi a reificare le narrazioni del dossier di candidatura. Un importante programma nazionale come “Linea Verde” è passato in docg ad ottobre 2012, ma come già detto in precedenza, una puntata 2011 sulle perle enogastronomiche del “Gambero Rosso” è esemplare delle rappresentazioni fatte dal Consorzio; difatti oltre al conduttore della trasmissione intervengono Vettorello, il direttore del Consorzio e altri legati alla categoria. La trasmissione55 inizia con una ripresa dall’alto delle colline in un giorno di sole, visuale che ne esalta la texture particolare data dalla sovrapposizione di vigneti e amplifica il senso di ordine che Castiglioni e Ferrario durante la loro ricerca sulla percezione in Valsana hanno rilevato essere pensata come caratteristica positiva del paesaggio “vignetizzato” per parte degli intervistati. Il conduttore introduce subito la volontà d’indagare il terroir del prosecco, vino di suo gradimento, soprattutto dato che il conferimento della docg ha portato in primo piano il territorio ad esso legato. Questo è un discorso già riportato nel mio lavoro e sembra una costante del post decreto ministeriale 2009. Il filmato parte dalla scuola enologica di Conegliano lungo la strada del prosecco fino alla zona del Cartizze con alcune tappe intermedie ed è un percorso dove il

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Sul sito di face book alla pagina “Rive vive, ma io arrivo vivo?” consultabile solo dagli iscritti al sito.

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Palumbo B. , op. cit., pag. 37.

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In viaggio con il Gambero Rosso nelle colline di Conegliano Valdobbiadene, puntata del 2011 e

conduttore e i soggetti che intervengono raccontano vino e territorio, mentre Vettorello raccoglie campioni di terra nelle diverse soste. Tutta la capacità retorico- narrativa del Consorzio viene esposta nei venticinque minuti di trasmissione: si inizia con la storicità della Scuola Enologica, prima in Italia e la sua reputazione dato che è sempre stata sede di ricerca, difatti proprio grazie a questa il Prosecco è stato individuato come vitigno adatto per il comprensorio.

Si prosegue ad Ogliano e viene mostrato il metodo in autoclave che è quello usato per la spumantizzazione del vino che ne mantiene il profumo fruttato a dispetto della fermentazione in bottiglia (quella ad esempio del Champagne) e a detta di un interlocutore, l’autoclave esalta il “patrimonio della zona” che sarebbe l’uva prodotta. Il tutto è filmato in mezzo al verde, ai filari e oltre alle vigne viene mostrata la raccolta manuale dei frutti e uomini che adoperano nella potatura, a stretto contatto con la pianta. Da Ogliano si va alle rive dei Feletti, confine tra Conegliano e Valdobbiadene da dove si possono osservare le aspre colline del secondo e dove “cambia il paesaggio”: difatti, le rive che ora sono una denominazione, contemplano la diversità tra una sottozona e l’altra nello stesso comprensorio e questo viene esplicitato nel filmato. Passando per il Molinetto della Croda che s’intravede mentre Vettorello invita il conduttore a toccare le pareti arenarie li situate, arrivano a Rolle, località protetta dal FAO (Fondo Ambientale Italiano) dove Resera, ristoratore locale, racconta di come egli ed altri hanno recuperato i vecchi appezzamenti familiari e producono vino; alla domanda cos’ha di speciale il prosecco di Rolle, Resera risponde la composizione del suolo ben drenato.

Da Rolle si passa a Col San Martino dove il conduttore incontra Marchiori, produttore e consulente vitivinicolo del gruppo “Winemaking” che offre servizi su scala globale. L’interlocutore oltre a sottolineare la fatica e la tenacia che sottendono le rive (e questo viene sottolineato più spesso nell’area di Valdobbiadene che più impervia rispetto a quella coneglianese, alla quale si associano “dolci colli”) dice ben due volte: « Il paesaggio rappresenta la cultura delle persone che lo lavorano» e qui è una cultura fatta di buonsenso ed equilibrio frutto della fatica vissuta e questa cultura

è evocata nel momento di stappare una bottiglia producendo emozioni. Insomma Marchiori ha sintetizzato il marketing del prodotto in poche frasi molto chiare. Per rimanere sul prosecco, subito dopo il conduttore e Vettorello sono inquadrati al tavolo di un ristorante, dove assaporano pietanze diverse accompagnate dallo spumante. Sono nella storica “Locanda da Lino” dove il titolare descrive il prosecco come un vino “facile” che s’accompagna al pesce, alla carne, al formaggio e ai dolci indifferentemente, opinione confermata da Gigetto (“vino facile da proporre”) e poi anche da Gualtiero Marchesi56.

Il filmato dai ristoratori passa a Valdobbiadene dove Franco Adami (presidente del Consorzio di Tutela docg) in linea con quanto detto sul bollicine dice che: « Il prosecco non è più un vino ma è diventato un brand, una marca, anche uno stile di consumo e specialmente all’estero capita di sentirsi chiedere “ma il prosecco, con che uve viene fatto?”». Adami prosegue sostenendo che il prosecco non è superiore solo per composizione del terreno, esposizione al sole e pendenza ma è l’uomo che ha un ruolo importante perché ha creduto nel vitigno e nella tecnica spumantistica.

Da Valdobbiadene si prosegue a Vidor per ribadire la fatica delle rive e l’ultima tappa nelle vigne e nella zona del Cartizze dove Graziottin quale storico locale parla del microclima ricco di vortici d’aria e della plurale composizione del terreno che conferiscono al prosecco di questo cru le sue particolarità. Terminati gli incontri, nella penultima sequenza Vettorello compone una mappa con le argille raccolte nel percorso (nel quale viene inquadrato indaffarato su e sotto le viti a toccare con mano la natura) nella quale sono segnati i punti di raccolta e la quale dimostra la varietà nei colori e nella composizione, che dovrebbe riflettere la varietà del vino nelle diverse

rive.

Nell’ultima sequenza il conduttore riparte in elicottero. Le poetiche già incontrate nella candidatura sono quelle della storicità (della Scuola di Conegliano), della

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Gigetto è il nome del titolare dell’omonimo ristorante di Miane che nel mondo dell’enogastronomia è molto rinomato. Gualtiero Marchesi è uno chef di fama mondiale.

plurime composizione del suolo, del terroir, ma soprattutto l’intervento dell’ uomo sull’ambiente che si esplicita nella forma paesistica, quindi paesaggio culturale (Marchiori) e nel prodotto ad esso associato, il prosecco (Adami). Possiamo dire che questo tipo di narrazione ha fatto proprie le categorie interpretative delle scienze umanistiche e sociali e quindi dell’antropologia, soprattutto nell’applicazione della visione culturale che però oscilla tra l’uomo come agente sulla natura o co-creatore con essa senza una chiara distinzione tra le due prospettive57, e cita alcune riflessioni ampie come il genius loci o come l’identità che divengono topos delle narrazioni sul paesaggio culturale. Un elemento secondo me molto importante del breve filmato è dato dalla raccolta di terra fatto da Vettorello: atto volto a dimostrare la molteplicità della composizione del suolo nella docg, sembra però più un azione votata a rendere tangibili i discorsi prodotti, a reificare il paesaggio raccontato associandolo alla terra/territorio che rappresenta. La fruizione del paesaggio è prettamente visiva (difatti il filmato inizia in elicottero, dall’alto) ma Vettorello ci mostra che si può toccare con mano, inoltre il contatto con la terra per associazione mette l’accento sulla componente naturale e non è un caso che dai campioni rilevati si veda un via vai di formiche58, di vita. Ancora una volta il gioco dei paradossi: a chi si sofferma sulle criticità ambientali in merito alla candidatura Unesco, il Consorzio invita a riflettere sulla ricchezza del patrimonio culturale, ma nel mentre esalta la vitalità delle componenti naturali, lo stato reale delle quali però non si vuole che incida sul riconoscimento da parte dell’Unesco di paesaggio culturale.

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Si veda Ingold T., “Abitare o costruire: come uomini o animali fanno del mondo la propria casa”, cap. 4 in Ecologia della Cultura (antologia a cura di Grasseni C. e Ronzon F.), Roma, Meltemi, 2001, pag. 111-139 .

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E c’è da chiedersi da quali campi provenga la terra. Anche Salvador mi ha invitata a riflettere sullo stato del suolo in docg, con il carico che sta accumulando tra pesticidi e diserbanti (26/07/2012).

5.6 Il Paesaggio delle Amministrazioni locali

All’inizio di questo capitolo ho esposto brevemente le politiche della Convenzione europea del Paesaggio e quelle dell’Unesco, introdotte nelle amministrazioni locali anche attraverso il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.2) e che stanno incidendo nella gestione del territorio da parte degli enti pubblici. Nell’area qui considerata, ho già accennato al comune di Pieve di Soligo come “capofila” di un rinnovato interesse per il paesaggio, con le iniziative

Paesagire e l’Osservatorio Sperimentale per il paesaggio delle colline dell’Alta

Marca che ha come presidente il sindaco di Pieve di Soligo, il quale ha invitato le amministrazioni contigue ad alternarsi nella presidenza con cadenza annuale59.

Paesagire è una rassegna culturale che invita alla riflessione mentre l’Osservatorio è

un ente operativo nella raccolta di documentazione e nella produzione di ricerche di stampo tecnico-scientifico; entrambi sono preposti al coinvolgimento della comunità sulla tematica del paesaggio. L’Osservatorio fa parte con altri di una rete che fa riferimento a quello regionale e rientra nelle “intenzioni pianificatorie” della regione Veneto, “attiva” nel promuovere la riqualificazione delle diverse geografie che la compongono.

Le colline dell’ Alta Marca trevigiana, così come altri territori, sono oggetto di numerosi studi che hanno come finalità gestione e rivalutazione ambientale e a loro volta s’inseriscono in progetti su scala nazionale e continentale. Nel secondo capitolo ho fatto riferimento al volume Esercizi di Paesaggio 4 curato dalla Direzione Urbanistica e Paesaggio del Veneto, che tra le altre cose include un ampio quadro di riferimento legislativo-operativo e ad esempio, ci informa che i casi-studio affrontati nel testo sono scaturiti anche dalla nuova attenzione che è nata a livello europeo per gli spazi peri-urbani come scenari ideali per osservare le dinamiche del paesaggio60. Questo per dire che l’Osservatorio di nostro interesse è nato sia per volontà locale

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Durante la presentazione della rassegna Paesagire 2012 e dei risultati ottenuti dall’Osservatorio

sperimentale per il paesaggio delle colline d’Alta Marca (8/11/2012).

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che per disposizioni regionali ed europee e che, l’ottica assunta è quella di occuparsi di paesaggi che però si dilatano o si contraggono in termini spaziali a seconda di alcuni parametri e che pur generando nuove opportunità, complicano ulteriormente il discorso sull’identità territoriale.

Ad esempio, lo studio sulla Valsana al quale ho fatto riferimento, fa parte di un piano paesaggistico d’ambito nel quale la regione ha selezionato alcuni settori “sovra comunali” che esprimono la “tipicità” del paesaggio Veneto61; nel medesimo volume vi è uno studio sulle colline coneglianesi e quindi pur contigui e affini per certi versi, i territori della docg sono divisi in due ambiti principali che presentano caratteri fisiografici e socio-culturali non omogenei. L’Osservatorio delle colline dell’Alta Marca trevigiane si sovrappone all’incirca al territorio della docg con l’intento di far dialogare i diversi attori che compongono il quadro (amministrazioni, cittadini, attori economici, associazioni culturali e ambientaliste) sul paesaggio e assume il paradigma dello stesso come “processuale” e come “bene comune”.