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6 Calibrazione e verifica degli indicatori di biodiversità

6.1 Confronto con altre foreste in ambito europeo

Per quanto riguarda la componente prettamente turale, ovvero gli indicatori di articolazione della strut-tura del bosco, necromassa in piedi e a terra e pian-te di grandi dimensioni, è stato possibile eseguire un confronto con un database di parametri dendrometrici relativo a foreste europee, disponibile presso il Dipar-timento TESAF e ulteriormente integrato con dati re-periti in letteratura.

Le formazioni selezionate all’interno del database sod-disfano sia il criterio di confrontabilità che quello di solidità. Sono quindi state selezionate formazioni fore-stali con composizione specifica simile e che avessero un numero di aree di saggio o dimensione campionata sufficiente per poter catturare la variabilità struttura-le. I popolamenti selezionati sono stati:

• Foreste vetuste (old-growth) dei Balcani e Carpazi, rispettivamente Lom in Bosnia (Lingua et al., 2011), Biogradska Gora in Montenegro (Motta et al., 2015) e Slatioara in Romania (Carrer et al., 2018);

• Particelle forestali lasciate a libera evoluzione, aree di monitoraggio permanente nella Riserva Naturale Orientata Pian di Landro - Baldassare in Cansiglio e nella Riserva Forestale “Bosco Testimo-ne delle Clöise” ad Asiago (VI) (Sambugaro et al., 2013);

• Foreste gestite dell’Altopiano di Asiago, delle Pre-alpi Vicentine (Comuni di Tortima e Valli del Pasu-bio) e delle Dolomiti Bellunesi, con dati provenienti sia da progetti conclusi che da tesi di laurea (Betet-to et al., 2019; Bettella et al., 2018; Bino e Marchi,

6 CALIBRAZIONE E VERIFICA DEGLI INDICATORI DI BIODIVERSITÀ

2015; Eysn et al., 2015; Zanrosso et al., 2019a; Zan-rosso et al., 2019b);

• Foreste boreali gestite dell’Estonia, rappresentate da formazioni ad abete rosso, pino silvestre e miste con anche latifoglie (Põldveer et al., 2020).

Articolazione della struttura del bosco

Il primo parametro estratto per ogni categoria foresta-le e per ogni area è stato il numero medio di strati del-la componente arborea. Tale numero è risultato essere compreso tra 0 e 2 (gli strati erbaceo ed arbustivo non sono stati considerati in quanto raramente presenti nel database).

Le categorie forestali che presentano un numero me-dio di strati di vegetazione arborea più elevato risul-tano essere le foreste miste a diversa partecipazione di abete bianco, abete rosso e faggio (tab. 6.1, fig. 6.1).

Quest’ultima specie, se non dominante, garantisce in-fatti la presenza di uno strato dominato pronto a occu-pare lo spazio non appena questo si libera (ad esempio a seguito di disturbi). La foresta di Ampezzo raggiunge sempre il livello massimo (ovvero sono sempre pre-senti i due strati superiori), cosa che al contrario non sempre si riscontra in Cansiglio.

Figura 6.1: numero medio di strati di vegetazione arborea nelle formazioni analizzate suddivise in funzione delle specie arboree presenti (AA: Abies alba, PA: Picea abies, FS: Fagus sylvatica, LD:

Larix decidua, PC: Pinus cembra L.). I valori più alti si riscontrano in formazioni miste di conifere e latifoglie.

2,5

PA e altreLD-PC-PA LD-PA

Tabella 6.1: numero medio di strati di vegetazione arborea, divisi per tipologia forestale e area di appartenenza.

Abieti-faggeto 1,89 2,00 1,91

Piceo-faggeta 2,00 2,00 1,00 2,00 1,86

Abieti-piceo-faggeto 2,00 1,33 2,00 1,75 2,00 2,00 2,00 1,80

Faggeta pura 2,00 2,00 1,33 1,60

Piceo-abieteto 2,00 1,00 1,29

Pecceta pura 2,00 1,00 1,25

Pecceta

Misto larice e

abete rosso 2,00 0.38 0.45

Lariceto puro 0.25 0.25

Media 2,00 1,74 1,75 0.44 2,00 1,51 2,00 2,00 2,00

Necromassa

Se confrontiamo il volume di necromassa delle due aree di studio BIOΔ4 con quello della foresta vetusta di Biogradska Gora in Montenegro, ne risulta una dif-ferenza rilevante. Infatti, normalmente la quantità di necromassa è maggiore nelle foreste vetuste, rispetto a quelle ordinariamente gestite (Lombardi et al., 2008;

Jonsonn e Siitonen, 2012a; Bombi et al., 2016) e anche questo caso non fa eccezione, con valori di circa 3 vol-te superiori per la necromassa in piedi e addirittura 5 volte superiori per quella a terra. Questo trend si in-verte nel caso delle ceppaie, che presentano volumi

Figura 6.2: quantità di necromassa in piedi, a terra, di ceppaie e totale nelle aree di studio di Cansiglio e Ampezzo e nella foresta vergine di Biogradska Gora.

più elevati nelle aree BIOΔ4 rispetto alla foresta di Biogradska Gora (fig. 6.2). Il risultato non sorprende e si riscontra anche in altri studi che comparano aree gestite con aree lasciata a libera evoluzione (Sitzia et al., 2012). In effetti la ceppaia è l’elemento di necro-massa sempre presente nei boschi gestiti (Lingua et al., 2008), in quanto risultato degli interventi selvicolturali.

Nelle foreste naturali invece, è unicamente il risultato degli stroncamenti, spesso delle piante morte in piedi e quindi già in fase di decomposizione, con una perma-nenza che risulta essere spesso più limitata.

Per quanto concerne la necromassa in piedi (i cosid-detti “snag”), in un primo momento l’indicatore svilup-pato si basava solamente sul conteggio degli elementi al di sopra dei 30 cm di diametro a petto d’uomo. In seguito si è deciso di pesare anche il parametro dell’al-tezza cumulata, ovvero l’aldell’al-tezza totale ad ettaro dei vari snag presenti, al fine di fornire un risultato che tenesse conto, indirettamente, anche dell’aspetto vo-lumetrico.

L’esame del database delle foreste gestite in ambito europeo, ha permesso di definire delle soglie per l’al-tezza cumulata pari a 15 e 30 m. L’all’al-tezza media degli snag con diametro superiore a 30 cm è di circa 17 m, con il 62.5% di essi che supera i 15 m e il 4.2% che su-pera i 30 m (N = 24, dv. std. = 8.2). Si è quindi deciso di assegnare un bonus (che si va a sommare al valore base dell’indice), pari a “+1” nel caso di Hcum >15 m e

“+2” nel caso di Hcum >30 m (tab. 6.2).

I valori puri e degli indicatori di necromassa in piedi nei siti di Ampezzo (13.2 snag/ha) e Cansiglio (5.0 snag/

ha) sono stati messi a confronto con quelli ottenuti in alcune foreste gestite e in tre aree permanenti a libera evoluzione, rappresentate dall’area permanente nella Riserva Naturale Orientata Pian di Landro - Baldassare (Cansiglio), dal bosco testimone di Cloise (Asiago, VI) e dalla foresta vergine di Slatioara (Romania). Come è possibile osservare in tabella 6.2, le due aree BIOΔ4 presentano valori dell’indicatore finale di necromassa tra i più elevati.

Nella stessa tabella è possibile apprezzare come il bo-nus contribuisca a valorizzare le situazioni intermedie, in cui il numero di snag/ha non è superiore a 5.

Risulta evidente che le foreste vetuste hanno una

quantità maggiore di necromassa in piedi e che gli snag stessi siano di dimensioni maggiori rispetto alle foreste gestite. Nelle foreste old-growth la mortalità si concentra nei piani dominanti, per cui a un numero eventualmente ridotto di alberi morti in piedi, corri-sponde un elevato volume di necromassa.

Numero di alberi di grandi dimensioni

Un’analoga comparazione tra aree BIOΔ4, foreste ge-stite e vetuste, è stata effettuata per il numero di alberi di grandi dimensioni. Per quanto concerne questo pa-rametro, le aree in Cansiglio e Ampezzo si collocano ben al di sopra della media rispetto alle altre foreste gestite (fig. 6.3). Interessante il caso delle aree BIOΔ4 del Cansiglio, nelle quali si riscontra un valore supe-riore rispetto alla limitrofa particella di Baldassare, lasciata a libera evoluzione. In Cansiglio, il numero di piante di grandi dimensioni è pari a 28,7 ad ettaro, in gran parte abete bianco (23,5/ha). Questo valore è del tutto paragonabile a quello delle foreste vetuste (si considera solamente il numero di piante che su-perano la soglia minima, non le dimensioni in termini assoluti), anche se la mescolanza specifica calcolata tramite l’indice di Shannon (H) è inferiore (H = 0.609).

Ad Ampezzo invece, dove è minore il numero di piante di grandi dimensioni (12,2/ha), si ha una mescolanza superiore (H = 0.961), che supera anche quella delle particelle a libera evoluzione, con l’eccezione di Bio-gradska Gora.

Nelle aree gestite esaminate, l’indice di Shannon mo-stra valori mediamente elevati (fig. 6.3), tuttavia il nu-mero di piante di grandi dimensioni è sempre inferiore rispetto alle aree BIOΔ4 di Cansiglio e Ampezzo, con un minimo che viene toccato in Cadore, dove non sono presenti piante di grandi dimensioni (tab. 6.3)

Tabella 6.2: esempio di calcolo dell’indicatore del numero di snag/ha. Il numero di snag determina un indicatore base che viene poi cor-retto in funzione della lunghezza cumulata dagli snag per ottenere l’indicatore finale.

N snag/ha Indicatore base Hcum/ha

(m) Bonus Indicatore finale

Slatioara 27.0 5 364 5

BIOΔ4 Ampezzo 13.2 5 166 5

Biogradska Gora 10 5 214 5

Estonia (misto) 7.2 5 ND ND 5

Estonia (Pecceta) 5.2 5 ND ND 5

BIOΔ4 Cansiglio 5.0 5 98 5

Estonia (Picea-Pinus) 3.5 2 ND ND ≥2

Dolomiti Bellunesi 3.1 2 38 +2 4

Baldassare (Cansiglio) 2.5 2 46 +2 4

Estonia (Pineta) 2.2 2 ND ND ≥2

Altopiano di Asiago (VI) 1.9 2 41 +2 4

Clöise 1.0 0 19 +1 1

Figura 6.3: numero di piante di grandi dimensioni (blu) e indice di Shannon (verde) nelle varie aree considerate. Il numero di piante di gran-di gran-dimensioni delle due aree gran-di stugran-dio BIOΔ4 si colloca su valori decisamente elevati, soprattutto in Cansiglio. L’ingran-dice gran-di Shannon è invece più elevato nella foresta di Ampezzo, che mostra un valore inferiore solo alla foresta vergine di Biogradska Gora.

80

70 60

50 40

30 20

10 0

1,4

1,2

1,0

0,8

0,6

0,4

0,2

0

N grandi/ha Shannon

Lom Slatioara

Biogradska Gora Cansiglio

Baldassarre TortimaAmpezzo

Dolomiti Bellunesi 1Dolomiti Bellunesi 2 Cloise

Valli del Pasubio Altopiano di Asiago

Lorenzago

San Vito di CadoreAuronzo di Cadore Colcuc

Shannon N grandi

Per ogni area considerata è stato poi calcolato l’indi-catore base e quello finale, considerando i bonus (si veda cap. 4.2, Indicatore 6 - Piante di grandi dimensio-ni). Ancora una volta è possibile notare come il bonus rivesta una grande importanza nelle situazioni inter-medie (tab. 6.3). La foresta di Lorenzago ha un numero

medio di piante grandi che è inferiore rispetto ad altre, tuttavia grazie alla sua diversità specifica, riesce ad ot-tenere un valore più elevato dell’indicatore finale. Da notare inoltre come nelle aree di Auronzo di Cadore e Colcuc non siano presenti piante di grandi dimensioni e il valore dell’indicatore risulti perciò 0 (tab. 6.3).

Tabella 6.3: esempio di calcolo dell’indicatore di piante di grandi dimensioni. È evidenziato il numero di piante grandi ad ettaro per ogni area e il numero di specie presenti con relativi indicatore base, bonus ed indicatore finale.

P grandi/ha N specie Indicatore base Bonus Indicatore finale

Lom 68 3 5 5

Slatioara 31,3 3 5 5

Biogradska Gora 30.9 4 5 5

BIOΔ4 Cansiglio 28,7 3 5 5

Baldassarre 15,5 3 5 5

Tortima 12,6 1 5 5

BIOΔ4 Ampezzo 12,2 4 5 5

Dolomiti Bellunesi 1 6,7 2 5 5

Dolomiti Bellunesi 2 6,2 2 5 5

Cloise 6 2 5 5

Valli del Pasubio 5,4 2 2 +2 4

Altopiano di Asiago 5 2 2 +2 4

Lorenzago 2,9 3 2 +3 5

San Vito di Cadore 2,8 1 2 2

Auronzo di Cadore 0 0 0 0

Colcuc 0 0 0 0

Figura 6.4: deviazione standard dei diametri nelle varie aree analizzate. Le aree BIOΔ4 di Cansiglio e Ampezzo presentano valori

15,1 15,0 14,5 14,1 13,2

Dolomiti Bellunesi 1 Dolomiti Bellunesi 2 Cloise

Valli del Pasubio Altopiano di Asiago

Lorenzago

San Vito di Cadore Auronzo di Cadore

Colcuc Tortima

Deviazione standard dei diametri

La deviazione standard dei diametri non ha sempre fornito dei risultati consistenti nelle analisi effettuate e di conseguenza è stata inclusa solo indirettamente nel set finale di indicatori BIOΔ4. Tuttavia questo para-metro viene spesso considerato un buon indicatore per confrontare foreste diverse, per cui è stato analizzato in dettaglio per verificare la variabilità dei diametri nelle due aree di studio BIOΔ4, rispetto agli altri casi europei.

I risultati del confronto evidenziano come le aree BIOΔ4 si collochino al di sopra delle altre foreste gesti-te, con l’area del Cansiglio che presenta una variabilità anche superiore alla limitrofa particella di Baldassare, lasciata a libera evoluzione e quindi rappresentativa di un caso particolarmente virtuoso in termini di bio-diversità (fig. 6.4).