NELL’ANALISI DEL RISCHIO IN AMBITO DELLA SICUREZZA ALIMENTARE
9. CONSIDERAZIONI E CONCLUSION
Il Regolamento CE 178/2002 pone particolare attenzione alla sicurezza alimentare, al fine di tutelare i consumatori, garantendone i diritti attraverso un’adeguata informazione e rendendoli così attori partecipi di compiere scelte consapevoli in relazione agli alimenti che consumeranno.
Tutto il processo produttivo, di cui è responsabile l’operatore del settore alimentare in riferimento a quanto previsto della nuova legislazione del “Pacchetto igiene”, è “validato” dal controllo delle Autorità Sanitarie Competenti. Tale controllo non è più, come in passato, basato sulla classica e tradizionale “ispezione”, ma si incentra essenzialmente sull’analisi del rischio, previsto anche nel Regolamento sopracitato e che rappresenta una nuova metodica messa punto al fine di prevenire situazioni rischiose per la salute del consumatore, utilizzata per tutti i prodotti alimentari, compresi i prodotti ittici; andando così a costituire uno strumento essenziale per raggiungere elevati livelli di sicurezza al fine di tutelare la salute del consumatore.
Prendendo spunto da questa particolare situazione, la nostra tesi ha cercato di portare un contributo non solo intendendo approfondire gli aspetti legati al processo di analisi del rischio con le sue possibili applicazioni ai prodotti della pesca, ma anche presentando alcuni dei più significativi potenziali rischi in un settore forse meno conosciuto rispetto ad altri. Tale situazione è legata alla notevole espansione, verificatasi negli ultimi anni nel settore dei prodotti ittici, espansione che ha di fatto risposto all’incremento di richiesta da parte dei consumatori, interessati a questi alimenti come alternativa rispetto ad altri, giudicati meno sicuri in seguito a svariati episodi di emergenze sanitarie.
Nella presente tesi, oltre ai pericoli oggettivi (ad esempio i contaminanti microbiologici), sono state affrontate anche altre problematiche sanitarie di settore, sempre più rilevanti in un contesto di globalizzazione, nel quale i prodotti ittici possono provenire da qualsiasi parte del mondo. Per questo, sono stati esaminati anche alcuni trattamenti fraudolenti, messi in atto per
nascondere e commercializzare prodotti altrimenti ritenuti non idonei. Le pratiche fraudolente, infatti, hanno un duplice obiettivo: da una parte, rendere i prodotti più attraenti per venir incontro alle esigenze del consumatore, che richiede prodotti con caratteristiche esteriori particolari (ad esempio il colore), dall’altra rendere commerciabili quei prodotti che altrimenti non troverebbero mercato.
In questo contesto è chiaro che anche una non conformità sanitaria di cui sia a conoscenza il produttore, ledendo i diritti della sicurezza e della informazione al consumatore, può rappresentare un comportamento fraudolento.
Non dobbiamo inoltre dimenticare il contesto sociale in cui i cittadini si trovano; infatti, a seguito di una depauperazione forte del potere di acquisto dei consumatori, causata da bassi salari e precarietà diffusa nel mondo del lavoro, vecchie frodi ormai scomparse e “storiche”, potrebbero ricomparire a fianco di quelle in cui l’innovazione tecnologica è utilizzata per commercializzare prodotti di qualità inferiore.
Nell’ambito delle pratiche fraudolente, oltre alla scadente qualità merceologica, è importante considerare che, in alcuni casi, certi prodotti così trattati possono anche nuocere alla salute dei consumatori: questo è il caso, tra quelli descritti in questo lavoro, dell’intossicazione da istamina causata da consumo di tonno trattato con CO.
I trattamenti tecnologici messi a punto possono quindi essere considerati un vantaggio per i produttori che, assecondando le richieste dei consumatori, possono commercializzare ogni tipo di prodotto, evitando così gravi perdite economiche derivate dal dover scartare determinate materie prime.
Per questo motivo, l’utilizzo di alcuni additivi negli alimenti è vietato in molti paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia; non dobbiamo però dimenticare gli elevati livelli di importazione di prodotti dai Paesi terzi, che fanno aumentare queste problematiche, in quanto tali Paesi non posseggono ancora una regolamentazione nell’utilizzo di tali sostanze.
Il progressivo impoverimento delle risorse ittiche, depauperate da un coordinamento mondiale di difficile attuazione in un contesto globalizzato, unitamente al comportamento “piratesco” di molte marinerie oceaniche, ha reso nuovamente frequenti le frodi per sostituzione, volte ad assicurare al consumatore prodotti ittici, che sono ormai di scarsa disponibilità.
Appare dunque chiaro come la categoria dei Veterinari Ispettori, insieme ad altre figure deputate al controllo, assuma un ruolo centrale nell’affrontare le problematiche prodotte dai processi di “globalizzazione” nel settore della pesca. Il successo delle azioni svolte dalle figure di controllo, che hanno la responsabilità primaria di garantire la sicurezza alimentare, diventa quindi essenziale affinché l’attività preventiva sia realmente efficace.
La formazione, intesa come continuo aggiornamento sui cambiamenti di scenario che avvengono nel settore, risulta perciò strumento fondamentale per ottenere buoni risultati, in termini di efficienza dell’operato svolto a difesa del consumatore.
Di conseguenza ai fini della tutela del consumatore nei confronti dei rischi sanitari associati ai prodotti della pesca, l’attività di monitoraggio e controllo deve essere sempre corroborata da un efficiente sistema comunicativo, che consenta il coinvolgimento degli stessi consumatori per conquistare la loro fiducia.
Il consumatore quindi deve essere formato-informato, non solo per ridurre l'incidenza delle frodi in quanto tali, ma per minimizzare l’impatto di patologie contratte e le relative ospedalizzazioni, talora dovute anche ad un utilizzo errato dei prodotti in fase domestica. In questo modo, si rende possibile il contenimento della spesa sanitaria, secondo direttive esistenti anche nel Piano Sanitario Regionale della Toscana 2005-2007. In un quadro in cui i servizi di controllo pubblico costituiscono i punti di erogazione privilegiati di formazione/informazione, l'AUSL 11 della Toscana ha portato avanti, come Azienda capofila, una campagna regionale di informazione al consumatore
chiamata "occhio al piatto", specificatamente prevista nel PSR (Piano Sanitario Regionale) e appositamente finanziata.
Non dobbiamo dimenticare che una corretta conoscenza dei possibili pericoli contribuisce a dare la giusta percezione dei rischi esistenti per la salute e suggerisce i comportamenti da tenere per fronteggiarli: l’informazione quindi fa sentire il consumatore più sicuro.
Inoltre non dobbiamo trascurare il concetto che l’informazione deve essere equilibrata e corretta non “terroristica” come è avvenuto recentemente in varie situazioni di emergenze sanitarie, trasformandole così in “emergenze mediatiche”.
Infine il consumatore, ben informato, può essere tutelato anche attraverso l’etichettatura e un opportuno sistema di tracciabilità del prodotto mediante le fasi della produzione, della trasformazione e della commercializzazione, in base a concetti oramai diventati “familiari” secondo la nuova legislazione alimentare.
La nostra tesi vuole essere un supporto per i Professionisti e per gli operatori del settore, chiaramente come semplice guida, ma anche rivolta ai consumatori, perché, secondo i principi ispiratori del Regolamento CE 178/2002, una corretta informazione possa renderne i comportamenti più consapevoli e meno inclini a seguire gli inutili allarmismi che potrebbero provenire dai mass- media, come ci insegna il recente passato.