SOMMARIO. — I. Cenni biografici soprft Saint-Simon. — II. Concetti fonda-mentali delia sua dottrina. — III. Originalità dei pensiero di Saint-Simon rispetto a quello dei suoi contemporanoi. — IV. La Società industriale. Progetti di Saint-Simon per l'applicazione pratica dolio sue teorie. — V. Esame critico"di questi progetti. — VI. « Il Nuovo Cristianesimo », ul-tima opera di Saint-Simon, completa il suo piano di riorganizzazione sociale. — VII. Influenza del suo pensiero sulle principali correnti intellettuali del secolo xix.
I. — Cenni biografici sopra Saint-Simon. — Il conte Claudio Enrico di Saint-Simon nacque nel 1760; egli era della stessa famiglia del duca di Saint-Simon, uomo colto e di molto spirito, resosi notissimo con i suoi scritti sulla Corte e sull'epoca di Luigi XIV ; suo padre fu il conte di Saint-Simon e sua madre, di cui pochissimo si parla, era pure una Saint-Simon. Egli proveniva quindi dalla vecchia aristocrazia dell'antico regime dalla quale, se non la fortuna patrimoniale, perchè suo padre era stato diseredato ed il patri-monio materno era stato rovinato dalla rivoluzione, aveva certamente ereditato le qualità morali ed intellettuali aristocratiche che caratterizzano appunto il suo intelletto e la sua indole, e che possono trovarsi quasi esclusivamente nel di-scendente d'una famiglia da parecchie generazioni colta ed illustre. Saint-Simon manifestò prestissimo l'energia del suo carattere ed il disprezzo per i pregiudizi comuni; all'età di 13 anni si rifiutò di fare la prima comunione, affermando a suo padre che, se per obbedienza si sottometteva ai suoi ordini, non avrebbe potuto subire l'imposizione di compiere la cerimonia con convinzione; un'altra volta, morso da un cane idrofobo, si bruciò egli stesso la piaga con un car-bone ardente e si provvide d'una pistola per uccidersi appena avesse ricono-sciuto i primi sintomi dell'idrofobia. Un'altra caratteristica del suo tempera-mento consiste nella convinzione, che egli aveva, di dover esercitare una funzione profetica, quasi divina : a 15 anni egli ordinò al suo servo di ripetergli, ogni mattino, svegliandolo: « Levez vous, monsieur le comte, vous avez des grandes choses à faire » ; molto più tardi in una lettera indirizzata a Luigi XVIII egli esordisce così: « Prince,écoutez la voix de Dieu qui parie par ma bouche ». Questo sentimento messianiaco contribuisce a dare un carattere di coerenza • di uniformità alla sua disordinata vita materiale ed intellettuale: fin dal
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tempo della sua carriera militare in una lettera a suo padre dopo aver dichia-rato che egli non si interessava della strategia bellica, ma piuttosto dei motivi che avevano dato origine alla guerra, così scriveva : « Si j'étais, dans une position calme, j'éclaircirais mes idées; elles sont encore très indigestes, mais j'ai conscience claire qu'après les avoir muries, je me trouverais en état de faire un travail scientifique utile à l'humanité, ce qui est le principal but que je me propose dans la vie ». Nobile d'istinti, come d'origine, appassio-nato della gloria, desideroso di compiere qualcosa di grande, egli ancor gio-vanissimo riconosceva di essere portato all'esercizio di un'attività affatto con-traria a quella militare.
E perciò sin d'allora scriveva: « Étudier la marche de l'esprit humain pour travailler ensuite au perfectionnement de la civilisation, c'est le but de ma vie ». Lasciata la divisa infatti, per poter secondare la propria inclinazione, s'adattò a tutti i mestieri e conobbe tutte le situazioni sociali; ma, come ben dice il Faguet, egli, sia che fosse vicario di Dio o mercante di vino, fondatore di reli-gione o negoziante, non dimenticò mai, neppure per un sol momento, d'essere un Messia. Per adempiere alla sua missione egli specula e s'arricchisce, in se-guito soffre la miseria e la fame, più tardi ancora la disperazione lo porta ad un tentativo di suicidio; ma il suo ultimo pensiero è sempre rivolto al suo sistema ed alla sua missione. Il suo fervore generoso e l'ardente passione per il bene dell'umanità, lo sorreggono e lo illuminano per tutta la vita agitata e sconvolta, fino al letto di morte, quando, rivoltosi agonizzante ad Olindo Rodriguez, pronunciò le sue ultime parole : « Souvenez vous que pour faire quelque chose de grand il faut ètre passionné ».
La sua opera scientifica, considerata nel suo complesso, presenta due carat-teristiche, l'una intellettuale e l'altra essenzialmente morale, le quali deter-minano tutto l'indirizzo del suo pensiero: la prima consiste nell'intuizione esatta e sicura della nuova realtà sociale e costituisce la base scientifica del sno sistema d'idee, l'altra si manifesta colla costante ed appassionata ricerca dei benessere generale e ne rappresenta l'elemento etico.
Scoppiato l'incendio rivoluzionario, Saint-Simon non vi prese parte. La sua indole obbiettiva, il suo spirito acuto e raffinato gl'impedirono di seguire cie-camente un determinato indirizzo d'idee, di confondersi nella mischia delie passioni, d'immedesimarsi in alcuna delle tante costruzioni programmatiche, d'irrigidirsi insomma in una visione unilaterale dei fenomeni politici; mante-nendo invece la necessaria serenità ed indipendenza di giudizio, egli seppe as-sumere la posizione di arbitro intellettuale di conciliatore dei due mondi : il vecchio ed il nuovo. Egli stesso ci dice: « Je ne voulais pas, me méler de la Révolution, parce que d'un cótó j'avais de l'aversion pour la destruction et parce qu'il n'était possible de se lancer dans la carrière politique qu'en s'at-tacharrt au parti de la Cour qui voulait anéantir la représentation nationale, ou au parti révolntionnaire qui voulait anéantir le pouvoir royal » (1).
(1) SAINT-SIMON, Son premier écrtt.publié par Olinde Rodriguez, Pari», 1832; Preface, Vie de Saint-Simon, pag. XVIII.
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Le scopo della sua vita trascendeva gli eventi rivoluzionari, sicché egli, conservando sempre la sua posizione di osservatore e di giudice imparziale, concentrò ogni energia, ogni fervore d'iniziativa nel raggiungimento di ciò che può considerarsi la ragione stessa della sua esistenza: contribuire al pro-gresso delle scienze ed al miglioramento dell'umanità. « Je con^us le projet de faire faire un pas général à la science et de rendre l'initiative à l'école fran9aise ». Per raggiungere quest'ideale egli capì la necessità di formarsi una base economica e di allargare la propria cultura ed a questo fine dedicò dapprima la sua attività nel campo delle speculazioni finanziarie, speculando sul traffico del Demanio nazionale composto delle espropriazioni a danno degli emigrati ; in tal modo riuscì dopo alcuni anni a formarsi un discreto patri-monio, che consumò però in poco tempo essendosi dedicato ad una vita esclu-' sivamente intellettuale ed avendo trascurato l'esercizio di qualsiasi attività remunerativa. Cominciò infatti col frequentare i corsi dei professori più celebri con molti dei quali entrò in legami d'amicizia; cercando inoltre la conoscenza di pensatori e luminari dei suo tempo, si circondò degli uomini più colti ed illustri dell'epoca, riuscendo a formarsi una vera corte d'intellettuali. Egli tutto escogitò per tenersi in contatto con gii studiosi del suo tempo : preso domicilio in faccia alla scuola politecnica prima ed accanto a quella di medi-cina in seguito, la sua casa divenne un centro intellettuale di prim'ordine, una vera accademia dove si raccoglievano i più grandi valori scientifici di quell'epoca. La sua cultura quindi non è fondata sulle basi sicure d'un'erudi-zione profonda e sistematica, ma è piuttosto il frutto di un ambiente, di un sistema di vita, di un particolare metodo d'istruzione che, per quanto possa mólto contribuire ad allargare il proprio orizzonte intellettuale, pure risente necessariamente d'un certo dilettantismo, che trapela e si manifesta attraverso a tutto il suo pensiero. Saint-Simon non fu lo studioso che approfondisce, analizza e risolve le singole questioni per proprio conto, ma piuttosto il pen-satore dalla comoda avita poltrona di broccato, dalla conversazione brillante ed illuminata, pensoso delle cose umane ed appassionato dell'eterna vicenda della vita, che vuole rendersi ragione della causa prima della gioia e del dolore, dell'amore e dell'odio, della infelicità presente e dell'ipotetica felicità futura. Generalizzatore per eccellenza, egli seppe raccogliere una quantità grande d'idee e di notizie dalla viva voce degli altri uomini; ed attraverso la conversazione dotta e la confutazione intelligente, inquadrando i fenomeni nello sfondo della sua cultura enciclopedica, tutto integrando ed organizzando con grande potenza di sintesi, seppe giungere a conclusioni personalissime che costituiscono il vero substrato scientifico del suo sistema d'idee.
II. — Concetti fondamentali della sua dottrina. — Per ben com-prendere la filosofia sociale di Saint-Simon è utile ricordare che, nell'epoca in cui espose il suo pensiero, vi fu realmente in Francia un tentativo di paci-ficazione sociale caldeggiato e diretto dallo stesso monafca Luigi XVIII, il quale, dotato di molto senso politico, da un lato riconobbe, anzi approvò quelle da lui chiamate « le conquiste intangibili della rivoluzione » con
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gigione e lo scrupoloso rispetto della carta costituzionale; dall'altro lato, con l'erogazione del famoso miliardo d'indennità agli emigrati e con molti altri provvedimenti saggi ed opportuni,. procurò di giungere ad un compromesso onorevole fra i partigiani della rivoluzione ed i loro avversari. Saint-Simon ci rappresenta anzitutto lo stesso tentativo di conciliazione nel campo intel-lettuale: il suo pensiero mira ugualmente a quel compromesso che Luigi XVIII si sforzava di raggiungere nella politica pratica.
In ogni società organizzata Saint-Simon distingue due poteri : il tempo-rale e lo spirituale, i quali, secondo le peculiari condizioni sociali, vengono assunti da elementi distinti il cui complesso viene a formare la classe diri-gente. A questa idea di classe dirigente, che domina sostanzialmente tutto il suo sistema, egli non giunge in modo diretto ed immediato, ma potenzial-mente l'idea esiste e si rivela attraverso il suo pensiero, costituendo uno dei tratti più geniali della Bua concezione (1).
Continua asserendo, che, mutando le condizioni economiche e morali della società, in conseguenza, muta e si trasforma il contenuto dei due poteri fon-damentali, e quindi debbono necessariamente mutare e trasformarsi gli espo-nenti di questi poteri ; ciò che in altre parole viene a costituire un rinnova-mento della classe dirigente. Saint-Simon quindi distingue due sistemi di organizzazione sociale: il sistema feudale teologico, nel quale il potere temporale si basa sulla, forza e quello spirituale sull' ipotesi e la congettura ; ed il sistema industriale scientifico, dove il potere temporale si basa sul lavoro e la produzione e quello spirituale sulla scienza.
Nel primo sistema la società è organizzata dalla conquista e diretta dalla fede, quindi nobiltà e clero costituiscono la classe dirigente ; nel secondo la società è organizzata per la produzione e diretta dalla scienza, quindi intra-prenditori e scienziati costituiscono i ceti dirigenti. Ben lungi dal discono-scere al medioevo la sua importanza storica e la sua parte di contributo nel progresso umano, Saint-Simon, contrariamente a tutte le correnti del pensiero rivoluzionario, in molte cose riconobbe una vera superiorità, un reale pro-gresso, raggiunto dall'età di mezzo sul mondo classico greco-romano; così il medioevo non veniva da lui considerato come epoca di oscurantismo e di regresso, ma, al contrario, il nostro autore accetta il suo sistema d'orga-nizzazione sociale come il solo rispondente alle peculiari condizioni di quel-l'epoca, ma nello stesso tempo non esita ad affermare che ormai, mutate le necessità sociali, la società deve essere diretta da nuove forze più rispon-denti alle rinnovate esigenze e precisamente che alla spada e al pastorale deve sostituirsi l'organizzazione produttiva e la verità scientifica. Saint-Simon in altre parole spiega che, sebbene unico sia sempre il fine che regola e dirige le classi che detengono i poteri fondamentali, è differente però il mezzo usato a seconda delle diverse condizioni storiche in cui viene a trovarsi la
(1) Oeuvres de Saint-Simon et d'Enfantin publiés par les membres du conseil institué par Enfantin Dentu Edit., Paris, 1869. (Questa raccolta in 47 volumi comprende quasi tutti gli scritti di Saint-Simon e d'Enfantin).
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società. Perciò, ogni volta che la nuova realtà storica impone un mutamento nei mezzi pel conseguimento di fini sociali, s'impone per necessità un cam-biamento negli elementi dirigenti. Precisando il pensiero più chiaramente egli afferma che il fine vero verso cui si dirigono sia il potere temporale che quello spirituale, sono rispettivamente la ricchezza (fine economico) e la ricerca della verità (fine etico). Sicché quando il mezzo impiegato è rispettiva-mente la conquista e l'ipotesi, si ha il sistema feudale teologico; quando invece il mezzo usato consiste nell'organizzazione produttiva e nella scienza, si ha quello industriale e scientifico.
Concludendo osserva che il primo sistema, di cui riconosce la necessità sto-rica nel passato, nei tempi nuovi viene ad urtarsi contro due realtà che sono rappresentate dai nuovi mezzi imposti dallo mutate condizioni sociali sia al conseguimento della ricchezza che alla ricérca della verità: il lavoro cioè e l'organizzazione intraprenditrice da un lato ed il progresso scientifico dal-l'altro. Considerate perciò le nuove condizioni imposte dalle rinnovate esigenze sociali per conseguire sia il fine economico che il fine etico della società, si impone fatalmente un rinnovamento delle forze politiche, una sostituzione radicale degli elementi preposti al raggiungimento dei fini sociali, cioè quello che, con mentalità moderna, chiamiamo un mutamento delle classi dirigenti e che Saint-Simon si limitava a definire una sostituzione del sistema indu-striale scientifico al feudale teologico. Ma che ad ogni modo egli vuol signi-ficare che, nella società, al dominio assoluto della vecchia nobiltà e del clero, doveva sostituirsi la direzione delle classi che regolano la produzione ed il progresso scientifico.
Ma nello stesso tempo, Saint-Simon riconosceva che la società non poteva passare da un sistema all'altro senza attraversare un periodo di transazione e che questa fatale necessità aveva sviluppato e messo in attività un potere temporale ed un potere spirituale di natura transitoria, creando così una classe dirigente provvisoria con la funzione di presiedere alla trasformazione sociale (1). Questa nuova classe dirigente, composta rispettivamente dai legisti e dai metafìsici, era riuscita soltanto a modificare il vecchio sistema: i legisti, per mezzo della giurisprudenza, avevano frenato l'arbitrio feudale nello stesso modo col quale i metafisici col diritto all'esame individuale e col principio della libertà di coscienza, avevano arrestato l'influenza teologica. Saint-Simon, pur riconoscendo ad essi il merito di aver procurato alla società un ordina-mento materiale più regolare, osserva però che non hanno la visione esatta del cammino seguito dalla civiltà e per conseguenza la percezione chiara del fine verso cui deve dirigersi ogni attività sociale; egli li giudica quindi assoluta-mente inadatti ad organizzare la società in base al nuovo sistema industriale e scientifico.
Lo scopo unico ed esclusivo dell'organizzazione sociale deve essere, a parere di Saint-Simon, il vantaggio generale delle nazioni; quindi egli stabilisce
(1) Op.' cit., ti'oiuième volume : L'Industrie ou discussione politiques morales et philosophiqu.es, teme II, pag. 32.
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che la nuova organizzazione politica deve basarsi sulla cooperazione di tutti gli elementi atti a creare cose utili alla vita e a soddisfare i bisogni degli uomini, accrescendo così il benessere generale. Egli stabilisce in seguito una fondamentale divisione tra i produttori e i non produttori : i primi sono tutti coloro che, sia per mezzo della teoria come della pratica, contribuiscono in qualche modo alla creazione di cose utili all'uomo; gli altri invece sono i parassiti della società i quali, senza esercitare alcuna funzione utile, vivono esclusivamente del lavoro altrui (1). Questa antitesi va ricollegata con l'idea fondamentale di tutta la concezione teorica e pratica di Saint-Simon : cioè che a « l'exploitation de l'homme par l'homme • dovesse sostituirsi « l'exploi-tation de la nature par l'homme organisé ». Con questo principio egli volle stabilire che la nuova società non avrebbe più dovuto essere organizzata sotto il comando di uomini investiti di speciali funzioni sociali, ma piuttosto mercè la direzione che la società, considerata nel suo complesso, si avrebbe imposto a se stessa uniformandosi strettamente ad un principio informatore e guidata dalle singole capacità individuali le quali avrebbero esercitata la loro funzione dirigente sempre in conformità del principio posto a base di tutta la orga-nizzazione sociale (2).
III. — Originalità del pensiero di Saint-Simon rispetto a quello
dei suoi contemporanei. — Esposto sinteticamente il pensiero sociale di Saint-Simon, passiamo ora a studiarne i rapporti con le altre correnti del pensiero contemporaneo. Anzitutto bisogna premettere che egli si scostò sostan-zialmente dallo spirito informatore di tutti gli altri indirizzi intellettuali del-l'epoca in cui visse, invece egli fu, come meglio vedremo nel corso del lavoro, un gran suggeritore di idee e di concetti, che si ritrovano separatamente in molti pensatori della seconda metà del secolo x i x .
Nei riguardi della dottrina liberale Saint-Simon non pervenne alla distin-zione precisa tra l'indirizzo scientifico positivo di Montesquieu e quello empi-rico dei legisti, cioè dei pratici della rivoluzione. La scuola liberale non fu considerata profondamente da Saint-Simon, anzi, invece di esercitare una certa influenza sul suo pensiero, fu quasi estranea alla sua concezione politica ; l'idea della divisione di poteri non ha per lui che un'importanza di dettaglio, sebbene, come vedremo in seguito, egli ne faccia qualche applicazione. Saint-Simon, pur riconoscendo a Montesquieu il merito di aver impresso un indirizzo sempre più scientifico agli studi sociali basandosi sulla diretta osser-vazione dei fenomeni storici, tuttavia gli rimprovera una deficiente coordina-zione dei fatti osservati, la mancanza d'una visione generale del progresso della civiltà, e di .aver attribuito soverchia considerazione allo studio della costituzione intrinseca dei vari tipi di governo e ad altri fattori da Ini con-siderati di secondaria importanza di fronte a ciò che costituisce la vera ten-denza sociale verso un progresso sempre maggiore dell'incivilimento. In
con-f i ) Op. cit., quatrième volume: L'organisateur, premier extrait, pag. 17 e segg. (2) Op. cit., quatrième volume: L'organisateur.
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clusione il nostro autore, pur riconoscendo a Montesquieu il merito di aver trattata la politica come scienza di fatti e non di dogmi, constata però in questo autore la mancanza d'un sistema generale d'idee da porre a base d'una nuova organizzazione sociale (1). Saint-Simon trascura inoltre di fare una distinzione netta tra dottrina liberale e dottrina democratica, considerandole ambedue ispirate allo stesso spirito informatore e sintetizzandole in quella da lui chiamata dottrina dei popoli.
Egli insiste sopratutto sul concetto che il pensiero rivoluzionario ha saputo distruggere, ma non ricostruire, ed afferma la necessità di trasformare la
politica in pura scienza d'osservazione, che mediante l'integrazione e la coordinazione dei fatti e dei fenomeni, fatta in maniera di pervenire ad una concezione organica e generale che possa servire di substrato scientifico alla creazione di tutto un nuovo sistema sociale. Esaminando invece la teorica rivoluzionaria, Saint-Simon non constatava altro che una enunciazione di al-trettanti dogmi con un valore esclusivamente critico e negativo di fronte al fondamento dogmatico del sistema feudale teologico (2). Essa si fondava sul diritto all'esame individuale, posto dal protestantesimo, sotto il rapporto spiri-tuale, e, sotto il rapporto politico, su quello della sovranità popolare; ambjdue i principi hanno sorvito egregiamente per distruggere la composizione teorica dell'antico sistema, ma sostanzialmente non sono che la contrapposizione di formule a formule e non potranno quindi mai costituire la base morale e politica della nuova società. Saint Simon stabilisce che, per giungere all'orga-nizzazione d'un nuovo sistema, occorre dapprima un lavoro teorico o spirituale consistente nel fissare un principio positivo intorno al quale le relazioni sociali debbono coordinarsi, seguito poi da un lavoro pratico o temporale determinante la ripartizione dei poteri e l'ordinamento di nuove istituzioni amministrative,