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Il bilancio sociale nelle università: alcuni esempi pratici

H) Orientamento alla qualità

I) Orientamento alla RSI e alla RSP

3.5. Il bilancio sociale nelle università

3.5.3. Il bilancio sociale nelle università: alcuni esempi pratici

Dopo aver analizzato le differenze insite nel bilancio sociale, confrontando le università e gli Enti pubblici, è giusto presentare una rassegna di tali documenti prodotti dai vari atenei in Italia. Questo è assolutamente necessario per comprendere il contesto in cui va inserito il progetto portato avanti da parte della Università di Pisa e che le ha permesso di creare il suo primo bilancio sociale.

Prima di tutto occorre precisare che, come più volte affermato, il bilancio sociale nelle università è diventato molto importante non appena la terza missione, concernente il trasferimento di conoscenze sul territorio, è stata introdotta all’interno di tale struttura. Questa evoluzione ha sicuramente favorito l’esplosione di tale documento in questo contesto, infatti è stato immediatamente identificato come la soluzione migliore per potersi aprire al mondo esterno.

Fino al 2006 non si hanno esempi di bilanci sociali redatti dalle università ma da quella data la situazione è notevolmente cambiata[178]. Infatti si è assistito ad un concreto aumento di iniziative che hanno avuto come obiettivo finale quello di giungere alla pubblicazione di questo documento.

Il 2008 può, senza alcun dubbio, essere additato come un anno estremamente rilevante che costituisce lo spartiacque tra la situazione pre-esistente e quella seguente. Questa affermazione è possibile in quanto in tale periodo è stato presentato quello che, fino ad oggi, è l’unico standard[179] di bilancio sociale dedicato alle università. Proprio per questo motivo la trattazione dei vari esempi risulta diversa se si osservano quelli antecedenti a tale data e quelli immediatamente successivi.

Gli esempi presentati prima del 2008[180] sono relativi ai lavori svolti dalle università di Bari, Cagliari, Ferrara, Firenze, Insubria[181] e Sannio.

178 Si fa in parte riferimento al lavoro di Cassone A. e Zaccarella P., Il bilancio sociale delle università.

Inventario dei problemi e analisi comparata delle esperienze italiane, Working paper n. 130, POLIS

Working Papers, Alessandria, gennaio 2009.

179 Il riferimento è al lavoro svolto dal Gruppo di studio per il Bilancio Sociale, Il bilancio sociale. La rendicontazione sociale nelle università, Documenti di ricerca numero 7, Giuffrè Editore, 2008

In questo preciso ambito risultava veramente complicato riuscire ad effettuare un corretto confronto tra tali documenti in quanto ognuno di essi si ispirava a un diverso standard, oltretutto “preso in prestito” tra quelli che descrivevano le procedure da seguire per le altre organizzazioni pubbliche. Se prima abbiamo affermato con forza che non doveva esistere uno standard comune per tutto il settore pubblico, lo stesso non valeva per la creazione di una serie di specifiche che potessero aiutare gli atenei nella realizzazione dei loro bilanci sociali. In effetti era necessario riconoscere la particolarità delle università rispetto agli altri Enti pubblici, e, quindi, la necessità di un approccio più specifico in grado di evidenziarne le peculiarità. Situazione, in parte, risolta con il lavoro del GBS.

Per quanto concerne i sei bilanci prima indicati è possibile effettuare una serie di considerazioni:

 nei bilanci di Ferrara ed in parte anche in quello di Bari si era optato per approfondire al massimo i vari argomenti che costituivano il mondo universitario, dedicando agli stessi uno specifico capitolo. Queste descrizioni erano state effettuate però seguendo unicamente l’aspetto qualitativo dei rapporti e quindi in sostanza non esistevano molti dati quantitativi all’interno di tali lavori. Se l’inclusione di tutti gli aspetti che rendono l’ateneo una struttura diversa dalle altre era assolutamente un aspetto molto positivo, la mancanza di valori numerici non poteva essere ignorata e sicuramente costituiva un miglioramento necessario per i futuri progetti in tale campo;

 i bilanci di Cagliari, Firenze, Insubria e Sannio prevedevano, sulla scia di quanto sarà contenuto nel lavoro realizzato dal GBS, di impostare il bilancio sociale suddividendo lo stesso in macroaree all’interno delle quali inserire più argomenti;  per quanto riguarda gli aspetti economici e finanziari la situazione era estremamente

disomogenea. In effetti si registrava una notevole varietà nei dati presentati ma soprattutto una diversa importanza assegnata a tale argomento. Le posizioni assunte si potevano rappresentare secondo tre diverse direzioni. Nel bilancio prodotto dall’università del Sannio questi dati costituivano il tema centrale di tutto il documento, mentre in quello di Ferrara esso era solamente una appendice inserita

saranno presentati i bilanci sociali che riguardano per intero gli atenei e non singole strutture dei medesimi.

181 Questo è l’unico bilancio tra quelli proposti in questo elenco cha ha avuto la possibilità di seguire lo

alla fine del bilancio medesimo. Una decisione intermedia era quella assunta dal lavoro svolto nell’università di Bari. In esso agli aspetti economico-finanziari veniva dedicato un capitolo come per tutti gli altri argomenti analizzati;

 un ultimo aspetto da analizzare è quello relativo alla sezione conclusiva. Essa era rappresentata nel lavoro di Bari, Cagliari e Sannio proponendo delle considerazioni sulle prospettive future sia per quanto concerneva iniziative da intraprendere sia per quanto riguardava miglioramenti da apportare al bilancio sociale. Firenze, invece, non prevedeva alcun commento ma si limitava ad inserire la nota metodologica. Una altra soluzione era stata scelta da Ferrara, la quale aveva inserito le opinioni sul lavoro svolto da parte di alcuni rappresentanti istituzionali. Insubria, avendo avuto la possibilità si farsi “influenzare” dall’unico standard prodotto, concludeva il proprio bilancio sociale con una prima bozza della griglia degli indicatori creata dal GBS.

Quindi è probabile aspettarsi che i lavori presentati dopo la pubblicazione dello standard del GBS siano tali da seguire i consigli contenuti in quel lavoro.

Per capire se tale affermazione è corretta prendiamo come riferimento i bilanci sociali delle seguenti università: Cagliari (2008), Genova (2010 e 2012), Macerata (2009), Molise (2011), Salerno (2010 e 2011), Sannio (2008 e 2010), Sapienza di Roma (2011) e Trieste (2008).

Anche per quanto concerne questi documenti riprendiamo le considerazioni effettuate precedentemente:

 la tendenza ora è quella di creare delle “sezioni” o delle “parti” che sostituiscono le macroaree prima riscontrate ma che in sostanza svolgono nel modo più assoluto possibile la stessa funzione. L’unico caso che, invece di adeguarsi a tale andamento, si differenzia dagli altri, riprendendo così il lavoro svolto dall’università di Ferrara, è quello di Genova. Tale ateneo, sia nel 2010 che nel 2012, imposta l’intero documento attribuendo a ciascun argomento trattato uno specifico capitolo;

 per quanto riguarda invece la rappresentazione degli aspetti economico- finanziari[182] la situazione è sempre molto disomogenea. Solo in poco più della metà dei casi (6 su 11) risulta seguita l’indicazione data dal GBS di dedicare una intera sezione a tale argomento. Nel caso di Macerata, Genova, Sapienza di Roma e

Molise viene riservato allo stesso solamente un capitolo all’interno dell’intero documento.

 L’ultimo aspetto da analizzare è quello relativo alle conclusioni. Anche in questo caso la dichiarazione sulle iniziative future e sui miglioramenti del bilancio sociale è stata realizzata solo dall’università del Sannio che infatti con tale argomento termina il lavoro. In altri casi il bilancio viene terminato, per esempio, o con una appendice contenente una serie di dati o con l’opinione di alcuni rappresentanti istituzionali.

Da queste considerazioni emerge abbastanza chiaramente come il lavoro proposto dal GBS non è stato ancora del tutto assorbito e quindi di conseguenza risulta si un avvicinamento tra i modelli (ad esclusione di quello di Genova che riprende il bilancio sociale effettuato da Ferrara prima della pubblicazione dello standard) ma non una omologazione tale da consentire un facile confronto tra gli stessi.

Da questa descrizione si intuisce quale fosse realmente il contesto in cui inizia il progetto intrapreso dalla Università di Pisa e che l’avrebbe portata alla realizzazione del suo primo bilancio sociale.