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CAPITOLO TERZO

3. Operato delle Camere fino ai nuovi regolamenti del

3.3. Considerazioni final

Concluso questo lungo ed articolato esame sui Regolamenti parlamentari italiani degli ultimi 165 anni, abbiamo potuto notare come questi testi siano stati oggetto di infinite discussioni e battaglie nelle aule parlamentari; inoltre si è potuto comprendere quanto siano importanti e funzionali anche in relazione alle forme di governo, alla legge elettorale ed al divieto di mandato imperativo.

L’alternanza ( che in certi casi si può definire anche “ diatriba ” ) tra voto segreto e voto palese ha caratterizzato la storia del nostro Paese nell’ultimo secolo e mezzo: si può certamente dire che la questione non è finita qui e che comunque ci son sempre state, e continueranno ad esserci, proposte di modifica e riforma su questi istituti, volte a migliorare il contenuto dei suddetti testi e ad adattarli alle mutevoli situazioni sociali, politiche ed economiche.

Sembra molto interessante sottolineare come, in linea di massima, motore di queste spinte riformatrici sia sempre stata la Camera dei Deputati perché proprio per la sua struttura e le sue prerogative, al contrario del Senato della Repubblica, questo organo ha sempre

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rappresentato l’ambiente ideale per verificare lo stato di salute del Parlamento, quindi anche termometro ideale per controllare l’idoneità e la tenuta di certe modifiche, o semplici proposte rinnovamento, di testi così importanti come i regolamenti delle Camere.

Utili indicazioni son sempre state date anche dalla dottrina, che è libera di esprimere le proprie idee e speranzosa di dare contributi puntali ed adeguati, tanto che si son registrate, in tutti questi anni di accesa e sempre viva discussione, vari autori su posizioni completamente antitetiche l’una all’altra, ulteriore segno di quanto sia dibattuta ed opinabile questa tematica delle modalità di votazione sancite all’interno dei regolamenti di Camera e Senato.

A favore del voto segreto si schierarono autori che vedevano in questo istituto “ una funzione riequilibratrice tra ruolo predominante esercitato dai partiti e funzione parlamentare ” 84 , o altri che

concepivano il voto palese come mezzo che “ permette spesso al Governo e ai partiti di trasformare i gruppi parlamentari in manipoli di militi obbedienti ” 85 e dunque lo scrutinio segreto come mezzo di

votazione più libero e sincero.

In effetti, lo scrutinio segreto, ha il vantaggio di poter tutelare al meglio la libertà di coscienza, e non solamente questa, dei parlamentari; certo il rovescio della medaglia è caratterizzato dal fatto che, proprio nascondendosi dietro al voto segreto, certi parlamentari possono tradire il proprio partito di appartenenza, creando dissidi ed instabilità all’interno del circuito Parlamento - Governo .

“ Dall’altro lato della barricata ”, autori per i quali il voto segreto “ non ha in realtà mai tutelato, né potrà tutelare in futuro, l’autonomia

84

G. MOSCHELLA, in op. cit., p. 116. 85

S. ROMANO, Breve storia del voto segreto e del voto palese, in Corriere della sera, 14 Ottobre 2005, p. 55.

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e l’indipendenza del parlamentare; ne ha anzi accentuato l’invisibilità in un Parlamento che non è quasi mai riuscito ad essere foro pubblico, a precederne la volontà, ed è stato sempre condizionato dalle scelte di segreterie di partito … , proprio la materia dei diritti di libertà, in quanto tipicamente collegata al pluralismo sociale, esige in Parlamento rappresentazioni visibili, tanto più visibili quanto più manifestatesi in occasioni di dissenso rispetto alle direttive ufficiali del partito ” 86.

Infine altri autori ancora pensano che “ per assicurare o favorire la compattezza dei gruppi parlamentari, e per non ostacolare la nascita, un giorno, anche di partiti che uniscano ciò che è ancora diviso, il voto sempre e comunque palese potrebbe risultare strumento necessario e prezioso ” 87.

Da quanto visto, dunque, i detrattori del voto segreto pensano che comunque quest’ultimo non tuteli appieno la libertà dei parlamentari, anzi paradossalmente può esporli, in certe situazioni ed a determinate condizioni, a situazioni di disagio e di contrasto in relazione a gruppo e partito di appartenenza, nonché nei confronti di altri colleghi parlamentari.

In favore dello scrutinio palese invece gli argomenti della necessaria e pubblica assunzione di responsabilità dei parlamentari di fronte al Paese intero, la conclamata libertà di coscienza e infine più trasparenza e correttezza nelle decisioni che dovrebbero giovare alla stabilità, e dunque anche alla qualità della produzione normativa, dei due rami del Parlamento.

86

N. ZANON, op. cit., p. 346. 87

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Alle opinioni di questi autorevoli studiosi si aggiungono tutte quelle di altri autori, parlamentari e della stessa giurisprudenza, che nel corso della storia dei regolamenti parlamentari, ha sempre dato interpretazioni diverse e generalmente più funzionali possibili al periodo storico che si attraversava, al contesto sociale che si viveva o al clima politico che si respirava.

Voto palese e voto segreto, nei loro rispettivi periodi di vigenza, son sempre stati funzionali alle forme di governo ( si pensi al periodo del fascismo, al consociativismo, alla fase della solidarietà nazionale ed infine all’attuale bipolarismo ), ed a volte spunto per la creazione di nuove prassi o escamotages parlamentari ( i “ franchi tiratori ”, i “pianisti ”, l’ostruzionismo parlamentare ed altri ) .

Sicuramente ognuno dei due sistemi parlamentari di votazione ha pregi e difetti, per questo con la riforma del 1988 ha cercato di utilizzare gli aspetti più positivi di entrambi ( ma con una propensione alla riduzione dello scrutinio segreto ) . Anche se nel breve periodo è molto difficile che torni in auge il pieno dominio del voto segreto, questa sperimentazione e ricerca per trovare il miglior metodo di votazione possibile non è ancora terminata ed è quindi tutt’ora in divenire.

Il sistema proposto è comunque stato oggetto, nel corso di questi ultimi decenni, di critiche e ripensamenti; talvolta in favore dello scrutinio segreto ( si pensi alla proposta di allargarne ulteriormente l’area di competenza, presentata dall’onorevole Pisicchio nel 2002 ), altre volte a vantaggio del voto palese ( ne sono testimonianza le proposte della senatrice Alberti Castellati di Forza Italia che nel 2003, e poi nel 2006, suggeriva di restringere lo scrutinio segreto ai soli casi in cui era obbligatorio, cioè le votazioni mediante schede e quelle

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riguardanti le persone; altro esempio importante è, da ultimo, il duro attacco mosso al sistema del voto segreto da parte di Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, uno dei partiti della maggioranza governativa ) .

L’esistenza di proposte così discusse ed eterogenee dimostra quanto sia spinoso il tema della modalità di votazione in seno al Parlamento, snodo comunque cruciale per la vita politica e sociale del nostro Paese.

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