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Digitalizzazione in ambito Museale

3) Industrial Internet (II), maggiormente focalizzato sui dati provenienti dalle

3.2 Comunicazione digitale

3.2.1 Comunicazione online

La comunicazione online delle istituzioni museali si fonda prevalentemente sul sito web, nonostante la via più rapida per entrare in contatto con il pubblico digitale siano i social network. Il sito web garantisce informazioni strutturate e approfondite che un canale social difficilmente potrà offrire e inoltre abbraccia un pubblico più ampio includendo sia coloro che utilizzano i social che coloro che non li utilizzano.

Il sito web di un museo dev’essere il principale centro di comunicazione. Non si deve limitare soltanto agli orari di apertura e di chiusura, ma deve anche tempestivamente comunicare eventuali problemi (ad es. la chiusura momentanea di una sala) ed eventuali mostre temporanee che non rientrano nella loro collezione permanente, interfacciandosi

142 Mandarano N., Musei e media digitali, cit. 143 Ibidem

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col pubblico in modo trasparente per consentire loro se e quando effettuare la visita. Tenere aggiornati i visitatori è una questione di fondamentale importanza.

Un sito web ben strutturato potrebbe consentire ai visitatori più esperti di approfondire determinate tematiche, permettendo una migliore preparazione alla visita del museo. Al riguardo, a livello internazionale, si è assistito ad un vero e proprio restyling dei siti web: come ad esempio nel caso del museo Rijksmuseum di Amsterdam che, nell’aprile del 2013, riaprì dopo dieci anni di restauri e che nel 2016, grazie al management attuato dal suo attuale direttore Taco Dibbits, decise di restaurare il proprio sito web e di attuare una politica comunicativa trasparente rendendo disponibili online gli oggetti del museo. Lo stesso direttore durante un’intervista affermò che «fa parte dell'idea di apertura e trasparenza che voglio dare al museo. L'arte olandese, come l'arte italiana, è patrimonio dell'umanità e deve essere disponibile anche a chi non può recarsi di persona al museo. Inoltre, abbiamo svolto un'analisi, dalla quale abbiamo scoperto che quello che pagavamo per il personale addetto ai diritti di riproduzione delle immagini era quasi uguale a quello che guadagnavamo grazie agli stessi diritti, per cui ho deciso di pubblicare gratis tutte le immagini degli oggetti del museo. E poi, attraverso la presenza di immagini ad alta risoluzione delle opere del museo su internet, il museo si autopromuove. Lo vediamo anche attraverso Instagram. È pubblicità gratis che ci fanno i visitatori. Per questo è consentito fotografare all'interno del museo.»144.

Nel febbraio 2017 il Met di New York ha messo a disposizione 375mila immagini di opere d’arte: «Con una mossa a sorpresa l'istituzione americana ha messo a disposizione tutte le immagini delle opere della collezione sotto licenza Creative Commons, un'organizzazione americana non-profit dedicata ad ampliare la quantità di opere di pubblico dominio.Tutto questo faciliterà l'uso di oltre 375.000 immagini di opere d'arte sia per scopi accademici sia commerciali. Per massimizzare la ricezione di The Met Open Access il museo ha siglato partnership oltre che con Creative Commons con Wikimedia, Artstor, Digital Public Library of America (DPLA), Art Resource e Pinterest.»145. In Italia, un museo rinnovato e portato su standard internazionali è la Pinacoteca di Brera, dalla nomina dell’attuale direttore James Bradburne nel 2015, il museo è stato totalmente rinnovato e tutte le 38 sale sono state riallestite. I visitatori sono cresciuti del 40% e per

144https://st.ilsole24ore.com/art/arteconomy/2016-11-15/la-gestione-rijksmuseum-amsterdam-raccontata-

suo-nuovo-direttore-taco-dibbets-170832.shtml?uuid=ADPDAevB&fromSearch=

145https://www.ilsole24ore.com/art/new-york-met-offre-gratis-375mila-immagini-opere-d-arte-ma-conti-

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la prima volta nel 2019 il museo supererà i 400mila visitatori146. Questo è merito anche della nuova struttura del sito web che consente a ciascun visitatore di poter accedere alle opere e informarsi su di esse. Lo stesso vale per gli Uffizi di Firenze, per il Palazzo Barberini e per la Galleria Corsini di Roma e per il Museo archeologico nazionale di Napoli, i cui siti web risultano essere ben curati, intuitivi, diversificati e accessibili. Il sito web rispetto ad un tempo si è evoluto: un tempo erano più testuali e pensavano più a spiegare l’aspetto pratico, oggi invece consentono di visualizzare e in qualche modo studiare a distanza l’opera nei minimi particolari147.

L’accesso illimitato al catalogo delle opere viene considerato un punto di forza di qualsiasi web museale. L’importante è che il visitatore di un sito riesca a visualizzare in modo chiaro le varie sezioni in cui è diviso, al fine di poter trovare le opere di suo interesse. Uno dei siti web più esaustivi è quello dalla Pinacoteca di Brera: nella home page, in primo piano, si possono trovare immagini a scorrimento il cui contenuto è variabile, si passa dalle mostre momentanee alle principali news.

In alto è possibile trovare sei sezioni principali e ognuna di queste ha un menu a tendina: visita (orari, biglietti, come arrivare, accessibilità); collezioni (elenco delle collezioni permanenti); eventi (mostre momentanee); educazione (servizi educativi e proposte varie); calendario; news. Sulla destra si può trovare una barra laterale con l’indirizzo delle varie pagine social della Pinacoteca (Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Pinterest, Trip Advisor). Oltre a tutte le indicazioni per poter raggiungere il museo, effettuare la visita, l’acquisto dei biglietti, il sito consente anche di consultare l’intero catalogo online.

Figura 12: Home page Pinacoteca di Brera.

Fonte: https://pinacotecabrera.org/.

146https://www.ilsole24ore.com/art/polo-museale-brera-confermato-james-bradburne-

ACGk6jn?fromSearch

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Alle opere si accede selezionando la voce collezioni online all’interno del menu a tendina denominato collezioni.

Le opere si possono visualizzare secondo vari criteri: data/periodo; materia e tecnica; artista; sala; mappa; in prestito, oppure tramite ricerca avanzata.

Ogni visitatore così avrà modo di scegliere un livello di interazione più idoneo al proprio modello di visita. Tutto ciò è possibile grazie alla digitalizzazione delle opere e con la relativa schedatura dell’intera collezione.

La modalità di approccio nel presentare le opere è abbastanza vario: alcuni presentano solo l’immagine ingrandibile dell’opera, altri forniscono un rapporto più dettagliato, di fatto però ogni museo sta lavorando per ampliare il funzionamento del web e per aumentare la fruibilità del catalogo online.

Riguardo i social, invece, essi possono essere definiti come delle piattaforme online utilizzate dalle persone per condividere contenuti testuali, fotografici, audio e video. Si tratta di servizi collegati al web 2.0. Un tempo il vecchio web 1.0 consentiva di visualizzare contenuti statici e si caratterizzava per un flusso di informazioni che andavano da pochi produttori a molti fruitori: non era possibile interagire se non grazie l’e-mail o al collegamento ipertestuale.

Con il web 2.0, invece, si è potuto assistere al passaggio del cd. “prosumer” ovvero colui che è sia produttore che consumatore, in questo caso di contenuti digitali.

La principale differenza tra social e siti web sta nelle modalità di utilizzo e fruizione, mentre l’utente di un sito web è un consumatore (consumer) di contenuti, l’utente di una piattaforma social è anche un produttore (producer) di contenuti, da qui la nascita della parla “prosumer”.

Tutti i social hanno delle caratteristiche che li accomunano quali148: a) accessibilità: accessibili a tutti salvo restrizioni statali;

b) gratuità: non richiedono alcuna forma di pagamento per l’iscrizione;

c) semplicità: permettono di accedere facilmente ad un elevato numero di informazioni;

d) elevato bacino d’utenza: i contenuti veicolati possono raggiungere volumi elevati che tramite altri sistemi sarebbe difficile da raggiungere;

e) immediatezza: le informazioni si possono sapere in tempo reale.

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Le piattaforme social, dunque, sono delle reti sociali a cui un utente può accedere per esprimere il proprio pensiero e ampliare le proprie conoscenze: ed è proprio per quest’ultimo motivo che un’istituzione culturale deve essere presente sui social.

Essendo questi, per definizione, reti sociali, l’unico modo per usarle è farne parte. Pubblicare post può essere utile per un’istituzione ma ha poco senso se non si è disposti a dialogare con gli altri utenti che lasciano commenti o che pongano domande. Il dialogo tra istituzioni culturali e pubblico, se ben strutturato, consente di implementare un sistema che include sia l’ampliamento della conoscenza che la creazione di una community149. Possono essere create delle community che seguono le iniziative di un museo: le persone che ne fanno parte possono partecipare, condividere e raccontare le storie vissute all’interno della struttura, andando così ad aumentare la visibilità e le informazioni relative al museo stesso.

In definitiva le piattaforme social sono dei luoghi virtuali in cui l’istituzione culturale, in questo caso museale, può creare un rapporto continuo con proprio pubblico e con quello potenziale.

Una delle caratteristiche fondamentali delle piattaforme social è la misurabilità: questo aiuta l’istituzione culturale ad avere una buona “profilazione del pubblico”. I servizi da loro offerti infatti consentono di definire il pubblico cui rivolgersi in base a una moltitudine di parametri (età, genere, provenienza ecc.). Oltretutto esistono gli analytics, ovvero degli strumenti di analisi che, a posteriori, consentono di valutare l’andamento e l’efficacia di ogni contenuto postato, in modo da poterne stimare la portata comunicativa.