2.14.1. Perché un capitolo sul terzo settore?
Nelle edizioni precedenti del Rapporto economico sull’Emilia-Romagna il tema del terzo settore era stato trattato più volte all’interno di considerazioni più generali, ma mai era stato analizzato come settore a parte, alla pari della cooperazione o dell’industria manifatturiera.
Le ragioni alla base della scelta di quest’anno (e che proseguirà negli anni a venire) vanno in primo luogo ricercate nella volontà di dare visibilità e riconoscimento ad una serie di attività che, in misura crescente, stanno incidendo sulle traiettorie di sviluppo regionale. non solo sulle dinamiche strettamente sociali, ma anche su quelle inerenti la crescita economica. Nella consapevolezza della rilevanza di tali attività, il sistema camerale ha stipulato il 14 luglio 2009 un Protocollo d’intesa con il Forum del Terzo Settore dell’Emilia-Romagna, nel quale si sottolinea che l’economia sociale costituisce una componente significativa del sistema regionale e si prevede la costruzione di un Osservatorio regionale dell’economia sociale.
Appare sempre più evidente come il confine tra ciò che è economico e ciò che è sociale si stia facendo labile, una distinzione destinata ad assottigliarsi ulteriormente alla luce del profondo processo di trasformazione che sta attraversando l’Emilia-Romagna, a partire dai cambiamenti di ordine demografico.
Alla pari dei settori economici, l’impresa sociale assolverà un ruolo fondamentale nel nuovo modello di sviluppo emiliano-romagnolo, in primo luogo per la sua caratteristica di generare virtù civili di cui il mercato ha estremo bisogno. In secondo luogo per la capacità di ridurre la disuguaglianza attraverso scambi ispirati ad una cultura della partecipazione democratica.
In altri termini, focalizzare l’attenzione sul terzo settore e sull’impresa sociale significa dare cittadinanza economica e valorizzare tutte quelle relazioni che non nascono dallo Stato e dal Mercato, cioè a quelle relazioni stabili e significative che partono da un movente ideale e producono imprese, beni e servizi di qualità. Relazioni che, in definitiva, generano ed alimentano nuove forme di capitale, come il capitale sociale, il capitale ambientale e il capitale simbolico, ossia Valore Sociale
Unioncamere Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, il Forum del terzo settore, Aiccon ed altri protagonisti del mondo dell’economia civile nel corso del 2009 hanno avviato una serie di attività al fine di conoscere la dimensione del settore e di monitorarne l’evoluzione. Obiettivo è la costituzione di un osservatorio permanente sul terzo settore.
Il terzo settore e l’impresa sociale sono realtà che evolvono in modo estremamente dinamico grazie a una notevole varietà di forme organizzative. E’ quindi un fenomeno che, più di altri, richiede di essere conosciuto e monitorato attraverso un osservatorio. La sua rappresentazione è infatti ancora incompleta, sia per le difficoltà applicative della recente riforma legislativa che per l’assenza di adeguate politiche di sviluppo. Le carenze del contesto istituzionale non hanno comunque impedito l’affermazione di questo inedito modello imprenditoriale, dimostrando che esiste uno spazio di azione tutt’altro che residuale per organizzazioni private che, senza scopo di lucro, producono e scambiano in via continuativa beni e servizi in vista di obiettivi di interesse collettivo.
Accanto all’esperienza ormai consolidata della cooperazione sociale nei sistemi di welfare, si stanno affacciando alla ribalta nuove forme di imprenditorialità sociale che allargano la gamma dei prodotti - dalla cultura, all’educazione, al turismo – e innovano i modelli gestionali.
Questo capitolo, analogamente a quanto avviene per gli altri settori, intende concentrarsi solamente sugli aspetti quantitativi, rimandando ad altre occasioni gli approfondimenti sugli aspetti legislativi e quelli di natura più qualitativa.
2.14.2. I primi dati
La rete italiana dei centri di ricerca sull’impresa sociale (Iris Network) ha pubblicato recentemente il Rapporto sull’Impresa Sociale in Italia (Donzelli Editore 2009). Dalla fotografia scattata dai ricercatori, emerge un settore che allo stato attuale presenta una buona strutturazione: 15.000 imprese sociali, con 350.000 addetti, 10 miliardi di euro di giro d’affari e circa 10 milioni di utenti. Sono poi da considerare costituiscono una prima parziale indicazione rispetto agli ampli margini di sviluppo di questa tipologia d’impresa non solo nel suo bacino “originario” (le istituzioni non profit), ma anche presso imprese oggi lucrative che però operano in macro settori di attività rivelatisi particolarmente promettenti per l’avvio di iniziative imprenditoriali con finalità sociale.
Tipologia e fonte imprese lavoratori utenti giro d’affari (mil di €)
anno di riferimento Imprese sociali iscritte ai registri camerali ai
sensi della legge n. 118/05 [Unioncamere] 508 - - - 2009
Imprese sociali iscritte al Registro imprese-REA
[Unioncamere] 11.020* 325.500** - - 2006*
2008**
Cooperative sociali [Istat] 7.363 244.223 3.332.692 6.381 2005
Stime Iris Network 15.000 350.000 5.000.000 10.000 2009
Potenziali imprese sociali con altre forme
giuridiche nonprofit [Istat] 41.742 257.579 - - 2007
Potenziali imprese sociali con veste giuridica
commerciale [Istat] 496.011 1.436.790 - 2007
Come ricordato inizialmente i dati sul terzo settore emiliano-romagnolo sono ancora frammentati e non raccolti in un quadro organico. Una delle componenti fondamentali è rappresentata dalla cooperazione sociale. Nel giugno 2009 le cooperative sociali emiliano-romagnole erano 800, articolate su quasi 1.900 unità locali e con un numero di addetti superiore alle 36mila unità. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente le imprese sono aumentate dell’1,5 per cento e l’occupazione del 5 per cento. 51 cooperative sociali dell’Emilia-Romagna operano anche al di fuori dei confini regionali, dando vita a 133 unità locali e creando oltre 4.700 posti di lavoro. Minore, invece, l’incidenza delle cooperative sociali non emiliano-romagnole che operano in regione.
Imprese regionali in regione Imprese regionali extrareg. Imprese extrareg. in regione Giugno 2009 var. su
Giu. 2008 Giugno 2009 var. su
Giu. 2008 Giugno 2009 var. su Giu. 2008
Imprese 800 1,5% 51 0,0% 57 0,0%
Unità locali 1.895 1,4% 133 -2,9% 64 0,0%
Addetti 36.281 5,0% 4.717 12,1% 755 -6,0%
Tabella 2.14.3. Le cooperative sociali in Emilia-Romagna. Distinzione per tipologia.
Unità locali Addetti
Giugno 2009 var. su
Giu. 2008 Giugno 2009 var. su Giu. 2008
Non definito 163 10,1% 1.457 2,6%
A 991 -0,5% 27.593 5,6%
A+B 309 5,5% 3.491 4,6%
B 335 0,0% 3.182 0,7%
C 97 1,0% 558 6,1%
“sullo sfondo” i dati relativi all’analisi di potenziale (circa 500.000 imprese e 1.500.000 di addetti) che
Tab. 2.14.1. L’impresa sociale in Italia.
Fonte: Iris Network, 2009.
Tabella 2.14.2. Le cooperative sociali in Emilia-Romagna.Distinzione per localizzazione (regionale ed extraregionale).
Fonte: Sistema informativo Smail, Unioncamere Emilia-Romagna.
Fonte: Sistema informativo Smail, Unioncamere Emilia-Romagna.
Ambito di attività Provincia
CENTRO SERVIZI 9
583 241
338 371
407 238
278 269 195 Bologna
Ferrara Forlì‐Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini CULTURALI E TUTELA E VALORIZZ. BENI CULTURALI 95
EDUCATIVE 63 PROFILASSI E PREVENZIONE VETERINARIA 86
PROTEZIONE CIVILE 249
RICREATIVE E DI EDUC. ALLA PRATICA SPORTIVA 7 SANITARIE 918 SOCIO-ASSISTENZIALE 1148
TUTELA E PROMOZIONE DEI DIRITTI 187
TUTELA E VALORIZZ. PATRIMONIO AMBIENTALE 145
NON INDICATO 13
TOTALE 2.920
Le 991 unità locali riguardano cooperative di tipo A, cioè cooperative che gestiscono servizi socio assistenziali, sanitari ed educativi. Esse danno occupazione a 27.593 persone, con un aumento rispetto a giugno 2008 del 5,6 per cento. Le cooperative di tipo B svolgono attività diverse - agricole, industriali, commerciali o di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate contano 3.182 addetti, mentre in quelle di tipo C (consorzi con prevalenza della cooperazione sociale) gli occupati sono 558.
Volontariato ed associazionismo rappresentano altri tasselli fondamentali del terzo settore. A dicembre 2009 le organizzazioni iscritte al registro sul volontariato della regione Emilia-Romagna sono 2.920, concentrate soprattutto nell’ambito socio-assistenziale e in quello sanitario. Prima provincia per organizzazioni di volontariato è Bologna, seguita da Parma e Modena.
Le associazioni iscritte alla banca dati della regione Emilia-Romagna a dicembre 2009 sono 3.200, con una forte concentrazione nelle province di Modena e Bologna.
755
269 276
802
244 196
262 272
124
Bologna Ferrara Forlì‐Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Tabella 2.14.4. Organizzazioni iscritte al registro sul volontariato della regione Emilia-Romagna. Dati a Dicembre 2009.
Fonte: Regione Emilia-Romagna, banca dati del registro sul volontariato.
Tabella 2.14.5. Associazioni iscritte alla banca dati delle associazioni della regione Emilia-Romagna. Dati a Dicembre 2009.
Fonte: Regione Emilia-Romagna, banca dati delle associazioni.