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Effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche sotterranee dei Monti Lattari (Campania)

Nel documento Giornale di Geologia Applicata Geology (pagine 177-187)

Daniela Ducci

1

, Giuseppe Tranfaglia

2

1Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica e Ambientale - Università Federico II - email: daniela@unina.it

2 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Roma - e-mail: giuseppe.tranfaglia@apat.it

Effects of climate change on Lattari Mountains groundwater resources (Campania)

ABSTRACT: The hydrogeological outline of the Lattari Mountains is noteworthy for the presence of an important

groundwater resource, influenced by the karst network and flowing towards springs (total discharge of about 2 m3/s), towards the Sarno Plain (by groundwater underflow) and towards the sea. Moreover, there is a shallow groundwater flow, testified by upper-level springs. The analysis of climate change impacts on groundwater resources of Lattari Mountains has been performed using a long climatic series. The first part of the climatic series, including rainfall and temperature data from 1951 to 1999, comes from a network of inadequate gauge density, but with a very long and con-tinuous data set. The second part, from 2000, derives from a new digital climatic gauge network, well distributed on the territory, but at present with only a short data set. The groundwater budget calculation shows for the 20 years 1981-2000 a mean decrease of 39% of the average infiltration of the previous thirty years. For the years 2000–2008 the situation seems less critical, but the climatic data set is too short and the climatic gauge network is changed.

Key terms: Groundwater, Rainfall, Climate Change, Groundwater Budget, Lattari Mountains, Campania

Termini chiave: Acque sotterranee, Precipitazioni, Cambiamenti climatici, Bilanci idrogeologici, Monti Lattari, Campa-nia

Riassunto

I Monti Lattari sono estremamente interessanti sotto il profilo idrogeologico per i seguenti motivi:

- presenza di un contesto geomorfologico-strutturale che ha condizionato lo sviluppo del reticolo carsico; - deflusso delle acque sotterranee verso sorgenti di no-tevole portata (circa 2 m3/s in totale), verso la Piana del Sarno, per travaso sotterraneo, e verso mare;

- presenza di sorgenti “in quota” alimentate da falde sospese superficiali.

L'analisi degli effetti del cambiamento climatico sulle risorse idriche sotterranee dei monti Lattari è stata svi-luppata utilizzando una lunga serie di dati climatici. La prima parte di tale serie, dal 1951 al 1999, include i dati acquisiti dalle stazioni meccaniche (non più operanti) del-la rete storica, del-la cui densità spaziale è bassa, ma che for-nisce un insieme di dati molto grande e continuo. La se-conda parte dei dati proviene dalla nuova rete di monito-raggio, che acquisisce i dati in tempo reale ed è piena-mente operativa a partire dal 2000. Tale nuova rete è molto meglio distribuita sul territorio, ma attualmente conta su un piccolo insieme di dati. In conclusione l’analisi svolta ha evidenziato che dal 1980 al 1999 le precipitazioni nei Monti Lattari sono diminuite del 20%, mentre si è avuto un evidente incremento delle tempera-ture, in media di 0.4 - 0.5 °C. Tutto ciò ha portato ad una

forte diminuzione dell’infiltrazione media che dalla fine degli anni 1980 al 1999 risulta diminuita del 39% (circa 1,6 m3/s). La situazione sembra meno critica per il perio-do 2000–2008, ma la serie di dati è troppo breve e la di-stribuzione delle stazioni climatiche è cambiata.

Introduzione

In tutto il Mediterraneo è in corso una fase climatica ca-ratterizzata da una diminuzione delle precipitazioni medie annue e da un incremento della temperatura (IPCC 2007). Tali variazioni influenzano in maniera rilevante il bilan-cio idrologico determinando sulle risorse idriche sotterra-nee effetti diretti, quali la diminuzione di portata delle sorgenti e gli abbassamenti dei livelli piezometrici, ed effetti indiretti, quali richiami in falda di acque superfi-ciali, maggiore sfruttamento delle falde dovuto all’aumento della richiesta idropotabile, etc (Dragoni e Sukhija, 2008). Un precedente studio effettuato su tutta la Campania (Ducci e Tranfaglia, 2008) ha evidenziato tra le aree più colpite dalla riduzione di infiltrazione i Monti Lattari, per i quali è stata svolta una ricerca di dettaglio.

Assetto idrogeologico

L’unità idrogeologica dei Monti Lattari è costituita da una dorsale carbonatica delimitata a nord dalla piana di Sarno, ad est dalla direttrice tettonica Nocera Superiore

Vietri sul Mare e, sugli altri lati, dal mare (Figura 1). Nel settore meridionale l’area in studio è costituita da rocce calcareo-dolomitiche (Trias-Giura) ed in quello set-tentrionale da calcari cretacici a luoghi ricoperti da flysch miocenici trasgressivi, prevalentemente arenacei. Deposi-ti quaternari detriDeposi-tico-piroclasDeposi-tici connessi con l’atDeposi-tività vulcanica dei centri eruttivi campani sono presenti nei settori pianeggianti (piane di Sorrento, Vico, Agerola) e diffusamente, ma con spessori modesti, sui versanti car-bonatici.

All’interno dei Monti Lattari la circolazione idrica sotterranea è molto articolata (Celico e Corniello, 1979; Ghiara et al., 1997): le principali direttrici tettoniche e il locale innalzamento delle dolomie basali determinano un frazionamento della circolazione idrica sotterranea in più bacini idrici sotterranei sufficientemente autonomi (Pi-scopo et al, 1995). È possibile riconoscere, procedendo da Ovest verso Est, i seguenti bacini sotterranei (Figura 1):

L’Isola di Capri: caratterizzata da una successione di rocce calcaree, calcareo-dolomitiche e, subordinatamente, dolomitiche. Verso l’alto, la successione termina con un

flysch arenaceo. L’acquifero è di scarsa rilevanza, non costituendo una riserva di acqua dolce a causa della limi-tata estensione areale e della scarsa capacità di immagaz-zinamento. La falda, presente occasionalmente e di spes-sore ridotto, recapita immediatamente le acque di infiltra-zione verso mare.

La Penisola Sorrentina: qui affiorano sia le rocce permeabili calcaree e calcareo-dolomitiche, sia i depositi impermeabili arenaceo-marnosi generalmente in facies torbiditica. Questi ultimi tamponano sovente sia dal basso (“impermeabile di base”) sia lateralmente la circolazione idrica sotterranea. Il principale recapito delle acque sot-terranee è costituito dal mare, lungo tutto il perimetro co-stiero.

Il Monte Vico Alvano: costituito da rocce prevalente-mente calcaree e calcareo-dolomitiche molto permeabili per fratturazione e carsismo. Il deflusso idrico sotterraneo è orientato verso NW ed ha come recapito il mare. Le principali sorgenti sottomarine sono localizzate lungo il tratto costiero compreso tra gli abitati di Vico Equense e Meta di Sorrento, dove esse raggiungono una portata complessiva di oltre 0.3 m3/s (Piscopo et al., 1995).

Figura 1 - Schema idrogeologico dei Monti Lattari. 1. Complesso detritico; 2. Complesso piroclastico di eruzioni vesuviane; 3. plesso piroclastico: lapilli e cineriti; 4. Complesso piroclastico; 5. Complesso alluvionale; 6. Complesso arenaceo-argilloso; 7. Com-plesso calcareo (sovrascorso); 8. ComCom-plesso calcareo; 9. ComCom-plesso calcareo-dolomìtico; 10. ComCom-plesso dolomitico; 11. Sorgente; 12. Stazione pluviometrica della rete tradizionale.

Figure 1 - Hydrogeological scheme of the Lattari Mountains. 1. Talus deposits; 2. Pyroclastic deposits of Vesuvian origin; 3. Pyro-clastic deposits: lapillo and ashes; 4. PyroPyro-clastic deposits; 5. Alluvial deposits; 6. Arenaceous-Clayey deposits; 7. Thrusted lime-stone; 8. Limelime-stone; 9. Dolomitic limelime-stone; 10. Dololime-stone; 11. Spring; 12. Rain gauge station of the old network.

Il Monte Faito: è costituito da formazioni calcaree e calcareo-dolomitiche molto permeabili per fratturazione e carsismo. È il bacino di alimentazione dei fronti sorgivi di Castellammare di Stabia e dello Scrajo (presso Vico Equense), di grande importanza sia per le peculiari carat-teristiche idrochimiche (Ghiara et al., 1997; Piscopo et al., 1995 e 2000), sia per la notevole portata (solo la sor-gente Fontana Grande ha una portata di circa 340 l/s). Ul-teriore recapito della falda è il mare, sia come venute dif-fuse (lungo la costa tra Castellammare di Stabia e Vico), sia come sorgenti sottomarine (Pozzano).

Il Monte Cerreto - M. S. Angelo a Cava: risulta costi-tuito da formazioni prevalentemente calcaree e calcareo-dolomitiche molto fratturate e carsificate. L’elevata per-meabilità delle rocce dà luogo ad una circolazione idrica prevalentemente orientata verso N-NW. Le sue acque de-fluiscono prevalentemente verso la copertura recente del-la Piana di Sarno (concentrandosi in modo particodel-lare nel settore compreso tra Castellammare di Stabia e Angri), in corrispondenza delle fasce detritiche al piede dei versanti carbonatici. Un flusso più superficiale origina falde so-spese che alimentano alcune sorgenti alte in quota, ma con portate modeste.

Il Monte Cervigliano - Piana di Agerola: costituito da terreni prevalentemente calcareo-dolomitici, è condizio-nato da importanti motivi tettonici e litologici (Cinque, 1986) che orientano il deflusso idrico sotterraneo preva-lentemente verso S (verso mare) e scompongono, soprat-tutto per la presenza di intercalazioni “meno permeabili” all’interno della serie carbonatica, la circolazione idrica sotterranea anche in senso verticale. Ciò determina una circolazione idrica sotterranea “più superficiale” origi-nando delle falde sospese in quota totalmente separate dalla falda di base, talora di notevole estensione come la Piana di Agerola. Tali falde permettono l’affioramento di venute concentrate e diffuse di acque sotterranee a quote comprese tra i 200 e i 1000 m s.l.m., di portata non del tutto trascurabile (nella Piana di Agerola circa 130 l/s).

Dati pluvio-termometrici

Pur disponendo degli annali del Servizio Idrografico, la ricostruzione delle serie storiche annuali delle precipita-zioni in molte località ha presentato notevoli difficoltà. La prima ha riguardato la ricerca di serie di dati sufficien-temente lunghe da poter essere sottoposte ad analisi stati-stica. La seconda è derivata dalla verifica dei dati regi-strati, in relazione alle lacune attribuibili a problemi di manutenzione delle stazioni o di altra natura. Infine, la maggiore per complessità, è stata quella di reperire in-formazioni sulle incongruenze, fortunatamente poche, riscontrate nel set dei dati raccolto.

La prima difficoltà è stata superata in parte raccoglien-do i dati analizzati e presentati in lavori già pubblicati dagli autori (Tranfaglia e Braca 2004; Ducci e Tranfaglia, 2005 e 2008).

Per quanto riguarda la seconda, partendo da serie

stori-che mensili, per consentire un’analisi su dati più affidabili, sono state escluse tutte le stazioni pluviometriche che pre-sentavano numerosi periodi di interruzione e per i quali spesso non è stato possibile individuarne le cause.

Verifiche successive, effettuate incrociando serie regi-strate da pluviografi vicini, hanno portato ad escludere dall’analisi diverse stazioni ed a limitare il periodo di inda-gine ai dati acquisiti dal 1951, anno in cui sono riprese re-golarmente le pubblicazioni del Servizio Idrografico, dopo l’interruzione dovuta agli eventi bellici (1939-1945). La rete pluviometrica del Servizio Idrografico in origine (1918-1925) era costituita prevalentemente da pluviometri e termometri a massima e minima, mentre negli anni ‘30 molte stazioni vennero integrate da pluviografi e termogra-fi. Nel periodo della seconda guerra mondiale (1939-1945) e per gli anni immediatamente successivi, mancano i dati per numerose stazioni. Tra le stazioni dei Monti Lattari, l’unica che non presenta interruzioni è quella di Salerno Genio Civile (cfr. capitolo successivo e Figura 11), la cui serie storica può essere considerata come “rappresentativa” del clima dell’area studiata.

A seguito degli eventi franosi di Sarno del 5 maggio 1998, la rete di misura climatica è stata radicalmente modi-ficata in tutta la Campania. Le stazioni meccaniche sono state sostituite ed integrate con nuove stazioni elettroniche digitali con trasmissione dei dati su ponti radio UHF e por-tate alla piena operatività nel corso del 2000 (Figura 2; Ta-belle 1 e 2). La pubblicazione degli Annali Idrologici si è interrotta dal 1999, in concomitanza con il potenziamento delle reti di monitoraggio con le nuove stazioni elettroni-che digitali e con la frammentazione ed il trasferimento del Servizio Idrografico Nazionale alle Regioni, avvenuto poi nel 2002.

Tabella 1 - Stazioni pluviometriche elettroniche considerate per il periodo 2000-2008.

Table 1 - Rain gauge digital stations selected for the period 2000-2008.

Pluviometro elettronico Quota m s.l.m. X_UTM Y_UTM

Agerola 623 461590 4498889 Amalfi 114 464732 4497409 Capri 116 434635 4489138 Cava dei Tirreni 207 474929 4506313

Cetara 140 474468 4500009 Corbara-S.Egidio M. 424 466395 4508471 Gragnano 195 460052 4504256 Lettere 312 460536 4506128 Maiori 10 470217 4500381 Massa Lubrense 405 446920 4495300 Mercato S.Severino 177 479246 4514366 Pellezzano 356 479507 4508839 Pimonte 437 458149 4502808 Pompei 24 457257 4512061 Ponte Camerelle 112 473457 4509500 Ravello 390 467417 4500804 S. Mauro 37 469047 4512829 Salerno Genio Civile 28 479043 4503222 Sorrento 60 447840 4498054 Tramonti 422 470181 4506022

Tabella 2 - Stazioni pluviometriche meccaniche considerate per il periodo 1951-1999.

Table 2 - Rain gauge stations selected for the period 1951-1999. Stazioni pluviometriche

storiche Quota m s.l.m. LAT LONG X_UTM Y_UTM

Nocera Inferiore 84 40 44 37 14 38 37 469979 4510622 Sarno 36 40 49 56 14 35 28 465592 4520478 Scafati 9 40 44 34 14 30 41 458815 4510583 Gragnano 163 40 41 13 14 31 28 459884 4504379 Castellammare di Stabia 9 40 41 24 14 28 14 455332 4504744 Piano di Sorrento (S.Pietro) 307 40 36 59 14 25 41 451688 4496596 Piano di Sorrento (D'ardia) 228 40 37 25 14 25 28 451388 4497399 Massalubrense (Turro) 265 40 36 7 14 21 5 445191 4495037 Massalubrense (Nerano) 195 40 35 7 14 20 46 444731 4493190 Positano 172 40 37 48 14 28 53 456208 4498079 Agerola (Pianillo) 691 40 38 19 14 32 25 461194 4499007 Tramonti (Chiunzi) 617 40 43 2 14 37 23 468231 4507700 Baronissi 220 40 44 53 14 46 24 480933 4511079 Salerno (Genio Civile) 26 40 40 38 14 45 3 479011 4503221 Salerno (Pastena) 30 40 39 50 14 47 30 482458 4501732 Capri (Aer. Militare) 264 40 32 45 14 15 13 436865 4488874

Figura 2 - Area di studio e ubicazione delle stazioni termo-pluviometriche; in azzurro le stazioni pluviometriche della rete tradiziona-le, in rosso le stazioni della rete elettronica in telemisura (triangolo: stazioni pluviometriche; cerchio: stazioni termometriche).

Figure 2 - Study area and climate gauge stations. In blue the rain gauge stations of the old network, in red the new digital climate network (Triangles represent the rain gauge stations; Circles represent the temperature).

La terza difficoltà, relativa alle incongruenze nel set dei dati, è stata superata, dopo una verifica puntuale delle di-verse serie storiche disponibili, analizzando i dati di preci-pitazione mensile e annua delle 16 stazioni pluviometriche meccaniche (Figura 2 e Tabella 2) che avevano registrato le serie più complete nel cinquantennio 1951-1999.

Le 16 stazioni, di cui alcune un po’ periferiche, hanno quote variabili tra i 9 e i 300 m s. l. m. (tranne due stazioni che raggiungono i 700 m s.l.m.), a fronte di una quota mas-sima di 1444 m s.l.m. dei Monti Lattari.

Le nuove stazioni elettroniche installate sui Monti Lat-tari (Figura 2 e Tabella 1) sono meglio distribuite sul

terri-torio sia in senso spaziale che altimetrico (Mazzarella e Tranfaglia, 2000). Infatti, la distribuzione altimetrica delle nuove stazioni è stata ottimizzata per monitorare efficace-mente il regime idrologico nelle aree di distacco dei feno-meni franosi e per rilevare le precipitazioni influenzate da effetti orografici. Il deficit risolutivo della rete pluviometri-ca relativo alla dimensione spaziale delle cellule di pioggia è passato da un diametro di 4 km a 2.3 Km.

Per alcune di esse, installate in prossimità dei siti ove erano ubicate le stazioni tradizionali a registrazione mec-canica, i dati non sono ancora disponibili e manca alla co-munità scientifica la possibilità di verificare l’omogeneità dei dati acquisiti contemporaneamente dalle nuove e dalle vecchie stazioni.

Per quanto attiene alle temperature, sono disponibili per l’intero territorio campano solo 10 stazioni che hanno acquisito regolarmente dati nel periodo 1951-1999. Per il periodo 2000-2008 si dispone nella sola area di studio dei dati di temperatura relativi a 6 stazioni della nuova rete (S. Mauro, Pompei, Mercato S. Severino, Tramonti, Ravello e Ercolano), con quote variabili tra i 24 m e i 422 m s.l.m.

Analisi dei dati climatici

In prima analisi, sono stati esaminati i dati di precipita-zione mensile e annua delle 16 stazioni pluviometriche meccaniche registrati nel cinquantennio 1951-1999 (Ta-bella 2 e Figura 2). La correlazione tra precipitazioni e quote è bassa, come segnalato in De Falco et al. (1998).

Il confronto statistico tra le 50 carte di precipitazione

annuali, redatte interpolando i dati puntuali con il kriging, ha messo in evidenza le differenze tra il periodo 1951-1980 e il periodo 1981-1999, più secco (Figure 3 e 4). Per l’intera area, la media delle precipitazioni è diminuita da 1341 mm nel periodo 1951-1980 a 1061 mm nel periodo 1981-1999, con una riduzione quindi di circa il 20%.

I dati registrati dalle nuove stazioni elettroniche (Tabel-la 1 e Figura 2) hanno consentito un confronto areale del(Tabel-la distribuzione delle precipitazioni medie annue nel periodo dal 2000 al 2008 (Figura 5). La tendenza degli ultimi anni non sembra confermare il decremento già registrato a parti-re dagli anni ’80. Infatti nel periodo 2000-2008 per l’intera area le precipitazioni medie sono state di 1243 mm (e quindi con valore intermedio rispetto ai due periodi prima considerati).

Va però sottolineato che: 1) l’aumento delle precipita-zioni è sicuramente influenzato da una diversa distribuzio-ne delle stazioni, come indicato anche dal diverso anda-mento delle isoiete in Figura 5 (si può notare dalle Figure 3 e 4 che nei periodi 1951-1980 e 1981-1999 l’andamento delle isoiete è uguale, ma “shiftato" verso il basso nel se-condo periodo); 2) in questa serie ci sono sicuramente de-gli anni “anomali”, come l’ultimo. Infatti il trimestre no-vembre 2008 - gennaio 2009 è stato estremamente piovo-so, come mostrato in Figura 6; 3) la serie di dati 2001-2008 è troppo breve per poter capire se le differenze tra questi due periodi siano dovute alle normali oscillazioni di un trend decrescente o se negli ultimi anni ci sia stata una in-versione di tendenza.

Figura 3 - Precipitazioni medie annue nel periodo 1951-1980 in mm/a.

Figura 4 - Precipitazioni medie annue nel periodo 1981-1999 in mm/a.

Figure 4 - Mean annual rainfall map (mm/a) for the years 1981–1999.

Figura 5 - Precipitazioni medie annue nel periodo 2000-2008 in mm/a.

Figura 6 - Precipitazioni del periodo novembre-gennaio in mm: media 2000-2008 (a); 2008-2009 (b).

Figure 6 - Rainfall map of the period November-January (mm): mean for the years 2000–2008 (a); for 2008-2009 (b).

La regressione tra le medie delle precipitazioni annue e la media del numero di giorni piovosi ha consentito di ve-rificare la presenza di una significativa tendenza lineare (Figura 7). La variazione dell’intensità di pioggia nel

tem-po è risultata trascurabile, in quanto la riduzione del nume-ro dei giorni piovosi ha seguito quasi costantemente quello delle precipitazioni (Figura 8). Dalla Figura 8 inoltre appa-re evidente come la maggioappa-re piovosità degli ultimi anni,

prima discussa, potrebbe essere anche una normale oscilla-zione nell’ambito del trend decrescente. La trattaoscilla-zione completa dell’analisi statistica effettuata per 49 stazioni dell’intera Campania nel periodo 1951-1999 è riportata in Ducci e Tranfaglia, 2008.

Pur disponendo di sole 10 stazioni termometriche di-stribuite su tutto il territorio campano, data la forte correla-zione fra temperature e altimetria in Campania - R2=0.9 nel 62% degli anni e 0.8 nel 93% (Ducci e Tranfaglia, 2008) -

la temperatura è stata stimata per ogni anno dal Modello Digitale del terreno (DEM) attraverso una regressione line-are (gradiente medio di circa -0.75 °C ogni 100 m).

La variabilità della temperature è stata osservata com-parando le carte raster annuali di temperatura ed indivi-duando così le differenze tra il periodo 1951-1980 (Figura 9a) e il periodo più caldo 1981-1999 (Figura 9b), in cui si è avuto presumibilmente un incremento medio di quasi 0.5 °C.

Figura 7 - Retta di regressione tra le medie delle precipitazioni annue (P) e la media del numero di giorni piovosi (#) per il periodo 1951-1999.

Figure 7 - Mean annual rainfall (P) versus mean rainy days (#) from 1951 to 1999.

Figura 8 - Medie annuali delle precipitazioni (P) e dei giorni piovosi (#) ai Monti Lattari (1951-2008). 1. Precipitazioni annuali medie; 2. Media dei giorni piovosi; 3. Trend precipitazioni annuali; 4. Trend giorni piovosi.

Figure 8 - Mean annual rainfall (P) and mean rainy days (#) from 1951 to 2008. 1. Mean annual rainfall; 2. Mean rainy days; 3. An-nual rainfall trend; 4. Rainy days trend.

Figura 9 - Medie annuali delle temperature in °C ai Monti Lattari per il periodo 1951-1980 (a), 1981-1999 (b), 2000-2008 (c).

Figure 9 - Mean annual temperature maps in ° C for 1951-1980 (a), 1981-1999 (b), 2000-2008 (c).

Anche per le stazioni termometriche funzionanti dopo il 2000 è stata trovata per ogni anno una buona correlazio-ne con la quota, con gradiente medio leggermente superio-re a quello trovato per la Campania e la temperatura è stata stimata per ogni anno dal Modello Digitale del terreno (DEM) attraverso una regressione lineare.

Anche se le isoterme del periodo 1951-1999 hanno una definizione minore, essendo state costruite su 10 stazioni distribuite su tutto il territorio campano, per il dato termo-metrico si è potuto comunque effettuare un confronto area-le delarea-le temperature medie annue nel periodo 2000-2008 (Figura 9c). Sembra rilevarsi una lieve diminuzione delle temperature, che si attesterebbero ai livelli del periodo 1951-80. Tale risultato, tuttavia, va valutato con prudenza per la succitata carenza di dati nel periodo 1951-80, per la diversa distribuzione delle stazioni e per l’attuale impossi-bilità di verificare la correlazione tra i dati acquisiti dalla nuova strumentazione di misura con quelli acquisiti dalle stazioni meccaniche della rete storica. Si può osservare, tuttavia, che le temperature del 2003 e del 2007 sono state sensibilmente più elevate di quelle degli altri anni del pe-riodo 2000-2008.

Analisi della frequenza annuale delle precipitazioni

La serie più completa di dati mensili di precipitazione è quella di Salerno Genio Civile. Per essa mancano, a parti-re dal 1862, i valori parti-relativi agli anni 1873, 1878, 1879, 1880 e 1884 e quelli per due anni più recenti, il 1983 e

1994. La serie presenta anche una lunga interruzione nel periodo 1895-1919. Per questa stazione è stato possibile effettuare un’analisi dettagliata della frequenza annuale delle precipitazioni per il periodo 1862-2008.

Al fine di verificare che le serie storiche dei dati plu-viometrici mensili delle stazioni ricadenti nella città di Sa-lerno (Genio Civile e Pastena) fossero omogenee si è fatto ricorso alla classica analisi della doppia cumulata (Bras, 1990). I valori cumulati delle altezze di pioggia misurate nella stazione di Salerno Genio Civile sono stati messi in relazione con i corrispondenti valori cumulati delle precipi-tazioni misurate nella stazione di Salerno Pastena (Figura 10). L’analisi tra le due stazioni evidenzia una chiara omo-geneità delle due serie storiche (pendenza costante della curva della doppia cumulata).

Per la città di Salerno, pertanto, è stato possibile co-struire una serie storica delle precipitazioni annuali lunga 147 anni (dal 1862 fino al 2008), integrando i dati mancan-ti nella serie di Salerno Genio Civile con quelli della serie di Salerno Pastena, con un solo periodo di interruzione di 24 anni.

Anche per Salerno è stata determinata l'influenza de-gli eventi estremi sui trends a breve termine, mediante regressione tra precipitazioni annue e numero di giorni piovosi (Figura 11), al fine di verificare la presenza di una significativa tendenza lineare. Nel caso della stazione di Salerno, in quasi 150 anni la variazione dell’intensità di pioggia nel tempo è risultata rilevante, in quanto il trend

Figura 10 - Doppia cumulata serie delle piogge annuali (Pc) di Salerno.

Figure 10 - Double-mass curve annual rainfall of Salerno.

Nel documento Giornale di Geologia Applicata Geology (pagine 177-187)