La produzione agrumicola nazionale viene commercializzata67 soprattutto
all’interno del mercato nazionale; solo il 10% dei nostri agrumi freschi (373.000 ton-
nellate nel 2007, EUROSTAT) – tra cui le varietà di arancio di cui l’Italia è produtto-
re di eccellenza68, ovvero Tarocco e Moro, e mandarini – trovano collocazione nel
mercato europeo (Germania, Francia, Austria), che risente della forte pressione di
Brasile e Cina69, mentre una piccola quota è commercializzata in alcuni paesi extra-
UE(Svizzera, Canada e USA). Per le arance bionde, invece, la forte presenza di com-
petitors europei e internazionali – in particolare spagnoli (dominatori del mercato), greci, sudafricani e turchi – e la scarsa promozione delle varietà italiane sul merca- to estero ne penalizzano l’esportazione; anche la propensione ad avviare contatti com- merciali con paesi dell’Est o del Nord Europa è disincentivata non solo dalla forte
pressione competitiva spagnola basata sul prezzo e sull’efficienza logistica (ISMEA,
2006), ma anche dall’interesse a conquistare nuove quote di mercato da parte di pae- si del Mediterraneo come Egitto, Marocco, Turchia e Tunisia.
Il comparto agrumicolo italiano continua a essere segnato da criticità che coin- volgono tutti i soggetti della filiera – produttori, trasformatori, commercianti, traspor- tatori fino ai consumatori (contrazione dei consumi di frutta fresca, bassi consumi di succhi) in un contesto territoriale – il Sud dell’Italia – che presenta difficoltà sul piano socio-economico e occupazionale. Ciò, nonostante che nel corso degli anni sia- no stati promossi interventi di ammodernamento strutturale e di riconversione varie- tale, tramite l’utilizzo dei Fondi strutturali comunitari, sullo sfondo di misure comu- nitarie non sempre favorevoli per il comparto agrumicolo (aiuti alla trasformazione industriale, apertura dei mercati, caduta della barriera fitosanitaria, accordi bilatera- li con i paesi terzi, ecc.).
In particolare, il prodotto fresco risente di onerosi costi di produzione, pro- blematiche nell’organizzazione della commercializzazione, perdita di qualità dei pro-
70 L’analisi S.W.O.T., come noto, si basa sull’analisi dei fattori endogeni (Punti di forza - Strengths, Punti di debolez-
za - Weaknesses) e dei fattori esogeni (Opportunità - Opportunities, Minacce - Threats) che influiranno sul contesto oggetto di studio.
dotti agrumicoli anche a causa degli eventi climatici sempre più imprevedibili, scar- sa valorizzazione di varietà particolari. La globalizzazione del mercato e l’interna-
zionalizzazione dei competitors, inoltre, hanno prodotto fenomeni di “allungamen-
to dei calendari commerciali” dei prodotti stagionali, come gli agrumi, presenti sul- le nostre tavole per 365 giorni all’anno, con massicce quantità di prodotti in controstagione rispetto ai nostri tradizionali calendari produttivi, provenienti dall’al- tro emisfero. Sul mercato interno e sui mercati esteri occorre competere, da un lato, con paesi che riescono ad anticipare la propria produzione in virtù di un clima più favorevole (Nord Africa, Medio Oriente), dall’altro, con paesi – come la Spagna – che hanno sviluppato varietà adatte a essere commercializzate a inizio o a fine cam- pagna. La concorrenza dei produttori del bacino del Mediterraneo ha praticamente scalzato le nostre produzioni precoci dal mercato, mentre, sul fronte delle varietà tar- dive, l’estensione forzata del periodo di conservazione di alcuni prodotti attraverso la frigoconservazione ha generato risultati deludenti sotto il profilo qualitativo
(MARK-UP, 2007).
Attraverso il metodo dell’analisi S.W.O.T.70, in un recente studio (ISMEA,
2006), sono state enucleate le principali evidenze della filiera agrumicola in Cala- bria; nei Box 6.1a, 6.1b e 6.1c, sulla base di quanto è emerso nella Parte II di que- sto lavoro, si è provato a elencare i punti di forza e di debolezza e le minacce e le opportunità per la filiera agrumicola italiana.
Il livello di autoapprovvigionamento nazionale, in Italia, si presenta molto alto (99,3%), pari a 3,7 milioni di tonnellate di agrumi destinati al consumo umano nel
2007 (EUROSTAT); tuttavia, oltre 370.000 tonnellate di agrumi freschi sono state
importate nel 2007, in particolare arance dal Sudafrica e piccoli frutti da Israele, per un valore delle importazioni di oltre 212 milioni di euro, con un incremento del 14,5%, rispetto al 2006 e un deficit del commercio internazionale di agrumi di 77,4 milioni di euro (Tabella 6.1).
PUNTI DI FORZA
• Vocazionalità pedoclimatica di alcune aree delle Regioni del Sud che assicurano produzioni di qualità
• Esistenza di varietà di pregio • Presenza di impianti moderni e
razionali in alcune zone • Adeguata disponibilità idrica
nelle principali aree produttive
PUNTI DI DEBOLEZZA • Aziende di ridotte dimensioni
• Diffusione delle coltivazioni in aree non vocate • Elevati costi di produzione con particolare riferimento
all’impiego della manodopera • Calendari di produzione limitati • Scarsa capitalizzazione delle aziende
• Presenza di agrumeti con sesti irregolari e con più varietà presenti nello stesso appezzamento
• Elevata età media degli agrumeti
• Scarsa imprenditorialità degli agrumicoltori • Scarsa presenza di giovani agricoltori
• Scarsa propensione a effettuare nuovi investimenti e a introdurre nelle aziende innovazioni tecnologiche • Difficoltà a reperire manodopera specializzata
• Insufficienti ricerca e sperimentazione in agrumicoltura
PUNTI DI FORZA • Produzioni di qualità
riconosciuta IGP
• Disponibilità di varietà di buona qualità
PUNTI DI DEBOLEZZA
• Elevato numero di operatori di piccole dimensioni incapaci di interloquire con le moderne forme di commercializzazione • Bassa competitività della produzione rispetto ai prodotti
spagnoli in termini sia di prezzo che di presentazione del prodotto nel mercato europeo
• Calendari di commercializzazione non sempre adeguati alle esigenze di mercato
• Scarsa integrazione a monte della filiera (elevato numero di commercianti)
• Elevate distanze dai principali mercati nazionali ed esteri • Assenze di piattaforme logistiche e bassa competitività
dell’attuale sistema logistico
• Scarsa capacità finanziaria delle imprese commerciali • Elevati costi di condizionamento
• Elevati costi di trasporto
• Bassa capacità imprenditoriale degli operatori
• Utilizzo prevalente di forma di vendita poco remunerative che non consentono al produttore di conoscere le reali esigenze del mercato (commissionari e grossisti) MERCATO FRESCO (CONDIZIONAMENTO/COMMERCIALIZZAZIONE)
Fonte: ISMEA
Box 6.1a - Analisi S.W.O.T. della filiera agrumicola italiana
PUNTI DI FORZA
• Localizzazione delle imprese in prossimità dei principali bacini produttivi
• Disponibilità di materia prima grazie anche alle difficoltà della collocazione del prodotto sul mercato del fresco
• Produzioni di qualità riconosciuta (Bergamotto di Calabria DOP)
PUNTI DI DEBOLEZZA
• Elevata polverizzazione delle imprese di trasformazione • Eccessiva presenza di imprese agrumarie che producono
semilavorati a basso valore aggiunto • Bassa capitalizzazione delle imprese • Scarso potere contrattuale delle imprese
• Bassa capacità finanziaria delle imprese con conseguente difficoltà a mantenere il prodotto stoccato per lunghi periodi di tempo
• Produzione prevalente di succhi concentrati (soggetti alla concorrenza del prodotto brasiliano) rispetto ai succhi freschi bevibili (che presentano consumi in espansione)
• Approvvigionamento della materia prima spesso subordinata alla collocazione del prodotto sul mercato del fresco • Discontinuità nelle forniture di materia prima • Elevata distanza dei principali mercati di consumo • Prodotto dalle caratteristiche non sempre idonee alle
esigenze di mercato • Elevati costi di produzione
• Difficoltà nella suddivisione della materia prima per tipologia (arance bionde o pigmentate) sia per la presenza di agrumeti con più varietà sia per una assente politica di gestione del prodotto nei diversi centri di raccolta sul territorio
• Basse barriere tecnologiche all’entrata soprattutto nella prima fase del ciclo di estrazione dei succhi
MERCATO TRASFORMATO (PRIMA TRASFORMAZIONE/COMMERCIALIZZAZIONE)
PUNTI DI FORZA
• Immagine positiva degli agrumi in termini salutistici e dietetici per il prodotto fresco e trasformato
PUNTI DI DEBOLEZZA
• Minore apprezzamento di alcune varietà italiane rispetto a quella dei principali competitor per il prodotto fresco
• Abitudini di acquisto consolidate poco inclini a nuovi prodotti per il mercato del trasformato
CONSUMI
Fonte: ISMEA
OPPORTUNITÀ
• Situazione congiunturale favorevole per il mercato di molti derivati agrumari
• Apertura di nuovi mercati tradizionalmente non consumatori • Possibilità di un’ulteriore
concentrazione industriale grazie alla fuoriuscita delle imprese di piccole dimensioni nei prossimi anni • Aumento della disponibilità di
materia prima
• Presenza significativa di produzioni biologiche
MINACCE
• Riduzione e modifica del regime di aiuti comunitari alla produzione che porterebbe a un aumento del costo della materia prima non sostenibile delle imprese • Crescente concorrenza delle produzioni spagnole e
degli altri paesi del Mediterraneo in termini di: prezzo, presentazione, qualità, calendari di commercializzazione • Aumento della competitività dei succhi di provenienza
europea
• Possibili modifiche della regolamentazione sul contenuto minimo della bevande a base di succhi di agrumi
• Aumento di attacchi patogeni che compromettono lo sviluppo della coltura (tristeza e mal secco degli
agrumi)
PRODUZIONE/TRASFORMAZIONE/COMMERCIALIZZAZIONE
OPPORTUNITÀ
• Aumento del consumo di agrumi nei paesi non tradizionalmente
consumatori (pesi dell’Est e Russia) • Tendenze dietetiche dei consumatori
(importanza di aspetti salutistici e terapeutici)
• Mutamento delle abitudini alimentari (aumento dei pasti fuori casa, aumento delle spremute)
• Interesse ad un consumo più versatile e integrale del frutto
MINACCE
• Aumento dei consumi dei prodotti sostituti dei succhi di agrumi
CONSUMI
Fonte: ISMEA
71 Il MIPAAFstima che il 70% della produzione è destinato al consumo allo stato fresco (di cui il 56% al mercato in-
terno), il 30% alla trasformazione industriale, il 7% al mercato estero e il 3-4% ai ritiri dal mercato.
72 Nel canale lungo del retail e nel canale HO.RE.CA., rivestono un ruolo importante i mercati all’ingrosso e i mo-
derni centri agroalimentari; accanto a questi canali, inoltre, si stanno diffondendo, anche per il comparto agrumi- colo, la vendita diretta in azienda, i farmer’s market (mercati dei contadini), gli ortomercati, i Gruppi di acquisto
solidale (GAS), la vendita on line e persino i distributori automatici di frutta.
Tabella 6.1 - Valore import-export dell’Italia di agrumi freschi per principali paesi di provenienza e destinazione, anno 2007 (milioni di euro)
Import Var. % Export Var. %
2007/06 2007/06
Mandarini e clementine 73,1 27,1 Arance 63,6 15,2
Spagna 63,6 25,2 Svizzera 14,9 11,5
Francia 5,5 89,0 Germania 12,8 -15,9
Israele 1,3 216,2 Austria 6,8 -0,3
Arance 61,0 16,9 Mandarini e clementine 39,1 11,3
Sudafrica 24,9 113,4 Polonia 6,4 -6,0 Spagna 22,2 -21,3 Slovenia 5,0 33,3 Uruguay 3,7 126,3 Germania 4,8 -6,4 Limoni 56,2 8,2 Limoni 29,6 27,0 Argentina 27,6 9,4 Germania 12,8 30,5 Spagna 18,9 9,5 Austria 5,4 17,7 Sudafrica 1,9 -57,9 Francia 2,7 4,3
Totale agrumi freschi 212,5 14,5 Totale agrumi freschi 135,1 16,1
Fonte: INEA, Il commercio con l’estero dei prodotti agro-alimentari, Rapporto 2007
Il commercio con l’estero dei prodotti agrumicoli trasformati ha visto, nel 2007, un saldo positivo di ben 94,3 milioni di euro, con un incremento delle espor- tazioni per essenze e succhi, che suggella il riconoscimento della qualità dei nostri prodotti trasformati a livello internazionale; addirittura, le esportazioni di essenze di limone sono cresciute, in un solo anno, del 60,8% (Tabella 6.2).
La produzione agrumicola, al netto delle esportazioni e della trasformazione
industriale, viene commercializzata71per il 60% nel canale retail e per la restante
quota attraverso il canale Ho.Re.Ca (ristoranti, alberghi, bar, ecc)72; nell’ambito del
Tabella 6.2 - Valore import-export dell’Italia di derivati agrumari, milioni di euro Importazioni Esportazioni 2006 2007 var. % 2006 2007 var. % Essenze: di arancia 1,8 2,2 22,2 3,9 4,2 7,7 di limone 2,0 1,5 -25,0 12,5 20,1 60,8 di altri agrumi 1,7 3,0 76,5 21,3 22,8 7,0 Totale essenze 5,5 6,7 21,8 37,7 47,1 24,9 Succhi: di arancia 39,6 36,9 -6,8 57,2 63,2 10,5 di pompelmo 11,5 8,1 -29,6 0,4 0,5 25,0 di altri agrumi 10,2 10,9 6,9 42,7 46,1 8,0 Totale succhi 61,3 55,9 -8,8 100,3 109,8 9,5
Fonte: INEA, Annuario dell’agricoltura italiana, 2007
Per gli agrumi che hanno ottenuto il riconoscimento comunitario il principa- le canale di vendita è rappresentato dalla distribuzione moderna; il prodotto trova collocazione soprattutto sul mercato interno, che per le “Clementine del Golfo di
Taranto” IGPè la destinazione esclusiva (Tabella 6.3).
Tabella 6.3 - Agrumi IGP: incidenza dei canali di vendita sulla produzione certificata nel 2007
Agrume IGP Mercato interno Mercato estero
(valori percentuali) (valori percentuali)
Vendita Dettaglio Distrib. Risto- Totale Paesi Paesi Totale
diretta tradiz. moderna razione mercato UE extra- mercato
interno UE estero
Arancia Rossa di Sicilia 3 15 49 33 90 85 15 10
Clementine del Golfo di Taranto 0 0 100 0 100 0 0 0
Clementine di Calabria 3 20 70 7 70 80 20 30
Limone Costa d’Amalfi 13 21 40 26 87 100 0 13
Limone di Sorrento 40 0 60 0 99,9 n.d. n.d. 0,1
Fonte: QUALIVITA, 2008
Sul fronte dei consumi, la disaffezione generale che negli ultimi anni ha inve- stito la domanda complessiva nazionale di frutta fresca, con una riduzione, in parti-
colare, del grado di penetrazione del prodotto agrumicolo nel paniere di spesa e una
riduzione della frequenza degli acquisti (ISMEA, 2008), ha portato a una maggiore pro-
pensione dei consumatori verso prodotti di qualità eccellente – anche certificati –, e verso produzioni precoci di arance e clementine, penalizzando l’offerta di quelle par- tite che risentono particolarmente di andamenti climatici sempre più spesso impre- vedibili (estati calde e siccitose, abbondanti piogge autunnali, rigide temperature inver- nali), che possono condizionare la qualità organolettica dei frutti o anche soltanto ridurre la pezzatura o alterare la colorazione.
Gli acquisti di agrumi (ISMEA, 2008), che incidono per una quota di circa il
20% sugli acquisti totali di frutta fresca, hanno fatto registrare, nel quinquennio 2003- 07, tassi di contrazione medi annui dell’1,4%, sul fronte dei volumi, e del 2,8% su quello dei valori, con percentuali maggiori al Nord Est e al Centro Italia; la compo- sizione del paniere agrumicolo di acquisti domestici in quantità, nel 2007, vede le arance al primo posto (56%), seguite da clementine (22%), limoni (10%), mandari- ni (9%) e pompelmi (3%).
Il consumo di agrumi è fortemente condizionato dalla stagionalità della produ- zione, concentrata per il 90% tra ottobre e maggio e, in tale periodo, prevalentemente soddisfatta dalla produzione interna, ad eccezione dei pompelmi, per la quasi totalità importati, e dei limoni, la cui produzione è disponibile durante l’intero anno solare.
Le migliori quotazioni nel 2007, per il prodotto fresco, hanno premiato la qua- lità delle arance rosse nazionali, con punte di 0,60-0,65 euro/kg, e le produzioni pre-
coci Naveline, anche se insidiate dalla presenza sul mercato di arance pigmentate
straniere con elevati standard organolettici, come la Washington sanguigna del
Marocco e la Navel Cara Cara di Israele; buone quotazioni si sono avute, sempre
sul fronte delle produzioni di qualità, per il mandarino Tardivo di Ciaculli, quotato
attorno a 0,35 euro/kg, anche se risulta sempre più insidiato da alcuni tipi di satsu-
ma e dell’ibrido Miyagawa, apireni e a maturazione precoce, mentre i limoni nostra-
ni – anche eccellenze primo fiore – hanno risentito della forte concorrenza, quanti-
tativa e qualitativa, argentina, spagnola e sudafricana (INEA, 2008a).
Buone performance si sono avute per i prezzi delle produzioni certificate a
marchio DOP/IGP, con incrementi dei prezzi al consumo per le Igp “Arancia Rossa
di Sicilia” e per il “Limone Costa d’Amalfi”, rispettivamente, del 14,3% e del 20% (Tabella 6.4).
Sul fronte dei canali commerciali, la GDO assorbe il 54% in valore della
domanda domestica agrumicola nazionale (di cui il 30% presso i supermercati), seguita dal dettaglio tradizionale (25%) e dagli ambulanti/mercati rionali (23%); tut- tavia, i più consistenti volumi di acquisto annui per famiglia si registrano presso gli ambulanti/mercati rionali, per effetto dei prezzi medi di acquisto più contenuti
T
a
bella 6.4 - Pr
ezzi degli agrumi D
OP /I GP (eur o /kg), anno 2007 Pr ezzo V a r. % P rezzo V a r. % P rezzo V a r. % pr evalente 2007/06 pr evalente 2007/06 pr evalente 2007/06 alla al consumo a lla vendita pr oduzione dir etta
Arancia Rossa di Sicilia I
GP 0,62 3,3 1,00 1 1,1 0,80 14,3 Ber g
amotto di Reggio Calabria D
OP 52,00 n.d. 90,00 n.d. n.d. n.d.
Clementine del Golfo di
T aranto I GP 0,80 n.d. 1,80 n.d. n.d. n.d.
Limone Costa d’Amalfi I
GP 0,50 25 1,20 20 1,80 12,5 *
Non sono disponibili i dati degli altri due pr
odotti certificati e commer
cializzati nel 2007 con il mar
chio eur opeo (Clementin e di Calabria I GP e Limone di Sorr ento I GP ). Fonte: elaborazioni I NEA su dati Q UALIVIT A , 2008
73 In Italia, secondo dati CIA, nel 2007 si è avuto un calo del 2,5% nella vendita di frutta e del 4,2% nella vendita di
ortaggi e verdure.
Per quanto riguarda la domanda di succhi, sul mercato interno, anche per il 2007 essa ricalca abitudini di consumo ormai consolidate verso il succo di arance bionde; tuttavia, comincia a manifestarsi una contrazione per questo prodotto, ormai maturo, a favore di prodotti innovativi come il succo di arance rosse, il succo di aran- ce biologiche e le bevande mix di frutta, verso i quali il consumatore mostra un inte-
resse crescente (ISMEA, 2008).
Il consumo di succhi e bevande a base di agrumi incide per il 32% sul totale dei consumi di bevande a base di frutta, con un consumo pro-capite che si mantie- ne ancora basso in Italia rispetto ad altri paesi europei, per effetto della maggiore pre- ferenza verso il consumo di frutta fresca.