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il paesaggio della Valsana

Capitolo 2: definire il paesaggio

2.2 il paesaggio della Valsana

Il disagio del ricco Nordest è riscontrabile anche in Valsana: oltre che visibile è ancor più percepibile in questi anni di crisi economica. In un certo senso, nonostante l’area abbia subito le stesse trasformazioni e sia vittima dello stesso “malessere” regionale, tali criticità, ad un osservatore poco attento non appaiono subito. A valle si trova il nucleo compatto e isolato (frazione La Bella di Follina) di costruzione recente che risponde perfettamente al modello “casetta a schiera”(o villletta) e poco ha a che vedere con il paesaggio circostante; accanto ad esso, la statale che attraversa la Vallata parte della quale è: «asservita a più strategie di espansione insediativa13».Il caratteristico nucleo urbano pedemontano, quello da piccolo borgo sommitale è entrato in

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Attingo alla mia esperienza personale. Quando sono arrivata in Italia ogni qual volta andavo a visitare dei parenti, le case apparivano divise a metà: al piano terra, se non inferiore, la cosidetta taverna, grande monolocale con cucina, tavolo di legno e panche, divani consunti, televisore e bagno (questo separato). Ai piani superiori la casa “vera e propria”, gelida, intatta se non fosse per le camere da letto. Nel corso della mia vita più e più volte sono stata ospite in strutture abitative così “impostate”.

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Speo è lo spiedo nel dialetto veneto; molto in voga in tutta la regione è stato da poco riconosciuto come piatto tipico del Quartier del Piave e Vallata.

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Vallerani F., “Il territorio tra oggettività geografica e contesto d’identità” in Ripensare il

crisi nel secondo dopoguerra e molte abitazioni sono inabitate; Varotto e Tres nel loro intervento per Esercizi sul Paesaggio 4, attraverso il confronto delle cartografie dal 1890 con ortofoto recenti (2007) studiano l’evoluzione delle dinamiche insediative nelle quali il rapporto tra superficie edificata e superficie complessiva oltre ad essere triplicato in quegli anni, ha subito una distribuzione disomogenea, in particolar modo a causa di costruzioni di carattere produttivo. Pur permanendo l’originale assetto abitativo accentrato esso è meno riconoscibile dovuto all’esplosione edilizia che interessa le principali vie di comunicazione14. Eppure le colline circostanti sono verdi, gli alberi folti e l’architettura rurale è perfettamente inserita, dalle grandi case coloniche a valle sino ai piccoli borghi semivuoti delle alture. L’andamento lineare dei vigneti amplifica la sensazione di ordine e di pulizia. Alcuni dei che di certo non mancano, sono nascosti da alberature e non riescono a sopraffare il senso di “naturalità” che il visitatore sente ad un primo accostamento.

Non ci si indigna in Valsana, anzi si è colti da una sensazione di benessere che parte dalla vista e va a toccare chissà quali corde dell’animo umano. Non che l’area non sia periurbana, basta percorrere l’asse viario verso Pieve di Soligo per rientrare nella affollarsi caotico dei centri commerciali, dei numerosi supermercati affiancati l’un l’altro, ma nel complesso questa fetta di territorio prealpino è piacevole e si presta ad essere rifugio, meta turistica a due passi da casa, ritorno alla natura.

«Due paesaggi dunque: uno il paesaggio dell’Italia rurale, l’Italia del passato, l’Italia bella delle dolcezze sempre più rare, dall’altro il paesaggio dell’urbanesimo dilatato […] Essi convivono a breve distanza […] il secondo paesaggio della realtà di oggi, nervosa, rumorosa, senza tregua, ma anche il paesaggio della necessità, quella che fa vivere il primo paesaggio, il quale ormai è solo un frammento, una permanenza residuale del passato, immaginato dentro la rete di strade e di autostrade.15 »

14

Varotto M., Tres M., op. cit., pag. 122-123.

15

Turri E., “Alla ricerca di nuove organizzazioni territoriali”, in op. cit., pag. 55 (tratto da La

Il problema è che c’è verde e verde: un semplice sguardo non è in grado di rilevare la complessità ecologica che ne compone le trame e neppure le trasformazioni che esso subisce nel tempo. Il cambiamento di per sé non ha una connotazione negativa; spesso l’ambiente ha beneficiato dell’azione antropica che ad esempio ne ha accresciuto la biodiversità, ma gli sviluppi economici repentini del dopoguerra hanno influito molto sulla gestione agricola e territoriale anche nella Valsana e le insidie talvolta si nascondono dietro le apparenze. La complessità e la sovrapposizione di biotopi e di ecologie nella Vallata è una realtà tuttora presente anche se alcune situazioni sono considerate a rischio. Per definire questo paesaggio si possono “applicare” schemi diversi, tra i quali il più immediato è quello solitamente proposto dalle guide escursionistiche che descrivono il territorio a fasce altimetriche.

Per il mio lavoro ho preferito fare riferimento alla “Sintesi generale delle emergenze e dei valori naturalistici16” che tiene conto sia dei valori ecologici che di quelli paesistici riscontrati in Valsana, stesa da Cesare Lasen durante la ricerca per il Dipartimento di Geografia patavino17 ( per Esercizi di Paesaggio

4). Ai punti di questo elenco ho aggiunto le mie riflessioni legate alle situazioni

da valorizzare. Dopodichè sempre nella stessa ricerca, Castiglioni e Ferrario, propongono una strutturazione della Valsana in “paesaggi tendenziali”, delineati dagli autori attraverso lo studio della percezione sociale del paesaggio. Ho inserito anche questo studio dato che l’accostamento di diverse visioni amplia la discussione e la ricchezza di sovrapposizioni nella definizione del paesaggio della Vallata e quindi anche nelle politiche e nelle pratiche volte alla conservazione e alla valorizzazione dello stesso.

16

Lasen C., “Linee guida per l’Analisi ecologica e per la Valutazione del Patrimonio naturale” in Esercizi di Paesaggio 4, op. cit., pag. 61-70.

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Il lavoro di Lasen si può ricondurre all’interno di: «una visione della realtà nella nella quale l’attenzione è concentrata sulla diversità», visione che ha acquisito valore in seguito alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (Rio de Janeiro, 1992) e all’opera dell’Unesco. Da Vallega A., Geografia Umana. Teoria e Prassi, Grassinia (FI), Le Monnier Università, 2004, pag. 335.