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Gli sportelli bancari e i servizi telematici

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.5mb) (pagine 136-140)

2.8. Commercio estero

2.11.5. Gli sportelli bancari e i servizi telematici

E' continuato lo sviluppo della rete degli sportelli bancari. A fine giugno 2009 sono risultati 3.592 rispetto ai 3.546 di fine giugno 2008. Per quanto i livelli siano più ampi di quelli riscontrati un anno prima, il mese di giugno ha tuttavia registrato una diminuzione rispetto al trimestre precedente. Per trovare un andamento simile occorre risalire ai primi tre mesi del 1996, quando si registrò un calo del 2,4 per cento.

In rapporto alla popolazione, l’Emilia-Romagna ha tuttavia evidenziato uno dei più elevati indici di diffusione. Nello scorso giugno contava 83 sportelli ogni 100.000 abitanti, superata soltanto dal Trentino-Alto Adige con 95 sportelli, precedendo Friuli-Venezia Giulia e Marche, entrambe con 78 sportelli ogni 100.000 abitanti. L’ultimo posto è stato occupato dalla Calabria con 26 sportelli ogni 100.000 abitanti, seguita dalla Campania con 29.

Per quanto concerne i gruppi istituzionali, prevalgono nettamente le società per azioni (77,1 per cento del totale) anche se in misura leggermente più contenuta rispetto alla media nazionale del 78,1 per cento.

La prevalenza di questa forma societaria altro non è che il frutto della Legge 218 del 30 luglio 1990, conosciuta anche come Legge Amato, il cui scopo era di incentivare l’adozione della forma giuridica più adatta a rispondere alle esigenze dell'attività dell'impresa e che meglio consente l'accesso al mercato dei capitali, ovvero la società per azioni. Seguono le banche di Credito cooperativo, con l’11,5 per cento e Popolari con l’11,1 per cento. La quota delle Banche popolari si è stabilizzata, dopo la drastica diminuzione registrata nel mese di settembre 2007, dovuta alla trasformazione in società per azioni di alcune aziende. Sono operativi undici sportelli di filiale di banche estere, sui 255 esistenti in Italia, quattro

in più rispetto alla situazione di fine giugno 2007. Sui 341 comuni dell’Emilia-Romagna, 330 sono risultati serviti da almeno uno sportello bancario, confermando la situazione di giugno 2008.

Sotto l’aspetto della dimensione delle banche, i processi di acquisizione avvenuti in passato hanno un po’ rimescolato il peso dei vari gruppi, registrando il rafforzamento delle banche “maggiori”, i cui fondi intermediati medi sono superiori ai 60 miliardi di euro. A giugno 2008 la quota di questi istituti sul totale degli sportelli è stata del 23,8 per cento, a fronte del 17,3 per cento rilevato un anno prima. Nonostante l’aumento, l’Emilia-Romagna ha evidenziato un minore peso rispetto alla media nazionale, pari al 29,4 per cento. L’incremento delle banche “maggiori” è andato di fatto a scapito di quelle “grandi” e “medie”, le cui quote si sono attestate rispettivamente al 14,8 per cento (18,1 per cento a giugno 2008) e 20,1 per cento (24,6 per cento a giugno 2008). Il peso delle dimensioni minori, banche “piccole” e “minori”, si è invece rafforzato. La relativa quota si è attestata al 41,3 per cento, migliorando rispetto al 39,9 per cento di giugno 2008. Nei confronti della media nazionale l’Emilia-Romagna ha confermato il maggiore peso delle banche di più piccola dimensione. Si ha nella sostanza una importante presenza d’istituti bancari, le cui caratteristiche sono rappresentate dai forti legami con la realtà economica del territorio in cui agiscono, con tutti i vantaggi che la cosa può comportare. Questa situazione è coerente con la forte diffusione, soprattutto nel territorio romagnolo, delle banche di Credito cooperativo, eredi delle antiche Casse rurali e artigiane. Si tratta di banche che per statuto devono operare prevalentemente nel territorio nel quale sono situate.

Nel 2008 il ricorso ai servizi bancari per via telematica è apparso in ulteriore crescita.

I servizi di home and corporate banking destinati alle famiglie sono aumentati in Emilia-Romagna, tra fine 2007 e fine 2008, del 13,3 per cento, consolidando la tendenza espansiva in atto. A fine 1997 se ne contavano appena 5.421 contro 1.232.640 di fine 2008. I servizi destinati a enti e imprese hanno avuto lo stesso andamento, con un incremento pari all’8,7 per cento e anche in questo caso c’è stato un consolidamento del trend di crescita. A fine 2008 è stata superata la soglia delle 200.000 unità, rispetto alle 186.331 di fine 2007 e 24.277 di fine 1997. Nel Paese è stata rilevata una situazione ugualmente positiva. I servizi di home and corporate banking destinati alle famiglie hanno largamente superato i 13 milioni di unità, con un aumento del 9,9 per cento rispetto all’anno precedente. A fine 1997 se ne contavano 65.555. Quelli destinati a enti e imprese si sono attestati su 1.825.376 unità contro le 251.306 di fine 1997. La densità sulla popolazione dei servizi alle famiglie, pari in Emilia-Romagna a 2.883 servizi ogni 10.000 abitanti, si è collocata ai vertici del Paese. Solo due regioni, vale a dire Piemonte (3.170) e Valle d’Aosta (3.483) hanno evidenziato una maggiore diffusione.

Gli utilizzatori dei servizi di phone banking (sono tali quelli attivabili via telefono mediante la digitazione di un codice) sono ammontati in Emilia-Romagna a 783.331 unità, vale a dire il 9,0 per cento in meno rispetto alla consistenza di fine 2007. Al di là della flessione, comune a quanto avvenuto nel Paese (-8,9 per cento) si è tuttavia ben lontano dai livelli di fine 1997, quando se contarono 280.276. La diminuzione è probabilmente da attribuire alla diffusione dei servizi via web.

In ambito nazionale l’Emilia-Romagna si è trovata a ridosso delle prime posizioni, in virtù di una densità pari a 1.832 servizi di phone banking ogni 10.000 abitanti, a fronte della media nazionale di 1.685. La densità più elevata è stata riscontrata in Toscana, con 2.427 servizi ogni 10.000 abitanti, seguita nell’ordine da Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.

Le apparecchiature relative ai POS (point of sale) attivi di banche e intermediari finanziari, sono risultate a fine dicembre 2008 quasi 111.000, vale a dire l’8,0 per cento in più rispetto alla situazione dell’analogo periodo dell’anno precedente (+9,6 per cento in Italia). I POS sono apparecchiature automatiche di pertinenza delle banche collocate presso esercizi commerciali. I soggetti abilitati possono in questo modo effettuare gli addebiti automatici sul proprio conto bancario, a fronte del pagamento dei beni e servizi acquistati, e l'accredito del conto intestato all'esercente tramite una procedura automatizzata gestita direttamente, o per il tramite di un altro ente, dalla stessa banca segnalante o dal gruppo di banche che offrono il servizio.

L’Emilia-Romagna ha registrato una diffusione di 260 Pos ogni 10.000 abitanti, a fronte della media italiana di 217. In ambito nazionale la regione ha confermato la quinta posizione del 2007, preceduta da Umbria (261), Toscana (345), Valle d’Aosta (348 ) e Trentino-Alto Adige (373).

Gli ATM (automatic teller machine) attivi, in essi sono compresi ad esempio gli sportelli Bancomat, sono cresciuti, fra il 2007 e il 2008, da 4.673 a 5.319, per una variazione positiva del 13,8 per cento. A fine 1997 se ne contavano 2.726. Nel Paese ne sono stati registrati quasi 50.000, vale a dire il 13,9 per cento in più rispetto all’anno precedente. A fine 2007 la consistenza era di 25.546 unità. L’Emilia-Romagna si è trovata nei piani alti della classifica regionale, con una densità di 124 ATM ogni 100.000 abitanti, a fronte della media nazionale di 84. Solo due regioni hanno registrato una diffusione più elevata:

Valle d’Aosta (134) e Trentino-Alto Adige (148).

2.11.6. L’occupazione

L’acuirsi della crisi economica ha certamente avuto un impatto notevole sulle aspettative del mondo del credito, interrompendo una tendenza espansiva di lunga data.

Secondo l’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, il 2009 dovrebbe chiudersi per il settore del

“Credito, assicurazioni e servizi finanziari” in termini negativi.

Le aziende del settore hanno previsto di assumere 1.470 persone, a fronte di 1.990 uscite, per una variazione negativa dell’1,1 per cento, in contro tendenza rispetto a quanto prospettato per il 2008 (+1,7 per cento). Nell’ambito dei servizi, solo due comparti, vale a dire “Sanità e servizi sanitari privati” e “Studi professionali”, sui tredici complessivi, hanno previsto di aumentare l’occupazione rispettivamente del 2,1 e 0,2 per cento. Negli altri comparti del terziario le diminuzioni hanno oscillato tra il -0,1 per cento dei

“Servizi operativi alle imprese e alle persone” e il -2,6 per cento dei “Trasporti e attività postali”.

La maggioranza delle assunzioni sia stagionali che non, esattamente il 37,7 per cento, sarà effettuata in pianta stabile, ma in misura inferiore rispetto a quanto previsto nel 2008 (44,0 per cento). La percentuale di assunzioni precarie, ovvero a tempo determinato, si è attestata al 36,0 per cento, in misura in questo caso superiore rispetto alla quota del 30,9 per cento dell’anno precedente. Siamo di fronte a comportamenti che denotano una certa cautela nel prendere in carico personale a tempo indeterminato, anch’essi riconducibili al clima di incertezza dovuto alla crisi. Una ulteriore conferma di questo atteggiamento è venuta dalla bassa percentuale, pari all’8,8 per cento, di assunzioni finalizzate alla prova di nuovo personale, in netto calo rispetto alla quota del 18,2 per cento riscontrata nel 2008.

Il part-time ha inciso per appena il 3,1 per cento del totale delle assunzioni non stagionali. Si tratta nuovamente della percentuale più bassa del terziario.

Circa il 41 per cento delle assunzioni non stagionali previste è richiesto con specifica esperienza, a fronte della media generale dei servizi del 49,6 per cento. Di queste, il 24,9 per cento deve averla maturata nello stesso settore, a fronte della media del terziario del 27,4 per cento. Nell’ambito dei servizi la percentuale più elevata di assunzioni con specifica esperienza ha riguardato “Sanità e servizi sanitari privati” (80,3 per cento).

La richiesta di personale immigrato non stagionale è risultata molto meno ampia rispetto ad altri settori.

Si va da un minimo di 60 a un massimo di 70 persone, queste ultime equivalenti ad appena il 5,1 per cento del totale delle assunzioni non stagionali. Nell’ambito di industria e servizi solo il settore della

“Produzione e distribuzione di energia, gas e acqua” ha evidenziato una percentuale più ridotta, prossima allo zero. Evidentemente, la ricerca di occupazione prevalentemente intellettuale o per lo meno non squisitamente manuale, esclude il personale immigrato, spesso poco scolarizzato oppure privo di titoli di studio riconosciuti in Italia.

La relativa scarsa domanda di personale immigrato si coniuga al basso tasso di difficoltà nella ricerca di personale. Le assunzioni non stagionali considerate di difficile reperimento sono ammontate al 10,8 per cento del totale, a fronte della media generale del 23,3 per cento e del 23,2 per cento relativamente al solo terziario.

2.11.7. L’evoluzione imprenditoriale

Nell’ambito del Registro delle imprese, a fine settembre 2009 il gruppo dell’Intermediazione monetaria e finanziaria, forte di 8.421 imprese attive, ha visto diminuire la propria consistenza dell’1,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2008. Il settore ha vissuto un autentico boom tra il 1995 e il 2001, evidenziando una crescita media annua del 4,4 per cento. Dal 2002 subentra una fase di ridimensionamento durata fino al 2004. Dall’anno successivo la tendenza invertita torna positiva, per interrompersi nuovamente nel 2008 per poi consolidarsi, come descritto, nel 2009. La crisi finanziaria potrebbe avere avuto un ruolo determinante su questa battuta d’arresto, che è tuttavia apparsa in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto in Italia (+2,0 per cento). A pesare sul decremento dell’1,3 per cento è stato il gruppo più numeroso - si articola su 7.561 imprese - delle “Attività ausiliarie della intermediazione finanziaria” - comprende attività di promozione e consulenza finanziaria - che ha accusato un calo dell’1,8 per cento. Nell’“Intermediazione monetaria e finanziaria” (escluse le assicurazioni e i fondi pensione) c’è stato un andamento di segno opposto (+4,6 per cento). Il piccolo gruppo delle “Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie”, si è articolato su appena 61 imprese attive, una in meno rispetto alla situazione di giugno 2008.

Il saldo totale tra imprese iscritte e cessate (sono escluse le cancellazioni d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale) è risultato negativo per 178 imprese, in aumento rispetto al passivo di 118 di gennaio-settembre 2008. La diminuzione della consistenza delle imprese sarebbe stata più ampia se

non ci fossero state 133 variazioni positive, avvenute all’interno del Registro, che possono tradurre, fra le altre cose, cambi o modifiche dell’attività esercitata oppure il ritorno all’attività di imprese erroneamente dichiarate cessate, oltre all’attribuzione del codice di attività di imprese precedentemente non classificate.

Per quanto concerne la forma giuridica, le società di capitale sono state le sole a crescere (+6,7 per cento), a fronte delle diminuzioni accusate da società di persone (-3,5 per cento), ditte individuali, costituite per lo più da intermediari finanziari, (-2,1 per cento) e altre forme societarie (-9,3 per cento). Si tratta di una tendenza ormai radicata, del tutto in sintonia con l’evoluzione generale del Registro imprese.

Imprese più strutturate come capitale dovrebbero garantire una maggiore solidità e quindi durata, con positivi contraccolpi sull’occupazione e sulla tenuta del sistema finanziario nei momenti di difficoltà.

Le aziende bancarie con sede amministrativa in Emilia-Romagna esistenti a fine settembre 2009 sono risultate 57, due in meno rispetto allo stesso periodo del 2008. A fine marzo 1999 ne erano state conteggiate 64. Questa riduzione nel lungo periodo non ha tuttavia comportato, come descritto precedentemente, alcun ridimensionamento del numero degli sportelli, apparso al contrario in aumento.

Occorre sottolineare che alla base della riduzione delle aziende ci sono anche i processi di fusione e incorporazione avvenuti negli ultimi anni.

2.12. Artigianato

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.5mb) (pagine 136-140)