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Il programma della Commissione Europea in tema di RSI

H) Orientamento alla qualità

I) Orientamento alla RSI e alla RSP

1.4. La Responsabilità Sociale d’Impresa e la Rendicontazione Sociale nelle Pubbliche

1.4.1. La Responsabilità Sociale d’Impresa

1.4.1.3. Il programma della Commissione Europea in tema di RSI

Nel documento antecedentemente citato, oltre ad una nuova definizione della responsabilità sociale d’impresa, la Commissione stessa presenta un “programma

d’azione 2011-14” con l’obiettivo di promuovere la RSI e offrire suggerimenti per le

imprese, gli Stati membri e qualsiasi altro gruppo di soggetti interessati. Vediamo ora quali sono i punti di tale programma:

 promozione della visibilità della RSI e diffusione delle buone pratiche: attraverso sia la creazione di piattaforme multimediali distribuite in un certo numero di settori industriali utilizzabili dalle imprese, dai loro lavoratori e da altri soggetti interessati

29 Tratta da: Commissione delle comunità europee, Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in

materia di responsabilità sociale delle imprese, Comunicazione della Commissione al Parlamento

Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, COM(2011) 681 del 25 ottobre 2011.

con l’obiettivo di rendere pubblici gli impegni, in tema di RSI, assunti in ciascun settore favorendo così anche un continuo monitoraggio nei progressi realizzati che dando vita ad un premio europeo per dare un riconoscimento pubblico alle imprese che si differenziano maggiormente dalle altre nell’attuazione di buone pratiche volontarie nel campo della RSI;

 miglioramento e monitoraggio dei livelli di fiducia nelle imprese: è inutile negare che esista un netto divario tra le aspettative dei cittadini e il comportamento tenuto dalle imprese. Questa situazione è, almeno in parte, dovuta alla condotta irresponsabile tenuta da alcuni imprenditori o manager nell’amministrare le aziende come pure dalla volontà di ingigantire le proprie credenziali per quanto concerne le azioni attuate in campo ambientale e/o sociale. Ma dipende anche da una insufficiente conoscenza da parte dei cittadini con riguardo ai vincoli entro i quali si trovano ad operare le imprese. Proprio per superare tale gap la Commissione intende, innanzitutto, “avviare un dibattito aperto con cittadini, imprese e altre parti

interessate in merito al ruolo e alle potenzialità delle imprese nel 21° secolo, con l’obiettivo di favorire la comprensione e le aspettative comuni, ed effettuare sondaggi periodici sulla fiducia dei cittadini nelle imprese e sugli atteggiamenti nei confronti della RSI” e successivamente affrontare il problema sorto con le pratiche

commerciali sleali relativamente alle dichiarazioni in merito al vero impatto ambientale dei prodotti che spesso si discosta, e di molto, dalla realtà;

 miglioramento dei processi di autoregolamentazione e coregolamentazione: spesso le imprese partecipano a tali processi che si concludono, ad esempio considerando il settore di appartenenza, con la creazione di codici di condotta su questioni di carattere prettamente sociale che contraddistinguono il settore in questione. L’obiettivo è quello, con l’aiuto e il sostegno delle imprese e degli altri soggetti interessati, di dare avvio a un processo che consenta lo sviluppo di “un codice

deontologico di autoregolamentazione e coregolamentazione atto a migliorare l’efficacia del processo di RSI”;

 aumento del “premio di mercato” per la RSI: gli effetti positivi della responsabilità sociale d’impresa, con particolare attenzione alla competitività, sono noti, però in alcuni casi si pone un dilemma, soprattutto quando una condotta più etica non è la più conveniente dal punto di vista economico almeno se si analizza il breve termine. L’Unione Europea dovrebbe cercare di rafforzare gli incentivi di mercato per le imprese che rispettano i dettami della RSI attraverso politiche che riguardano: i

consumi, gli appalti pubblici e gli investimenti. Per quanto riguarda i consumi, l’insufficiente sensibilizzazione, la presenza, in alcuni casi, di un sovrapprezzo da pagare ed, infine, l’assenza di informazioni condivise, non consentono ai consumatori di effettuare le scelte corrette. Proprio su questi punti bisogna agire per far si che le produzioni sostenibili non subiscano uno svantaggio competitivo nei confronti delle altre, e incoraggiare così i compratori ad effettuare un consumo maggiormente responsabile. La Commissione nel trattare l’argomento degli appalti pubblici[31] cerca di prevedere alcune azioni a favore delle PMI per consentire anche a loro di poter entrare in tale mercato. L’obiettivo è favorire una migliore integrazione degli aspetti sociali ed ambientali senza creare nuovi oneri amministrativi per chi si aggiudica la gara e senza rinnegare il principio di assegnazione dei contratti all’offerta più vantaggiosa dal punto di vista economico. Per quanto concerne il tema degli investimenti vi è la precisa volontà di avanzare una serie di proposte normative che consentiranno di ottenere un sistema finanziario maggiormente responsabile e trasparente. Proprio per questo la Commissione intende “considerare come requisito per tutti i fondi di investimento e le istituzioni

finanziarie l’obbligo di informare tutti i loro clienti (cittadini, imprese, autorità pubbliche, ecc.) sugli eventuali criteri di investimento etico o responsabile da loro applicati o su qualsivoglia norma o codice cui essi aderiscono”;

 migliore divulgazione da parte delle imprese delle informazioni sociali e

ambientali: la divulgazione di tali informazioni può favorire una sempre più

crescente fiducia del pubblico nelle imprese. Per soddisfare gli interessi di tutte le parti in gioco le informazioni devono essere concrete, quindi aderenti alla realtà senza nessun tipo di manipolazione, e devono poter essere raccolte in modo non oneroso, o comunque senza comportare eccessivi costi, soprattutto con riguardo alla situazione delle PMI, le quali, è utile precisarlo, comunicano questo tipo di informazioni in modo assolutamente informale. Risulterebbe più opportuno, e proprio per questo si sta adoperando la Commissione, sviluppare una metodologia comune che consenta si la misurazione e la valutazione delle prestazioni in campo sociale e ambientale ma anche un certo grado di comparabilità almeno tra le imprese che operano nello stesso settore;

 ulteriore integrazione della RSI nell’ambito dell’istruzione, della formazione e della

ricerca: lo sviluppo, ora quasi inesorabile, della responsabilità sociale d’impresa ha

portato con sé la domanda di ulteriori competenze (ed è in proprio in questo ambito che si possono inquadrare le nuove professioni del CSR Manager e dell’Energy Manager[32]) e un cambiamento nei valori e nei comportamenti. Proprio per questo gli Stati membri dell’Unione Europea devono attivarsi incoraggiando le istituzioni adibite ad essere il centro di diffusione dell’istruzione a integrare la RSI, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza responsabile nei vari programmi di studio. Anche la stessa ricerca accademica di alta qualità deve inserirsi in tali ambiti sviluppando buone pratiche commerciali e politiche pubbliche in tema di RSI. La Commissione proprio per questo vuole fornire un sostegno reale e tangibile: finanziando i progetti di istruzione e formazione che siano contenuti nei due programmi dell’UE denominati “Apprendimento permanente” e “Gioventù in azione” e sensibilizzando le imprese e gli operatori dell’istruzione sulla necessità di una loro effettiva cooperazione in materia di RSI;

 accentuazione dell’importanza delle politiche nazionali e subnazionali in materia di

RSI: le misure politiche volte a sostenere la RSI sono predisposte e attuate meglio se

vengono prese non solo a livello europeo ma soprattutto a livello nazionale, regionale e locale. Questo perché ogni area dell’Unione Europea è diversa dalle altre e se si agisce, senza che queste altre autorità abusino dei fondi strutturali accantonati dalla stessa per sostenere lo sviluppo della RSI, su base regionale o locale è più facile individuare i problemi esistenti, quali per esempio la povertà e l’esclusione sociale, ed implementare così strategie più efficaci volte a risolvere tali questioni. Le stesse devono essere prese in collaborazione e, quindi, in perfetta sintonia con le imprese che sullo stesso territorio si trovano a svolgere la propria attività;

 migliore allineamento degli approcci europei e globali alla RSI: gli orientamenti riconosciuti a livello internazionale per quanto concerne la tematica della RSI devono essere promossi dall’UE sul territorio europeo, anche grazie alla collaborazione con gli Stati membri. Una sfida molto importante è rappresentata dall’attuazione dei principi guida in materia di imprese e diritti umani formulati

32 Queste figure verranno analizzate con particolare attenzione nel secondo capitolo. Quindi per la loro

dalle Nazioni Unite[33]. Questo dovrebbe permettere di realizzare alcuni obiettivi posti dall’Unione Europea, con riguardo per esempio al lavoro minorile, al lavoro forzato dei detenuti, all’uguaglianza di genere, alla non discriminazione, ecc. L’applicazione della RSI però non deve fermarsi all’interno del territorio europeo infatti, soprattutto nel caso di imprese che operano negli Stati in cui tali valori non sono fatti valere, la Commissione intende “individuare le modalità per promuovere

il comportamento responsabile delle imprese nelle sue iniziative politiche future, finalizzate ad una ripresa e ad una crescita più inclusive e sostenibili nei paesi terzi”.

Tutto questo dimostra come attualmente l’attenzione e la ricerca in questa tematica sta raggiungendo livelli prima impensabili. Mentre se inizialmente era tutto lasciato in mano alla volontà di alcuni soggetti più sensibili, e che quindi tenevano in modo particolare a tali valori, per i motivi più disparati, oggi l’iniziativa è stata presa in mano anche dalle autorità che a vario livello, soprattutto europeo, incentivano l’attuazione in campo economico di queste pratiche maggiormente responsabili sia in riferimento ai temi sociali che a quelli ambientali.