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CONCLUSIONI

L’analisi svolta evidenzia come l’Industria 4.0 rappresenti un importante trampolino di lancio per imprese, governi ed istituzioni al fine di intraprendere un percorso incentrato sulla digitalizzazione dell’economia e della società. Sebbene per le precedenti rivoluzioni industriali (trattandosi di fenomeni la cui manifestazione è già avvenuta in passato) sia possibile stilare con precisione e certezza una lista completa non solo delle principali innovazioni, elementi ed eventi che ne hanno determinato l’origine ma anche delle conseguenze e degli effetti che ne hanno definito la portata, lo stesso trattamento non può essere riservato all’Industria 4.0. Tale fenomeno, infatti, costituisce un paradigma industriale emergente la cui durata temporale e i cui risultati saranno visibili con chiarezza solamente nel prossimo futuro. Tuttavia i prodromi affinché si possa attribuirvi l’appellativo di quarta rivoluzione industriale ci sono e devono essere presi in considerazione data la portata dei cambiamenti che lo stesso fenomeno è potenzialmente in grado di generare a livello industriale, economico, culturale, ambientale, politico, sociale ed organizzativo.

Il termine Industria 4.0, comparso per la prima volta in Germania nel 2011, ha riscosso nel corso degli ultimi anni un particolare interesse da parte di governi, organizzazioni internazionali, consumatori e soprattutto imprese. L’avvicinamento ad una produzione maggiormente flessibile, sostenibile e incentrata sulle personalizzazione di prodotti e servizi è reso possibile dall’avvento preponderante della digitalizzazione nei processi aziendali e dal perfezionamento dell’automazione nei processi produttivi. La riduzione del time to market, l’individualizzazione della domanda, la decentralizzazione dei processi decisionali, la crescente miniaturizzazione dei dispositivi e la continua ricerca di una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse rappresentano tutte condizioni ambientali alle quali le aziende cercano di far fronte mediante l’adozione del paradigma industriale emergente. L’interconnessione, che costituisce l’idea di fondo sulla quale si basa il nuovo modo di pensare e fare industria, fa riferimento alla capacità delle principali risorse appartenenti al sistema produttivo (quali macchinari, impianti, personale addetto allo svolgimento di determinate mansioni ecc.) di scambiare dati ed informazioni con sistemi sia interni (sistema di pianificazione, gestionale, progettazione e sviluppo nuovi prodotti) che esterni (clienti, fornitori, consumatori) all’organizzazione grazie all’utilizzo della rete e alle nuove interfacce uomo macchina. L’interconnessione tra le principali

risorse appartenenti al sistema produttivo (e non) consente di dar vita a fabbriche intelligenti, di integrare il sistema di fabbrica con catene di fornitura e consumatori finali e di determinare importanti cambiamenti nei tradizionali rapporti tra produttori, fornitori e clienti, nonché tra uomini e macchine. Al fine di garantire la suddetta interconnessione, cooperazione ed integrazione tra oggetti, persone, sistemi ed ambienti è necessaria la convergenza di due diverse tipologie di tecnologie, definite come abilitanti: da una parte le Operational Technologies (OT), le quali appartengono al contesto produttivo in quanto tale, come macchine, robot capaci di collaborare con l’uomo e nuove interfacce uomo- macchina; dall’altra le Information & Communication Technologies (ICT). L’IoT, i Big Data e il Cloud Computing, appartenenti a quest’ultime, danno vita ad un continuo scambio di dati ed informazioni con modalità, tempi e velocità mai viste in precedenza, con la possibilità per le imprese di accedervi da qualunque luogo ed in qualsiasi momento grazie all’ubiquità di Internet. Le aziende utilizzano tali tecnologie per migliorare le proprie performance in termini di pianificazione, programmazione e controllo potendo anticipare e cogliere i cambiamenti ambientali interni ed esterni che le avvolgono. D’altro canto in diversi casi si riscontrano sia limiti da un punto di vista infrastrutturale, culturale ed organizzativo che preoccupazioni dovute alla possibilità di subire attacchi informatici e violazioni dei confini aziendali. Allo stesso tempo tecnologie quali Additive Manufacturing, Robot Collaborativi e strumenti relativi alla Realtà Aumentata permettono alle imprese di modificare radicalmente i propri processi produttivi, logistici, di progettazione, di approvvigionamento e di commercializzazione con benefici sia in termini di maggiore produttività, flessibilità e velocità che di monitoraggio e controllo.

Rivolgendo lo sguardo al panorama comunitario risulta necessario sottolineare gli ingenti sforzi effettuati dalle istituzioni europee al fine di creare le giuste condizioni per la diffusione e lo sviluppo della digitalizzazione nell’economia e nella società. Programmi quali il Digital Single Market, Digitising European Industry e Horizon 2020, tramite una molteplicità di finanziamenti ed iniziative rivolte a consumatori ed imprese, sono diretti a favorire la diffusione della digitalizzazione nei paesi appartenenti all’Unione Europea. È importante sottolineare come sia fondamentale affiancare ai suddetti programmi un insieme di iniziative a livello nazionale in grado di adattarsi ad ogni specifica realtà territoriale. Il DESI, ovvero l’indice che monitora lo stato di avanzamento dei singoli stati membri rispetto agli obiettivi fissati dall’Unione in materia di digitalizzazione, mostra come i paesi del Nord Europa (quali Danimarca, Svezia e Finlandia) siano tra i più

sviluppati dal punto di vista tecnologico con il maggior numero di iniziative, infrastrutture e strumenti utilizzati per rendere digitale il loro modo di vivere e di operare. D’altro canto l’Italia si colloca nelle ultime posizioni della classifica stilata tramite DESI; con scarsi risultati mostrati soprattutto nella dimensione delle abilità digitali (tema su cui riflettere e su cui lavorare da parte delle imprese e del governo italiano al fine di allinearsi alle realtà europee più sviluppate). Nonostante si presenti come un territorio ricco di opportunità, l’Italia risulta minata da una molteplicità di ostacoli e limitazioni; in particolar modo in relazione alle infrastrutture tecnologiche e ai mezzi di cui dispongono le imprese. Il DTS 2018 evidenzia come il 67% delle imprese europee intervistate dichiari di aver adottato almeno una delle tecnologie digitali abilitanti il paradigma 4.0 e il 34% più di due; mostrando un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente. Tali risultati lanciano segnali incoraggianti in termini di digitalizzazione dell’industria in ambito europeo per il futuro. Le principali tecnologie utilizzate dalle imprese sono rappresentate dai Social Media, dai Big Data e dal Cloud a testimonianza della crescente importanza riservata all’analisi e allo scambio di dati ed informazioni. La maggior parte delle imprese appartenenti al sondaggio e adottanti tecnologie 4.0 hanno visto delinearsi un andamento positivo o almeno stabile del proprio livello di fatturato mentre meno della metà hanno visto ridursi i propri costi operativi. Tali risultati facendo riferimento ai primi anni di adozione delle nuove tecnologie digitali risultano oscurate dagli ingenti investimenti effettuati sia per dotarsi delle strumentazioni necessarie e di personale con competenze adeguate che per riorganizzare il proprio sistema aziendale.

Naturalmente come precedentemente sottolineato ogni singolo programma nazionale in materia di digitalizzazione dell’economia e della società deve essere redatto rispettando le peculiarità del territorio che lo caratterizza. Il Piano Nazionale Industria 4.0 prevede due direttrici chiave in termini di incentivi agli investimenti e allo sviluppo delle competenze; tema importante su cui si gioca il vantaggio competitivo delle imprese al giorno d’oggi e punto di riflessione interessante visti gli scarsi risultati e progressi mostrati nel territorio italiano. Tra le principali misure proposte dal Governo e accolte con maggior favore da parte delle imprese sia di piccole che di grandi dimensioni troviamo l’Iper e il Super ammortamento seguite dal Credito d’imposta per la R&S e dalla Nuova Sabatini. Tra le tecnologie più diffuse troviamo l’Internet of Things, l’Integrazione Verticale e Orizzontale e il Cloud. Le PMI prediligono le tecnologie che favoriscono lo

scambio e la diffusione di dati ed informazioni mentre le grandi imprese, che adottano anche le operational technologies, cercano di bilanciare l’utilizzo delle une e delle altre. Per concludere si è visto come l’attuale paradigma industriale sia in grado di modificare le modalità con le quali le imprese creano, offrono e acquisiscono il valore privilegiando modelli di business basati sulla circular economy e sulla sharing economy e propensi alla condivisione e allo scambio di risorse e di altri fattori produttivi. Il ruolo ricoperto dai servizi e dalle prestazioni che circondano il prodotto assumono un importanza crescente al fine di soddisfare le diverse esigenze e richieste provenienti dai consumatori finali mettendo in secondo piano il valore ricavato dalla vendita dei prodotti stessi. La creazioni di prodotti intelligente permette di rispondere alle necessità che la vita frenetica e moderna impone. Gli effetti che l’industria 4.0 è in grado di determinare nell’attuale mondo del lavoro sono ancora incerti sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo sebbene la maggior parte di studiosi e tecnici siano concordi nel sottolineare come le soft skills e le abilità digitali rappresentino i fattori critici di successo sia per le imprese che per i lavoratori del futuro.