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Considerazioni conclusive

Nel documento Giornale di Geologia Applicata Geology (pagine 59-63)

Il lavoro svolto ha permesso di caratterizzare da un punto di vista idrogeologico e idrochimico un’ampia porzione di territorio a valle dell’ex Chimica Bianchi in comune di Rho, che si estende fino a comprendere i comuni di Set-timo Milanese e Pero e le centrali Novara, Baggio e As-siano di Milano, interessando un’area complessiva di 200 km2.

Questo territorio è da anni interessato da un pesante inquinamento delle falde acquifere da solventi clorurati. Il fenomeno è stato studiato su un periodo temporale di 20 anni, collegando l’analisi idrochimica all’evoluzione piezometrica, ai fini di una sua modellizzazion, mediante la ricostruzione della struttura tridimensionale tessiturale e idrogeologica degli acquiferi.

Figura 15 – Sezione e pianta dello strato 24 lungo la colonna 56: pennacchio e permeabilità

Figure 15 –Section and plan view of the 24th layer in the 56th

column: concentrations and hydraulic conductivity

L’analisi idrochimica ha evidenziato che dal 1985 al 1995 è presente un pennacchio di TCE che ha raggiunto massicciamente alcune centrali per la distribuzione dell’acqua potabile del comune di Milano e che dalla fine del 1990 sembra determinare un incremento di concen-trazioni in alcuni pozzi della centrale Novara ed indicare un nuovo evento di contaminazione. L’elaborazione dei dati piezometrici della rete di monitoraggio della Provin-cia di Milano dal 1980 ad oggi ha confermato che la falda in questa porzione di territorio della Pianura Padana pre-senta una forte stagionalità, dovuta all’ingente contributo delle irrigazioni. Non è stata riscontrata una variazione significativa della direzione del gradiente idraulico a sca-la generale tale da giustificare una migrazione del pen-nacchio verso sud e quindi verso le centrali. Si è quindi potuto concludere che la recente contaminazione delle centrali non sia strettamente connessa a variazioni dell’andamento piezometrico.

Per comprendere le concentrazioni di TCE osservate in passato ed attualmente nelle centrali Assiano e Baggio, si è cercato di ricostruire un modello tessiturale ed idro-geologico dell’area che interessasse gli acquiferi presenti, tramite una ricostruzione dettagliata delle relative etero-geneità, fondamentale per simulare al meglio in particola-re i fenomeni di trasporto. È stato così possibile otteneparticola-re un’elaborazione tridimensionale della distribuzione delle caratteristiche tessiturali e una loro interpretazione di det-taglio grazie alla costruzione di sezioni lungo le tre dire-zioni, che hanno consentito l’individuazione dei principa-li principa-livelprincipa-li a diversa permeabiprincipa-lità e del loro andamento

spa-ziale. In particolare si è desunto che la transizione da lenti argillose a tessiture sabbioso argillose determinerebbe il passaggio verso sud da condizioni di separazione a quelle di intercomunicazione, con conseguente possibile scam-bio locale di acqua contaminata tra diverse falde, mentre la presenza di orizzonti a maggiore permeabilità potrebbe determinare variazioni locali della direzione del flusso idrico. In accordo con tale modello tessiturale, sono stati ricavati anche i valori di conducibilità idraulica e porosità efficace che sono serviti per svolgere la parte dedicata alla modellistica.

L’applicazione di un modello di flusso e di trasporto per l’intera successione degli acquiferi presenti (circa 200 m di sottosuolo), mediante l’uso di MODFLOW, è stato impostato su una griglia costituita da celle inizialmente regolari di lato pari a 250 metri, infittite successivamente fino a raggiungere celle variabili da un minimo di 31,25 m ad un massimo di 125 m, nelle quali ad ogni cella di ogni strato viene attribuito uno specifico valore di quota del letto, del tetto, della conducibilità e della porosità ef-ficace, importati dal modello idrogeologico di dettaglio.

La successiva simulazione del trasporto, mediante l’uso di MT3DMS, è stata tarata in funzione dei dati della rete di monitoraggio presente.

Dai risultati ottenuti, l’unica ipotesi di sbarramento d’emergenza che appare al momento proponibile per la centrale Novara è la possibile attivazione di una barriera a ridosso della centrale, ottenibile destinando alcuni pozzi di essa a tale scopo. Tale azione, pur proteggendo la cen-trale Novara, non andrebbe comunque ad influire sui per-corsi dei flussi idrici e di un eventuale evento di contami-nazione diretto verso le centrali Assiano e di Baggio.

Gli sviluppi futuri saranno: ampliamento dell’area modellizzata, in modo da andare oltre le centrali Baggio ed Assiano e poter verificare con certezza gli scenari qui ipotizzati; ricerca anche dei prodotti di degradazione; considerazione di una sorgente con concentrazioni varibili nel tempo, come è nella realtà, e quindi miglior a-mento nella riproduzione e taratura al meglio della storia della contaminazione nei pozzi di controllo, col fine ulti-mo di poter effettuare significative previsioni future.

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