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Al giorno d’oggi il settore sanitario rimane di competenza degli Stati membri, i quali possono definirlo come SIG o SIEG. In quest’ultimo caso, nonostante l’attività della Commissione, gli Stati rimangono capaci di poterne determinare gli obblighi, gli elementi fondanti, in particolar modo rispetto ai servizi ospedalieri e alle compensazioni dei relativi costi407.

La Commissione, dal canto suo, sulla scia dell’attività della Corte di Giustizia dell’UE, ha tentato di porre un piano di norme in materia di SIEG408, con un occhio di riguardo per quei settori di particolare rilevanza sociale, tanto cari agli Stati membri, come il settore sanitario409. Nella sua opera di aspirata razionalizzazione del sistema, non è però riuscita a ricondurre ad uniformità la moltitudine dei sistemi sanitari nazionali. Infatti, se gli interventi che si sono succeduti nel settore sanitario, sono stati in gran parte capaci di disciplinare le prestazioni out of pocket410, caratterizzate dalla loro qualità economica,

lo stesso non si è avuto per i servizi sanitari. La distinzione tra SIG e SIEG continua a caratterizzare la possibilità di un intervento della Commissione in materia. La stessa, in ogni caso, ove sia potuta intervenire, si è trovata spesso in difficoltà nel definire se un’attività potesse classificarsi come economica o meno e se dunque a questa si potesse applicare il relativo regime sugli aiuti di Stato. Le difficoltà nel

407 Schettino A., La disciplina sugli aiuti di Stato nel settore sanitario, cit., pag. 141. 408 L’attività della Commissione, negli anni, non si è fermata esclusivamente ad atti ufficiali, ma si è completata anche di guide e documenti in serie, tutti volti ad influenzare i legislatori nazionali (Tomljenovic V. e altri, EU Competition and State

Aid Rules, cit., pp. 301-302).

Dall’analisi del sistema europeo in materia sanitaria, si è potuto comprendere come lo stesso non sia scevro di complicazioni, di zone grigie.

409 Si vedano la decisione della Commissione del 28 novembre 2005, n. 842 e la decisione della Commissione 2012/21/UE, entrambe aventi ad oggetto i servizi sanitari, in più, l’ultima avente ad oggetto in generale i servizi sociali.

discernere il caso concreto, potevano derivare da più elementi: in BUPA, dalla complessità del sistema di equalizzazione dei rischi (mancato raggiungimento del quarto criterio Altmark)411; in CBI, dalla carenza di chiarezza (la quale influenzò la decisione della Commissione sul riconoscere la prevalenza del profilo solidaristico su quello economico)412; ed infine, in DZP, dalla compresenza di fattori non obbligatori alla missione SIEG, sui quali le parti poterono competere tra di loro413. Se questo non bastasse, continua a permanere una reverenza della stessa rispetto all’azione degli Stati per come da loro congegnato il proprio SSN, vedi BUPA414. I giudici europei, allo stesso modo, si sono trovati negli anni a modificare i propri indirizzi giurisprudenziali, passando dal caso FENIN, in cui il Tribunale ritenne che non si potesse scindere l’acquisto di un prodotto dal suo utilizzo successivo da parte del compratore – al fine di delinearne la qualità economica415 –; al caso DZP, in cui, sempre il Tribunale, ricondusse l’economicità dell’attività alle prestazioni accessorie a quelle obbligatorie, rispetto alle quali le parti in gioco poterono competere (e dunque non sul servizio sanitario in se per sé come avvenne in FENIN)416.

Vi è quindi da un lato, una resistenza da parte degli Stati verso la regolamentazione UE in materia sanitaria, in particolar modo rispetto alla regolamentazione in materia di aiuti di Stato; dall’altro lato, un continuo divenire sia a livello di Commissione che di giustizia europea, rispetto a che cosa debba essere regolamentato sotto il regime di Bruxelles e cosa sia effettivamente di competenza nazionale. Non si può far a meno di notare però, come il modello olandese, l’unico che attualmente abbia effettivamente abbracciato in buona parte le normative comunitarie in materia di competenza, tutela del mercato e

411 Vedi 3.1.2. 412 Vedi 3.2.2. 413 Vedi 3.3.2. 414 Vedi 3.1.1.

415 Trib. FENIN c. Commissione, cit., parr. 35-37. 416 Vedi 3.3.2.

aiuti di Stato, abbia trasformato sé stesso e sia stato capace di migliorare le proprie prestazioni nel complesso, in particolar modo a livello di qualità delle prestazioni erogate417. Effettivamente, la disciplina in materia di aiuti di Stato, strettamente correlata alle compensazioni per i SIEG, non abbraccia più pedissequamente l’idea dell’efficienza economica sulle esigenze solidaristiche e sociali ma tende ad un contemperamento delle due sfere, con ritorni positivi418.

In conclusione, da un lato, sarebbe opportuno che la Commissione a valutasse i casi di aiuti di Stato in maniera più puntuale e salvaguardare la concorrenza nel suo complesso, evitando che le imprese di servizi pubblici vengano sovracompensate, tendendo all’efficientamento dell’intero settore419. Dall’altro lato, appare auspicabile che gli Stati nazionali non osteggino più le normative in materia di aiuti di Stato e che a corollario delle stesse adottino il regime riservato ai SIEG, essendo quest’ultimo capace di poter garantire una maggiore responsabilità delle amministrazioni pubbliche, le quali dovranno dunque agire in maniera più accurata, chiara e trasparente nella definizione degli obblighi di servizio pubblico ospedaliero e delle relative compensazioni, potendo garantire un controllo efficace rispetto alla loro proporzionalità ed adeguatezza420. In definitiva, l’osservanza delle norme sugli aiuti di Stato nei regimi sanitari nazionali non va temuta ma incoraggiata, perché gli effetti che ne possono conseguire sembrano essere più positivi che negativi421.

417 Björnberg A., Euro Health Consumer Index 2016, Health Consumer Powerhouse Ltd., 2017, ISBN 987-91-980687-5-7, pp. 8-9. Vedi anche Van de Gronden J., e altri,

Health Care and EU Law, cit., pp. 335 e ss.

418 Ivi.

419 Krajewski M., Services of General Interest Beyond the Single Market, cit. pag. 316. 420 Schettino A., La disciplina sugli aiuti di Stato nel settore sanitario, cit., pag. 141. 421 Schettino A., La disciplina sugli aiuti di Stato nel settore sanitario, cit., pp. 141- 142.

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