APPUNTI BIBLIOGRAFICI
I. Economia e finanza
M. F u s i * : L'educazione commerciale. Torino, F.lli Bocca, 1920 (pp. xi, 416, L. 10).
I docenti degli istituti superiori «ommerciali, a eui convengono, come i nota, alunni provenienti cosi dal medio insegnamento tecnico come dal classico, hanno spasso occasione di osservare come la inferiorità dei primi nel campo della coltura generale si rifletta in una mentalità diversa rispetto a molti problemi scientifici, in una predilezione più apiccata per le interpretazioni e soluzioni puramente empiriche, nella incapacità di sobrie sintesi razionali, in difetti infine ed ia difficoltà di espressione delle idee e dei ragionamenti, che rendono imprecise le prime, involuti e prolissi i secondi. Un esponente tipico di codesto atteggia-mento spirituale connesso ad uu simile livello di conoscenze ci porge il presente volume, che vorrebbe essere un programma di superiore educazione culturale e pratica, mentre riinane un semplice documento della superficialità sentensiosa e dell'eclettismo mal digerito pei quali l'alto insegnamento commerciale non ha finora conquistato in Ttalia, nell estimazione del miglior pubblico, un pozto corrispondente al grado, faticosamente raggiunto, di scuola universitarie.
Mentre infatti gli sforzi dei popoli che ci zegnarono, in tal campo, la via, si concentrarono con successo nel tentativo di differenziare radicalmente i metodi e gli intenti della istruzione tecnica dalla superiore, conservando a quest'ultima un carattere autenticamente scientifico per la formazione esclusiva dei valori direttivi del progresso economico, l'ideale di molti rimane fra noi quello di abbassare gli istituti (ormai troppo numerosi) del secondo tipo alla forma ed alle funzioni che dovrebbero essere peculiari dei primi, facendo dei politecnici commerciali, destinati ad una laboriosa eletta intellettuale, degli inutili duplicati delle eeuole fabbricatrici di modesti impiegati e di mediocri professionisti.
L'autore del libro può considerarsi genuinamente rappresentativo della gio-conda ubbia della scienza pratica contrapposta alla Bcienza teorica, ed anche, senza ch'egli Be ne avveda, della palmare verità per la quale, cosi intesa, la prima espressione non è che sinonimo eufemistico di volgare ignoranza. Bastan a mostrarlo i consigli in cui si traduce, per ciascun ramo di impartita disciplina, la sua fiera fobia dottrinaria. Trattasi, in sostanza, di risolvere il geniale pro-blema di insegnar le applicazioni di molteplici dottrine, trascurandone del tutto i principi. Non v'ha dubbio che allo studio della geografia e della storia in gene-rale deve, nelle scuole commerciali, sostituirsi quello dei loro aspetti economici (i quali d'altronde non furoa per nulla ecoperti dall'acuto intuito del Faseio, come egli mostra di credere; ma sono già da tempo oggetto esclusivo dei nostri programmi). Come però parlare di tali fenomeni a giovani digiuni a segno delle indispensabili nozioni propedeutiche da confondere, per esempio — eome avvenne ad an ragioniere diplomato a pieni voti a Torino, in un eeame subito poco dopo dallo scrivente — la guerra di secessione americana con la guerra di successione spagnuola? Arduo còmpito parimenti sembrami quello di limitare il programma delle eeienze naturali ai pochi gruppi di immediato interesse pratico, sorpassando le premesse biologiche e fisiologiche, che sole le coordinano sistematicamente e le rendono intelligibili. Più assurda la pretesa di limitare i eapitoli della chimica agli argomenti di carattere direttamente utilitario, mentre la varietà delle nuove combinazioni è, in questo campo, tanto incessante, da rendere perfettamente inutile ed antiquata una cultura cristallizzata al livello di un dato periodo, e da render inveee soltanto vantaggiosa una solida base teo-rica, che abilita all'intelligenza ed all'utilizzazione delle applicazioni perennemente
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mutate, e consente la specializzazione individuale nel campo scelto dalle singole attività (io sanno i trattatisti della scienza del commercio americani, che con-sigliano ai commessi viaggianti di seguire attentissimamente i progressi teorici della chimica, per trovarsi in grado ud offrire per primi ai clienti, insegnandone l'uso, ingredienti di cui fino a ieri si ignoravano certe vantaggiose proprietà). Negare alle scienze economiche, specie nelle parti di maggior importanza per le scuole commerciali (moneta, banche, cambi, cce.) il carattere di scienze esatte rigorose, che non comporta divergenza di fondamentali opinioni in chi ne conosce sufficientemente gli elementi, è effetto di uguale ed altrettanto pericoloso einpiT
rismo. Nò meno inadatto a qualsiasi serio tirocinio educativo risulterebbe certo il metodo, che si consiglia per le scienze giuridiche, d'una specializzazione pre-matura a baie di prevalente casistica. Il sistema a cui fan capo i singoli episodi e le varie leggi procede da postulati logici, lo studio preliminare dei quali prepara ed avvia indispensabilmente alla corretta interpretazione dei primi. In realtà tutta la cultura superiore, anche se rivolta a scopi di preferenza utilitari, ha por presupposto una larga base di conoscenze solide e d'indole necessariamente teorica, in ciascuna disciplina che si intende approfondire. Non purtroppo di eccesso di coltura generale (come comicamente lamenta ad ogni istante il F.) Jan saggio invero i provenienti della media istruzione tecnica. Grave ostacolo all'efficaci insegnamento dei docenti superiori è invece, a giudizio dei migliori fra questi, proprio il fenomeno opposto. Giungono a frotte dagli istituti medi gievani ignari d'ogni cosa che non siano le aride nozioni precise faticosamente e contro voglia assorbite; digiuni di letture; alieni da simpatie per la civiltà umanistica. Lo scempio spaventevole ch'essi fanno abitualmente della patria lingua (intesa nelle sue più modeste esigenze di sintassi e di gram-matica) è l'indice visibile del tenore intellettuale dell'ambiente onde provengono e che li ha formati. Nè il libro che esaminiamo smentisce, anche in ciò, le peculiarità della specie di istruzione di eui tesse l'apologia. Fra i fioretti che adornano U sua veste letteraria non c'è che l'imbarazzo della scelta. Premesso che u il fondo della voragine economica fu di gran lunga più profondo dello sguardo arcigno e scrutatore del più nero pessimista », il volonteroso A. si accinge ad indicare le vie per uscirne. Osserva perciò che « la terra, la gran Madre immortale, che ci nutre, ci sopporta e ci seppellisce, chiude noi recessi delle suo viscere ed espone radiosa al sole tutti i beni che ci occorrono per la vita più beila. Essa e tutta nostra, ed essa, benigna, consente che noi forni-chiamo in ogni chiusa deile sue viscere (1); essa ci offre tutti i suoi campi riscaldati dal sole, che ne germoglia i semi ». Conviene saper trar partito di tanti doni applicando loro u quell'altro impareggiabile di cui la Natura ci nobilitò, collocandoci uella cassa cranica unu sostanza d'inestimabile valore e di qualità superiore », la quale però x si ristà, da secoli, vergine e negletta, nel cranio delle innumerevoli masse ». Ma bisogna a tal uopo dare il bando alla perniciosa teoria del laissez-faire, u dettando provvedimenti legislativi informati a concetti libertari », che consentano di utilizzare tutte « le attitudini voca-zionali », provocando anche fra noi le forze espansive • che si sbrigliano dalle nazioni » più commerciali. In Italia » gente la cui mente racchiude tesori di ulta cultura trascina un vivere misero e stentoreo » per puro difetto dei vigenti ordinamenti. Ne è in gran parte responsabile un sistema scolastico, che « si apparta in aule severe », ed esclude, con la libera discussione, » le battaglie parlamentari ». Da tali scuole escono i burocratici che accolgono il pubblico u con escrescenze di villania, audaci scappatoie per zittire l'interrogante », a meno che il mal capitato non sappia « sollecitare accortamente lo sue debolezze ». E provengono dallo stesso ambiento i commercianti » passatisti, che ai aggran-chiscono ani regoli di un listino », lasciando che le loro aziende « vivano una etentorca e sonnolenta vita routinière », senza saper nulla innovare, anche « nel reggimento di un lavoro semplicissimo », e provocando il più severo giudizio dell'osservatore » anche se armato di larga condiscendenza giustificativa ». Ma
COBI non sarà se nell'insegnamento più adeguata parte verrà fatta » alle materie sorgive di vera e buona cultura professionale », tanto diversa dalla u prevalen-temente libraria », perchè « esperita sul campo dal lavoro e dagli affari cosi da x livellare all'altezza del progresso dei moderni traffici la materia dei suoi programmi ». L'Italia economica x pur fra vicende non sempre fortunose » ha incontestabilmente progredito. Ma ancora i soffocata dall'eccesso di cultura
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generale, diffusa dalle cattedre di scienza e di filologia. Deve » divincolarsene » per sostituirlo l'istruzione u che viene «n taglio nelle carriere professionali ». Cosi contribuirà degnamente u a selciar la strada del progresso umano ».
Ignoro se « la fraseologia in stretta e convenzionale attinenza coi commerci e le industrie », di cui l'A. invoca la divulgazione, assomiglia a quella di cui le sue pagine ci recano saggi cosi leggiadri. So invece che purtroppo il suo modo di esprimerai mi ricorda lo stile e la sintasai di troppe dissertazioni accademiche dovute leggere per dovere di uffici»; indizio indispensabile, quanto meno, di una grave lacuna tuttora esistente nel nostro ramo di educazione tecnica, inadatta a raggiungere, anche nei puro campo professionale, gli scopi pei quali fu creata, ove meglio non provveda ad elevare fin dagli inizi ed in ogni suo stadio la selezione culturale, oltreché il tirocinio materiale, dei giovani.
G . P R A T O .
Y. Yiauello: Istituzioni di ragioneria generale, 3* Ediz. intieramente rifatta. Napoli, L. Pierrò, 1920 (L. 12).
L'ottimo trattato del V., tanto favorevolmente noto agli studiosi, come ben prova la sua crescente fortuna, riconferma, in questa nuova edizione, totalmente rifusa ed accresciuta di parti nuove e di inediti sviluppi, le sue doti eminenti, cosi didattiche come scientifiche.
La nozione ed illustrazione continua dei rapporti che collegano il fatto ammi-nistrativo col giuridico e con l'economico rende assai proficua ed interessante la consultazione del libro anche ai cultori delle nostre discipline. P.
Nicola Garrone: La scienza del commercio, voi. II. Operazioni del commercio, p. 1.*, Tecnica mercantile. Milano, F. Vallardi, 1920, pp. xn-895 (L. 44)..
A intervallo di alcuni anni dal primo volume, prosegue la pubblicazione della poderosa e laboriosa opera, la prima edizione della quale, subito esaurita, aveva destato largo desiderio di pronta ricomparsa in forma e veste più completa.
Ottimo strumento di cultura c di informazione tecnica è invero questo trat-tato in cui il chiaro docente dell'Istituto superiore di Bari sottopone a paziente analisi gli svariatissimi problemi teorici e pratici più da presso attinenti all'e-sercizio dell'attività commerciale, illustrandone i molteplici aspetti con una maestria quale solo è dato raggiungere da chi, col sicuro possesso della dot-trina economica o delle giuridiche, con le nozioni storiche necessario all'intel-ligenza dei processo formativo degli istituti e dei fenomeni, abbia esperienza consumata dello applicazioni pratiche a cui dà luogo la mutevoli zza incessante della vita degli affari secondo i tempi, i luoghi, gli ambienti.
Contributo prezioso agli studi superiori commerciali, a cui è particolarmente dedicata, l'opera è repertorio di notizie o di cognizioni indispensabile a chi, addetto a funzioni direttive nei commercio o nell'industria, ritenga doveroso sollevarsi dal consuetudinario empirismo ad una migliore consapevolezza del proprio còmpito. Il volume tratta; Delle merci e dei valori (generalità ; qualità misura e prezzo; titoli di credito; divisa estera e cambio; valori mobiliari) e degli affari in merci (contrattazioni e condizioni di vendita; trasporti; depositi; operazioni di pagamento e di assicurazione; operazioni fiscali). Nella seconda parte, della quale auguriamo prossima l'uscita, avrà speciale sviluppo la tecnica bancaria e di borsa. G. PRATO.
Hubert et Georges Bourgln: L'industrie sidirurgique en France au dibut de la Revolution. Paris, Imprimerle Nationale (Colleetion de Documenta inedita sur l'histoire économique de la Révolution frammise), 1920, pp. xxv-557.
Con la coscienziosità di indagine e la sapienza di illustrazione che li distingue i due ciliari storici (il secondo dei quali è ben noto in Italia per i pregevo-. lissimi suoi studi sul risorgimento politico e sullo odierne condizioni economiche e sociali del nostro paese) presentano in questo bel volume una serie di docu-menti veramente preziosi, relativi ad uno dei modocu-menti più caratteristici della evoluzione industriale; quello ohe immediatamente precede e prepara la radicale metamorfosi provocata dalla rivoluzione tecnica del secolo xix. La produzione siderurgica riflette, anche meglio di altre, la peculiare fisionomia dell'ambiente, essendo fra quelle in cui la trasformazione successiva diede luogo a più profondi mutamenti.
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Una vasta inchiesta, ordinata in tutta la Francia nel 1788-89, consente, col suo materiale superstite, ai paiienti ricercatori di dare un quadro completo (se anche territorialmente circoscritto in qualche perte da spiacevoli lacune d'ar-chivio) della condisione dell'industria, studiata nei suoi precedenti storici, nella sua distribusione, nell'entità degli stabilimenti, nella natura e specie dei pro-dotti, nella qualità delle materie prime e dei combustibili utilizzati, nella tecnica, usi rendimenti, nei preszi, nel regime della mano d'opera, dei salari, dell'orga-niasazlone interna, ecc. Si tratta non soltanto della pubblicazione del prime censimento generale della siderurgia francese, ma anche, s'io non erro, del primo censimento di una grande industria anteriore alla rivoluzione. Inchieste di tal fatta non furon infrequenti in quel periodo, anche fra noi; e più d'una assai caratteristica ebbe occasione di rintracciare ed illustrare lo scrivente negli archivi piemontesi, relativamente agli Stati sabaudi. Ma, per l'ampieasa del campo esplorato e l'importanza degli esempi eonsiderati, il libro dei B. assume importanza specialissima, recando capitale contributo di dati positivi alla storia economica di un'epoca non per anco del tutto liberata dai mali influssi dell'a-nedottica leggendaria.
Veramente benemeriti si renderanno i chiari autori se, riallacciando queste ricerche ad altre, non meno interessanti, sul regime industriale della restaura-zione, delle quali già ci diedero ottimi saggi, vorran seguire e descrivere il pro-cesso evolutivo onde la siderurgia moderna proruppe nella sua fisionomia dominatrice. G . PRATO.
Antonio Erogherà: La Banca attraverso la storia (Torino, 1920. Tip. Bonis e Rossi. Pagg. 118 in-8* gr. S. p.).
Dalle origini salendo fino all'epoca moderna, l'A. passa in rassegna alcuni avvenimenti di storia bancaria, ed accenna rapidamente le caratteristiche tipiche dei principali istituti, soffermandosi specialmente su quelli di deposito.
Jneopo TI veroni: I monopoli governativi del commercio e le finante dello Stato (Bari, 1920. Laterza. Pagg. 74 in-8» picc. Prezzo L. 3,50).
Monopoli governativi, oppure consorzi obbligatori pel commercio di alcune derrate di consumo generale, o necessarie alle industrie, vennero largamente creati con lo scopo di distribuire in modo uniforme le merci ed evitare gli accaparramenti rincaratori. Il Tivaroni ne ammette l'utilità perchè durante la guerra la produzione e distribuzione delle merci avveniva in regime di monopolio, cosicché gli alti prezzi non avevano in sé il correttivo di stimolare la produ-zione: e corca di attenuare anche gli errori in cui, nello sforzo di organizzazione tentato, caddero i governi: crede che senza l'intervento statale i prezzi sarebbero saliti a livello insopportabile.
Le imprese moderne per l'A. hanno una estensione minore di quella che consentirebbe la più perfetta utilizzazione dei veri coeflicenti di produzione: sarebbe quindi conveniente ricorrere ad un'organizzazione di sindacati nazionali per ogni ramo di produzione, legandoli poi tra di loro onde armonizzarli, seguendo insomma il ragionamento del Rathenau. Ma in tale modo si incorre nel pericolo di subire dai sindacati dei prezzi di monopolio. Perciò deve continuare l'azione dello Stato, tanto più che il commercio ò operazione molto semplice, senza segreti, ni richiede abilità speciali: si estendano quindi le funzioni commerciali dello Stato e dei Comuni, vendendo però le merci a prezzo economico. Esamina quindi i monopoli del caffi, zucchero; carbone, petrolio, lampadine elettriche, mercurio, proposti ed in parte attuati; e propone anche quelli del vino e del grano, quale mezzo sia per organizzare economicamente il commercio eia per riscuotere contemporaneamente una imposta sul consumo. Perché il T. ri-tiene che il monopolio sia la forma più efficace per assicurare il massimo prodotto.
Tuttavia, i risultati lamentevoli, sia per i contribuenti come per i consuma-tori sottoposti a prezzi elevatissimi, oltre alle difficoltà per ottenere le merci controllate, lasciano dubbioso il lettore del volumetto: ma soprattutto il non trovare la dimostrazione che la produzione ed il commercio delle derrate di uso quotidiano siano esercitate in condizione di monopolio all'interno del paese.
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raatori desiderosi di consumarne quantità più forti di prima, e la eoncorrensa tra i paesi consumatori le rincara: ma non si vede perchè all'estero gli enti pubblici possano comprare a miglior prezzo. Quanto alle prodazioni interne, notf è finora dimoetrato che ciano accaparrate da commercianti monopolisti.
V. P.
Avv. Giovanni Frola: L'indipendenza di più commerci e la lazza di esercizio. Estratto dalla « Rivista del diritto commerciale » anno XVIII, a. 1-3 (Milano,
dott. Vallardi edit., 1920, pp. 10).
Avv. Giovanni Frola: Il fallimento per debito d'impozta $ui profitti di guerra. Estratto dalla «Rivista del Diritto commerciale » 1920; n. 4-6 (Milano, 1920, pp. 8).
Lucidi appunti di diritto finansiario commerciale: il primo nota a sentenza dichiarante non esser dovuta la tassa esercizio rivendita da una società ze non nel Comune ove ha la sede principale e non negli altri dove vi sono singoli uffici divisionali; il 2° rilievi giuridici e giurisprudenziali intorno al fallimento dichiarato dal Tribunale competente al contribuente moroso ài pagamento del-l'imposta sugli extraprofitti, paraficandosi questa ai debiti di commercio. G. B.
Ing. prof. Eugeuio Rignano: Per una riforma del diritto successorio (Bologna, N. Zanichelli edit., 1920, pp. 170, L. 6,50).
Della interessante proposta dell'ing. Rignano si è già largamente occupato un recente fascicolo della Riforma. In questo nuovo volume, il R. riporta, oltre il testo del suo progetto, vari studi recentemente pubblicati a sostegno ed illustrazione del medesimo. Ma la maggior parte del volume è occupato da una esposizione dettagliata o riassunto delle critiche e discussioni fatte da numerosi scrittori (Graziadei, Einaudi, Rigola, Mondolfo, Guyot, Loria, Mariotti, ecc.) al suo pro-getto e da una serie di risposte e rilievi-analitici alle critiche stesse. In esse il R. ha modo di rilevar meglio i vantaggi ed il funzionamento, non solo fiscale ma sociale, del suo sistema e coordinarlo alle tendenze socialiste cho in questo periodo promono.
Prof. Pietro Avonati : Princìpi di economia della produzione (Il pretto di e otto). (Torino, F.lli Lattee edit., 1920, pp. 400, L. 40).
Il volume si propone di organizzare sistematicamente un ramo della ragioneria che ancora non era stato analizzato come altri; la contabilità razionale della produzione.
Quindi evidentemente l'A. usa la parola economia della produzione nel senso di contabilità razionale, ramo della ragioneria ; economia nel senso scientifico significando ordinariamente altro, lo studio delle leggi generali secondo cui questo ramo o aspetto economico si svolge; cosa molto diversa da quella che I A. studia. Egli riattacca la « contabilità razionale della produzione » (definita u studio dei fenomeni amministrativi che accompagnano la produzione dall'atto in cui i materiali greggi vengono prelevati dal Magazzino di rifornimento e, attraverso le varie lavorazioni vengono!trasformate in prodotti finiti per venire abbandonati, a mezzo del Magazzino vendite alla Direzione commerciale perchè ne curi la vendita alle migliori condizioni »), all'ordinamento contabile generale dell'Azienda industriale nei suoi vari tipi di piccola, media, grande industria, impostando i vari conti della contabilità della produzione secondo i principi razionali della ragioneria scientifica. I diversi servizi tecnici vengono accurata-mento analizzati da questo punto di vista, con una opportuna sistemazione ed esemplificazione degli atrumenti contabili, quadri, registri, scadenzari, ecc.; e si studia come deve organizzarsi l'ente produttivo perchè la contabilità della pro-duzione possa svolgere l'azione di controllo uon l'analisi dell'andamento della produzione, per la determinazione del costo e quindi poter stabilire se si è rag-giunta la massima produttività col minor costo. Qui concetti economici inter-feriscono ed illuminano i eriterì contabili: l'analisi sistematica delle spese generali di produzione, dei vari sistemi di salari la disciplina della produzione presentano interesse da ambedue i punti di vista. L'ultima parte è costituita da una serie di esempi pratici, tra cui interessante particolarmente quello per la determinazione del prezzo di costo di produzione e numerose tavole-modello esempi di diagrammi, pagine-tipi di libri e registri, ecc. Sensa evidentemente
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assurgere a « costrusione di una nuova scienza» il volume colma una lacuna, preparando un più razionale assestamento contabile od amministrativo delle aziende industriali come la contabilità razionale gii l'aveva recato per le aziende commerciali ed amministrative in generale. Scorrendo queste pagine ci confermiamo meglio nella valutazione del delicato e complicato organismo