Capitolo 7: il paesaggio residuale
7.2 Mara delle Roe
Il gruppo “le Roe” è così nominato in riferimento al rovo e alle sue spine, quindi alla necessità di mettere luce alcune questioni “spinose” interne alla comunità locale
come la perdita della memoria collettiva23. Il tutto ha inizio nel 2005, quando alla sagra di Farrò (frazione follinese), Mara assieme ad altri, che partecipa attivamente anche alle attività ecclesiastiche della comunità, propone nella sala dell’oratorio “Fioriciclo”, ovvero un sorteggio di piante fatte crescere all’interno di oggetti in disuso, idea “copiata” da una manifestazione friulana24. Dato il successo, l’anno a venire è stata affiancata da altre attività come la premiazione ed esposizione: “Fotografa il tuo angolo fiorito” e da un concorso volto a premiare chi si fosse distinto nella pulizia del proprio bosco25. Le fotografie sono state esposte nella sala ed i boschi sono stati ispezionati da un colonnello in pensione; anche queste idee si sono rivelate coinvolgenti per la comunità. L’anno successivo è stata aggiunta la sezione: “segnala il tuo albero di valore”, ovvero la ricognizione degli alberi antichi, ancora presenti in loco, da tutelare, potare e mantenere. Tutte queste attività ed iniziative sono volte ad ampliare a livello locale la conoscenza ed il rispetto del territorio, a partire dai proprietari di boschi ed alberi antichi che talvolta sono i primi a non conoscere i tesori che custodiscono26:
«Abbiamo scelto di fare il concorso sulla salvaguardia dell’albero perché prima sai.. La gente non sa, non sapevano più perché il padre e il nonno avevano lasciato proprio lì quell’albero e allora lo tagliavano. Con i concorsi, la gente si sente coinvolta e sa di più, abbiamo fatto anche quello del bosco pulito e hanno vinto una guardia forestale ed un vecchietto .»27
Il loro lavoro di sensibilizzazione prosegue con le camminate lungo i troj,
23
Conversazione con Renato, marito di Mara Chiaradia e membro del gruppo “le Roe” (25/11/2011).
24
La narrazione a seguire di Mara Chiaradia è stata rilevata in data 02/02/2012.
25
Molte porzioni di bosco appartengono a soggetti privati che talvolta non sanno riconoscere la posizione ed i confini dell’appezzamento.
26
Situazione analoga l’ho riscontrata durante il workshop “Limno” al quale ho preso parte a luglio 2010. Le nostre riunioni si tenevano nella immensa cantina di una famiglia contadina di Revine Lago, la quale era piena di oggetti di evidente pregio, quasi una mostra di cultura materiale. Io ho ammirato la cura nell’esposizione e elogiato i proprietari di casa, ma l’organizzatrice del workshop mi ha dato delle delucidazioni sul fatto che la famiglia in realtà avesse il tutto ammassato e pronto da gettare e fossero stati gli organizzatori stessi a mettere in ordine “museale” il materiale e informare la famiglia del valore di quegli oggetti.
27
capillarmente disseminati nel territorio; ho chiesto delucidazioni a Mara sulla parola
troj e oltre a svelarmi il significato, (sentieri in dialetto locale) mi ha spiegato che è
un termine antico che si stava perdendo. Il recupero avviene tramite l’utilizzo dello stesso, insomma bisogna “dire” le parole per salvarle dall’oblio. Anche Renato, durante una conversazione mi ha raccontato con rammarico della morte di alcuni anziani che “sapevano le cose” e “conoscevano i nomi”.
E’ proprio conversando di sentieri ed in particolare della Vallalta (si veda capitolo 1) che Mara ha dimostrato tutto il suo entusiasmo, raccontandomi la voglia di condividere le emozioni ed il senso di benessere che prova praticandoli. Ne consegue l’impegno nell’organizzazione di camminate e notturne, alle quali hanno sempre preso parte molti giovani, soprattutto, mi dice, a quelle effettuate in collaborazione con la Regione per “Veneto e Misteri”, una manifestazione che si “contrappone” alla diffusione di Halloween, attraverso il racconto delle leggende locali nei luoghi della loro origine. Unica pecca è la frugalità dei fondi elargiti coi quali è difficile finanziare il “magna e bevi” che per Mara è una parte importante delle camminate: la gente arriva a stomaco vuoto prima di un escursione e poi è affamata e si deve provvedere a questo con cibo e prosecco locale dato che è un'altra forma per far conoscere il territorio. Tornando alla Vallalta, il progetto più grande del gruppo è quello di creare un percorso-Natura al fine di ripristinare i sentieri che vessano in stato d’abbandono attraverso la pulizia boschiva, le strutture minime necessarie per arginare gli smottamenti, fornirlo di panchine e cartelli direzionali. In seguito pubblicizzarlo attraverso i vari canali in modo da promuovere un turismo sostenibile che sostenga il territorio. Un altro progetto al quale il gruppo tiene molto è la mappatura degli antichi alberi da frutto; attualmente alcuni di loro seguono i corsi indetti dal comune di Miane che hanno lo scopo di ri-attivare forme di riconoscimento e re-impianto di questi alberi (e della biodiversità locale). Mara mi spiega che molti esemplari se non vengono accuratamente potati, hanno chiome folte che per il peso sradicano la pianta; mappandoli, sono tutelati se li si deve tagliare. Mara ritiene importante il mantenimento di piccole produzioni, nulla da esportare, ma da apprezzare in loco. L’enogastronomia è dunque un settore importante
attraverso il quale si possono recuperare memoria e tradizioni locali, ad esempio, il gruppo ha ripristinato il “vin dea zhemena”, un vino fatto seguendo un antico procedimento di essicazione, simile al famoso Passito di Refrontolo. Durante gli incontri con Mara, è stato sottolineata l’importanza di “fare rete” con le altre associazioni presenti sul territorio, ma anche con le amministrazioni e le istituzioni sensibili e l’importanza di valori come “partecipazione” e “condivisione” per il benessere degli uomini e del territorio chiaramente inscindibili.
Quanto sopra è una sintesi dei colloquio che ho avuto con Mara sul gruppo “le Roe”, ma in veste di “osservatrice partecipante” ho preso parte a due escursione organizzate dal gruppo che sono state un esperienza fondamentale per osservare il paesaggio e ascoltare la voce delle persone che lo abitano. La prima denominata “Fuina- Mura senzha pramura” a marzo 2012 era una “notturna” che si snodava per più di 12 kilometri attraverso i sentieri che collegano Follina al piccolo centro di Mura (Cison di Valmarino) risalendo anche a Tovena (Cison di Valmarino). Prima di prendervi parte credevo fosse una cosa per “pochi eletti” invece erano presenti 250 persone, soprattutto abitanti della Vallata e zone contigue. Il gruppo ha coinvolto alte realtà nell’organizzazione, come la “comunità di Mura” che ha preparato le vivande all’arrivo. Un narratore era presente in alcuni punti di sosta, per raccontare aneddoti e leggende legate alle varie tappe del percorso. I sentieri attraversano la valle e quindi ho potuto osservare l’alternanza tra campi coltivati e zone industriali, oltre a numerose “Chiese chiuse”, quelle costruite in nome di qualche nobile che ora non vengono utilizzate. Il gruppo organizza queste passeggiate anche per incentivare l’azione (propria ed in collaborazione con realtà analoghe) alla pulizia dei sentieri dai rovi. Parlando con i membri del gruppo “Le Roe” mi è stato chiarito che uno degli obbiettivi principali e quello di far conoscere il territorio alle persone (in particolar modo a quelli che lo abitano) per attivare responsabilizzazione e la cura dello stesso. Ad aprile 2012 ho preso parte ad un'altra passeggiata denominata “Andar par Erbe” che consisteva in una camminata attraverso i sentieri delle alture tra Valmareno (frazione di Follina) e il CastelBrando di Cison di Valmarino che aveva come scopo quello di far conoscere, incontrandole lungo il percorso, le piante spontanee
autoctone e terminava con un pranzo in agriturismo. Il gruppo stavolta “collabora” con la signora Graziella, una “neo-rurale”, esperta di erbe spontanee e proprietà delle piante. Lungo la salita abbiamo sostato brevemente in un complesso composto da due casere, dove ad attenderci c’erano gli anziani proprietari con le rispettive famiglie, punto ristoro accordato con gli organizzatori. Uno dei rustici aveva al proprio centro un tavolo di legno enorme che terminava ai piedi del larìn. La proprietaria mi ha raccontato il fatto che le famiglie si rechino sempre meno spesso a trascorrere il tempo in “alta quota”, la casa è sotto-utilizzata e l’unico che si limita a fare delle feste con gli amici è il nipote. Il paradosso del paesaggio dell’inganno è ben dimostrato da quanto segue: la raccolta delle piante nei prati, adiacenti per forza di cose alle viti, è stata puramente didattica per via delle condizioni ambientali incerte; alcune persone hanno raccolto le erbe tra i vigneti e Graziella le ha “rimproverate” ricordando il fatto che la viticoltura sia divenuta un’industria e purtroppo non fossimo a conoscenza di cosa stessimo realmente respirando, pur apparentemente immersi nella natura.
Le passeggiate organizzate dalle Roe sono solo un frammento dell’enorme mosaico di gruppi e associazioni che mantengono in vita la montagna; non bisogna vedere questa come un attività meramente ludico-ricreativa perché in realtà anche solo attraverso il camminare vengono mantenuti in vita alcuni elementi di micro- conoscenza28 che altrimenti rischiano di scomparire.
Una grande opera di sensibilizzazione a riguardo la sta facendo anche Giovanni Carraro, un imprenditore del coneglianese (di origini bellunesi) che ha scritto il libro “Riscoprire le Prealpi Trevigiane” dopo aver a lungo praticato e documentato i percorsi della fascia pedemontana. Membro del CAI (Club Alpino Italiano), non si è limitato a ripercorrere i sentieri già tracciati ma ne ha ripristinato di abbandonati con l’aiuto di esperti dei luoghi, anziani e giovani29, ed ha sistematizzato le conoscenze
28
Termine usato da Mattana.
29
Intervista rilasciata da Giovanni Carraro a RC-Radio (Radio Conegliano) durate il programma: “Le eccellenze della Marca Trevigiana” (02/06/2012).
apprese in modo che anche altri possano ripercorrere i cammini e mantenerli in vita. Carrraro durante un intervista per un programma radio locale, parla delle esplorazioni tra Praderadego e la Valle del Rujo: si credeva ci fossero 3 sentieri, eppure apparivano spesso delle vie laterali ed ha ri-scoperto una ramificazione fitta di ben 13 sentieri30. Ad una anno dalla pubblicazione il libro era già in ristampa perché ha ottenuto un successo inaspettato ed ora Carraro è occupato nella stesura di un secondo volume con altri percorsi; anche il gruppo “le Roe” dovrebbe collaborare con Carraro per il ripristino di qualche sentiero. Inoltre è importante sottolineare l’importanza acquisita da internet nella divulgazione di conoscenza; i percorsi mappati attraverso il GPS o documentati coi filmati sono spesso “caricati” sul web dagli autori che semplificano la programmazione delle escursioni ad altri31. Voglio anche ricordare che la pulizia di molti sentieri è svolta in gran parte da volontari; a titolo d’esempio, un’ associazione di Revine Lago, chiamata “La Posa” conta circa 170 membri e si occupa del mantenimento e della sorveglianza del territorio che da Sottocroda sale ai pascoli delle pendici. Nel 2010-2011 la pulizia è stata finanziata con 120,000 euro, al 60% dati dall’AVEPA (Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura), una piccola quota dalla Banca delle Prealpi Trevigiane ed il restante, quasi 40.000 euro, auto-finanziato dai soci volontari che hanno contratto un mutuo32.