• Non ci sono risultati.

• Preferibilmente le aree dovrebbero avere esten-sione pari ad 1 ha (ovvero raggio di circa 56,5 m) in quanto molti parametri si riferiscono a soglie basate su questa superficie (cap. 4);

• Qualora questo non fosse possibile occorrerà riferirsi a superfici pari a 0.5 o 0.25 ha, tenendo successivamente conto, in fase di elaborazione, della necessità di accorpare le stesse in gruppi di 2 o di 4 in modo da rendere le superfici com-parabili tra loro;

• La densità ottimale delle aree di rilievo è lega-ta all’eterogeneità del soprassuolo. Indicativa-mente la superficie delle aree di saggio dovreb-be coprire circa il 20% della superficie totale.

2. Campionamento guidato: lo schema di campiona-mento deve essere adattato ai parametri da rileva-re. Le aree di saggio vengono localizzate in stazioni ritenute rappresentative.

Gli indicatori sono suddivisibili in due gruppi, a se-conda della scala spaziale di rilievo (tab. 5.1):

• Indicatori che per la loro valutazione richiedo-no l’esplorazione attenta di un’unica area

circo-Tabella 5.1: il set finale di indicatori con la scala spaziale alla quale vengono rilevati. In viola sono evidenziati i parametri misurabili tra-mite area di saggio circolare, in verde quelli misurabili tratra-mite transetto o diffusamente nella particella, in arancione l’indicatore 12 che è misto.

1 ARTICOLAZIONE DELLA STRUTTURA DEL BOSCO

aree di saggio 3 NUMEROSITÀ DI SPECIE CHE COMPONGONO LO STRATO ARBOREO E ARBUSTIVO

4 NECROMASSA IN PIEDI

5 NECROMASSA A TERRA

6 NUMERO PIANTE DI GRANDI DIMENSIONI

7 DENDROMICROHABITAT

2 SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO

particella (transetto e raccolta

dati pregressi) 8 SITI RIPRODUTTIVI E ZONE DI ALLEVAMENTO DI SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO

9 PRESENZA DI RADURE

10 HABITAT LEGATI ALLA MORFOLOGIA E ALLE ACQUE

11 SUPERFICIE INTERNA AD AREE PROTETTE O SOGGETTA A SPECIFICI REGOLAMENTI O IMPEGNI

12 FATTORI DI DISTURBO PER LA BIODIVERSITÀ - Per la brucatura o per altri fattori aree di saggio particella

scritta, in modo da poterla percorrere minimiz-zando gli spostamenti al suo interno. Questi in-dicatori vengono generalmente rilevati tramite aree di saggio circolari (in tab. 5.2 è riportata la scheda di campo dei rilievi effettuati a scala spaziale di 1 ha);

• Indicatori che riguardano aspetti “irregolarmen-te diffusi”, o rari, o costituzionalmen“irregolarmen-te puntifor-mi, da ricercare estesamente in tutta la particel-la, sia mediante acquisizione di dati pregressi (bibliografici o da altra fonte), sia direttamente in campo, preferibilmente spostandosi lungo un itinerario o transetto, progettato in modo tale da esplorare più estesamente lo spazio (in tab.

5.3 è riportata la scheda di campo dei rilievi ef-fettuati a scala spaziale di particella).

Risulta utile individuare all’interno della foresta le for-mazioni il più possibile omogenee per storia, struttura e composizione, ad esempio incrociando la cartografia dei tipi forestali con quella dei tipi strutturali: in questo modo è possibile ridurre la densità delle aree di rilievo, sia operando con campionamento sistematico, sia pro-cedendo ad un campionamento guidato.

Nel caso del campionamento guidato l’unità di rilievo può dunque fare riferimento alla particella forestale, agganciandosi così alla normale pianificazione già in essere. Anche in questo caso eventuali informazio-ni pregresse circa la composizione e la struttura dei popolamenti sono comunque preziose per guidare le scelte inerenti la distribuzione delle aree di saggio. La

densità delle aree dovrebbe sempre essere modulata in modo che la somma delle superfici di campiona-mento arrivi a coprire il 15-20% della superficie totale, adattandosi alle condizioni di omogeneità e percorri-bilità delle diverse particelle forestali. Al contempo la forma e la lunghezza degli itinerari dovrebbero essere programmate in modo da consentire una sufficiente esplorazione della particella, prevedendo transetti lunghi 75-100 m/ha, in funzione della visibilità e del-la percorribilità deldel-la particeldel-la (almeno il 50% deldel-la particella dovrebbe risultare visibile durante la rico-gnizione operata nell’area).

Ad esempio: in una particella forestale di circa 20 ha e poco omogenea, nella quale si alternano popolamenti diversi per composizione e/o struttura, si prevedono 4 aree di saggio circolari estese 1 ha, rappresentative di circa 5 ha ciascuna. Andranno quindi trascurate even-tuali zone eterogenee di modesta estensione (minori di 3-4 ha) in quanto le aree verranno collocate propor-zionalmente nelle situazioni più diffuse. Nelle aree di saggio così definite verranno quindi valutati gli indica-tori 1 (Articolazione della struttura del bosco), 3 (Nu-merosità di specie che compongono lo strato arboreo e arbustivo), 4 (Necromassa in piedi), 5 (Necromassa a terra), 6 (Alberi di grandi dimensioni), 7 (Dendromi-crohabitat) e 12 (Fattori di disturbo per la biodiversità), quest’ultimo per gli aspetti di brucatura.

Per procedere al rilievo degli indicatori fin qui non considerati sarà necessario identificare un itinerario con lunghezza di almeno 1500 m. Anche in questo caso l’itinerario dovrà interessare i diversi popolamenti, in proporzione alla superficie occupata (fig. 5.1).

Figura 5.1: esempio di applicazione del metodo di campionamento BIOΔ4 su una particella forestale di 20 ha. Viene campionato il 20%

della particella tramite 4 aree di saggio circolari (raggio 56 m) e un transetto di almeno 1500 m. Il piano di campionamento considera solo i popolamenti estesi su circa il 20% della particella, prevedendo al loro interno aree di saggio e percorsi in proporzione alla superficie occupata. Non si considerano eventuali popolamenti estesi su meno del 10-20%. L’esempio rappresenta 3 popolamenti: il primo occupa circa 2/3 della superficie; il secondo 1/4; il terzo 1/12.

popolamento 1

popolamento 3 500 m

400 m

popolamento 2

popolamento 2

Tabella 5.2: scheda di campo dei rilievi degli indicatori. Scala spaziale: area di saggio (1 ha).

N° AREA DI SAGGIO: 1 ha (r = 56 m)

Località: N° particella: Data:

Nome del rilevatore/i: Coordinate geografiche:

Altitudine (m s.l.m.): Esposizione: Inclinazione (°):

1 ARTICOLAZIONE DELLA STRUTTURA DEL BOSCO

Copertura (alto arborea >20 m): <20% ≥20%

Copertura (medio arborea 5-20 m): <20% ≥20%

Copertura (arbustiva e basso arborea 0,5-5 m): <20% ≥20%

Copertura al suolo (muscinale ed erbacea, compresa rinnovazione arborea non affermata h <50 cm): <40% ≥40%

3 NUMEROSITÀ DI SPECIE CHE COMPONGONO LO STRATO ARBOREO E ARBUSTIVO

(elenco arboree……….) (elenco arbustive……….) Eventuale elenco (consigliato) e conteggio del numero di specie arboree e arbustive (escluse le alloctone e i Mirtilli), presenti nello strato:

- arboreo (h >5 m) 1 2 3 4 5 (…)

- arbustivo (h 0,5-5 m) (compresa la rinnovazione di altri alberi non già presenti) 1 2 3 4 5 (…)

4 NECROMASSA IN PIEDI n° piante morte (o morenti) con:

- diametro ≥30 cm - altezza ≥1 m NB - n° max =5

n°: Altezza cumulata degli snag - Addendi:

5 NECROMASSA A TERRA

… Barrare se presenti tronchi (min 1xha) in stadio di decomposizione > 1 (cfr. Fogel et al, 1973) n° piante tronchi con:

- diametro ≥30 cm - altezza ≥1 m NB - n° max =6

n°: Lunghezza cumulata dei log - Addendi:

Ceppaie >60 cm

- compilare solo se il numero di tronchi è minore di 2/ha

- n° max da contare nella particella =20 con zero log (10 con 1 log)

n°:

6 NUMERO DI PIANTE DI GRANDI DIMENSIONI Classe diametro Specie

n° piante con diametro:

≥70 cm, per conifere e faggio

≥20 cm, per salicone e sorbi

≥40 cm, per altre latifoglie NB - n° max =6

(specificare classe diametrica da 10 cm e specie)

7 DENDRO-MICROHABITAT N° 1 N° 2

n° piante (max 2 per ogni tipo di dendro-microhabitat) della seguente lista

- un albero è contato più volte se porta dendro-microhabitat differenti

- un albero portante più dendro-micro-habitat di uno stesso tipo è contato una sola volta

Cavità sul tronco Dendrotelmi e microsuoli

Scortecciamento/alburno esposto/fuoriuscite di linfa o resina Fratture sul tronco e nella chioma

Fessure e cicatrici Tasche nella corteccia Cavità nei contrafforti radicali Cancri, scopazzi e riscoppi Corpi fruttiferi fungini e mixomiceti Fanerogame e crittogame epifite

Tabella 5.3: scheda di campo dei rilievi degli indicatori. Scala spaziale riferita alla particella forestale.

N° PARTICELLA

Località: N° particella: Superficie part. (ha):

Data/e:

- (1°)

- (2° sopralluogo) - …

Nome del rilevatore/i:

Altitudine (m s.l.m.): Esposizione: Inclinazione (°):

Coordinate geografiche: TRANSETTO (m):

2.1 SPECIE DI INTERESSE

CONSERVAZIONISTICO FAUNA specie Tipo di osservazione Presenza

Si annotano le presenze in tutta la particella, in-dipendentemente da area di saggio o transetto delle specie segnalate dai seguenti documenti:

- allegati II e IV Direttiva Habitat;

- allegato I Direttiva Uccelli;

- categorie VU, EN, CR di Lista Rossa

2.2 SPECIE DI INTERESSE

CONSERVAZIONISTICO FLORA specie Tipo di osservazione Presenza

Si annotano le presenze in tutta la particella, in-dipendentemente da area di saggio o transetto delle specie segnalate dai seguenti documenti:

- allegati II e IV Direttiva Habitat;

- categorie NT, VU, EN, CR di Lista Rossa

8 SITI RIPRODUTTIVI E ZONE DI ALLEVAMENTO DI SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO

Si annotano le presenze in tutta la particella, indipendentemente da area di saggio o transetto delle situazioni qui specificate.

Contare il numero totale di fori di picchi, anche nel caso di alberi con più fori ciascuno

Cavità di nidificazione di Picchio nero

Nidi di rapaci diurni e notturni

Falco pecchiaiolo Nibbio bruno Astore Sparviere Poiana Lodolaio Aquila reale Pellegrino Gufo comune Gufo reale Civetta nana Civetta capogrosso

Arene di canto Fagiano di monte

Gallo cedrone Zone di allevamento della covata Gallo cedrone

Tane

Orso

Gatto selvatico Lupo

Rendez-vous Lupo

9 PRESENZA DI RADURE

n° (in relazione alla lunghezza del transetto)

10 HABITAT LEGATI ALLA MORFOLOGIA E ALLE ACQUE

Si annotano le presenze in tutta la particella, indipendentemente da area di saggio o transetto dei seguenti habitat legati alle ROCCE e alla MORFOLOGIA

(superficie minima 100 mq anche NON planimetrici cadauno, salvo per grotte e acque)

raccolte d’acqua permanenti (acque lentiche) ruscelli e corsi d’acqua (acque lotiche)

piccoli affioramenti idrici - sorgenti - raccolte d’acqua temporanee torbiere e/o zone umide con vegetazione igrofila

(note su acque)

falesie campi solcati ghiaioni instabili

ammucchiamento di blocchi stabili affioramenti di ghiaie (fuori dal letto) blocchi sparsi >2 mc

rocce di altezza inferiore a quella del popolamento grotte

doline (note su rocce)

11 SUPERFICIE INTERNA AD AREE PROTETTE O SOGGETTA A SPECIFICI REGOLAMENTI O IMPEGNI

note (di norma da compilare a tavolino)

12.1 FATTORI DI DISTURBO PER LA BIODIVERSITÀ

Brucatura di ungulati selvatici e domestici

Preferibilmente all’interno o nelle vicinanze delle aree di saggio, in situazioni in cui è attesa la presenza di rinnovazione (aree mature/rade, tagliate e radure) conteggio in transetto 25x2 m

N° totale MAX 100 N° piante brucate

12.2 FATTORI DI DISTURBO PER LA BIODIVERSITÀ

Si annotano le presenze in tutta la particella, indipendentemente da area di saggio o transetto delle situazioni qui specificate

Incidenza delle formazioni sostitutive/antropogene con specie fuori stazione o della presenza di alloctone Presenza di specie alloctone invasive

ALTRO:

- viabilità aperta al transito

- evidenti segni di impatto antropico derivante da turismo - piste da sci

- elettrodotti

- interventi eccezionali di rinnovazione artificiale

Il set di indicatori BIOΔ4 presentati nel capitolo 4, è il frutto di un lavoro di messa a punto e calibrazione continua, sviluppatosi man mano che nuovi dati sono stati resi disponibili al team di esperti. L’ultima fase, che è servita per testare la metodologia in altri popo-lamenti forestali e apportare eventuali ritocchi alle so-glie adottate, si è articolata secondo due approcci dif-ferenti: confronto fra le due aree di studio di Cansiglio e Ampezzo con altre foreste del panorama Europeo e campagna di rilievi supplementari in particelle fore-stali caratterizzate da differenti livelli di biodiversità in aree limitrofe.

6.1 Confronto con altre foreste in ambito europeo

Per quanto riguarda la componente prettamente turale, ovvero gli indicatori di articolazione della strut-tura del bosco, necromassa in piedi e a terra e pian-te di grandi dimensioni, è stato possibile eseguire un confronto con un database di parametri dendrometrici relativo a foreste europee, disponibile presso il Dipar-timento TESAF e ulteriormente integrato con dati re-periti in letteratura.

Le formazioni selezionate all’interno del database sod-disfano sia il criterio di confrontabilità che quello di solidità. Sono quindi state selezionate formazioni fore-stali con composizione specifica simile e che avessero un numero di aree di saggio o dimensione campionata sufficiente per poter catturare la variabilità struttura-le. I popolamenti selezionati sono stati:

• Foreste vetuste (old-growth) dei Balcani e Carpazi, rispettivamente Lom in Bosnia (Lingua et al., 2011), Biogradska Gora in Montenegro (Motta et al., 2015) e Slatioara in Romania (Carrer et al., 2018);

• Particelle forestali lasciate a libera evoluzione, aree di monitoraggio permanente nella Riserva Naturale Orientata Pian di Landro - Baldassare in Cansiglio e nella Riserva Forestale “Bosco Testimo-ne delle Clöise” ad Asiago (VI) (Sambugaro et al., 2013);

• Foreste gestite dell’Altopiano di Asiago, delle Pre-alpi Vicentine (Comuni di Tortima e Valli del Pasu-bio) e delle Dolomiti Bellunesi, con dati provenienti sia da progetti conclusi che da tesi di laurea (Betet-to et al., 2019; Bettella et al., 2018; Bino e Marchi,

6 CALIBRAZIONE E VERIFICA DEGLI INDICATORI