La III Conferenza tenutasi nel 2001 a Lima (Perù) ha portato all'approvazione dell'Agenda
CAPITOLO 3 Elaborazioni e pratiche di Economia di solidarietà in
3. Il comportamento umano quotidiano sulla via della degradazione, di cui sono sintomo le malattie mentali, la droga, il vandalismo.
3.2 Economia di solidarietà
Il concetto di economia di solidarietà è un concetto relativamente nuovo che però fa ormai parte della cultura latino americana.
In realtà inizialmente l'espressione “economia di solidarietà” suscitava non poca sorpresa e perplessità, in quanto pur essendo i due termini presi singolarmente molto comuni e di significato noto a tutti, la loro unione risultava alquanto insolita.
“Economia” riporta infatti alla mente un ambito scientifico, mentre “solidarietà” ad un ambito morale, e tendenzialmente i due ambiti sono (o perlomeno appaiono) separati e non comunicanti. L'economia viene infatti associata alla competitività e al primeggiare degli interessi individuali, mentre la solidarietà è legata a concetti quali l'aiuto reciproco e la gratuità delle azioni.
In realtà, se pensiamo che l'economia altro non è che l'insieme di regole per amministrare la casa66,
non ci sembra più così difficile cercare di inserire la sfera della morale (che deve essere presente in una casa) all'interno dei meccanismi dell'economia.
Non bisogna pensare che nell'economia manchino totalmente i valori etici, solo che i valori che vengono citati sono sempre la libertà di iniziativa, l'efficienza, la creatività individuale, la giustizia distributiva, l'uguaglianza delle opportunità, i diritti personali e collettivi, etc..., ma mai la solidarietà o la fraternità! Al massimo possono trovarsi riferimenti alla “cooperazione” , intesa però in senso tecnico come una necessaria complementarietà di fattori e interessi, piuttosto che come una libera e gratuita associazione di volontà differenti.
Allo stesso tempo la parola solidarietà riporta alla mente dei richiami spirituali e religiosi di amore e fratellanza umana, piuttosto che delle realtà e teorie economiche.
Finora si è sempre creduto che i meccanismi economici debbano godere di un elevato grado di libertà, e che solo in un secondo momento sia giusto ricorrere ad interventi di natura solidaristica per correggere (o provare a correggere) le storture createsi e per compensare alcuni dei guai arrecati. La solidarietà avrebbe quindi inizio nel momento in cui l'economia termina il suo compito e la sua funzione specifica, si realizzerebbe quindi con i risultati dell'attività economica (prodotti, risorse, beni e servizi), ma non sarebbero solidali l'attività economica stessa, le sue strutture e i suoi processi. Insomma la solidarietà non dovrebbe interferire nei processi e nelle strutture economiche perché rischierebbe di comprometterne l'equilibrio.
Quando invece si decide di introdurre elementi di solidarietà in tutte le fasi delle filiere economiche, si possono determinare equilibri ben diversi, fino ad arrivare ad un nuovo modo di fare economia e ad una nuova razionalità economica, che permetta di produrre, consumare e accumulare solidalmente.
Razeto ci invita a non cadere in due facili errori:
● credere che l'economia di solidarietà debba essere creata dal nulla, in un vuoto sociale poco
favorevole, in quanto anche nelle economie più industrializzate possono riscontrarsi forme di solidarietà, anche se spesso impure o egoistiche, che sussistono anche in presenza di forme di concorrenza spietate o di caccia al profitto personale
● credere che l'economia di solidarietà possa nascere sempre e solo come opposizione
all'economia dominante; essa infatti non è una negazione dell'economia di mercato né una una sua riaffermazione, ma esprime un orientamento critico e trasformatore rispetto alle grandi strutture e ai modi di organizzazione e di azioni tipici dell'economia contemporanea.
elementi di solidarietà; processi che si sostengono reciprocamente e non possono essere scissi l'uno dall'altro:
● un processo all'interno dell'economia globale, nella misura in cui i meccanismi
internazionali cominciano ad occuparsi delle masse finora escluse dal mercato globale
● un processo di graduale crescita di un settore speciale di economia solidale67; ne fanno parte
l' “economia informale”, l' “economia popolare”, l' “economia descalza”, etc... .
Ovviamente è importante non cadere in considerazioni facilmente buoniste, secondo le quali i poveri collaborerebbero facilmente tra di loro senza problemi né conflitti, quasi si trovassero a vivere in una particolare condizione di bontà estrema dettata dalla povertà.
Non bisogna infatti dimenticare che, come ha sottolineato J. J. Sanchez a Porto Alegre nel 2003, l'economia solidale è un'economia politica e non un'economia caritatevole!
Tre tendenze che hanno portato all'economia solidale
L'idea e la pratica della "economia solidale" emersero in America Latina alla metà degli anni '80 e sono fiorite nella seconda metà degli anni '90, per effetto della convergenza di almeno tre tendenze sociali.
Primo, l'esclusione economica sperimentata da segmenti sempre più ampi della società, causata dalla crescita del debito e dai conseguenti programmi di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale, aveva forzato molte comunità a sviluppare e rafforzare soluzioni creative, autonome e radicate al problema del soddisfacimento dei bisogni elementari. Tra queste iniziative quali le cooperative di produttori e lavoratori, comunità associative e di vicinato, associazioni di risparmio e di credito, cucine collettive ed organizzazioni di mutua assistenza di disoccupati o contadini privi di terre.
Secondo, l'insoddisfazione crescente nei riguardi della cultura dell'economia di mercato aveva indotto gruppi di persone economicamente privilegiate a cercare nuovi modi di produrre reddito vitale e fornire servizi. Da una contro-cultura in buona parte di "classe media" emersero progetti come le cooperative di consumatori, la cura infantile cooperativa e iniziative per la salute,
67 In America Latina e in Asia si sono moltiplicate le esperienze di “economie dal basso”, a causa dell'abbassamento del tasso di sviluppo e dell'aumento delle sacche di povertà, verificatosi a partire dai primi anni '80.
cooperative di alloggi, comunità associative ed eco villaggi. Esistevano spesso significative differenze di classe e di cultura tra questi due gruppi. Nonostante ciò le iniziative che generavano possedevano tutte un insieme comune di valori operativi: la cooperazione, l'autonomia dalle autorità centrali e l'autogestione partecipativa da parte dei membri.
Una terza tendenza operò per legare i due focolari di solidarietà economica l'uno all'altro e al più ampio contesto socioeconomico: i movimenti emergenti a livello regionale e locale cominciavano a forgiare delle connessioni globali in opposizione alle forze della globalizzazione neo liberale e neo coloniale. Cercando un'alternativa democratica sia alla globalizzazione capitalista che al socialismo di stato, questi movimenti identificavano nei progetti economici basati nelle comunità degli elementi chiave di una organizzazione sociale alternativa.
Integrare la solidarietà nell'economia
Quando si parla di “economia di solidarietà” viene posta la questione della necessità di introdurre la solidarietà nell'economia, di integrare la solidarietà nella teoria e nella pratica dell'economia. In realtà si tratta di inserire più solidarietà nelle varie dimensioni e aspetti dell'economia, in quanto una certa dose di solidarietà è già presente. Ne sono esempi la negoziazione collettiva dei lavoratori, anche se quelli che hanno una produttività maggiore potrebbero ottenere migliori condizioni tramite una contrattazione personale; gli operai che mettono a rischio il proprio posto di lavoro per ottenere maggiori benefici per tutti; le posizioni di certi imprenditori che sacrificano la possibilità di ottenere guadagni maggiori per mantenere posti di lavoro di cui potrebbero fare a meno, in modo da non mettere sul lastrico con un licenziamento persone e famiglie che con il tempo hanno imparato a conoscere e ad apprezzare.
Si può sicuramente obiettare che questi avvenimenti positivi non siano all'ordine del giorno, o che le motivazioni non siano sempre esclusivamente umanitarie; ma il dato di fatto è che comunque questi atteggiamenti solidali esistono.
Bisogna anche sottolineare che la solidarietà può manifestarsi a vari livelli e sarebbe dunque un errore riconoscerla solamente nelle sua espressioni più significative e più alte.
A questo proposito Razeto sottolinea come “la solidarietà deve entrare all'interno dell'economia
stessa e operare e agire nelle diverse fasi del ciclo economico, e cioè produzione, circolazione, consumo e accumulazione. Tutto ciò implica produrre con solidarietà, distribuire con solidarietà,
accumulare e sviluppare con solidarietà68”.
La solidarietà deve inoltre inserirsi e comparire anche nella teoria economica, superando così l'assenza in una disciplina nella quale il concetto di solidarietà non sembrava in alcun modo poter rientrare.
Riunire nella stessa espressione i concetti di economia e di solidarietà appare quindi come un invito a svolgere un complesso processo intellettuale, che dovrebbe svilupparsi parallelamente e convergere verso due direzioni: da un lato bisogna sviluppare un processo interno al discorso etico e assiologico, attraverso il quale recuperare l'economia come spazio di realizzazione e attuazione dei valori e delle forze della solidarietà; dall'altro lato, si rende necessario sviluppare un processo interno alla scienza dell'economia che apra spazi di riconoscimento e di attuazione all'idea e al valore della solidarietà.
Non bisogna dimenticare che l'economia ha molteplici aspetti e dimensioni ed è costituita da una miriade di soggetti, processi e attività, e che anche la solidarietà può manifestarsi in svariati modi, per cui l'economia di solidarietà non sarà un modo definito e unico di organizzare attività e unità economiche, ma esisteranno numerose forme e diversi modi dell'economia di solidarietà.
Dunque se l'economia di solidarietà nasce dall'inserimento della solidarietà nell'economia, essa si manifesterà in forme, gradi e livelli diversi a seconda della forma, del grado e del livello in cui la solidarietà diventerà presente nelle attività, nelle unità e nei processi economici.
A questo proposito si possono distinguere due grandi dimensioni:
● ci sarà economia di solidarietà nella misura in cui, nelle varie strutture e organizzazioni
dell'economia globale, aumenterà la presenza della solidarietà per azione dei soggetti che la gestiscono; a ciò si accompagna un processo di solidarizzazione progressiva e crescente nell'economia globale
● sarà possibile trovare economia di solidarietà in una parte o in un settore speciale
dell'economia, a cui si lega un processo di costruzione e sviluppo graduale di un settore particolare di economia di solidarietà.
Entrambi i processi si alimentano e si arricchiscono vicendevolmente. Infatti un settore speciale di economia di solidarietà potrà provvedere e contribuire a diffondere la solidarietà nell'economia globale, rendendola più solidale e integrata.
Al contempo, un'economia globale in cui la solidarietà sia più diffusa potrà fornire elementi e agevolazioni speciali per lo sviluppo di un settore di attività e di organizzazioni economiche coerentemente solidali.
Per diffondere l'economia di solidarietà è necessario comprendere fino in fondo la convenienza, l'opportunità e perfino la necessità di costruirla.
Laville: l'economia solidale come ibrido
Per inquadrare il ruolo che possono giocare le esperienze di economia solidale, può essere utile considerare l’approccio proposto da Jean-Louis Laville nel primo capitolo del suo libro “L’economia solidale”, in cui identifica tre tipi di economie, o poli economici (vedi figura sottostante ):
● l’economia monetaria di mercato: il settore privato, guidato dal principio del mercato;
● l’economia monetaria non di mercato: l’economia pubblica (il welfare), guidata dal
principio della ridistribuzione;
● l’economia non monetaria: di tipo tradizionale (reti informali, economia domestica, auto
produzione, volontariato) guidata dal principio della reciprocità.
ECONOMIA NON MONETARIA
ECONOMIA MONETARIA DI MERCATO ECONOMIA MONETARIA NON DI MERCATO
Secondo Laville, l’economia solidale rappresenterebbe un ibrido tra i tre poli economici, in quanto: mette insieme aspetti di reciprocità e valoriali tipici dell’economia non monetaria, la vendita di
servizi e di prodotti sul mercato che sono una caratteristica dell’economia di mercato, ed infine si occupa delle necessità di base e spesso ha rapporti stabili con il settore pubblico.
In questo senso, per il suo carattere ibrido, il ruolo dell’economia solidale può essere fondamentale nella ricerca di un equilibrio tra i diversi poli economici.
Né lo stato né il mercato libero bastano a soddisfare i bisogni della maggioranza delle popolazioni; occorre dunque necessariamente ed imperativamente trovare qualcosa d’altro, altre soluzioni economiche.
Purtroppo si sa che una buona parte dei percorsi economici alternativi hanno il nome di economia clandestina, lavoro nero super sfruttato, o peggio, il che non è per niente trascurabile, economia criminale, traffico di droga e di armi, riciclaggio di denaro sporco, etc... .
Per alcuni, queste rappresenterebbero delle soluzioni, ma difficilmente sono raccomandabili e universalizzabili.
L’introduzione ed il rafforzamento di forme di economia solidale potrebbe dunque portare ad un ridimensionamento del ruolo invadente del mercato e alla costruzione di una barriera protettiva che favorisca lo sviluppo di una economia di tipo pluralistico.
Inoltre l'economia di solidarietà rivalorizza il lavoro, in quanto il lavoratore ritorna ad acquisire la capacità di prendere delle decisioni, a sviluppare le conoscenze relative alla creazione delle cose, a recuperare il controllo e la proprietà sui mezzi di lavoro. Tutto ciò porta ad un progressivo potenziamento dell'individuo, che riesce a superare la dipendenza, la precarietà estrema, la povertà e l'insicurezza, divenendo nuovamente capace di lavorare in modo autonomo, riprendendo il controllo sulla sua condizione di esistenza.
Il Fattore C: la dimensione etica dell'economia
Razeto sottolinea come l'economia debba riappropriarsi dell'etica come forze propulsiva del mercato.
Egli parla del Fattore C (indicante comunità, condivisione, cooperazione, cuore, e tutto ciò che inizi per “C” e che esprima dei concetti di solidarietà, del fare le cose insieme e bene), da aggiungersi al fattore W (lavoro) e al fattore K (capitale).
Il fattore “C” si manifesta nella cooperazione al lavoro e ha il potere di accrescere l'efficienza della forza lavorativa; nell'uso condiviso delle conoscenze e delle informazioni, che rappresentano un importante elemento della creatività sociale; nell'adozione collettiva delle decisioni, in modo da
poter ridurre la conflittualità interna e i costi che ne derivano; nella soddisfazione delle necessità di convivenza e partecipazione all'interno dell'impresa, che permette ai partecipanti di ottenere dei riconoscimenti non solo materiali e monetari; nello sviluppo personale dei soggetti coinvolti nell'impresa, etc... .
P: Produzione; Co: Consumo; Com: Commercio; S: Servizi; T: Tecnologia; F: Finanza
E' possibile tracciare in ogni distretto, provincia o regione una strategia basata sul potenziamento dei circuiti di intercambio partendo dall'economia di solidarietà, tra i settori di Produzione (P), Commercio (Com), Servizi (S), Consumo (Co), Finanza (F), entità locali di Tecnologia (T) quali centri di studio, università, così come governi locali e regionali per lo sviluppo delle economie locali.
Combinare la solidarietà delle attività economiche di iniziativa popolare con la solidarietà iniziale degli imprenditori meglio posizionati nel mercato e con le politiche realmente democratiche degli Stati è un compito fondamentale dal quale dipende sempre più la sostenibilità di un'economia nazionale e internazionale basata tanto sulla possibilità economica quanto sul condividere equamente i benefici derivanti da questo processo.
A proposito di etica ed economia, non si può non ricordare il pensiero del Premio Nobel A. K. Sen che nel suo libro “Etica ed Economia” spiega come l'economia abbia avuto due differenti origini entrambe legate alla politica: da un lato l'etica e dall'altro l'ingegneria.
La sua origine etica risale ad Aristotele il quale collegava l’economia ai fini umani, considerando che lo studio di questa disciplina è sì legato al perseguimento della ricchezza, ma tale ricchezza non è fine a se stessa, bensì un mezzo per raggiungere altri fini. Quindi non è possibile dissociare lo studio dell’economia da quello dell’etica e della filosofia politica. L'approccio etico è collegato da motivazioni umane legate a domande del tipo: “Come si può promuovere il bene umano?” oppure “ Come bisogna vivere?”.
L'approccio ingegneristico invece è caratterizzato dall'interesse a risolvere i problemi di carattere logistico, nell'ambito dei quali i fini sono delineati in modo semplice e diretto, e l'oggetto dell'impegno è quello di trovare i mezzi adeguati per raggiungerli. L’origine ingegneristica dell'economia risale, probabilmente, al IV secolo A. C., con lo “Arthasastra” di Kautilya (consigliere e ministro dell’imperatore indiano Chandragupta). Tradotto dal sanscrito, il titolo sarebbe: “Istruzioni riguardo alla prosperità materiale”. Qui l’autore studia i comportamenti umani in modo semplificato, senza dare importanza a considerazioni di carattere morale: si tratta di un approccio logistico all'arte di governare. Il trattato si apre con una distinzione tra quattro campi di conoscenza: metafisica, conoscenza “di ciò che è giusto e di ciò che invece è sbagliato”, scienza del governo e scienza della ricchezza.
“Nessuno dei due tipi (di approccio), naturalmente, è puro in alcun senso, ed è tutta una questione
di equilibrio dei due approcci dell'economia. In realtà molti esponenti dell'approccio etico, da Aristotele ad Adam Smith69, erano anche molto interessati alle questioni di ingegneria, pur entro un
approccio prevalentemente orientato sul ragionamento etico”70.
Economia di solidarietà VS esperienze precedenti
Si può quindi dire che le differenze sostanziali tra l'economia di solidarietà e le precedenti
69 Adam Smith non è semplicemente l'autore de “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” (il suo libro più noto), nonché il padre dell'economia di mercato e del liberalismo contrario agli interventi della politica. Infatti nel suo “Teoria dei sentimenti morali” (pubblicato in sei diverse edizioni, con varianti e aggiunte dell'autore, tra il 1759 e il 1790) si nota come fosse interessato anche alla ricerca dei principi generali della condotta umana. Smith mette a punto un sistema morale basato sul principio di simpatia, che comporta l'immedesimazione nelle passioni e nei sentimenti altrui in modo da ottenere l'apprezzamento e l'approvazione altrui, e che differisce dalla benevolenza e dall'altruismo pur non sostituendosi all'egoismo. Da questo sentimento gli individui deducono le regole morali di comportamento. La coscienza morale non è allora un principio razionale interiore, ma, poiché deriva dal rapporto simpatetico che l'uomo ha con gli altri uomini, presenta un carattere prevalentemente sociale e intersoggettivo. Il sentimento della simpatia permette così di introdurre un principio di armonizzazione nell'apparente conflitto tra gli impulsi sociali e quelli egoistici. Infatti la felicità di ognuno è possibile soltanto attraverso la realizzazione del bene degli altri. Si tratta di un principio analogo a quello della mano invisibile
esperienze riguardino:
● l'ampiezza del fenomeno: infatti l'economia di solidarietà si riferisce a tutto il ciclo
produttivo, quindi produzione, vendita, consumo, smaltimento, etc... , legando indissolubilmente tutto il mondo; il Nord ha bisogno del Sud e viceversa!
● il tentativo di elaborare una nuova “razionalità economica” che vada oltre il semplice istinto
di sopravvivenza delle classi povere: l'economia solidale propone infatti una visione culturale e plurale dell'economia come spazio complesso di relazione sociale, in cui individui, comunità e organizzazioni producono i mezzi di sussistenza in numerosi e differenti modi e con diverse motivazioni e aspirazioni, che vanno oltre la massimizzazione del guadagno individuale.
● la terminologia utilizzata: appare evidente infatti come i termini “silenzioso”, “scalzo”,
“sopravvivenza”, “informale” abbiano tutti una connotazione in negativo, quasi ad indicare l'assenza di qualcosa; al contrario la parola “solidarietà” ha una valenza positiva, in quanto indica un valore e non un disvalore, un'azione e non una semplice reazione ad una situazione difficile. L'economia di solidarietà va oltre il postulato della somma zero -secondo il quale se uno guadagna, un altro deve necessariamente perdere- in quanto punta ad un arricchimento progressivo di tutti i partecipanti; arricchimento non quantificabile monetariamente secondo i classici indicatori economici.
Al concetto di economia della solidarietà possono essere applicati i tre livelli che Joaquin Garcia Roca71 applica alla cooperazione72:
● economia solidale come “energia civica”, intesa come fonte di valori etici in grado di
permeare la società arrivando a modificarla in positivo
● economia solidale come “movimento sociale”, come azione collettiva che cerca di
trasformare le relazioni sociali e si manifesta sotto forma di protesta e di mobilizzazione
● economia solidale come “gestione di progetti”, che siano contemporaneamente efficaci ed
efficienti.
Naturalmente è fondamentale una interrelazione e articolazione dei tre livelli, affinché l'economia solidale possa raggiungere i suoi obiettivi.
71 Teologo e sociologo dell'Università di Valencia
72 Nella Rivista Accademica “Alteridad” della Facoltà di Scienze Umane ed Educazione, Edizione numero 3, Luglio 2007, pp 35 e seguenti. UPS, Univerdidad Politecnica Salesiana, Quito.
I 10 Cammini per raggiungere l'economia di solidarietà
Razeto traccia dieci strade, o meglio dieci “caminos”73, che se percorsi possono condurre
all'economia di solidarietà:
● la strada dei poveri e dell'economia popolare. Il primo cammino verso l'economia di
solidarietà parte dalla situazione di marginalità e povertà in cui si trovano i grandi gruppi sociali. La povertà non è certamente un fenomeno nuovo, però negli ultimi decenni è andata crescendo in tutta l'America Latina, sia rispetto alla percentuale di popolazione interessata