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Pannelli su piani, proposte e esperienze attuative a Torino.
A lato del convegno su « Centro sto-rico, città, regione » svoltosi alla Ca-mera di commercio di Torino alla fine di maggio, gli Assessorati alla casa e all'urbanistica del Comune di Torino,
I ' A N C S A e l'Istituto camerale torinese hanno allestito una specifica mostra do-cumentaria, che queste brevi note in-tendono commentare.
La mostra, « nata dall'esigenza di offrire un supporto ai dibattiti r-previsti nel convegno » 1 è stata indubbiamente più viva nel corso delle giornate di studio, snodata intorno alla sala delle conferen-ze, disponibile ad uno scambio suoni-immagini.
In concreto, si è tradotta in « una ras-segna di documenti utili per l'informa-zione ed il confronto di esperienze », non organica né esaustiva, ma base indi-spensabile al prosieguo di lavoro, primo lodevole atto delle giovani forze della nuova sezione regionale dell'ANCSA. L'articolazione secondo un percorso su schema, si è sviluppata su tre sezioni principali: uno spazio più dilatato per la Città di Torino, sintetizzato per gli altri Comuni della Regione, più libero per i 5 Comuni esterni al Piemonte. Il percorso guidato da numeri, sigle e brevi titoli, ha voluto essere semplice nella logica di meglio favorire la cono-scenza dei problemi, con l'ambizione (risultata soddisfatta solo in parte) di farne fruitori una larga fascia di utenti compresi i non addetti ai lavori. Il primo approccio tendeva ad eviden-ziare il Comune interessato, il suo nu-cleo abitato più antico ed i successivi ampliamenti, nella forma ritenuta più efficace anche allo scopo di non conva-lidare l'equivoco di definizioni rigide e insieme non risolutive (foto aerea o planimetria in scala sufficientemente ampia cosi da non limitare i legami tra concentrico e resto del territorio e tale da sottintendere una estensione del con-cetto di centro storico).
Le radici nel passato e la situazione allo stato attuale, nelle componenti più caratterizzanti la realtà, concorrevano successivamente alla messa a fuoco delle varie identità, mentre le previsioni degli strumenti urbanistici, in particolare per il centro storico nella sua più larga accezione (non escluse, quindi, parti
finora trascurate da valutazioni condotte prevalentemente su un piano estetico e, solo più recentemente, oggetto di esame per un possibile riutilizzo a fini di edi-lizia economica e popolare con ricupero vani e attrezzature sociali), davano la misura di un progresso comunitario non solo sul piano delle intenzioni ideali. A conclusione, restavano gli interroga-tivi e le possibilità di verifica rimandate al futuro.
Ma ecco una rapida carrellata sul ma-teriale esposto, Comune per Comune.
• Torino. Capoluogo della Regione, che
si estende per circa 13.000 ettari con insediamenti ormai consolidati. La par-te che si definisce correnpar-temenpar-te « cen-tro storico » di qualità essenzialmente barocca, baricentrica rispetto la totalità del territorio, per poco meno di due terzi è stata costruita o ristrutturata dopo la prima metà dell'ottocento, conta meno di 70.000 abitanti (il 4 1 % di popola-zione residente attiva) e copre circa 380 ettari con un patrimonio per sua natura quasi inamovibile; è tuttora interessata da degrado edilizio abitativo dopo essere stata interessata da diffusa terziarizza-zione. L'approccio è stato approfondito con l'apporto di ricerca di Istituti univer-sitari: di architettura tecnica della facol-tà di ingegneria, di architettura, della fa-coltà di architettura. La linea dell'Istitu-to di architettura-tecnica, fino ad oggi in-tenzionalmente incentrata nel problema della conoscenza storico-filologica delle aggregazioni urbane e territoriali, trova tuttora conseguente propria espressione « nel rilievo filologico-congetturale (re-centemente unificato), derivante in par-te da un modo di rappresentare la città diffuso nell'epoca barocca ed illumini-sta, tale da evidenziare, assieme alle vie e piazze, gli spazi pubblicamente per-corribili o perlustratili con lo sguardo all'interno degli isolati ».
A quest'Istituto è stato pertanto affidato il compito di dare risalto a valori di ambienti e tessuti della città ed in par-ticolare del centro storico, con una esemplificazione di metodo il meno pos-sibile elitaria, risultata ancora elitaria
In alto:
Contributo dell'ANCE.
S o t t o :
Ancora immagini delia partecipazione dei comuni piemontesi.
(complessi extraurbani, strade reali da metà '600 all'epoca napoleonica, piazze unitarie, tra queste una piazza — Pa-lazzo di Città — in lettura comparata, rispettivamente, all'attualità, a fine '700, ad inizio '700...). La facoltà di archi-tettura ha contribuito invece con un la-voro diverso e complementare, prodotto da un gruppo interdisciplinare sul tema: « Obsolescenza e ricupero nella produ-zione e nella cultura della città ». Sono risultati evidenti più marcati propositi di gestione dello studio allargata alla par-tecipazione e tentativi, da integrare, di raccordo tra l'accademia e il realismo. Per questo gruppo, « i metodi di lavoro eseguiti e i risultati parziali emersi non possono essere valutati separandoli dal quadro di crisi che l'università attraver-sa e dalle contraddizioni tipiche della condizione di chi vi studia e di chi vi insegna ».
Ricerche e risultati sono stati messi in luce dopo una breve premessa dedicata alle fasi di crescita della città.
L'attenzione « alla fenomenologia ur-bana » è stata evidenziata « con una serie di tipologie microurbane e tipolo-gie edilizie nel centro storico di Torino, con particolare riguardo a densità edi-lizie, densità abitative e di addetti ai rami di attività produttiva », fino a met-tere in luce « problemi di caratmet-tere strutturale nell'ambito di una politica di ricupero e riuso del patrimonio edi-lizio abitativo ».
Analisi e studi sulla zona centrale auli-ca di Torino per il « recupero del tes-suto esistente », promossi dalla II Com-missione urbanistica della Regione Pie-monte, sono stati tradotti in proposte di intervento su isolati del centro storico secondo l'ipotesi di mantenere, alla fine dell'intervento teorizzato, il massimo possibile di residenzialità compatibil-mente con il miglioramento dello stan-dard abitativo e dei servizi sociali legati a questo ».
Composta, per il centro storico, in una nuova definizione, una base di cono-scenza dal generale al particolare, oltre i valori ambientali, e, viceversa, dagli edifici, agli isolati, al tessuto somma di isolati, esaminati i contenitori ed il con-tenuto fino alla proposta particolare di riutilizzo, i legami con il resto del
ter-ritorio sono stati ripresi e richiamati, quasi in modo provocatorio, con l'ur-genza di temi di attualità da conside-rare connessi alla residenza: trasporti e commercio.
È stato sottolineato che il piano dei trasporti, in forma di proposta, « vole-va essere la base di un programma di provvedimenti a breve e medio termine, con le necessarie connessioni con i piani urbanistici comprensoriali, nel quadro della programmazione regionale, e che il piano intedeva superare la logica della risposta alla attuale domanda di tsporto caratterizzata da un assetto ra-diale, atto a privilegiare il centro della città, al fine di ripartire su tutto il ter-ritorio uguali valori di accessibilità». La scelta di piano è stata configurata a livello di progetto di massima (« rete protetta di superficie realizzata a maglie rettangolari »). Dell'area centrale è sta-to evidenziasta-to l'elevasta-to livello di spe-cializzazione terziaria.
È stato infine precisato che la « riorga-nizzazione del trasporto pubblico rap-presenta una occasione di riorganizza-zione della viabilità dai vari livelli e uno strumento per l'innesco del processo di riqualificazione delle aree urbane ». Il sistema di trasporto che si lega al tes-suto esistente, configurandosi con una struttura a griglia, permette di indivi-duare una metodologia di intervento sul territorio basata su unità elementari « aree ambientali », dimensionate con una superficie estesa mediamente per un chilometro, definite dalla rete primaria di comunicazioni, che le integra funzio-nalmente con le altre aree urbane. Per il piano del commercio, il piano di sviluppo e di adeguamento della rete di-stributiva, constatata la posizione anco-ra di primato del centro di Torino nel sistema di località centrali, in appoggio agli obiettivi di decentramento e distri-buzione indifferenziata degli usi attual-mente perseguiti dalle Amministrazioni Regionale e Comunale, è stato proposta, Per il centro, una regolamentazione da situazione consolidata e, per le aree più Periferiche, forme di incentivazione di nuovi centri commerciali.
Dopo tale parentesi di indicazioni in tema di trasporti e commercio, sono stati motivo di riflessione i propositi e le
attuazioni di pianificazione urbanistica dal dopoguerra ad oggi. Complessi stru-menti urbanistici, da rigidi a flessibili, a livello programmatico od esecutivo, con una lenta ma progressiva inver-sione di tendenza, ispirata prima a un modello di sviluppo da raggiungere e poi a un modello di correzione di uno svi-luppo bene o male raggiunto (piano dei trasporti e piano del commercio). Realizzazioni scarse dopo i tempi lun-ghi richiesti dagli strumenti urbanistici, quasi sempre in variante a previsioni, controbilanciate da tendenze spontanee non accettabili per la collettività, sem-pre più ridotte fino ad un immobilismo, che non può essere considerato un gran risultato, tuttavia da considerare come tappa d'obbligo per nuove soluzioni di tendenze spontanee accettabili per la collettività. Questa, in sintesi, la cronaca di una situazione che ha raccolto un piano di ricostruzione, un piano tore generale, varianti al piano regola-tore generale, piani particolareggiati di attuazione per una città e il suo centro storico con problemi tuttora in attesa di soluzione. Il disegno di correzione del-l'impianto urbano nel raggiunto modello di sviluppo ha inizio negli anni '70 con l'interpretazione evolutiva delle possi-bilità offerte dai provvedimenti legisla-tivi, ancora mediante strumenti urbani-stici rigidi, di efficacia limitata, peggio-rata da vieppiù ridotte possibilità eco-nomiche, a tempi lunghi però fondati sulla domanda di base.
Dopo l'adozione e l'approvazione del piano di integrazione dei servizi, prece-duto da pubblicazione ed, alla fine, ri-sultato della partecipazione attiva della città e dei suoi abitanti, era la volta del cosiddetto « piano della casa » deli-neato sulla scorta di segnalazioni di degrado, prodotte da organizzazioni sin-dacali, comitati di quartiere spontanei, sindacati inquilini, ecc. ecc. verificate e rese il più possibile omogenee, assunto dalla attuale Amministrazione come pro-gramma straordinario di intervento nel settore delle abitazioni in aggiornamento graduale al piano per l'edilizia econo-mica e popolare, con la sua estensione a parti di isolato o a singoli lotti edi-ficati. Il primo intervento, adottato nel
1976, interessa cinque lotti nel centro
storico e in altri quartieri cittadini per circa 1000 vani.
Risulta anche significativo l'intervento dell'Istituto Case Popolari di via Bi-glieri, completamente appaltato e in fase di realizzazione con la presenza della maggior parte di inquilini. Sono stati previsti 160 alloggi.
« La ristrutturazione, decisa dopo son-daggi di opinione, utilizzando con tem-pestività fondi destinati alla manuten-zione e al risanamento con un onere preventivato pari a circa il 50% del costo di una nuova costruzione di ugua-le consistenza, prevede essenzialmente l'aggregazione delle cellule elementari esistenti con interventi sulle murature interne e sugli impianti in generale ». Puntualizzate le fasi salienti del pro-cesso di pianificazione, evidenziato il peso progressivo della domanda di base e messo in luce il nuovo ruolo del potere pubblico, passato dal controllo alla promozione e infine alla gestione degli interventi, che ci si augura sensi-bile oltreché responsasensi-bile (a cura del Comune è prevista, infatti, l'attuazione del primo intervento per l'edificio di via Giolitti angolo via S. Massimo 3 1 / 3 3 con il recupero di 95 unità immobiliari), proprio con elementi delucidativi rela-tivi a tale edificio (il rilievo e il progetto di restauro e riutilizzo), trovava conclu-sione la sezione dedicata a Torino. Con l'intervallo di studi dell'ANCE prevalentemente in ambiente romano e veneto, di proposte di regolamentare una creatività rinnovata, auspicata a livello di illuminato tecnocrate, da parte del professor Augusto Cavallari Murat, di beni culturali di più largo contesto nel paesaggio agricolo, collinare, mon-tano, da parte ancora dell'Istituto di Ar-chitettura Tecnica, si passava allo spazio sintetizzato per Comuni in una distri-buzione quasi strategica nell'ambito del-la Regione Piemonte.
Spazio sintetizzato per una sintesi di fasi, compresa, la più gran parte, tra situazioni di ricerca storico-strutturale e previsioni di intervento di edilizia eco-nomica e popolare in parti o totalità di centri storici, intesi nella più ampia accezione, in genere con funzioni tutto-ra polarizzanti in conttutto-rasto con feno-meni di calo e invecchiamento di
popo-lazione, degrado edilizio abitativo, ter-ziarizzazione. H a n n o partecipato i Co-muni di Alba, Arona, Aosta, Asti, Bor-gosesia, Casale, Cavallermaggiore, Chie-ri, Collegno, Cuneo, Ivrea, Fossano, Mondovi, Valenza.
• Alba. Oltre 5000 ettari e 30.000
abi-tanti (1975), centro commerciale e turi-stico delle Langhe d'impronta medioeva-le (il centro storico, 45 ettari e 5800 abitanti, di pianta quasi circolare, è fitto di torri e case-torri), dotato di pia-no regolatore generale e piapia-no per l'edi-lizia economica popolare, ha in previ-sione nuovi strumenti urbanistici (piano quadro per il centro storico e piani particolareggiati per due zone attigue che formano parte integrante del centro storico stesso, 59 ettari e 850 abitanti). Tra le linee essenziali delle proposte, il recupero residenziale del centro in chiave essenzialmente conservativa, il potenziamento dei servizi e delle infra-strutture, la salvaguardia ambientale, la riorganizzazione del traffico.
Tra gli strumenti di attuazione sono pre-visti piani per l'edilizia economica e popolare.
• Arona. 1490 ettari e 16.598 abitanti
(1975), principale centro commerciale del bacino sud del lago Maggiore (il centro storico, di oltre 16 ettari e 1300 abitanti, dove l'impronta unitaria è data dal periodo di più intensa urbanizza-zione — inizi sec. XVII — denuncia fenomeni di terziarizzazione e ghettiz-zazione), è dotato di un nuovo piano regolatore generale in revisione del piano precedente, di un nuovo piano per l'edilizia economica e popolare per le aree di nuovo insediamento (attual-mente in « itinere »), nonché di un pia-no particolareggiato quadro del centro storico, all'interno del quale si collocano alcuni interventi ex lege 167.
• Aosta. 37.000 abitanti (1971) su
circa 110.000 abitanti della Regione Autonoma (il centro storico di circa 5000 abitanti (1971), assolve una
fun-Sopra e nella pagina accanto:
Ampio spazio anche per ia visualizzazione degli interventi effettuati in altre regioni•
zione polarizzante continua dopo la for-mazione ottocentesca del centro civico somma « di preesistenti nuclei della Vil-le e del Bourg », con un tessuto carat-teristico in rapporto con gli ambienti dei complessi monumentali romani e medioevali, vivo di residenza popolare e incidenza immigratoria, nonché inte-ressato da forte movimento turistico). Oltre il piano regolatore generale (adot-tato), è stata avviata l'elaborazione di uno schema di interventi nel centro sto-rico, come strumento elastico ma deter-minante, destinato a guidare unitaria-mente gli interventi. Nel 1976, è stato adottato un piano di zona 167 allo scopo di avviare il recupero di una serie di vecchie case nei pressi della Porta Pretoria.
• Asti. Oltre 15.000 ettari e 80.000
abitanti (1975), comune ricco di monu-menti e resti medioevali, importante cen-tro agricolo e commerciale al limite tra Monferrato meridionale e settentrionale (il centro storico, di circa 64 ettari e 9000 abitanti, svolge un ruolo ancora primario a livello urbano e territoriale, per quanto toccato da degrado e declino della funzione abitativa anche a servi-zio di immigraservi-zione di primo insedia-mento). È dotato di piano regolatore ge-nerale approvato, di piano per l'edili-zia economica e popolare approvato, di piano commerciale adottato.
Sono in corso studi di piani particola-reggiati per il centro storico e le zone attigue, in vista della formazione di un piano operativo, con alcuni comparti di edilizia economica e popolare.
Le linee essenziali del piano assunte dall'Amministrazione consistono nel tendere al recupero fisico e conservazio-ne sociale, al riequilibrio e ristandardiz-zazione dei servizi sociali, alla defini-zione e classificadefini-zione delle destinazioni d'uso e dei tipi di intervento con diretta reciproca dipendenza, all'adozione di schemi di convenzione per la partecipa-zione diretta alle operazioni di inter-vento da parte dei privati, alla riorga-nizzazione della mobilità.
• Borgosesia.
Oltre 16.000 abitanti (1970), centro industriale della bassaValsesia, è dotato di piano regolatore generale approvato e di variante orga-nica al PRGC adottata, che, nell'ambito di obiettivi contrastanti una ulteriore compromissione edilizia, tendenti a ri-qualificare il settore dei servizi primari e sociali e a recuperare il patrimonio insediativo esistente, garantendo priori-tariamente il soddisfacimento del fabbi-sogno di edilizia economica-popolare, ha consentito di procedere all'acquisizione ed alla ristrutturazione di case operaie della ex-Società Manifattura Lane Bor-gosesia (costruite a fine '800-inizio '900 per garantire in loco la permanenza delle maestranze).
Il piano particolareggiato redatto ai sensi della legge n. 167/'62, adottato nel '76, riguarda quattro comparti residen-ziali all'interno dell'agglomerato urbano (300 alloggi su 900 stanze).
• Casale. Oltre 8000 ettari e 44.000
abitanti (1970), importante centro agri-colo commerciale e industriale, dotato di piano regolatore generale approvato, nonché di un piano per l'edilizia econo-mica e popolare adottato, nel 1971 ha
affidato il compito di effettuare studi socio-urbanistici preliminari sulla zona di Borgo Ala definita di « risanamento » in sede di PRGC e situata ai bordi del centro storico (3 ettari e 650 abitanti). È emersa la scelta del piano di zona come variante integrativa al piano per l'edilizia economica popolare vigente. Il Borgo Ala ('600-'800), costituisce una parte storicamente e morfologicamente differenziata all'interno del nucleo urba-no di Casale, da recuperare con una strategia di riorganizzazione urbana che, nel caso, si propone il risanamento con-servativo del borgo.
• Cavallermaggiore. Di oltre 5000
et-tari e 4500 abitanti, con un centro sto-rico di 11 ettari, 1000 abitanti e un patrimonio di edifìci medioevali-baroc-chi, di economia prevalentemente agri-cola connessa a piccole industrie, è do-tato di programma di fabbricazione approvato e di variante relativa alla zona a (centro storico), in corso di approvazione, che deve costituire un apporto per la formazione divenuta ob-bligatoria di un piano regolatore
gene-rale e persegue obiettivi di risanamento e ripristino conservativo del tessuto urbano.
• Chieri. Già importante centro tessile
di circa 30.000 abitanti (1970), è dotato di piano regolatore generale approvato. Per il centro storico, caratterizzato dalla presenza di grossi complessi conven-tuali, di poli di servizio, di unità pro-duttive artigianali, di circa 83 ettari e 8000 abitanti, sono state promosse inda-gini conoscitive finalizzate alla stesura di un piano quadro che si propone an-che la individuazione dei comparti di intervento pubblico prioritario (piano per l'edilizia economica popolare o in-terventi pubblici diretti).
• Collegno. Di oltre 1800 ettari e
46.000 abitanti, dotato di piano regola-tore generale, sottoposto a variante ge-nerale a sua volta adottata, dotato di piano per l'edilizia economica popolare di cui è stato deciso l'aggiornamento con l'estensione all'area del villaggio Leu-mann ( + 3 ettari, 177 alloggi, 239 abi-tanti), abbandonato in parte da alcuni nuclei famigliari, dopo la chiusura del-la Ditta Leumann, produttiva neldel-la zona dal 1875.
Il villaggio, realizzato, tra il 1890 e il 1910, con due comprensori ad est ed a ovest dell'opificio come residenza per le maestranze, autosufficiente ed inte-grata allo stabilimento tessile (cotonie-ro), è servito da un asse viario ortogo-nale al corso Francia ripartito in due parti cui fanno capo una serie di strade residenziali, che collegano gli edifici residenziali, in larga parte a due piani fuori terra con omogeneità di volumi, forme, materiali. (Tipo edilizio che si definisce « casa di campagna urbana » dotata di orto-giardino e che si allinea con tipi consimili prodotti della cultura europea ottocentesca).
• Cuneo. Importante centro di
com-merci agricoli di oltre 53.000 abitanti (1970), è dotato di piano regolatore approvato e di piano quadro del centro
storico in variante adottata di piano re-golatore generale.
Sotto l'aspetto morfologico, Cuneo è caratterizzata da un impianto viario e di lottizzazione di tipo medioevale, e da un impianto costruttivo largamen-te improntato dalle riplasmazioni ba-rocche.
Il Centro storico di Cuneo sotto il pro-filo socio-economico è caratterizzato da due componenti: commerciale-terziaria e residenziale (insediamento spontaneo di commercio all'ingrosso, tipico delle zone meno appetite, e degrado edilizio abitativo conseguente a fenomeni di in-vecchiamento e allontanamento di po-polazione).
Il piano del centro storico si propone