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H) Orientamento alla qualità

I) Orientamento alla RSI e alla RSP

2.3. Nuovi profili professionali: Energy Manager e CSR Manager

2.3.1. L’Energy Manager

2.3.1.2. Le competenze

Se si osserva con molta attenzione il ramo energetico ci si accorge quasi immediatamente che esso permette di creare varie opportunità lavorative, sia se si considera il campo pubblico che allo stesso modo anche quello privato. Tutte queste nuove figure professionali si sono sviluppate nel corso degli ultimi decenni e possono essere suddivisi in:

 l’esperto di tecnologie energetiche e nelle diagnosi;  il responsabile della conduzione degli impianti energetici;  l’esperto della verifica degli impianti;

 il responsabile per l’uso razionale dell’energia o Energy Manager.

Mentre dalla analisi delle prime tre figure presentate, anche esaminando la dizione utilizzata, si comprende che hanno un raggio di azione ben preciso e se vogliamo precisare abbastanza circoscritto, l’Energy Manager assume un ruolo più trasversale all’interno di un organizzazione.

Le competenze delle figure appena elencate tendono a sovrapporsi soprattutto nel caso in cui ci troviamo di fronte ad imprese di piccole dimensioni e tutto ciò favorisce la concentrazione di queste ultime in un unico profilo professionale: il responsabile per l’uso razionale dell’energia.

Per autorizzare lo svolgimento dei suoi compiti sono necessari due passaggi assolutamente fondamentali, che sono da un lato l’assegnazione di tale incarico in via ufficiale e formale e dall’altro il suo inserimento nell’organigramma aziendale, che permette di capire chiaramente quale sia la posizione gerarchica da esso assunta.

Può apparire completamente superfluo questo ultimo punto ma così non è, infatti senza tale collocazione non è possibile operare in modo adeguato, in quanto all’interno dell’organizzazione non si comprenderebbe a che livello si inserisce questa figura nei vari processi decisionali. Definire immediatamente a chi deve essere presentato il lavoro svolto dall’Energy Manager è utile allo stesso soggetto che accetta tale incarico, in quanto ha un punto di riferimento diretto con cui confrontarsi.

Un problema che si presenta quasi sempre in questo ambito è quello di scegliere chi dovrà occupare tale posizione ed il dubbio riguarda se è meglio optare per un consulente esterno oppure se la preferenza deve ricadere su un soggetto che fa già parte dell’organico della struttura. In modo molto frequente è scelta questa seconda opzione, nella quale si aumenta il carico di lavoro assegnato al soggetto che maggiormente ha le competenze richieste per assumere tale ruolo. Solo nel caso in cui non siano presenti nell’organizzazione tali conoscenze viene presa la decisione di relazionarsi con dei consulenti esterni[114]. Quando si sceglie di assegnare questo ruolo a chi già opera all’interno si possono aprire due vie, che riguardano le competenze che il soggetto che accetta tale incarico deve possedere per svolgere in modo adeguato tale lavoro, e che sono sia doti manageriali sia conoscenze in campo energetico. Infatti è necessario un mix tra queste due componenti per riuscire ad avere un buon Energy Manager. Può però accadere che la persona scelta disponga di capacità che fanno riferimento alla prima sfera, cioè quella che riguarda maggiormente gli aspetti gestionali e che quindi sia carente sugli aspetti più operativi. In questa situazione si può strutturare tale ambito in modo completamente diverso. Infatti tale persona assume il ruolo di guida di una serie di collaboratori che invece avranno una profonda e precisa conoscenza su come dal punto di vista meramente pratico gli studi, i progetti e le varie misurazioni devono essere effettuate. Sembrerebbe quasi inutile attribuire questo ruolo ad un soggetto che non ha conoscenze in campo energetico ma bisogna riflettere su come questa tematica sia trasversale in una organizzazione. Proprio per questo un Energy Manager si trova a confrontarsi quotidianamente con soggetti che svolgono altre funzioni e con le quali deve collaborare ed interagire per trasmettergli dei consigli su come si possono svolgere le stesse attività ma conseguendo congiuntamente anche un minor consumo. Consigli che possono non essere ben accetti da chi effettua tali mansioni, soprattutto nel caso in cui essi è una vita che le svolgono nello stesso modo con risultati più o meno proficui. Da questo piccolo esempio si capisce come le sole conoscenze energetiche non sono più assolutamente sufficienti, ed esse devono essere accompagnate da altre qualità, come per esempio il sapersi relazionare e dialogare con gli altri responsabili e con i

114 Scelta che può avere i suoi vantaggi come degli svantaggi. Come descritto nel lavoro di Tomassetti

Giuseppe - ENEA/FIRE, “L’interesse alla gestione efficiente dell’energia”, il consulente esterno “nel

caso più positivo è un bravo gestore d’energia che, vistosi bloccato lo sviluppo della carriera, perché non legato alla produzione, si è messo in proprio e nel nuovo ruolo segue e gestisce più ditte. Nel caso più negativo è un ex venditore di petrolio che “sa” dove comprare a buon prezzo”. E aggiunge anche che

dipendenti, saper valutare gli investimenti e come reperire i fondi necessari per finanziarli[115], riuscire ad aggiornarsi sui cambiamenti legislativi e su quelli del mercato ed, infine, conoscere le basi dell’organizzazione aziendale.

Iniziamo ora a considerare quali sono le funzione che il soggetto che assume la carica di Energy Manager deve svolgere da solo o con l’aiuto del suo staff. I compiti possono essere elencati nei seguenti punti:

 una puntuale e accurata conoscenza della struttura in cui si trova ad operare, condizione assolutamente necessaria per poter svolgere la propria attività nel modo più proficuo possibile;

 una verifica continua e precisa dei consumi dell’intera organizzazione, sia attraverso un costante monitoraggio che mediante dei report che consentono di definire degli indicatori, così da poter definire anche l’andamento che tali valori hanno assunto nei periodi analizzati;

 una ottimizzazione permanente dei consumi, soprattutto nel caso in cui si registrano delle anomalie o si capisce che una attività può essere svolta in modo differente ottenendo sempre la stessa quantità e qualità di output ma con un minore consumo dal punto di vista energetico;

 un appropriato programma di acquisto delle varie fonti energetiche sia per quanto concerne l’energia elettrica, il gas naturale e gli altri combustibili necessari per lo svolgimento dell’attività;

 un cambiamento nelle abitudini dei dipendenti in modo tale che essi siano consapevoli dell’importanza di attuare un comportamento virtuoso che consente di ottenere dei vantaggi a livello di struttura generale;

 un incremento nella creazione di investimenti che consentano di migliorare il consumo energetico dell’organizzazione sia per quanto riguarda il processo produttivo che anche tutti i servizi ad esso collegato;

115

Una possibilità è quella che deriva dal finanziamento tramite terzi (TPF). Infatti se il progetto viene considerato valido ed a basso rischio è un terzo operatore che fa l’investimento, senza che dall’impresa esca alcun fondo. Tale soggetto si impegna, oltre a fornire il capitale necessario, a mantenere in buono stato l’impianto, mentre in cambio ottiene buona parte dei guadagni o delle minori spese che generava l’impianto precedente. Questo contratto ha una durata che generalmente varia tra i 5 e i 7 anni e che consente a colui che ha fatto l’investimento di recuperare i costi sostenuti più un certo guadagno. Dal lato dell’impresa invece essa inizia a guadagnare dopo un certo periodo ma dispone immediatamente di un nuovo impianto senza alcun esborso. Questa tipologia di contratto è stata voluta principalmente per le pubbliche amministrazioni. Nonostante tutto questa modalità contrattuale continua a subire tuttora notevoli resistenze.

 una continua ricerca tra le fonti di energie rinnovabili per capire quali siano quelle che possono essere utilizzate dall’organizzazione in sostituzione delle altre;

 una gestione efficace degli aspetti contrattualistici connessi all’acquisto delle varie tipologie di energia utilizzate ed anche ai costi connessi al loro impiego, soprattutto ora che si possono sfruttare le opportunità offerte dal mercato libero e dalla promozione dei cosiddetti “acquisti verdi”, compresi macchinari a basso consumo energetico.

Questi compiti variano anche notevolmente da struttura a struttura in base sia alla dimensione della stessa che con riguardo anche al grado di autonomia e di poteri decisionali che sono stati assegnati all’Energy Manager. Inoltre queste funzioni riguardano maggiormente il caso in cui questo ruolo sia ricoperto da un soggetto che operava già internamente all’organizzazione, mentre se ci si rivolge ad un consulente esterno tale ambito e i poteri assegnati diminuiscono considerevolmente.