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Considerazioni conclusive

Dall'elaborato emerge in conclusione come l’obbligo di salvare la vita umana in mare costituisca un preciso obbligo in capo agli Stati e come esso prevalga su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. La responsabilità dei diversi attori coinvolti nelle attività di ricerca e salvataggio nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale non può prescindere dal diritto dell’Unione europea e dal diritto internazionale.

Le scelte politiche insite nell’emanazione di un Codice di condotta, i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale o dalle autorità di coordinamento dei soccorsi non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati che devono garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety).

L'elaborato ha quindi cercato di delineare lo scenario in cui operano le organizzazioni non governative, di evidenziare le critiche a cui esse sono esposte e le conseguenze del loro operato.

L'atteggiamento ostile che alcuni governi, tra cui quello italiano, hanno assunto nei confronti dell'attività svolta dalle ONG ha portato ad una conseguenza pratica: la diminuzione del numero di navi umanitarie nel Mediterraneo centrale. Attraverso la politica anti immigrazione, la chiusura dei porti, i sequestri delle navi umanitarie e le gravi incriminazioni è stata infatti alimentata una strategia della deterrenza che

ha condotto all'allontanamento delle ONG dal Mediterraneo centrale. In tal modo alcuni governi hanno raggiunto lo scopo prefissato di vedere sbarcare nel proprio territorio un minor numero di migranti ma resta il fatto che con la diminuzione di navi umanitarie si riducono al minimo le possibilità di ricerca e soccorso in acque internazionali, con la conseguente crescita del numero di vittime. Ad oggi infatti al largo delle coste africane si continua a morire ma l'unica differenza con gli anni passati è che nessuno testimonia più quello che succede.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, preoccupato del fatto che le misure adottate dagli Stati dissuadano sempre più le ONG dall’effettuare operazioni di ricerca e soccorso, ha lanciato un appello affinché siano revocate immediatamente. Allo stesso tempo, sono necessari sforzi ancora maggiori per impedire che rifugiati e migranti intraprendano viaggi disperati. Sono necessarie vie sicure e legali di accesso alle procedure d’asilo in Europa per quanti fuggono da guerre e persecuzioni, in modo che nessuno sia costretto a credere che non esista altra possibilità se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli.

"Non si può permettere che la tragedia in corso nel Mediterraneo continui", ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni

Unite per i Rifugiati. "Non possiamo chiudere gli occhi di fronte

all’elevato numero di persone che stanno perdendo la vita alle porte dell’Europa. Nessuno sforzo deve essere risparmiato, o precluso, per salvare le vite di quanti sono in pericolo in mare".

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