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La III Conferenza tenutasi nel 2001 a Lima (Perù) ha portato all'approvazione dell'Agenda

CAPITOLO 4 L'esperienza del MANTHOC

4.1 Il bambino lavoratore: dalla soglia della sopravvivenza

all'orizzonte del progetto

Nel capito lo precedente si è visto come l'Economia di Solidarietà sia nata in America Latina in opposizione all'imperante economia capitalista e all'incapacità statale di far fronte ai numerosi problemi dei Paesi. M. Liebel la definisce come una “globalizaciòn desde abajo”87 a causa della sua

prospettiva locale e in quanto portata avanti da numerosi movimenti sociali.

L'Economia Solidale si fa portatrice di una serie di valori etici, tra cui spicca il mutuo aiuto tra poveri. Infatti essa nasce tra i poveri e per i poveri. Nonostante ciò non si trova mai un riferimento ai bambini e agli adolescenti, non si parla mai del loro possibile ruolo all'interno di questa “rivoluzione economica”.

Eppure la maggior parte dei bambini e degli adolescenti dell'America Latina, e quindi del Perù, si trovano in una condizione di povertà, spesso estrema; molti di essi, a causa della povertà e/o per motivazioni culturali lavorano, dunque partecipano all'economia del Paese.

In realtà l'Economia Solidale costituisce un elemento importante per i NATs perché rappresenta contemporaneamente un'alternativa allo sfruttamento88 e all'esclusione sociale89.

Il mutuo aiuto è quasi sempre presente tra i bambini e adolescenti lavoratori, perché molto spesso si trovano a dover affrontare delle situazioni difficili in totale (o quasi) solitudine. Per questo per esempio i piccoli venditori sono soliti costituire una cassa comune per far fronte ad eventuali

87 M. LIEBEL, Malabaristas del siglo XXI. Los niños y niñas trabajadores frente a la globalizaciòn, IFEJANT, 2006, pag 235

88 Si può pensare all'impiego di minori all'interno di grandi multinazionali, ma anche alla tratta di bambini e alla schiavitù.

89 Attraverso il lavoro i bambini ottengono una maggiore autonomia e riescono a partecipare attivamente alla vita della comunità.

problemi che possono sorgere a qualcuno del gruppo, quali una malattia o un incidente, o per aiutare che si trovi in difficoltà con la polizia (in questo caso i soldi vengono usati per pagare un avvocato). Spesso si uniscono in piccole cooperative in modo da poter aumentare i guadagni e far fronte alla concorrenza degli adulti; organizzano piani di lavoro, orari, luoghi in cui recarsi.

Però quando un gruppo di bambini e adolescenti riesce a costituirsi in una forma organizzativa più ampia, le intenzioni di mutuo aiuto vanno al di là del semplice aiuto quotidiano di fronte alle avversità. Si comincia a parlare di costituire nuovi modelli di lavoro: i bambini cominciano a lottare insieme contro lo sfruttamento e a reclamare nuove condizioni di lavoro, che siano degne, adatte alla loro età e non impediscano la frequenza scolastica.

I movimenti più grandi (come il MANTHOC) lanciano delle proposte lavorative alternative, attraverso la costituzione di laboratori produttivi “degni”; i prodotti trovano poi spazio nel mercato nazionale e internazionale contribuendo così a esportare anche il dibattito sul lavoro minorile e l'economia di solidarietà anche all'estero.

Infatti i NATs rivendicano l'idea che se il lavoro non è dannoso in assoluto, non debba esserlo neppure se esercitato dai bambini; il problema non è dunque il lavoro, ma le condizioni in cui esso viene svolto. Quindi essi rivendicano non solamente lavori più leggeri, orari ridotti e compatibili con lo studio, una paga migliore, ma anche dei lavori più variati, più interessanti e più comunicativi, che permettano loro di formarsi e capacitarsi in qualcosa utile per il futuro.

Ed è a questo punto che i NATs cominciano a discutere di Economia di Solidarietà.

Le iniziative a tal proposito solitamente nascono all'interno di gruppi e organizzazioni di bambini e adolescenti lavoratori, in quanto all'interno dei gruppi ci sono maggiori possibilità e spazi di riflessione sul lavoro e sulla creazione di iniziative da svolgersi congiuntamente con altri bambini. Le iniziative di Economia Solidale nate all'interno dei movimenti di NATs possono assumere diverse forme, ma l'obiettivo principale rimane lo stesso: migliorare la propria condizione di vita.

Ovviamente ha senso parlare di un cammino verso l'economia di solidarietà tracciato dai NATs, solamente se si è disposti ad accettare l'idea che il lavoro infantile non sia in assoluto un male, ma che, a determinate condizioni, possa rappresentare un'esperienza significativa di crescita.

Per questo i movimenti di bambini e adolescenti lavoratori, in contrapposizione con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, rivendicano il diritto a lavorare. Tale rivendicazione non deve essere confusa con una richiesta di “diritto al lavoro minorile”, che potrebbe essere

interpretato come il diritto di ciascun adulto di ricorrere alla forza lavoro infantile (con conseguente possibilità di sfruttamento), ma rappresenta il diritto dei minori di poter decidere se lavorare e in che forma farlo. In questo modo si pone al centro dell'attenzione il minore, inteso come individuo capace di prendere da solo delle decisioni riguardanti la propria vita.

Dal punto di vista dei movimenti di NATs, questo diritto è inscindibile dal diritto a lavorare in condizioni degne; non viene quindi messa in discussione la lotta contro le peggiori forme di sfruttamento infantile.

Il loro motto è “no a la explotaciòn, si al trabajo digno”.

Attraverso la lotta per un lavoro degno, i movimenti di NATs non si accontentano di apportare dei cambiamenti all'interno del sistema economico o di provocare delle reazioni a proprio favore, ma cercano di raggiungere anche un cambiamento culturale affinché il loro lavoro esca dall'illegalità e dall'invisibilità, e ottenga il giusto riconoscimento sociale e legale.

Per questo rifiutano il pensiero delle varie associazioni che accettano il lavoro minorile come un male necessario90 e di coloro che riconoscono con fare paternalistico i Movimenti91 e le loro

rivendicazioni.

I NATs pertanto chiedono che venga socialmente riconosciuto il loro lavoro, in assenza del quale molto famiglie si troverebbero in condizioni di povertà ancora peggiori; infatti i NATs possono essere definiti come persone che hanno accettato la responsabilità di contribuire all'economia familiare.

Come abbiamo visto l'apporto economico derivante dal lavoro dei bambini e degli adolescenti è notevole, e questo porta ad una contraddizione, in quanto da un lato si rifiuta e proibisce il lavoro infantile, mentre dall'altro si riconosce il contributo economico dei NATs nella quotidiana lotta delle famiglie contro la povertà.

Lo studio “Perspectivas de niños y niñas sobre sus vidas laborales” svolto da Rädda Barnen (l'organizzazione svedese di Save the Children) è giunto alla conclusione che la maggior parte dei bambini lavoratori -fatta eccezione per quelli che svolgono lavori contro la propria volontà- non siano delle semplici vittime passive gravate dal proprio lavoro, ma, al contrario “son actores y

actoras sociales que intentan encontrar sentido a su mundo fìsico y social, negociar con sus progenitores e iguales, empleadores y clientes, y hacer lo mejor posible desde las circunstancias opresivas y difìciles en las que se encuentran [...]. El Trabajo no simplemente afecta a los niños y 90 Si tratta della visione “pragmatica”, che sostiene che il lavoro minorile al momento non sia eliminabile, a causa della

condizione di povertà tipica dei PVS. Per cui il bambino lavora, anche se sarebbe meglio che non lo facesse. 91 Da molti tali Movimenti sono visti come “simpatiche cose da bambini”.

niñas. Es parte de su actividad y se convierte en parte de su identidad92”.

Inoltre il diritto a lavorare viene visto come un punto di partenza per poter raggiungere gli altri diritti dell'infanzia.

Il riconoscimento del lavoro infantile deve necessariamente passare per il riconoscimento del bambino lavoratore; infatti indipendentemente dalle condizioni di lavoro, il NATs produce un risultato che gli va riconosciuto interamente:

● crea un valore economico, contribuendo così alla sopravvivenza della famiglia ● si comporta come soggetto attivo.

E' compito della società creare delle condizioni che permettano ai bambini e agli adolescenti lavoratori di esercitare il loro diritto a lavorare in condizioni degne e senza sfruttamento.

Piuttosto che mettere delle restrizioni e delle proibizioni, che comunque non riescono a modificare l'inevitabilità del lavoro infantile, sarebbe preferibile appoggiare i bambini e gli adolescenti lavoratori nelle loro lotte per ottenere migliori condizioni lavorative.

Questo sarebbe fattibile creando:

● riforme scolastiche che permettano ai NATs di conciliare lo studio con il lavoro, e che

consentano di recuperare le esperienze, attitudini e capacità specifiche dei bambini lavoratori

● formazione professionale che partendo dalle esperienze di lavoro dei NATs, sviluppino

congiuntamente con essi alternative di lavoro in grado di garantire migliori opportunità future

● spazi sociali nella vita quotidiana dei NATs

● legislazione nazionale non unicamente volta a proibire il lavoro infantile, ma che aiuti i

bambini e gli adolescenti ad ottenere migliori condizioni lavorative93.

I NATs come Movimento Sociale e come Minoranza Attiva

Abbiamo notato come, parlando di associazioni di bambini e adolescenti lavoratori organizzati, si parli sempre di “movimento”, ma è opportuno verificare che effettivamente tali movimenti possano

92 D. TOLFREE, Si puedo trabajar... también puedo opinar. Diferentes enfoques para apoyar a los niños y niñas

trabajadores, Save the Children, pp. 80-81.

rientrare nella categoria dei movimenti sociali.

Un movimento sociale è una forma di azione collettiva che si appella alla solidarietà, e che ha la capacità di condividere un’azione comune. I suoi membri si riconoscono tra di loro come simili, come attori che hanno gli stessi problemi, perché appartengono ad un determinato segmento sociale (quasi sempre si tratta di persone che vivono alla base della piramide sociale).

Dall’altro lato, un movimento evidenzia l’esistenza di un conflitto sociale.

L'obiettivo non è quello di raggiungere il potere politico statale, ma quello di raggiungere un nuovo potere sociopolitico dal basso, dal livello delle relazioni micro sociali, con valori, relazioni, strutture e attività totalmente differenti.

Schibotto identifica come caratteristiche di un movimento sociale:

● espressione di azioni collettive che partano da situazioni concrete vissute da un gruppo

sociale

● possibilità di contare su un determinato livello di organizzazione propria ● confronto con un avversario, istituzionalizzato o meno

● pianificazione di un problema sociale che vada al di là del conflitto con il proprio

avversario, cioè la capacità di un movimento sociale di farsi interprete di un progetto societario alternativo globale in nome di un interesse superiore che riguardi la società; si tratta dunque di un soggetto sociale che diviene un soggetto politico, anche se ciò non implica una sua costituzione a partito o a qualunque altra forma burocratizzata.

Per identificare un movimento sociale è necessario anche scoprire il vincolo unificante che permetta la costruzione dell'identità collettiva.

In questo senso i movimenti possono avere una differente estensione temporale e spaziale.

Per quanto concerne la dimensione temporale, essi possono nascere e morire sia perché formatisi durante una particolare congiuntura (una consulta popolare, l'opposizione ad una privatizzazione, etc...) sia perché, pur lottando per obiettivi raggiungibili nel lungo periodo, non raggiungono la costruzione di una solida identità collettiva.

In relazione alla dimensione spaziale, i movimenti possono fare le proprie rivendicazioni tanto a livello locale (del quartiere, della municipalità) che regionale, nazionale o addirittura mondiale.

Come integrazione alla categoria di Movimento Sociale, Marta Martinez, una delle collaboratrici adulte del MANTHOC fa riferimento alla teoria di Serge Moscovici sulle “Minoranze Attive”.

Moscovici ha messo in discussione la visione secondo cui i membri di un gruppo tenderebbero sempre (o quasi) a conformarsi alla visione della maggioranza94.

I membri di un gruppo non sono solo bersaglio di influenza, ma, indipendentemente dal loro status e potere, sono artefici di influenza e quindi in grado di incidere sulla collettività di appartenenza.

Al contrario di una maggioranza, una minoranza non dispone di un numero considerevole di sostenitori e nemmeno di status e di autorevolezza riconosciuti. Il successo delle Minoranze Attive va ricercato nello stile di comportamento.

Una Minoranza Attiva deve enunciare una posizione ben definita sul problema in questione e rimanervi saldamente fedele, opponendosi per tutto il tempo alle costanti pressioni esercitate dalla maggioranza.

94 In effetti dagli esperimenti di Solomon Asch era emersa una profonda passività dell'individuo, quasi sempre pronto ad abbandonare i suoi personali punti di vista per adottare quelli di una maggioranza unanime, di un gruppo a lui contrapposto.

Caratteristiche di un