2.7.1. L’evoluzione congiunturale
L’indagine condotta dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna con la collaborazione di Unioncamere nazionale su di un campione di esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa consente di valutare l’evoluzione congiunturale del settore del commercio in regione. Nei primi nove mesi del 2009 si registra una contrazione del fatturato pari al 3,2 per cento che segue una variazione dello stesso segno, anche se di intensità inferiore, dei primi nove mesi del 2008 (-0,5 per cento).La stessa situazione, anche se con tenore più elevato, si riscontra a livello nazionale (-4,5 per cento). Dato il perdurare della crisi internazionale, non sorprende che prosegua la serie di trimestri che riportano variazioni negative rispetto all’omologo trimestre dell’anno precedente. Il trimestre che ha determinato l’inversione di tendenza è stato il primo del 2008 che, con un -0,1 per cento, separa un lungo periodo col segno positivo (dal quarto trimestre 2005 all’omologo trimestre del 2007) dalla successiva serie di trimestri con segno negativo ancora attualmente in corso.
La variabile dimensionale sembra essere, come ormai usuale, decisiva nel determinare l’andamento delle vendite: man mano che la dimensione aziendale cresce, si attenua l’influsso esercitato dalla crisi internazionale. In particolare, la variazione negativa di cui si è appena dato conto diventa, nel caso dell’Emilia-Romagna, un -5,8 per cento per la piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti), un -5,0 per cento nel caso della media distribuzione (da 6 a 19 addetti), per attenuarsi ad un -1,0 per cento per la grande distribuzione (oltre i 20 addetti). Di particolare rilievo il fatto che anche la grande distribuzione abbia risentito della contrazione delle vendite, si tratta della prima volta dal 2000, anno da cui sono disponibili le rilevazioni della rilevazioni in parola.
Per quanto concerne i diversi comparti, va notato che la variazione media registrata più sopra non si traduce in un andamento uniforme dei medesimi. In particolare il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari registra una contrazione pari al 3,0 per cento mentre le vendite dei prodotti non alimentari risultano in calo di un più consistente 4,8 per cento. Di particolare rilievo la flessione dell’abbigliamento ed accessori (-6,6 per cento).
Fig. 2.7.1. Orientamento delle imprese circa l'evoluzione della propria attività nei dodici mesi successivi al trimestre di riferimento
Fonte: Elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia, Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.
Spostando l’attenzione al livello nazionale, va notato come la contrazione media dei primi nove mesi dell’anno sia più elevata del corrispondente dato regionale. In particolare, la variazione complessiva è pari a - 4,5 per cento, che si sostanzia in una contrazione dello stesso tenore per i prodotti alimentari ed in un calo del 5,5 per cento per i prodotti non alimentari.
L’indagine attualmente in analisi consente di studiare quali siano le aspettative delle imprese commerciali per la propria attività, in relazione ai dodici mesi successivi al trimestre di riferimento.
Analizzando questo tipo di dato è possibile verificare come, negli ultimi trimestri, si stia assistendo ad una modificazione progressiva delle stesse aspettative. In particolare, mentre per tutto il periodo “critico”
precedentemente individuato (dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009) il peso delle imprese che prevedevano stabilità è stato superiore a quello delle imprese che prevedevano sviluppo, la situazione si è invertita nel corso del terzo trimestre 2009, il che non può che essere accolto come un forte segnale del miglioramento del clima congiunturale.
Altra indagine a disposizione del sistema camerale è “Vendite Flash” realizzata da Unioncamere nazionale con la collaborazione di REF (Ricerche per l’economia e la finanza) per monitorare l’andamento della grande distribuzione organizzata.
Per ipermercati e supermercati i primi otto mesi del 2009 si chiudono con un aumento medio del fatturato, a rete corrente e destagionalizzato, pari al 2,6 per cento, sintesi di un aumento del 3,5 per cento per i prodotti di largo consumo confezionato e di una contrazione dell’1,9 per cento per gli altri prodotti non alimentari. Nei primi otto mesi del 2008 la crescita, sempre destagionalizzata e a rete corrente, era stata del 3,1 per cento, rispetto all’analogo periodo del 2007, sintesi dell’aumento del 4,6 per cento dei prodotti di largo consumo confezionati e del calo del 2,9 per cento degli altri prodotti non alimentari.
Fonte: Elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia, Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat.
2.7.2. L’occupazione
Secondo i dati Istat relativi alla rilevazione continua della forza lavoro, l’occupazione in Emilia-Romagna nel settore del commercio e riparazione di beni di consumo nel primo semestre 2009 è in apparsa diminuzione. Più in particolare, nel periodo considerato l’occupazione media è pari a circa 302.000 unità, vale a dire il 4,1 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2008, che aveva registrato, invece, un aumento del 5,0 per cento. La flessione ha riguardato, in maniera sostanzialmente esclusiva, gli addetti autonomi (-9,7 per cento) del settore mentre i dipendenti risultano stazionari.
Le variazioni risultano differenziate anche sotto il profilo di genere, oltre che sotto quello della tipologia contrattuale. Più in dettaglio, ad una contrazione dell’occupazione complessiva maschile nel settore pari al 6,7 per cento, è corrisposto un aumento dell’occupazione femminile del 7,7 per cento. La differenziazione dei flussi occupazionali in base al genere acquisisce ancor più significato se combinata
Fig. 2.7.2. Vendite a prezzi correnti degli esercizi in sede fissa al dettaglio dell’Emilia-Romagna. Var. % su anno precedente.
alle diverse tipologie contrattuali. Da questa combinazione risulta infatti che, mentre gli occupati alle dipendenze di sesso maschile fanno registrare un calo pari al 13,1 per cento, quelli di sesso femminile riportano un aumento del 20,3 per cento. Situazione assolutamente speculare per gli occupati indipendenti: mentre quelli di sesso femminile diminuiscono del 12,7 per cento, quelli di sesso maschile risultano in aumento dell’1,2 per cento.
A livello nazionale la contrazione dell’occupazione nel primo semestre 2009 è risulta più contenuta (-2,0 per cento) ed è il risultato di una riduzione sia degli occupati alle dipendenze, sia di quelli indipendenti.
2.7.3. L’evoluzione imprenditoriale
Dalla consultazione dei dati del Registro delle imprese, a fine settembre 2009 le imprese attive in regione nel settore del commercio erano 97.557 rispetto alle 97.981 dell’analogo periodo del 2008, per una diminuzione pari a 424 unità (-0,4 per cento).
Il comparto più consistente, cioè quello del commercio al dettaglio - esclusi gli autoveicoli ma compresa la riparazione dei beni personali - con una incidenza sul totale di settore del 49,7 per cento, ha riportato una riduzione della propria numerosità pari allo 0,5 per cento, corrispondente a 259 imprese. Il secondo comparto in ordine di peso, vale a dire quello del commercio all’ingrosso e intermediazione commerciale - con esclusione degli autoveicoli – ha riportato una flessione dello 0,4 per cento, equivalente a 160 imprese. Infine, il commercio e manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli, con un’incidenza del 12,1 per cento sul totale del settore, è rimasto sostanzialmente invariato, con una riduzione della propria numerosità pari ad appena 5 unità imprenditoriali.
Per quanto concerne la forma giuridica delle imprese attive, è possibile notare che, a fronte del generale calo delle imprese attive di cui si è appena dato conto, si registra un aumento del numero delle imprese esercitate come società di capitali. A seguito di ciò, il peso di questa forma di società è risultato in ulteriore aumento, arrivando a superare il 14,0 per cento. L’unica altra forma giuridica che è apparsa in aumento è quella delle così dette altre forme societarie, che sono aumentate da 607 a 611. Sono, per contro, in diminuzione le società di persone (-1,4 per cento) e le ditte individuali (-0,7 per cento), anche se queste ultime continuano ad essere le più numerose nel settore, con un peso prossimo al 65,0 per cento.