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Una definizione di cultura

2. Sul turismo culturale

2.2 Una definizione di cultura

Come già assodato nel paragrafo precedente, a partire dall’XI secolo il segmento del turismo culturale si è affermato a tal punto da suscitare una crescente attenzione nella comunità scientifica.

Dare una definizione di turismo culturale non è affatto semplice.

Secondo Steinecke100 il problema maggiore è che la parola ‘cultura’ si è rivelata essere, col tempo,

contenitore di molti differenti significati.

L’affermazione di Griswold è sintomatica: “Cultura è una di quelle parole che le persone usano sempre ma hanno difficoltà a definire.”101

Nell’uso comune fino a pochi anni fa, il termine ‘cultura’ era facilmente riferito alle belle arti, allo spettacolo o alla letteratura elevata. Si parlava infatti di ‘cultura alta’ a cui poteva accedere solo un gruppo ristretto di persone.

Questo approccio, seguendo il ragionamento della sociologa Griswold102, apparteneva all’ambito

umanistico e partiva da una condizione di netta separazione tra cultura e società. In questa prospettiva la cultura aveva a che fare con la perfezione nel senso etimologico, ovvero di coltivare la perfezione attraverso l’esercizio della mente. Percependola poi come un’entità fragile e delicata, doveva essere preservata e protetta dal rischio di contaminazione con l’apparato sociale.

In questo modo, separando cioè la quotidianità dalla cultura, questa acquisiva un’aurea di sacralità e ineffabilità, perdendo di significato se inserita nelle dimensioni economiche, politiche e sociali.

Un cambiamento di rotta si percepì dalle pubblicazioni degli studi antropologici inglesi e in particolare di E.B. Tylor che nell’opera Alle origini della cultura, segnò un superamento della diatrìba cultura vs. civiltà:

“La cultura o civiltà, presa nel suo più ampio significato etnografico, è quell’insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società.”103

Questa definizione di approccio antropologico cambiò definitivamente il panorama delle scienze sociali.

In poco tempo infatti, da una definizione ristretta alle singole forme artistiche e del patrimonio storico, si è passati, negli ultimi anni, a considerare invece culturali le attività come “lo shopping, il calcio, gli

100STEINECKE A., Kulturtourismus, Oldenbourg, Monaco, 2007, pp. 2-3 101

GRISWOLD W., La sociologia della cultura, Bologna, il Mulino, 2005, p. 13

102GRISWOLD W., Ivi, pp. 20-25 103

TYLOR E.B., Primitive Culture, 1871, trad. it. G. B. BRONZINI (a cura di), Alle origini della cultura, Ist. Editoriali e Poligrafici, Vol. 4, 2000

eventi e tutte le forme di cibo e bevande” rendendo sempre più ambiguo il confine tra la cultura e lo ‘svago104’.105

Fa riflettere la citazione di Gilbert Adair, che l’autrice riporta nell’introduzione della sua opera: “Culture, like God and politics, is everywhere.”

Accanto a questo fenomeno di massa, uno dei trends più evidenti nel mercato turistico è proprio la frammentazione del turismo culturale nel suo complesso: negli ultimi anni i prodotti di nicchia come il turismo gastronomico, architettonico, musicale, cinematografico e letterario, sono apparsi come estensione dello sviluppo del turismo culturale.

Consapevole dell’esistenza di un dibattito ancora vivo e dinamico sulla definizione di ‘cultura’ che diventa problematica considerandone anche solo il significato globale e locale, la sua appartenenza ad un ambito profondamente storicizzato o altamente contemporaneo e le sue manifestazioni in forme tangibili e intangibili, ci si limita qui a riportare le definizioni che meglio supportano l’oggetto della ricerca, a partire da alcune letture mirate appartenenti all’ambito sociologico e antropologico.

Secondo Melanie K. Smith, la nozione di cultura del sociologo Raymond Williams, che riguarda l’intero modo di vivere tanto quanto le arti e lo studio, per quanto del 1958, rimane ancora utile.

Egli ritiene che per cultura si debba intendere il modo di vivere di persone distinte o gruppi sociali distinti con sistemi diversi di produzione del significato che coinvolgono tutte le forme di attività sociale e le attività artistiche e intellettuali.106 La sua definizione pone sullo stesso piano d’importanza il

patrimonio storico e la tradizione tanto quanto la cultura contemporanea e lo stile di vita.

Alcuni antropologi come Geertz (1973) definiscono la cultura nella sua accezione più ampia, implicando la totalità della produzione umana come la cultura materiale, il passato e le sue tradizioni, le espressioni di creatività, i paesaggi culturali, le istituzioni sociali, i costumi e gli abiti, tanto quanto la conoscenza e il sistema di significati.

Per lo studioso infatti l’uomo necessita di fonti simboliche attraverso le quali orientarsi e la cultura risponde a questa esigenza in quanto la si può considerare come

“una struttura di significati trasmessa storicamente, incarnati in simboli, un sistema di concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo di cui gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti verso la vita.”107

104 Il termine ‘svago’ vuole tradurre la parola inglese ‘leisure’. Tuttavia è sintomatico il fatto che, se si

cerca la traduzione, questa assume diversi significati tra cui ‘tempo libero’, ‘svago’ e ‘attività ricreative’. Ciò testimonia quanto lo stesso significato terminologico dei termini renda difficile fondare dei confini concettuali ben definiti.

105

SMITH M. K., Op. cit., pp. 1-2

106Ibidem 107

GEERTZ C., The Interpretation of Cultures, Basic Books, New York 1973, p. 89 trad. it. BONA E., SANTORO M., Interpretazione di culture, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 141

In questo senso la sua definizione sembra essere più accurata rispetto alla concezione semplificata di cultura come complessivo modus vivendi in quanto si incentra sui simboli e sul comportamento che deriva dai modi di pensare e sentire, che sono simbolicamente espressi108.

Da ciò si ricava che l’approccio della sociologia parte dal presupposto di uno stretto legame tra cultura e società, scevro di definizioni troppo rigide ed esclusive.

A questa conclusione permette di arrivare anche Smith attraverso la tabella 2.2 seguente che suggerisce le diverse modalità con cui la cultura può essere percepita ed espressa.

Tab. 2.2: Differenti percezioni del significato di cultura

Culture as…..

Theoretical/political

Culture is a tool

Social/aesthetic

Culture is an activity

Everyday life

Culture is a way of life

§ Culture is educational § Culture is experiential § Culture is therapeutic § Culture is inspiring § Culture is transcendent § Culture is conservation

§ Culture is creates new

opportunities for integration

§ Culture is an expression of

diversity

§ Culture is strengthens identities

§ Culture is animates space

§ Culture creates a sense of

place and character

§ Culture creates uniqueness

§ Culture enhances image

§ Culture is a calatyst for

regeneration

§ Culture is beautiful

§ Culture makes a place look

nicer

§ Culture is relaxing

§ Culture is fun and exciting

§ Culture makes a change from

everyday life

§ Culture means the mixing of

different people

§ Culture makes a place look

special

§ Culture makes a place look

different

§ Culture means more tourists

come

§ Culture means seeing and

doing new things

§ Culture makes people’s lives

better

§ Culture is about family

§ Culture is who my friends are

§ Culture is where i live

§ Culture is my nationality

§ Culture is my religion

§ Culture is my language

§ Culture is my skin colour

§ Culture is what I drink and eat

§ Culture is what I wear

§ Culture is what music I listen to

§ Culture is what I read

§ Culture is where I shop

§ Culture is what I do on a daily

basis

§ Culture is where I go on a

saturday night

§ Culture is where I take the

family on day trips

Fonte: M. K. Smith (2016), p. 4

108

La prima colonna (theoretical/political) riporta il vocabolario maggiormente utilizzato dagli accademici e dai policy-makers. La seconda propone il vocabolario adottato da coloro che lavorano nelle arti e nella cultura e a stretto contatto con le comunità locali. La colonna ‘everyday life’ è costituita dal vocabolario in uso tra le persone comuni e rappresenta quindi un punto di vista più personale.

La tabella rende dunque evidente che non c’è nessun buon senso nel tentare di ridurre le molteplici sfaccettature che il termine ‘cultura’ incorpora, in un’unica sintetica definizione, a riconferma dei princìpi seguiti dalla scienza sociale.

A questo punto, appare utile alla presente causa, riportare la definizione che fornisce la stessa Griswold al concetto di cultura intesa come ciò che “si riferisce al lato espressivo della vita umana – comportamenti, oggetti e idee che possono essere visti come esprimenti o rappresentanti di qualcos’altro. Questa definizione vale sia per la cultura implicita sia per quella esplicita.”109

Dunque, tanto quanto la società, anche la cultura può essere studiata empiricamente.

Da notare che il valore culturale dello stile di vita quotidiano e il modo in cui viene articolato dalle persone autoctone, spesso è poco riconosciuto e considerato come ‘oggetto culturale’, specialmente nella situazione in cui il carattere culturale è profondamente integrato nelle pratiche di vita giornaliere risultando difficilmente discernibile rispetto per esempio ad un’opera artistica o una performance. In generale dunque si vuole parlare di cultura come un insieme di significati che prendono forma nei simboli che permettono agli esseri umani di comunicare e trasmettere.

Conseguentemente l’oggetto culturale non può che essere definito come “un significato condiviso incorporato in una forma”110.

In altre parole, un significato viene riconosciuto nella forma di oggetto culturale quando viene reso pubblico e viene condiviso dal ‘pubblico dell’oggetto’.

Il pubblico dell’oggetto, essendo a sua volta radicato in un contesto, può definirsi come mondo sociale che costantemente riceve e produce significati culturali.

Oggetto culturale e mondo sociale si possono inserire, assieme alle figure del creatore e del ricevitore, nel modello del ‘diamante culturale’ proposto da Griswold per cercare di spiegare la relazione di un oggetto culturale con il mondo sociale al fine di comprendere meglio la cultura nel suo insieme. Ancora, quando si parla di oggetto culturale come foriere di un significato, è utile definire il valore che si intende dare a tale significato.

Griswold distingue tra due tipi di significato: semplice e complesso. Il primo è un segno che “indica” senza ambiguità e senza dare spazio all’interpretazione. Il secondo è un simbolo che suggerisce, evoca111.

109

GRISWOLD W., La sociologia della cultura, Op. cit., p. 25

110 GRISWOLD W., Ivi, p. 26 111

A questo punto se si intende per cultura un “modello di significato” (Geertz), poiché di natura complessa, la cultura sarà dunque costituita di significati complessi intesi nel modo di cui sopra. Essendo il significato ciò che connette l’oggetto culturale con il mondo sociale, per comprendere la cultura, bisogna dunque comprendere la relazione tra questi attori.

Non essendo questo il contesto adatto per svolgere una trattazione approfondita e dettagliata sulle teorie che si sono susseguite per fornire una chiave interpretativa a questa relazione, si vuole soffermarsi su alcuni risultati di questi studi che meglio sviluppano la concezione di cultura nel senso più funzionale di fornire un fondamento teorico all’opera di analisi che si vuole svolgere sulla produzione culturale di Dubai.

In particolare sono interessanti due passaggi ulteriori nell’esercizio di riflessione sulla relazione tra le componenti del diamante culturale.

È rilevante considerare come, secondo Weber, la relazione tra oggetto culturale e mondo sociale, si possa configurare nei termini in cui è il mondo sociale ad essere il riflesso, lo specchio della cultura. Tuttavia questo non può essere considerato un punto di arrivo, non è cioè sufficiente se integrato con la formula del diamante culturale in quanto tocca solo due dei quattro attori, ovvero solo il mondo sociale e l’oggetto culturale.

Se coinvolta anche la figura del creatore, con Émile Durkheim si arriva a considerare la cultura come rappresentazione collettiva in due sensi.

Da una parte gli oggetti culturali sono prodotti da individui che si relazionano ad altri individui, in un contesto quindi relazionale che è appunto la società così intesa.

Dall’altra nei prodotti culturali, gli individui rappresentano le loro esperienze di vita.

Dunque seguendo questo ragionamento viene spontaneo recuperare la prospettiva di Weber e integrarla con la presente, secondo cui la cultura rappresenta dunque un’esperienza sociale che nasce dal bisogno, secondo l’impronta funzionalista, di una società o di un gruppo di rappresentare se stessi per ispirare sentimenti di unità.

Ancora, tuttavia, la questione non è conclusa.

Manca infatti il coinvolgimento del pubblico o del ricevitore di cultura che permetterebbero di comprendere in che modo la cultura e gli oggetti culturali vengono prodotti. Questo aspetto è stato sviscerato grazie all’importante contributo di Peterson e al suo innovativo approccio definito “production of cultural perspective” delineato nei suoi tratti più significativi nel paragrafo successivo.