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Gli Energy Manager: aspetti quantitativi

H) Orientamento alla qualità

I) Orientamento alla RSI e alla RSP

2.3. Nuovi profili professionali: Energy Manager e CSR Manager

2.3.1. L’Energy Manager

2.3.1.4. Gli Energy Manager: aspetti quantitativi

Se si fa riferimento al primo anno dall’entrata in vigore della Legge n. 10/91 gli Energy Manager attivi e che svolgevano la loro attività erano pari a 900 unità. Tale valore successivamente è aumentato, per poi assestarti su una media di 2.000 soggetti che operano in tale campo e che fanno parte delle organizzazioni che hanno l’obbligo di nomina di tale responsabile. Ad essi si possono aggiungere altre 500 nomine medie ma effettuate da strutture che non hanno alcun obbligo e che quindi decidono volontariamente di formalizzare tale profilo lavorativo.

Da un calcolo realizzato a livello nazionale negli anni Novanta, ma che resta assolutamente valido anche oggi, era stato quantificato nell’ordine delle 8.000 unità il dato di nomine che dovevano essere inviate alla FIRE per la registrazione dei soggetti che assumevano il ruolo di Energy Manager.

Un discorso a pare merita la pubblica amministrazione. L’obbligo di nomina, in questo caso, si ha raggiungendo un consumo superiore ai 1.000 tep all’anno. I responsabili per la conservazione e l’uso razionale dell’energia in ambito pubblico sono notevolmente inferiori a quanti in realtà dovrebbero essere incaricati. Ciò è in parte dovuto dalla situazione che caratterizza questo preciso ambito. I consumi energetici della pubblica amministrazione sono gestiti da varie società che hanno la relativa partita IVA e di conseguenza tali valori sono attribuiti a queste ultime e non per esempio ai comuni, province o regioni, sebbene spetterebbero a loro.

Da una intervista effettuata, nell’ambito del progetto europeo e-Quem[120]

, agli Energy Manager e presentata parzialmente anche nel documento della FIRE “Dall’Energy

Manager alla certificazione dell’Esperto in Gestione dell’Energia (EGE)”, è possibile

estrapolare alcune risposte molto interessanti.

120 Il progetto ha avuto inizio nel 2005 ed era “mirato a promuovere la sperimentazione di approcci e politiche innovativi per contrastare il fenomeno della discriminazione e della disuguaglianza sul mercato del lavoro. La strategia del progetto è fondata su tre punti:

1. qualificazione dell’offerta professionale; 2. processo di formazione continua on-line;

3. sistema di certificazione delle competenze degli Energy Manager.

E puntava all’individuazione delle competenze e delle capacità di una nuova figura professionale moderna e interdisciplinare (poi definito EGE – Esperto in Gestione dell’Energia) chiamata ad agire nel contesto di un nuovo mercato europeo dell’energia”. Tratto dal lavoro della FIRE “Dall’Energy Manager alla certificazione dell’Esperto in Gestione dell’Energia (EGE)”.

Si è detto in precedenza che per permettere all’Energy Manager di svolgere al meglio il proprio lavoro deve avere a disposizione un certo grado di autonomia, oltre che una investitura ufficiale. Se il grado di autonomia si misurasse attraverso il budget che viene assegnato a tale figura per poter attuare gli interventi che ritiene necessari per un miglior sfruttamento energetico all’interno della struttura, la risposta sarebbe senza alcun dubbio negativa in quanto, come è possibile vedere dal Grafico 3, circa il 70% degli intervistati non ha fondi sufficienti per poter operare adeguatamente (tale percentuale si raggiunge mettendo insieme la risposte Nessun budget e Budget

insufficiente). Questo spiega anche perché l’Energy Manager deve essere sempre vigile

sul mercato per cercare di ottenere i finanziamenti necessari per poter attuare le correzioni che egli ritiene necessarie, per cambiare e migliorare il consumo energetico all’interno dell’organizzazione.

Grafico 3: disponibilità di budget

62% 7% 23% 8% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% Nessun budget Budget insufficiente Budget sufficiente Budget appropriato

Fonte: rielaborazione dallo studio su “Dall’Energy Manager alla certificazione dell’Esperto in

Gestione dell’Energia (EGE)”

Una dote, che è stata più volte sottolineata e che deve proprio appartenere a chi assume il ruolo di Energy Manager, è quella relativa all’aspetto di comunicazione con il top management, i vari responsabili e i dipendenti. Le relazioni che vengono instaurate devono essere tali da consentire che una volta dato un consiglio, più o meno vincolante, su come si deve svolgere una attività, questo è poi rispettato e applicato. Se il responsabile per l’uso razionale dell’energia non riesce a far capire l’importanza del suo ruolo e soprattutto che quello che fa non è un lavoro astratto, ma che porta dei benefici

incontrerà vari problemi durante lo svolgimento dei propri compiti. Dal Grafico 4 sembra che i maggiori problemi si avvertono nella comunicazione verso l’alto (31%) rispetto a quella rivolta verso il basso (10%). Un altro 31% degli Energy Manager intervistati, invece, non ha incontrato alcun problema con riferimento alla comunicazione interna e la speranza è che tale percentuale possa migliorare con il passare degli anni e con l’evoluzione di tale figura.

Grafico 4: la comunicazione interna

31% 31% 10% 28% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% Nessun problema Si problemi verso l'alto Si problemi verso il basso Si problemi verso l'alto e il basso

Fonte: rielaborazione dallo studio su “Dall’Energy Manager alla certificazione dell’Esperto in

Gestione dell’Energia (EGE)”

Essendo tale figura inserita in una struttura produttiva con annessi determinati compiti da svolgere presupporrebbe, come logica conseguenza, la precisa definizione di una serie di obiettivi che dovrebbero essere raggiunti. Come è possibile notare dal Grafico 5, questo nella stragrande maggioranza dei casi non avviene. Tale dato, probabilmente, deve essere interpretato come una mancanza di importanza che viene attribuita a questo ruolo soprattutto quando il panorama mondiale è caratterizzato da una certa stabilità per quanto riguarda i prezzi delle varie fonti energetiche, principalmente quelle fossili. È possibile aspettarsi che solamente quando si verificano delle turbolenze in questo campo si cerca di fissare con precisione degli obiettivi che devono essere perseguiti. Purtroppo ciò sarebbe la dimostrazione ulteriore di come questa figura non sia ancora stata realmente assorbita dai vari top management e a cui logicamente non attribuiscono molta importanza. Va precisato, tuttavia, che le restanti risposte, pari ad un 30%, sono

di coloro che hanno degli obiettivi da raggiungere e che questi sono anche ritenuti importanti dalla direzione.

Grafico 5: assegnazione di obiettivi sulla efficienza energetica

65% 5%

30%

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

Nessun obiettivo Obiettivi non importanti

per la direzione Obiettivi importanti per

la direzione

Fonte: rielaborazione dallo studio su “Dall’Energy Manager alla certificazione dell’Esperto in

Gestione dell’Energia (EGE)”

Quasi un terzo degli Energy Manager non ha Nessun ruolo con riguardo all’utilizzo dei sistemi di contabilità analitica, nonostante questi hanno come preciso riferimento i consumi e le spese energetiche.

Se a questa situazione aggiungiamo anche quella descritta in precedenza, capiamo immediatamente che se combaciano le due condizioni, vale a dire assenza di un obiettivo da perseguire e nessun ruolo nella contabilità analitica, la forza della carica assunta, in questi casi, è assolutamente limitata.

Se invece non si presenta tale incrocio si potrebbe arrivare ad un’altra spiegazione. Infatti osservando che il 60% dei responsabili per l’uso razionale dell’energia ha un ruolo attivo nell’ambito dei consumi e della spesa energetica, l’assenza di una definizione degli obiettivi da raggiungere è possibile interpretarla in un altro modo, sicuramente più positivo. Difatti il top management può non avere le competenze necessarie per poterli definire, soprattutto in modo tale che essi siano effettivamente ottenibili, quindi l’Energy Manager ottiene, per un certo verso, specialmente se gode della fiducia della dirigenza, “carta bianca” nello svolgimento delle sue mansioni. E sarà poi lui stesso che con dei report successivi farà notare gli eventuali miglioramenti

Grafico 6: l'Energy Manager e la contabilità analitica dei consumi e della spesa energetica 32% 8% 60% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Nessun ruolo Ha un ruolo ma non è parte attiva Ha un ruolo ed è parte attiva

Fonte: rielaborazione dallo studio su “Dall’Energy Manager alla certificazione dell’Esperto in

Gestione dell’Energia (EGE)”

In conclusione la figura dell’Energy Manager non è ancora ben definita, ma, come il campo in cui si trova ad operare, è caratterizzata da una continua evoluzione, vuoi per i continui cambiamenti a livello normativo, vuoi per le evoluzioni tecnologiche se si analizza il quadro più operativo. Essa è una figura assolutamente trasversale e proprio per questo richiede, oltre ad una certa dose di esperienza, anche una vasta gamma di conoscenze e doti a livello umano.