• Non ci sono risultati.

LE BIOMASSE LIGNO-CELLULOSICHE SONO COMBUSTIBILI

UTILIZZO DELLA BIOMASSA A FINI ENERGETICI

LE BIOMASSE LIGNO-CELLULOSICHE SONO COMBUSTIBILI

Da quanto detto sopra appare del tutto ingiustificata la scelta delle attuali bozze di decreto attuativo degli art. 31 e 33 del “Decreto Ronchi” di considerare le biomasse ligno-cellulosiche come rifiuti in ogni situazione, assoggettandone la conversione energetica a condizioni di utilizzo (in termini di emissioni e di potenze minime installate) tipiche di rifiuti quali gli RSU. Le biomasse sono da considerarsi combustibili solidi di tipo tradizionale, e quindi da assoggettare alla relativa normativa tecnica, analogamente ai combustibili fossili.

In aggiunta, stabilire per legge limiti di emissione particolarmente restrittivi e non in linea con la migliore tecnologia disponibile (aspetto invece richiesto dalla legislazione europea in materia di inquinamento ambientale) comporta l’impossibilità di attuare il recupero energetico, che invece la direttiva 75/442, come modificata dalla 91/156, richiede espressamente di incentivare.

Per quanto sopra illustrato il Comitato Termotecnico Italiano, ha definito una proposta tecnica aderente alla migliore tecnologia disponibile e alle effettive condizioni operative di impianti il cui scopo è la produzione di energia e non l’incenerimento di rifiuti: “nota propositiva di modifica della bozza di decreto attuativo degli artt. 31 e 33 del decreto

3.1.2 Posizionamento dell’impianto

Il problema della ricerca di aree idonee all’installazione di impianti di generazione di energia elettrica, che utilizzano biocombustibili riveste attualmente una notevole importanza, per la crescente attenzione dedicata negli ultimi anni alle problematiche di salvaguardia ambientale.

È inoltre da tener presente che l’individuazione di un sito è un’attività prevalentemente di tipo amministrativo con notevoli valenze socioeconomiche e politiche; essa attiene al processo decisionale di competenza dell’amministrazione pubblica locale ed ai rapporti con e tra i gruppi sociali interessati: utenti dell’attività insediata sul sito, abitanti circostanti, ecc..

La vigente normativa nazionale non ricomprende, tra i progetti da assoggettare a procedura di valutazione d'impatto ambientale, gli impianti per l'utilizzo energetico delle biomasse.

Neppure la recentissima direttiva europea sulla V.I.A. (97/11/UE del 3 marzo 1997) contiene nei suoi allegati alcuno specifico riferimento a questa tipologia di opere.

Va, inoltre, sottolineato che nell'attuale normativa, sia italiana che europea, per quasi tutte le tipologie di opere elencate vengono indicate delle soglie, al disotto delle quali un progetto è da considerarsi automaticamente escluso dalla procedura di V.I.A..

In particolare, nella più recente normativa italiana, Decreto del Presidente della Repubblica n° 856500 del 12 aprile 1996 (in Gazz.Uff., 7 settembre, n. 210) “Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n.146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”, è fissata una soglia minima (50 MW di potenza termica) per i progetti di impianti termici per la produzione di vapore e acqua calda, al disopra della quale per tale categoria di progetti la procedura di V.I.A. è obbligatoria per quelli ricadenti in area protetta, mentre per gli altri va stabilita la necessità, previa verifica, caso per caso.

Per un impianto alimentato con biomassa, una dimensione di 50 MW di potenza, quale quella indicata come soglia dalla normativa, è da considerarsi proponibile in pochi casi, in quanto un impianto di tale dimensione comporterebbe di avere la disponibilità costante di ingentissimi quantitativi di biomassa, di prevedere un bacino molto ampio per il suo reperimento, con conseguenti aggravi dell'incidenza del traffico indotto e dei costi di trasporto e, inoltre, l'esigenza di disporre di una vastissima area da adibire allo stoccaggio.

Pertanto, almeno in Italia, la taglia considerata ottimale nella progettazione di impianti appartenenti a questa tipologia rimane generalmente di molto al disotto dei 50 MW.

Verificato che per questa categoria di opere, al momento, non esiste alcun obbligo di legge che imponga un'analisi e dei mirati approfondimenti di carattere ambientale, tuttavia, avendo ben presente che, per quanto di modeste dimensioni, nessun impianto produttivo può essere considerato ad "impatto zero", appare importante, anche nella definizione della progettazione di impianti di limitata dimensione e di modesto impatto, quali quelli in

oggetto, tener conto delle peculiarità ambientali del sito individuato e della zona ad esso circostante.

Molteplici sono i fattori che concorrono a determinare il grado di sostenibilità di un progetto: tra questi vanno ricompresi l'impiego delle più avanzate tecnologie disponibili, l'utilità dell'opera ed il suo costo, nonché la sua accettabilità ambientale.

Per definire l'accettabilità ambientale di un progetto vanno considerati gli effetti che la realizzazione dell'opera (sia in fase di costruzione che di gestione) potrebbe avere nei confronti delle caratteristiche e delle sensibilità ambientali del sito prescelto, e dell'area circostante (influenzabile dalla realizzazione), nonché le ripercussioni sulla popolazione interessata, valutando la possibilità di minimizzare le interferenze negative, attraverso la scelta di opportune soluzioni progettuali e la predisposizione di idonei controlli e monitoraggi.

Avendo vagliato la validità di un progetto nel suo insieme e avendo verificato se le scelte progettuali sono in sintonia con le esigenze di salvaguardia della qualità delle componenti ambientali nel loro complesso e, in particolare, di quelle più direttamente influenzate dalla costruzione e dall'attività dell'impianto proposto, tenendo conto della quantità di energia producibile e della qualità e del costo del servizio offribile, è possibile pervenire a un bilancio finale attraverso il quale determinare il grado di accettabilità di tale progetto in quello specifico contesto ambientale.

Per stabilire l'effettiva economicità di un progetto non bisogna considerare solo i costi ed i benefici diretti e più evidenti in termini di risparmio energetico, di produzione di energia più pulita e di contenimento degli impatti ambientali, anche se questi elementi, già di per sé, potrebbero essere sufficienti.

Un'accorta progettazione per la realizzazione di un impianto alimentato con biomassa consente, attraverso un attento e razionale piano di reperimento del combustibile, di pervenire sia ad una riqualificazione silvo-colturale delle aree boscate utilizzate che ad un miglioramento della stabilità dei suoli grazie alle operazioni di diradamento, di reimpianto e anche di ripulitura del sottobosco.

A parità di costi, rispetto all'utilizzo dei combustibili tradizionali, ma anche nel caso di costi leggermente più alti, gli impianti alimentati con biomassa consentono la realizzazione di interventi che sono estremamente utili, interventi che, altrimenti nessuno farebbe e che, da subito, ma maggiormente con il passar del tempo, producono benefici ambientali per l'intera comunità.

Si sottolinea, dunque, l'opportunità di riflettere, senza farsi trascinare dall'entusiasmo, sulla possibilità di dare impulso alla realizzazione di questo tipo di impianti, studiando le ipotesi di sviluppo soprattutto nelle zone più vicine ai centri di produzione legnosa, essenzialmente montane e pedemontane, ove potrebbero essere ottenuti nel complesso i

metanizzazione non sia ancora stato completato, al fine di poter fare maggiormente leva sull'interesse delle popolazioni e quindi partire dai migliori presupposti di sviluppo.

Infine, qualora fosse scelto di diffondere questa tipologia su vasta scala, si ritiene che risultino di fondamentale importanza tutte le azioni tempestive volte a divulgare, con estrema chiarezza, le conoscenze su questi impianti e a fugare eventuali negative pregiudiziali per procedere poi più agevolmente alle realizzazioni.

Durante la scelta del sito idoneo, possono essere fatte alcune considerazioni, essenzialmente riconducibili a tre principali argomentazioni:

1) effettiva possibilità di realizzazione dell'impianto;

2) accettabilità ambientale dell'opera;

3) ottimizzazione della progettazione per il contenimento degli impatti.

Per quanto concerne il primo punto, si deve svolgere una ricerca in varie zone, stimare i quantitativi di biomassa disponibili e valutare se siano facilmente reperibili, in un raggio di territorio abbastanza limitato. Per l'effettiva sostenibilità della realizzazione deve essere però attentamente riverificato che la reperibilità della biomassa sia costante e, inoltre, che possa essere costante anche il conferimento del combustibile necessario, al fine di consentire la continuità nell'attività dell'impianto e per evitare stoccaggi lunghi ed eventuale deperimento dei materiali, impegnando un'area di grande dimensione.

Ci sono caratteristiche che rendono particolarmente favorevole un’area, quali ad esempio:

- area industriale dismessa, che potrebbe essere utilmente recuperata, senza sottrarre suoli ad altri possibili utilizzi produttivi;

- area facilmente accessibile ai mezzi di varia dimensione da utilizzarsi per il conferimento ed eventualmente servita da strade asfaltate;

- area facilmente collegabile con centri abitati e, nello stesso tempo in posizione defilata rispetto al concentrico cittadino;

- assenza di aree e coltivazioni di pregio nel suo intorno;

- posizione di sottovento rispetto all'abitato del concentrico comunale (vanno, comunque vagliati possibili effetti su eventuali nuclei abitati posti a valle);

- vicinanza a discarica per rifiuti inerti e all'impianto di depurazione;

- presenza di fognature, acquedotto, rete di teleriscaldamento, rete di energia elettrica e possibilità di collegamento con il depuratore;

- posizione baricentrica rispetto ai centri di conferimento sia di ambito comunale che provinciale.

Per ottenere un quadro ambientale più completo è però necessario che sia rilevata la qualità della viabilità nell'intorno del sito e l'attuale carico di traffico sulle principali arterie utilizzabili, al fine di evidenziare eventuali interferenze negative e studiare, nel caso, gli opportuni adeguamenti e, comunque, definendo percorsi preferenziali per limitare gli effetti del traffico indotto, anche per non costituire intralcio al vicino ospedale.

Per il completamento dell'analisi ambientale sarebbe importante considerare se la realizzazione, ma soprattutto l'attività dell'impianto comporterebbe eventuali interferenze con il nucleo abitato posto a valle del sito. Esistono comunque metodologie ben precise di scelta del sito idoneo; si riporta la descrizione di una procedura seguita per l’inceneritore nella zona di Pesaro-Urbino, del tutto analoga a quelle messe in atto per gli impianti a biomasse.