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Il parco agricolo di Palermo e la resistenza di Ciaculli

2.3 Regione Sicilia: il Tardivo di Ciaculli Breve storia degli agrum

2.3.3 Il parco agricolo di Palermo e la resistenza di Ciaculli

Oggi la presenza degli agrumeti è notevolmente ridotta, come è ridotta la pro- duttività del settore. Il legame con la cultura e la presenza di un paesaggio agrario tipico – tuttora preservato in alcune zone –, tuttavia, ha fatto sì che l’attenzione ver- so il settore nella zona del palermitano sia rimasto vivo. Ne è testimonianza il ten- tativo più volte ripetuto di costituire un Parco agricolo nella zona di Ciaculli, in cui

realizzare anche un Giardino-Museo della Conca d’Oro, vero e proprio “museo

vivente” dove conservare varietà “da collezione”, sia quelle ancora coltivate, sia quel- le non più diffuse, ma reperibili presso vivai specializzati o presso singoli agricol- tori di questa zona della Sicilia.

Quest’area agrumicola ha mantenuto, negli anni, i caratteri originari del pae- saggio storico e rurale del posto, così come si presentava agli inizi del XX secolo, mantenendo i metodi di lavoro classici e conservando manufatti e tecnologie del siste- ma agricolo di un tempo.

L’idea del Parco nacque a metà degli anni Novanta del secolo scorso, quando la municipalità palermitana fece della legalità il manifesto politico e sociale dell’epo-

ca. In questo contesto generale venne data molta importanza al recupero delle due grandi aree verdi di Ciaculli e della Favorita. La prima zona, con la costituzione del

Parco Agricolo e la promozione del mandarino Tardivo di Ciaculli, doveva rappre-

sentare un’esperienza innovativa in Italia per la mediazione tra gli interessi econo- mici dei produttori, in forte crisi, e quelli della comunità, a cui erano destinati i per- corsi e le strutture di pubblico utilizzo, come il museo del germoplasma. La secon- da zona, il Parco della Favorita, doveva rappresentare un polmone verde per la città e offrire l’opportunità agli abitanti di godere di un verde pulito e curato praticamen- te nell’area urbana.

Il progetto, elaborato dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e finanziato nel-

l’ambito del programma comunitario LIFE9nel 1994, venne completato tra il 1996 e

il 1998: erano previsti interventi per la riqualificazione delle pendici, la ridefinizio- ne dei percorsi, l’agro-forestazione e naturalizzazione con piantumazione di essen- ze tipiche della macchia mediterranea, la sistemazione dei muretti a secco, il recupe- ro degli agrumeti abbandonati, sperimentazioni in campo e in laboratorio e la rea- lizzazione del giardino-museo del germoplasma per conservare la biodiversità delle specie tradizionali.

Il progetto fu elaborato attraverso un processo di coinvolgimento della popo- lazione, vista anche la necessità di acquisire l’assenso dei proprietari dei fondi, che portò alla firma di circa 400 convenzioni per gli interventi da compiere. L’avvio del progetto coincise con l’approvazione del nuovo piano regolatore, in cui l’area era destinata a parco, proponendo un nuovo modello di sviluppo del territorio agricolo periurbano.

La finalità del Parco era quella di riunire tre dimensioni fondamentali dello sviluppo, troppo spesso prese in esame in maniera separata:

– la dimensione produttiva, legata al rilancio del prodotto tipico;

– la dimensione sociale, che focalizzava l’attenzione sulla lotta alla crimi- nalità organizzata e sulle esigenze di servizi e supporti alla popolazione; – la dimensione ambientale, legata, ovviamente, al recupero di una zona agri-

cola di alto valore.

L’interpretazione da dare a questa impostazione è riassumibile nell’idea di un nuovo ruolo dell’agricoltura come attività di costruzione e manutenzione del paesag-

9 Dal 1992 il programma LIFE– lo strumento finanziario di sostegno alla politica ambientale della UE, suddiviso

per tematiche di progetti – ha finanziato almeno 2.750 progetti, contribuendo per circa 1,35 miliardi di euro. Ne-

gli ultimi 14 anni, LIFEha finanziato 419 progetti in Italia; di questi, 243 riguardano l’innovazione ambientale e

171 la conservazione della natura. Per il periodo 2007-13 la UEha stanziato 2,14 miliardi di euro per il nuovo pro-

gramma LIFE+ (reg. CEn. 614/07), volto a favorire l’attuazione del VI Programma per l’ambiente. I progetti LI-

FEattualmente in corso nel nostro paese (maggio 2008) sono 62, per un investimento complessivo di 122,9 mi-

gio, produzione di servizi, principalmente ambientali e socialmente riconoscibili (Mal- tese, 2005). Era difficile, però, mettere in moto la macchina dell’interesse comune in una realtà in cui il degrado, non solo ambientale, aveva messo radici profonde negli anni e la sottoscrizione delle 400 convenzioni non risolveva il problema del coinvol- gimento dei proprietari in un’azione di questo tipo, già fallita in altre Regioni.

Mentre la gestione del Parco Agricolo Sud di Milano, ad esempio, fu affidata a un consiglio direttivo che promulgò un regolamento con strumenti attuativi di pia- nificazione, nell’esperienza palermitana non fu costituito alcun strumento di gestio- ne, coordinamento e amministrazione. Il Comune di Palermo portò avanti, soprattut- to, gli aspetti economici del progetto, raggiungendo buoni risultati, come di seguito descritti:

– la creazione di un’associazione e di una cooperativa per la salvaguardia ambientale e paesaggistica;

– la costituzione, nel 1999, del Consorzio di produttori “Il Tardivo di Ciacul- li”, che promosse – a sua volta – un Piano di azione per il Parco Agricolo di Ciaculli e un ”Business Plan”, presentato dentro la proposta per il Pat- to territoriale agricolo;

– la fruizione pubblica dell’area da parte degli studenti palermitani tra il 1997 e il 1999 per mezzo di una convenzione tra la Cooperativa ‘Il nespolo’ e le scuole della città;

– la redazione di un piano particolareggiato;

– l’approvazione di finanziamenti comunali con cadenza annuale (poi sospe- si) per un programma di manutenzione e di fruizione dell’area, come aiu- to ai contadini in relazione al prezzo dell’acqua (che rappresentava nella zona il 60% dei costi di produzione).

La gestione del progetto fu inserita nei Patti Territoriali, progetti integrati per lo sviluppo delle aree più svantaggiate, finanziati con risorse pubbliche. Nel giugno 2000 il progetto relativo a Ciaculli – inserito nel Patto Territoriale di Palermo, di

cui alla delibera CIPEn. 132/97, come opera infrastrutturale denominata “Acquisi-

zione e recupero di struttura rurale del Parco Agricolo Periurbano “Ciaculli” per com- plessivi 2 miliardi di lire di finanziamento pubblico – fu dichiarato dal Ministero del Tesoro il progetto più interessante, conquistando il primo posto nella graduato- ria dei progetti finanziabili.

L’espropriazione delle proprietà della mafia10, grazie alle apposite leggi di con-

fisca, modificò anche da questo punto di vista la realtà di Ciaculli, che rappresenta- va l’ultima area verde della città, ricca di acqua. Fino all’inizio degli anni Novanta tale area era regno degli interessi speculativi della mafia, che vendeva al Comune

un bene pubblico (l’acqua) di cui l’Ente territoriale avrebbe dovuto essere proprie- tario, visto che una legge del 1976 proibisce ai privati la proprietà di pozzi di acqua potabile. Nel 1999 fu affidato al Comune di Palermo l’ultimo pozzo Greco confi- scato ai boss di Ciaculli, facendo tornare l’attenzione dei media su questa zona, que- sta volta per un evento positivo.

Il Parco, tuttavia, è stato praticamente abbandonato dalle istituzioni dopo il 2001, quando il cambiamento avvenuto nell’Amministrazione comunale ha determi- nato una modifica nelle priorità del Consiglio cittadino. Giuseppe Barbera, dell’Uni- versità di Palermo, che aveva guidato la redazione del progetto nell’ambito del pro-

gramma LIFE, denunciò nel 2006 sul quotidiano “La Repubblica” la situazione dive-

nuta ormai insostenibile. Proprio in quell’anno, infatti, poco prima della pausa estiva l’Amministrazione aveva espresso parere positivo per la creazione di due nuovi cen- tri commerciali, da aggiungersi ai numerosi centri già approvati o in via di costru- zione, uno dei quali a Ciaculli. Barbera accusò gli Amministratori comunali di ave- re «una visione cieca ed egoista dello sviluppo, incuranti del futuro della città e dei suoi prossimi abitanti».

Il Consorzio “Il Tardivo di Ciaculli” rimane oggi l’unico risultato tangibile e funzionante dell’esperienza del Parco; esso riunisce 148 piccoli coltivatori, che com- plessivamente sono proprietari di circa 280 ettari, coltivati con metodo biologico. Tuttavia, il prodotto, preso nella morsa della burocrazia – che a volte nasconde altri interessi –, non riesce ad ottenere uno spazio adeguato per il confezionamento e con- tinua ad occupare gli spazi fatiscenti di un capannone industriale. Il presidente, un agricoltore che continua l’attività del padre e del nonno, è anche il riferimento del Presìdio Slow Food, strumento finalizzato a far conoscere il Tardivo e, soprattutto, a salvaguardare quanto rimane degli splendidi giardini palermitani.

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PARTE II

LA QUALITÀ DEGLI AGRUMI:

11 In ordine di importanza i paesi mediterranei produttori di agrumi sono: Spagna, Italia, Turchia, Egitto, Marocco,

Grecia, Syria, Algeria, Israele, Libano, Tunisia, Portogallo, Cipro, Libia e Malta su una superficie di oltre 1 mi-

lione di ettari, pari al 13,5% della superficie agrumicola mondiale (dati FAO, 2007).

12 La coltivazione mondiale di agrumi interessa oltre 100 paesi nella fascia che si estende fra il 40° parallelo Nord

e il 40° parallelo Sud, in ambienti pedoclimatici variabili. Nel 2007, la superficie totale coltivata ad agrumi ha in- teressato oltre 8 milioni di ettari con una produzione di 115,6 milioni di quintali; l’Italia produce una quota attor- no al 5%, di poco inferiore alla produzione giapponese e spagnola, mentre Brasile e Stati Uniti producono, rispet-

tivamente, il 25% e il 20% del totale agrumi (dati FAO).

13 Per una descrizione delle cultivar di agrumi coltivate in Italia si veda la sezione “schede agrumi”, a cura di B. To-

righelli, sul sito del progetto “Piano agrumi” dell’INEA: http://www.inea.it/pianoagrumi.

CAPITOLO 3

LE SPECIFICITÀ INTRINSECHE DEGLI AGRUMI ITALIANI