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Concimazione di fondo II CICLO III CICLO IV CICLO

Erpicatura Primo anno Primo anno Primo anno

Messa a dimora talee Concimazione di fondo

Diserbo pre-emergenza Diserbo pre-emergenza Diserbo pre-emergenza Diserbo pre-emergenza Concimazione in

Diserbo post-emergenza Diserbo post-emergenza Diserbo post-emergenza Diserbo post-emergenza Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Irrigazione Irrigazione Irrigazione Irrigazione

Secondo anno Secondo anno Secondo anno Secondo anno

Concimazione in Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Lavorazioni nell’interfila Irrigazione Irrigazione Irrigazione Irrigazione Raccolta biomassa Raccolta biomassa Raccolta biomassa Raccolta biomassa

Dicioccatura

Tabella 2.7 - Coltivazione del pioppo in pieno campo

Operazioni VIVAIO

Tabella 2.8 – Procedura per la produzione di colture energetiche

2.3.3 IPOTESI SULLE MODALITÀ DI STOCCAGGIO ED ESSICCAZIONE DELLA BIOMASSA

Si suppone che la maggior parte dello stoccaggio della biomassa si effettui nei pressi dell’azienda agricola, e solo una parte di essa direttamente nell’impianto di conversione (pari ad esempio alla quantità di biomassa necessaria al funzionamento dell’impianto per tre settimane), dato che la raccolta avviene ogni due anni. Nell’ambito delle ricerche svolte dal CTI per conto dell’Enel l’attività sperimentale, per quanto riguarda le modalità di stoccaggio ed essiccazione della biomassa, è stata condotta con l’analisi sia di cumuli di cippato che di piante intere.

Nel primo caso l’operazione di raccolta è seguita da quella di trinciatura delle pioppelle, che nel caso analizzato nei paragrafi precedenti è eseguita direttamente in campo da un’unica macchina, e dall’accumulo provvisorio del materiale trinciato.

Nel secondo caso invece l’operazione di trinciatura non avviene direttamente in campo, bensì in un secondo momento all’interno dell’azienda agricola.

I risultati della sperimentazione sui cumuli di cippato, con diverse condizioni di stoccaggio (ventilati e non), hanno evidenziato che l’umidità media dei cumuli non ha subito variazioni nel periodo di stoccaggio (10 mesi), in quanto è passata da circa il 60% al 58%.

Più in dettaglio, i risultati finali hanno dimostrato una distribuzione delle umidità all’interno dei singoli cumuli molto variabile (da poco più del 17% a valori massimi superiori all’86%), evidenziando come talune parti (le più interne) si siano effettivamente essiccate, mentre altre abbiano addirittura acquistato umidità. E’ quindi chiaro che la tecnica seguita (accumulo all’esterno con una ridotta protezione dalla pioggia) non può essere certo consigliata per stoccare il cippato in cumuli di ridotte dimensioni. La protezione dei cumuli con film plastici posti a contatto con la superficie dei medesimi non ha offerto particolari vantaggi, data la scarsa circolazione dell’aria e quindi la non veloce asportazione del vapore acqueo. Le perdite di sostanza secca (s.s) sono risultate variabili tra il 12 e il 23%.

In termini generali, la conservazione all’aperto del cippato in cumuli di piccole dimensioni si pone poco raccomandabile in quanto non consente di essiccare soddisfacentemente il materiale. L’esperienza comunque insegna che è possibile stoccare all’esterno grandi masse di materiale in quanto gli strati esterni proteggono quelli interni. Occorre, però, creare cumuli molto alti (6-8 m) ed estesi in pianta. La tecnica proposta dovrebbe risultare pienamente soddisfacente realizzando i cumuli sotto tettoia o ricorrendo a coperture rimovibili che consentano una efficiente circolazione dell’aria. Di sicura utilità è anche una pavimentazione che eviti il ristagno di acqua e, quindi, l’imbibizione dello strato di materiale a contatto con il terreno.

I risultati per quanto riguarda la sperimentazione sui cumuli di piante intere ha evidenziato che l’umidità media è diminuita drasticamente nel giro di quattro mesi, in quanto è passata da circa il 60% al 20%, con una ulteriore diminuzione al 15% negli otto mesi successivi di mantenimento. La tecnica sperimentata (semplice accumulo delle piante tagliate sul terreno nudo senza particolari protezioni) si presenta, quindi, come raccomandabile per ottenere una effettiva essiccazione del materiale in tempi brevi, riducendo al minimo gli investimenti richiesti. Le perdite di s.s., dal canto loro, sono risultate superiori alle previsioni, in quanto hanno sfiorato il 22% della massa iniziale.

In linea generale, la conservazione all’aperto delle piante intere si pone interessante per semplicità e buoni risultati finali, in termini di livelli di umidità del materiale e, anche, di perdite. Evidentemente, la struttura della pianta intera è tale da limitare al minimo i rinvenimenti, anche a seguito di consistenti precipitazioni meteoriche. I risultati potrebbero essere ulteriormente migliorati sollevando da terra il cumulo di piante intere mediante, ad esempio, l’interposizione di pallet, in modo da evitare l’imbibizione dello strato a contatto con il terreno. Tale strato, comunque, potrebbe essere costituito dalle stesse piante lasciate in loco.

Le sperimentazioni svolte sui cumuli di cippato e di piante intere hanno, quindi, messo in luce che l’essiccazione del materiale sminuzzato deve essere effettuata proteggendo i cumuli dalle precipitazioni meteoriche a dal ristagno di acqua alla loro base.

Provvedimenti che facilitano la circolazione naturale dell’aria all’interno della massa sembrano dimezzare i tempi richiesti per passare da umidità di circa il 55-60% a tenori dell’ordine del 20% (2-3mesi). La tecnica ottimale, perciò, dovrebbe basarsi sull’impiego di tettoie (o mezzi equivalenti), dotate di pavimentazione grigliata in comunicazione con l’ambiente esterno. L’essiccazione delle piante intere non richiede particolari accorgimenti e può essere svolta ovunque con buoni risultati di carattere generale. Sul fronte delle perdite di sostanza secca, è stato osservato come le tecniche più semplici (cumuli di cippato non ventilato e di piante intere) e tempi di stoccaggio prolungati (circa un anno) riducano la massa del 20%. Si ritiene, quindi, che tale valore debba costituire un termine prudenziale di riferimento per impostare valutazioni tecnico economiche.

La sperimentazione svolta, tuttavia, fornisce gli elementi per supporre che una ottimale conduzione dei processi (cumuli di cippato ventilati sotto tettoia, piante intere tenute accatastate all’aperto per lo stretto tempo necessario al fine di ottenere i livelli di umidità desiderati) possa consentire di ridurre le perdite di s.s. a valori del 12-14%.

Sul fronte delle caratteristiche energetiche del materiale, infine, non si notano particolari effetti delle singole tecniche di essiccazione e stoccaggio.

Un’ipotesi finale può essere fatta, peraltro, considerando tutte le operazioni meccaniche necessarie per la movimentazione del materiale, il tipo di strategia adottata per la fornitura

dall’esterno con continuità), il tipo di impresa agricola che si intende utilizzare. In quest’ottica lo sviluppo dell’essiccazione delle piante intere, ottenuta presso le aziende produttrici (piccoli produttori, più idonei per la realtà rurale nazionale) sembra essere la scelta migliore.

CAPITOLO 3