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Le componenti dell’indagine

4. Dubai nelle guide turistiche Una ricerca empirica

4.2 Aspetti metodologici: il percorso di analisi

4.2.2 Le componenti dell’indagine

Una volta scelte le guide turistiche come oggetto di analisi, è stato importante innanzitutto comprendere il processo di costruzione delle stesse, sia a livello di struttura sia di contenuto, per procedere con più consapevolezza alle fasi successive riguardanti l’analisi testuale e iconografica. Infatti quando si prende come riferimento una guida turistica e i dati da essa riportati, bisogna tener conto dello scarto che può esistere tra il complesso di produzione culturale potenzialmente esistente in una data destinazione, e quella che poi viene effettivamente ‘narrata’ e resa nota al visitatore. In secondo luogo, a fronte dell’insieme della produzione culturale esposta, è necessario tenere presente gli attori che intervengono nella scrematura. Assodato che gli attori che partecipano attivamente nella composizione di una guida, sono gli autori dei testi e le case editrici nel loro insieme, a questo punto bisogna allora considerare e chiarire in che termini, con che limiti e criteri, sono state effettuate tali scelte di selezione nella relazione autore-casa editrice.

Avendo chiare le caratteristiche costitutive dei dati che si dovevano raccogliere, l’origine e le prospettive e gli obiettivi con cui sono stati generati, bisognava poi definire l’oggetto di ricerca.

Ciò che si voleva di fatto attuare, a partire dai dati stessi, era un’indagine sui significati sottesi la produzione culturale ‘visibile’, ovvero sul messaggio trasmesso al potenziale turista riguardo alla prospettiva di esperienza culturale che Dubai può offrire attraverso le guide, come destinazione. Tenendo a mente gli strumenti metodologici di ricerca qualitativa da una parte, e le varie fasi di ricerca dall’altra, si è deciso di procedere in più direzioni. Allo scopo di conoscere i tratti dell’oggetto analizzato, ovvero le caratteristiche dell’insieme di dati presenti nelle guide turistiche selezionate, si è ricorso all’utilizzo delle interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati scelti secondo una logica funzionale.

Dovendo poi procedere con l’indagine sull’oggetto di ricerca precedentemente definito, si è creduto opportuno procedere con l’analisi del contenuto testuale.

A tal proposito c’è da fare una considerazione che prende forza dal contributo263 di Alice Giannipreti,

ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Culturali e insegnante di Semiotica della pubblicità presso l’Università di Palermo.

Le guide, sostiene la ricercatrice, pur rivelandosi oggetti che si adattano perfettamente a un’indagine di tipo semiotico, nella loro articolazione complessa, risultano un ambito ancora poco indagato:

“[…] infatti stupisce come un ambito a vocazione interdisciplinare, quale quello degli studi sul turismo, sia stato solo marginalmente toccato dalla scienza della significazione.”264

263

GIANNITRAPANI A., Verso una semiotica del turismo, EIC Serie Speciale, Anno IV, No. 6, 2010, pp. 135- 143

Vi è invero una carenza di studi semiotici che non permette di usufruire di modelli già costruiti e testati che applichino strumenti di analisi semiotica al campo delle guide turistiche.

Ciò è forse imputabile alla difficoltà di definire i contorni della guida che si può considerare costituita di resoconti, letteratura di viaggio e guidistica generalmente intesa.

Essendo la guida uno strumento di mediazione si è provata un’ulteriore strada.

È stato infatti contattato il professor Giuseppe Tipaldo, ricercatore presso il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino dove insegna Sociologia dell’informazione e della comunicazione e Metodi di analisi del contenuto.

Alla luce della lettura del suo libro265, si è mostrato molto disponibile, rispetto anche all’argomento, per

una consultazione telefonica durante la quale, tuttavia non si è riusciti a trovare una vera soluzione per l’analisi del particolare oggetto di studio.

Nonostante infatti nel suo libro proponga una serie di metodi, perlopiù quantitativi, tuttavia non riescono a tenere conto delle complesse implicazioni costitutive della guida turistica come genere letterario ibrido.

La studiosa Giannitrapani ricorda tra i pionieri dello studio semiotico sull’argomento, Roland Barthes con la sua Guida Blu (1957), già citato nel primo paragrafo e che rimane ancora oggi un punto di riferimento, per quanto datato.

Una possibile analisi critica suggerita dalle letture in materia, era quella di analizzare l’evoluzione dell’immagine di destinazione in modo diacronico (Gilbert 1999), tuttavia questa soluzione non risultava efficace dato l’arco temporale troppo stretto entro cui Dubai si è costruita un’immagine di destinazione turistica riconoscibile a livello internazionale.

Ciò che risulta forse più utile per comprendere l’approccio con cui avvicinarsi all’analisi, è il contributo dei due studiosi già precedentemente citati, Culler con il suo articolo Semiotics of Tourism e MacCannell che elabora il concetto di markers applicato alle guide.

Se da una parte dunque si sostiene che i visitatori sono coinvolti nei processi di significazione, dall’altra Culler sostiene che le guide possano essere studiate come dei veri e propri markers in quanto sia la guida nel suo complesso, sia le componenti testuali, portano all’attenzione dei lettori dei ‘prodotti turistici’ che assumono un valore maggiore e dignità di attenzione.

Si vuole dunque procedere con un’analisi testuale che non si arroga il diritto, data l’inesperienza in materia e la mancanza di modelli applicabili, di assumere una validità e una dignità scientifica. Tuttavia la difficoltà ad ottenerla, per le implicazioni precedentemente esposte, possono fungere da indicatore dell’esigenza, in materia di studi sul turismo, di modelli e strumenti di analisi semiotiche ad hoc

264Ibidem

applicabili alle guide turistiche che rimangono dei casi di studio interessanti per le ricadute operative in campo del Destination Management266.

Bisogna inoltre tenere presente che le guide sono composte da testo e immagini, e alcune di esse, come già assodato nei paragrafi precedenti, sono considerate ‘visual’ proprio per l’accentuazione del carattere visuale grazia ad una forte preponderanza di fotografie. Volendo eseguire una ricerca il più esaustiva possibile, si è pensato dunque di proporre un’analisi iconografica senza tuttavia avere la pretesa di raggiungere una validità scientifica. Rispetto a quest’ultima analisi infatti si è proceduto principalmente sulla base delle indicazioni fornite durante le interviste alle redazioni delle case editrici.

266