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5.8 Interpretazione dei risultati GPR

5.8.3 Conclusioni ed interpretazioni risultati timeslices

Come già osservato nel paragrafo precedente, nella maggior parte dei casi è stato possibile trovare una quasi immediata corrispondenza tra le zone riflettenti presenti all’interno delle timeslices ed i pattern di riflessione all’interno dei radargrammi. Anche se le informazioni contenute nelle timeslices risultano più intuitive ed immediate sia da un punto di vista visivo che interpretativo, i radargrammi possono essere di supporto per capire la reale natura delle riflessioni e per indagare più a fondo sulle cause che le hanno generate.

Inoltre una delle chiavi per ottenere interpretazioni ancora più accurate non è da riscontrarsi visualizzazione delle singole timeslices 2D, ma potrebbe risiedere nell’utilizzo di metodi matematici di interpolazione atti a creare un volume di dati che le contenga tutte. Alcuni esempi delle potenzialità che offre la visualizzazione mediante volume di dati sono mostrati in Figura 5.38, 5.39, 5.40,5.41, 5.42 e 5.43.

Un altro fattore che può accrescere ulteriormente la facilità di interpretazione dei dati sottoforma di timeslices è la possibilità di georeferenziare le mappe e di collocarle all’interno dell’immegine areaa dell’area in cui sono state prelevate. Un esempio è mostrato in Figura 5.44.

I risultati ottenuti mediante la strumentazione ed i software a disposizione si sono rivelati più che soddisfacenti e sono una ulteriore prova dell’ attinenza degli strumenti GPR a queste tipologie di indagini. L’uso di un GPR multicanale ha inoltre consentito di raggiungere risoluzioni abbastanza elevate facendo aumentare in maniera esponenziale la facilità di interpretazione dei dati.

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Figura 5.38: Timeslice mostrata come una “fetta del volume di dati prelevata a profondità di 1.22 metri. il cubo rappresenta il

volume di dati, in esso sono indicare le profondità, i tempi e le coordinate. È possibile notare le informazioni risultino più leggibili da un punto di vista visivo ed interpretativo. Il volume di dati si può ruotare e zoomare a piacimento per consentire una migliore visualizzazione.

Figura 5.39: Esempio di come attraverso i metodi di interpolazione volumetrica sia possibile collocare i radargrammi

all’interno di un volume 3D, in base alle loro coordinate. In questo modo è possibile ad esempio individuare al meglio i riflettori continui. I radargrammi scelti sono LI060036, che incrocia la riflessione B in direzione NE e LI050052e LI030025 che incrociano la riflessione A rettangolare nei lati più corti.

Figura 5.40: Esempio di come è possibile incrociare i radargrammi con le timeslices a differenti profondità per ottenere un

migliore riscontro visivo tra le due modalità di visualizzazione.

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Figura 5.42: Esempio di volume solido dei dati incrociato dai radargrammi. Nel riquadro a destra una porzione ingrandita del

volume di dati.

Figura 5.43: Esempio di come, attraverso i metodi matematici di interpolazione, è anche possibile una ricostruzione

tridimensionale delle riflessioni che compaiono all’interno delle timeslices. In questo modo è possibili avere informazioni aggiuntive circa la distribuzione in profondità dei corpi riflettenti.

Figura 5.44: Georeferenziazione di una timeslice all’interno di una immagine aerea (Google Earth) dell’area oggetto di

studio. In questo modo è possibile aumentare notevolmente le facilità di interpretazione di un dato (ad esempio le direzioni delle riflessioni che compaiono nelle timeslices sono meglio confrontabili con le direzioni di eventuali strutture presenti nelle zone limitrofe).

Senza discostarsi troppo dagli scopi di questa tesi, e dal momento che le indagini sono state effettuate in un’area particolarmente densa di resti antropici, si vuole presentare adesso una breve interpretazione di tipo archeologico.

Fatte queste premesse, non è difficile immaginare che le forti riflessioni coerenti e continue riscontate sulle timeslices siano riferibili a strutture di origine antropica. Una prova di ciò potrebbe essere proprio l’ampiezza di riflessione rispetto al contesto di sottofondo: in effetti le grandi ampiezze di riflessione sono strettamente connesse ad una certa eterogeneità nella sottosuperficie e sembrano dovute alla presenza di materiali le cui caratteristiche fisiche sono diverse da quelle del mezzo che le contiene. Queste diversità possono ricondursi all’esistenza di porzioni di sottosuperficie con compattezza d'insieme decisamente maggiore (come ad esempio elementi lapidei all'interno di materiali granulari), ma anche a variazioni granulometriche del materiale incoerente (da cui consegue un diverso contenuto idrico), rispetto alla matrice inglobante.

Un’ulteriore prova delle ipotesi fatte potrebbe essere data, ad esempio, dalle geometrie delle strutture osservate nelle timeslices e dalla loro orientazione, conforme a quella delle strutture già messe in luce dagli scavi eseguiti nell’area archeologica.

Grazie a questa affinità le ipotesi interpretative delle riflessioni radar individuate ruotano attorno a due possibilità: 1) esistenza di antichi (o più moderni) sistemi di canalizzazione o di suddivisione agricola del territorio (centuriazione); 2) presenza di strutture murarie (o viarie).

A tal proposito sono state consultate immagini aeree disponibili fino ai primi anni del XX secolo e le ricostruzioni delle geometrie della centuriazione romana (Fabiani F, 2006).

Dall'analisi delle riprese aeree della fine degli anni ‘30, e in quelle successive non sono emersi sistemi di canalizzazione nelle aree indagate, né setti separatori fra lotti adiacenti (come ad esempio muretti).

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Per meglio comprendere quelli che erano i criteri di suddivisione dei terreni agricoli e delle città adottate nel mondo romano, è necessario fare riferimento al sistema della centuriazione. Attraverso questa tecnica il territorio veniva organizzato secondo un reticolo ortogonale di strade, canali e appezzamenti agricoli. I Romani, prima di edificare una nuova città, tracciavano sul terreno le due vie principali, incrociantesi ad angolo retto: il cardine massimo ricavato dall'asse celeste passante per i poli (in direzione nord-sud) e, ortogonalmente il decumano massimo nella direzione est-ovest15. La rete stradale veniva ulteriormente infittita con altre strade parallele ai cardini già tracciati. Questo sistema veniva trasposto anche per la suddivisione del territorio agricolo, utilizzando le stesse orientazioni e procedendo per suddivisioni in parcelle sempre più piccole. Le superfici quadrate risultanti da questa ulteriore divisione erano dette “centurie".

Nella ricostruzione degli assi di centuriazione nell'area lunense (De Santis Alvisi G., 1977; Fabiani 2006; Gervasini et al., 2007) si riconoscono due andamenti. Un primo orientamento che ritorna nello schema ortogonale degli assi dell’antica città di Luni ed un secondo riferibile all’età augustea (28 a.C.) alla quale si conforma l’edificio extraurbano dell’anfiteatro realizzato nel I sec. (Figura 5.45).

Figura 5.45: a) Schema ortogonale degli assi dell’antica città di Luni b) Schema riferibile all’età augustea (28 a.C.).

Nelle timeslices in esame, l'unica figura che permette di calcolare dimensioni di superfici sub- rettangolari da confrontare con quelle della centuriazione è l'incrocio tra le riflessioni indicate con il nome di riflessione C e riflessione D (Figura 5.25). Tale incrocio suddivide la sottosuperficie in porzioni (di forma non quadrata) con lato minimo variabile fra circa 10 e 15 m. A questo dato va aggiunto che la direzione degli elementi riflettivi più importanti individuati è grossomodo concorde con la direzione del cardo massimo e del decumano massimo della città di Luni (Figura 5.46).

Tuttavia non è però da escludere che la geometria regolare delle riflessioni individuate nell’area oggetto di studio possa essere riferibile a tracce di suddivisione agricola del territorio più recenti.

In definitiva quindi è possibile affermare che alcune delle regioni altamente riflettenti, con ampiezze medie attorno al metro, possano corrispondere a strutture murarie.

La verifica di queste ipotesi interpretative necessiterebbe di un'indagine diretta, tramite carotaggi esplorativi superficiali o scavi, su alcuni dei bersagli individuati nelle aree di acquisizione.

In realtà, una serie di carotaggi effettuati in un’area adiacente la zona di interesse (e mostrati più dettagliatamente nel Paragrafo 7.4.3 del Capitolo 7) confermano la presenza di un orizzonte contenente materiale archeologico a profondità corrispondenti a quelle delle riflessioni individuate sulle timeslices.

15 I quattro riquadri risultanti erano destinati al foro (la piazza intorno alla quale si affacciavano gli edifici pubblici e le botteghe più importanti), ai templi e alle abitazioni. Le vie secondarie limitavano le isole, gli odierni isolati.

Figura 5.46: Possibile ricostruzione della struttura urbanistica dell’antica città di Luni. È possibile individuare il cardo e il

decumano ortogonale. La linea marcata in nero individua la possibile struttura muraria di confine. In rosso è individuata l’area oggetto di indagine, appena al di fuori delle mura antiche.

Capitolo 6

Descrizione DUALEM-642s, acquisizione,

trattamento e interpretazione dei dati