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il distretto, le rive, la bassa

Capitolo 4 distretto docg, trasformazioni in corso

4.3 il distretto, le rive, la bassa

L’enoturismo, particolarmente se declinato all’interno del turismo rurale, potrebbe essere una svolta positiva per il comprensorio di Conegliano-Valdobbiadene ma per il momento i “numeri” generati dal turismo sono marginali, soprattutto se confrontati con quelli relativi alla produzione vitivinicola. Non è un caso, che il Consorzio del Prosecco non parli di comprensorio ma di distretto enologico Conegliano– Valdobbiadene, riconosciuto con delibera regionale nel 200315, primo in Veneto, caratterizzato dall’integrazione delle imprese sparse sul territorio che costituiscono una filiera produttiva che ruota attorno al prosecco. Il legame tra vino e luogo di produzione particolarmente forte in Italia, sottolinea ulteriormente l’importanza del primo nell’essere opportunità “trainante” per tutto il territorio16. Eppure la parola distretto solitamente porta con sé l’aggettivo produttivo che esplicita la vocazione dello stesso; difatti i rapporti del Consorzio anche se forniscono dati relativi al suolo agrario coltivato a Prosecco e non dimenticano mai di elogiare le condizioni naturali che hanno permesso alla viticoltura di diventare industria, sono numeri a cui piace crescere e basta scorrere brevemente tabelle e grafici per capire le dimensioni che il distretto/industria sta raggiungendo.

Non vorrei sembrare fuorviante ed eviterò elencazioni di ulteriori dati numerici che complichino un discorso già di per sé amplio e complesso, basti fare due brevi considerazioni che in un futuro molto prossimo probabilmente saremo in grado di vedere con maggior chiarezza. Innanzitutto questa crescita si riflette sul paesaggio dato l’esponenziale “consumo” di ettari agricoli ora votati al Prosecco. Probabilmente questo è maggiormente visibile nell’area doc, nella piana descritta da

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Trevisan G., Mauracher C., op. cit., pag. 154.

15

Gava F., op. cit., pag. 5.

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Vettorello G., rappresentante del distretto del Prosecco doc di Conegliano e Valdobbiadene in

Salvador, dove basta fare un giro in automobile per vedere nuovi vigneti sorgere un po’ ovunque; tuttavia anche le colline non sono esenti e come detto nel primo capitolo, si ipotizza di «riportare il bosco a quota seicento17» per impiantare nuovi vigneti nel nome della tradizione18. In Vallata e nei fondovalle della docg sono sorti nuovi impianti, anche in terre che fino a poco tempo fa erano considerate improduttive:

Giacomo: «negli ultimi hanno- hanno spianato colline.. se tu vai a Santo Stefano che è il cuore del prosecco..»

Carolina: « del cartizze?»

Giacomo: «del cartizze nella parte bassa.. ma ‘na volta c’era il fol, oppure le vigne erano tutte sopra la strada .. ancora adesso quando tu parli con i ve.. io conosco un vecchio produttore ha quasi ottant’anni- ha ottant’anni -e quando gli parli di.. dei vigneti sotto.. “ah- lì dove mettevano il mais- dove mettevano il mais”»

Prosegue:

«A livello paesaggistico le vigne un tempo erano meravigliosamente inserite perché una volta si faceva- questo è un rapporto anche sulla qualità- una volta si faceva il vino-la vigna era in questi appezzamenti che erano al sole, nella miglior esposizione, il resto si facevano nocciole, mais, l’orto, pascolo, bosco, ora se tu guardi- questa è una domanda che io faccio- “ma cosa parlate di qualità se una volta facevate qua e adesso veramente fate dove c’erano le ortiche- dove correva..”. Se tu vai a Colbertaldo la parte alta è in collina, tu adesso vedi le vigne dove c’era la palude- la Valsana in fondo c’era una palude- era tutta ‘na palude in alcuni casi se vieni da Revine, Cison ancora di là non c’è

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Ferdinando Tavana delle piccole produzioni locali (30/04/2012); Durante una passeggiata col gruppo “le Roe”, un giovane viticoltore mi ha spiegato come i boschi del paesaggio della Valsana non fossero così estesi e si è espresso a favore del disboscamento di alcune aree a favore delle coltivazioni (10/03/2012). Durante un colloquio avuto con Salvador, lo stesso mi ha informata del permesso elargito a Bisol per disboscare una parte collinare di San Gallo (26/07/2012); durante le mie osservazioni ho notato che stanno disboscando anche a Farrò e Pedeguarda (comune di Follina). Si veda anche articolo della Tribuna di Treviso del 1/05/2012 titolo: “Boschi rasi al suolo per il Prosecco docg. Scoppia la protesta” di Andrea De Polo. I boschi si trovano in località Costa Bavera a

Refrontolo e le proteste, oltre che dal WWF, sono partite da un gruppo musicale locale di

giovanissimi, i Ginah che sul web ha dichiarato il proprio dolore per la scomparsa di spazi della loro infanzia; l’Assessore all’ambiente Mauro Canal in risposta ha dichiarato la regolarità dei lavori di disboscamento e ha sottolineato il pregio di un lavoro di ripristino dato che lì c’era già un vigneto e quindi il valore aggiunto di riqualificazione dell’area.

http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/05/01/news/boschi-rasi-al-suolo-per-il-prosecco-docg- scoppia-la-protesta-1.4449701 (10/12/2012).

spazio, hanno fatto le fabbriche e i vigneti non ci sono , ma appena sotto ..»

Sopra le vigne, il fol rinomato vigneto a Santo Stefano (così come la micro-zona del

Cartizze) che c’era a detta di Giacomo e c’è ancora, ma sotto? Ancora vigne, dove

una volta c’era il mais o peggio la palude. Leggendo il disciplinare del prosecco è stata introdotta una novità: oltre alla denominazione docg e al mantenimento del

Cartizze è stata aggiunta la denominazione rive, termine dialettale che indica la parte

più alta della collina, la più faticosa per i coltivatori ma anche la più soleggiata. Se le uve provengono da una riva questo può essere indicato nell’etichetta, seguito dalla località, dalla frazione di provenienza di quello che è un vero e proprio riconoscimento al valore del cru, della micro-geografia. Paradossale il fatto che se da un lato si riconosce l’importanza del terroir ed in questo caso della produzione di nicchia perché troppo non si può chiedere ad un piccolo appezzamento collinare, dall’altro si dia la possibilità a docg e doc di crescere in maniera esponenziale anche in terre non adatte alla produzione vitivinicola. Anche per il vino e la diversificazione dell’offerta vale quanto detto da Clemente in merito a società odierna:

«La produzione di diversità fisiologica nelle società complesse sembra oggi esposta a due fenomeni antitetici ma compresenti: da un lato la scomparsa delle differenze e l’omologazione sul piano globale [… ] e dall’altro la comparsa di idee iper-localiste che producono idioletti culturali19»

Fenomeni compresenti e complementari; il valore aggiunto del prodotto di nicchia acquista la sua ragion d’essere nel momento della contrapposizione con l’equivalente industriale, che a sua volta si pubblicizza con rimandi evocativi al prodotto esclusivo e così collina e pianura ripropongono la dicotomia tra “vino de monte e vino de plano”20, però il termine prosecco è anche un “marchio” che li accomuna e talvolta non permette al consumatore disattento di distinguere le differenze qualitative

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Clemente P., Mugnaini F., Oltre il folklore, Tradizioni popolari e Antropologia nella Società

contemporanea, Roma, Carocci, 2001, pag. 16.

20

associate al luogo di provenienza.