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Lavoro in condizioni degne: promozione di attività economiche volte a incrementare i redditi dei bambini lavoratori nella prospettiva di un’economia solidale, ad esempio

Caratteristiche di un “movimento sociale”

5. Lavoro in condizioni degne: promozione di attività economiche volte a incrementare i redditi dei bambini lavoratori nella prospettiva di un’economia solidale, ad esempio

istituendo esperienze produttive, laboratori artigianali, attività di microcredito; promozione di condizioni di lavoro che rispettino i diritti all’istruzione, alla formazione, al riposo, alla malattia, alla giusta remunerazione e proporzionati allo sviluppo psicofisico del minore.

Questa serie di incontri internazionali (a cui si affiancano anche una serie di incontri nazionali e continentali) hanno contribuito notevolmente a far conoscere le rivendicazioni dei NATs ma ovviamente il percorso non si è ancora concluso, e tanto rimane da fare ai NATs organizzati per cercare di scalfire la resistenza della cultura adultista.

Contemporaneamente però molte ONG, e soprattutto molte istituzioni pubbliche e organismi internazionali non riesco a superare il loro “vizio d'origine” che gli fa percepire la problematica infantile come separata dalle esperienze dei nuovi movimenti sociali, e piuttosto collegata ad un

problema etico e ad un più generale problema di civilizzazione.

Tuttavia, pur con questi limiti e queste contraddizioni, è innegabile che, soprattutto in questi ultimi anni, si sia avuto un processo di corretta ubicazione della problematica dell'infanzia e dell'adolescenza lavoratrice nel più ampio orizzonte della scena storica popolare, così come l'assunzione delle pratiche dei NATs come autentica e creativa espressione di un soggetto popolare.

Nel paragrafo precedente abbiamo detto che un movimento sociale è una forma di azione collettiva che fa appello alla solidarietà e che abbia la capacità di condividere un'azione collettiva. I membri si riconoscono gli uni gli altri come membri, come attori gravati dagli stessi problemi, in quanto appartenenti allo stesso segmento sociale. Si possono forse negare queste peculiarità ai movimenti di bambini e adolescenti lavoratori organizzati? Il gruppo sociale dei bambini e adolescenti lavoratori costituisce un segmento proprio e identificabile del congiunto sociale?

Alcuni negano ai NATs questa caratteristica, adducendo come motivazione il fatto che la condizione di NATs sia strettamente legata all'età e che questo produrrebbe un continuo ricambio di individui che costituiscono il gruppo, rendendo difficile una identificazione nel gruppo stesso.

Nonostante sia innegabile il fatto che gli individui che compongono il gruppo dei NATs cambino rapidamente, è altrettanto innegabile che un segmento di bambini e adolescenti sia presente in qualunque società, e in questo modo si radica una permanenza che conferisce legittimità alla pretesa di appartenere a un determinato e riconoscibile segmento sociale.

Questa identità oggettiva -appartenenza reale e concreta a un segmento sociale che condivide gli stessi problemi- rappresenta una condizione preliminare di un processo di riconoscimento e di costruzione di una identità soggettiva, che si costruisce attraverso i processi di coscientizzazione e organizzazione. Con questi processi non si ha solamente una presa di coscienza dell'identità oggettiva, ma anche il passaggio dalla dimensione oggettiva a quella soggettiva dell'identità stessa del gruppo, che si arricchisce, si dinamizza, reagisce allo status quo.

Tutto questo hanno raggiunto i NATs nel corso dei decenni, quando iniziarono con le piccole azioni locali di quartiere, esercitando il loro protagonismo sociale, fino a raggiungere gli spazi regionali, nazionali, continentali e internazionali.

D'altra parte abbiamo detto che un movimento sociale rende evidente un conflitto sociale. Gli abolizionisti del lavoro infantile sostengono che il fenomeno dei NATs non rappresenti un vero conflitto sociale, in quanto il lavoro minorile sarebbe un semplice problema etico e comportamentale, una sorta di “malattia transitoria” da sconfiggersi attraverso una serie di leggi. Le

migliaia di bambini e adolescenti lavoratori che vivono in situazione di povertà e non hanno libero accesso all'istruzione; la presenza massiva dei cosiddetti “bambini di strada”; la disoccupazione e la sottoccupazione dei giovani in condizioni di estrema precarietà, non comprometterebbero il modello economico e sociale dominante, ma rappresenterebbero solamente delle falle al suo interno.

E' chiaro che in questa ottica non è possibile interpretare l'emergenza storica del lavoro infantile come espressione di un nuovo soggetto e movimento sociale.

In realtà i movimenti di bambini e adolescenti lavoratori lottano per promuovere una nuova cultura dell'infanzia, per aprire nuovi cammini, lottano come attori protagonisti alla ricerca della democrazia e affinché il sentimento collettivo si mantenga vivo. Tali movimenti si reggono sull'illusione, o sulla speranza, di riuscire a scacciare la povertà che li affligge; ed è tale illusione che da loro la forza di lottare giorno per giorno. Purtroppo però è proprio tale illusione che riesce difficile da capire agli adulti.

La nostra società adultocentrica e paternalistica, piuttosto che appoggiare le rivendicazioni dei movimenti di NATs, li colpevolizza, accusandoli di perpetuare il circolo della povertà (dimenticando però che lo 0,7%-0,9% del PIL peruviano deriva da lavoro infantile), oppure li accusa di essere in realtà guidati da adulti che fanno loro dire e fare ciò che gli adulti vogliono.

Nella Dichiarazione Finale del secondo incontro mondiale dei movimenti di NATs di Asia, Africa e America Latina (Berlino 19 aprile-2 maggio 2004), si legge “el trabajo nos permite resistir

dignamente al modelo econòmico, polìtico y opresor que nos criminaliza y nos escluye, empeorando cada vez màs nuestras condiciones de vida, las de nuestras familias y comunidades. [...] Desde nuestra organizaciòn luchamos por ser reconocidos como actores sociales [...] Queremos que los adultos nos vean como personas y actores sociales”.

Appare evidente come i NATs vedano se stessi in qualità di movimento sociale, che lotta per ottenere un riconoscimento e un cambiamento all'interno della società. I NATs rifiutano lo sfruttamento del lavoro infantile ma al contempo rifiutano il cieco tentativo di eliminazione radicale del loro lavoro, senza alcuna distinzione. Essi si ritengono parte dell'economia del loro paese, e soprattutto rivendicano la loro partecipazione attiva all'economia informale o solidale, in quanto sempre più bambini si trovano a dover partecipare all'economia familiare.

L'organizzazione di NATs è il luogo sociale in cui si tenta di recuperare la completezza del diritto democratico anche per l'infanzia e l'adolescenza. Questo comporta che il bambino e l'adolescente partecipino a pieno titolo alla “loro” organizzazione, recuperando così una partecipazione attiva in quanto cittadini.

collaboratori adulti; inoltre anche la gestione quotidiana dell'organizzazione è prerogativa degli stessi bambini e adolescenti. La partecipazione attiva degli appartenenti al Movimento, detta “protagonismo”, include tutto il lavoro che va dal confronto a livello sociale, a un percorso educativo di percezione delle proprie possibilità e dei propri diritti, per giungere a soluzioni comuni per migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli stessi bambini e adolescenti lavoratori, e dell'infanzia in generale.

I movimenti infantili autonomi non si reputano soddisfatti se riescono a raggiungere una partecipazione meramente simbolica, ma esigono una partecipazione autentica in tutti gli ambiti che li coinvolgono.

Per poter illustrare meglio gli stadi di partecipazione riferita ai bambini lo psicologo R. A. Hart ha costruito una “scala della partecipazione” in cui si possono differenziare ben otto livelli di partecipazione.

I primi tre livelli sono solo apparenti e Hart li qualifica come “non partecipazione”.

1.

Manipolazione : quando gli adulti o gli ideatori di un’azione “utilizzano” i destinatari-