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Documentazione sui piani e le proposte operative per i centri storici del Piemonte e della Valle d'Aosta

Nel documento Cronache Economiche. N.005-006, Anno 1977 (pagine 54-57)

La ricerca, di cui si dà qui un breve e provvisorio rendiconto, è stata avvia-ta dall'ANCSA nel quadro delle proprie attività conoscitive e promozionali allo scopo di:

— fornire una conoscenza sommaria dello stato attuale dei piani, dei pro-grammi operativi (e degli studi ad essi finalizzati) per i centri storici del Pie-monte e della Valle d'Aosta;

— avviare la formazione di una docu-mentazione continuamente aggiornata sul processo di ricerca e di pianifica-zione per i centri storici del Piemonte e Valle d'Aosta come base per lo scam-bio e il confronto delle esperienze tec-niche, politiche e culturali, e in rela-zione con un servizio di schedatura continua da effettuarsi in collegamento con le Regioni e l'Università;

— istituire un rapporto di collaborazio-ne con gli Enti locali che affrontano i problemi dei centri storici, in coerenza con i fini istituzionali dell'Associazione. La ricerca in corso si integra con quel-la, che I ' A N C S A intende avviare in col-laborazione con la Regione Piemonte e l'Università, per un censimento e un coordinamento delle attività di ricerca di alcuni Istituti Universitari, partico-larmente interessati alla problematica dei centri storici.

In conformità con l'interpretazione estensiva che I ' A N C S A ha da tempo pro-posto del concetto di « centro storico », il campo d'indagine ha abbracciato an-che taluni studi e piani — an-che svolgono un ruolo peculiare nell'esperienza della Regione Piemonte — relativi a impian-ti insediaimpian-tivi e strutture urbane, come il « Villaggio Leumann » di Collegno, che costituiscono documenti di valore sociale e culturale perfettamente assi-milabili a quelli dei centri storici tra-dizionalmente intesi.

Per contro, sono state escluse dal cam-po d'indagine quelle esperienze di ri-cerca, di studio e di analisi che sono maturate senza precisi scopi operativi o di pianificazione e, in generale, sen-za la corresponsabilità degli Enti locali interessati.

La documentazione è stata finora

raccol-ta attraverso la sponraccol-tanea collaborazio-ne degli Enti locali e di operatori tecni-ci e culturali interessati. Essa è pertan-to, presumibilmente, anche se solo mar-ginalmente, incompleta: il presente bi-lancio provvisorio, già significativo, po-trà comunque costituire occasione di stimolo e di verifica per il completa-mento della documentazione, al quale tutti gli Enti locali ed i tecnici sono in-vitati.

LO STATO ATTUALE DELLA

PIANIFICAZIONE PER I CENTRI STORICI

I documenti raccolti riguardano 12

Co-muni sui 1209 del Piemonte e i 74

del-la Valle d'Aosta. A questi si aggiunge Torino che, per le ovvie diversificazio-ni della sua situazione e della sua pro-blematica, male si può ricondurre al di-scorso unitario ed al tentativo di omo-geneizzazione delle presenti note. Salvo errori e completamenti, si può ritenere che sostanzialmente negli altri Comuni della regione l'approccio ai problemi dei rispettivi centri storici non abbia finora prodotto apprezzabili indi-cazioni operative, anche se non manca-no spesso ricerche comanca-noscitive di grande valore e profondità. D'altra parte, an-che nei 12 Comuni censiti, ancora assai scarsi sono i risultati propriamente ope-rativi: uno di essi è ancora agli studi preliminari, altri 5, pur avendo conclu-so progetti di Piano per il centro sto-rico, non li hanno ancora convertiti in precise decisioni amministrative. Questa osservazione rimanda cosi alla situazione urbanistica generale dei Co-muni del Piemonte e della Valle di Aosta, poiché, in definitiva, è agli stru-menti urbanistici generali (PRG o P. di F.) che è tuttora affidata la salvaguardia e la disciplina dei centri storici. A que-sto riguardo va ricordato che i Comuni provvisti di strumento urbanistico re-golarmente approvato sono tuttora una esigua minoranza: in Piemonte, circa 40 dotati di PRG (di cui peraltro 12 anteriori alla L. 765 e pertanto supe-rati dalla successiva disciplina

urbani-stica) e quasi 400 dotati di P. di F. (di cui 138 anteriori alla L. 765), su

1209 Comuni.

Pur considerando i 29 Comuni dotati di PRG adottato e non ancora approvato e i 346 Comuni dotati di P. di F. adot-tato e non ancora approvato, restano 401 Comuni del tutto sprovvisti di strumento urbanistico: 88 di essi sprov-visti anche della cosiddetta « perimetra-zione » (art. 17 L. 765). Per quanto ri-guarda la Valle d'Aosta, si osserva che, dei 74 Comuni della Regione, soltanto 4 hanno un PRG regolarmente appro-vato, 41 hanno un PRG soltanto adot-tato, e 12 sono del tutto sprovvisti di un qualsiasi strumento urbanistico. Se si considera che, in base all'art. 17 L. 765 soltanto i Comuni dotati di PRG approvato possono procedere ad inter-venti, nel centro storico, eccedenti i li-miti fissati dalla L. 765 (e dalla CM 2 8 / 1 0 / 1 9 6 7 ) , appare chiaro che l'ope-ratività nei centri storici delle due Re-gioni è, nella stragrande maggioranza dei casi, sostanzialmente disciplinata dalla stessa L. 765. Non è il caso di ri-levare l'estrema inadeguatezza di tale situazione sia in ordine alla necessità di indispensabili interventi di risana-mento dell'operatore pubblico, sia in ordine alle necessità di una efficace tu-tela e salvaguardia delle strutture sto-riche, che in moltissimi casi non risul-tano neppure riconosciute come tali (o riconosciute in ambiti eccessivamente ri-stretti) dagli strumenti urbanistici o dal-le « perimetrazioni » adottati.

Va peraltro aggiunto che la situazione appare in movimento, anche in relazio-ne alle iniziative assunte dalla Regiorelazio-ne per il controllo e la promozione dell'at-tività urbanistica dei Comuni: i Co-muni che hanno intrapreso o intendono intraprendere studi a scopo operativo sui propri centri storici sono infatti as-sai numerosi in Piemonte.

Con più specifico riferimento ai 12 Co-muni oggetto d'indagine, possiamo nota-re che tutti sono dotati di PRG alme-no adottato, e precisamente:

2 di PRG soltanto adottato, adeguato alla L. 765;

2 di PRG approvato, non adeguato alla L. 765;

4 di PRG approvato, non adeguato alla L. 765 e di PRG soltanto adottato, ade-guato alla L. 765;

4 di PRG approvato, adeguato alla L. 765.

Dei 6 Comuni che sono già approdati a precise decisioni amministrative, due (Cuneo e Mondovi) hanno adottato Pia-ni-quadro (quali Varianti specificative del PRG), quattro (Casale, Collegno, Borgosesia, Ivrea) hanno adottato PEEP in base alla L. 167/865 e PP in base alla L. 1150. Degli altri 6 Comuni, tre (Aosta, Asti, Arona) hanno predispo-sto Piani-quadro associati a PEEP per parti del centro storico, altri due (Alba, Chieri) Piani-quadro associati a Piani particolareggiati.

CARATTERISTICHE DELLE AREE D'INTERVENTO

Va subito notato che, dei 13 casi esa-minati, ben 3 riguardano non i « centri storici » tradizionalmente intesi dei ri-spettivi Comuni, ma altrettanti « bor-ghi operai » in quanto tali riconosciuti e proposti per l'applicazione della L. 27 della Regione Piemonte, che prevede finanziamenti particolari per il recupe-ro di impianti urbani cosi caratterizzati: soltanto nel caso di Casale (il Borgo Ala; si tratta di un « borgo operaio » pienamente inserito, come rione camente differenziato, nel centro stori-co vero e proprio: negli altri due casi (il Villaggio Leumann di Collegno e le case della Manifattura di Borgosesia) si tratta di frammenti semi-urbani sorti in diretta dipendenza di iniziative indu-striali, relativamente staccati dai conte-sti urbani.

Questi tre casi si staccano nettamente, per caratterizzazione storica ed econo-mica e per problematiche operative, da tutti gli altri: essi risalgono infatti al-1 incirca alla protoindustrializzazione piemontese (non senza interessanti pre-supposti seicenteschi nel caso di Casa-le) e presentano una situazione

socio-economica caratterizzata da un rapporto di relativa emarginazione e dipenden-za rispetto al contesto urbano e terri-toriale e da un accentuato declino de-mografico e sociale.

In tutti gli altri casi, invece, gli inter-venti riguardano aree urbane che hanno esercitato o tuttora esercitano un ruolo « centrale » nell'organizzazione delle città e del territorio. In 5 casi (Alba, Aosta, Asti, Ivrea, Mondovi'/Breo) si tratta infatti del « cuore » di città di no-tevole rilievo per la dinamica territo-riale, sedi di comprensorio (e, per due di esse, di provincia) di distretto sco-lastico, ecc. È interessante osservare che, a questo primato e a questa vitalità del centro storico, nei casi considerati, non corrisponde una situazione altrettanto positiva sotto il profilo sociale e demo-grafico: in tutti i casi si registra infatti un andamento demografico negativo e una qualificazione socio-economico-cul-turale tendenzialmente bassa nei con-fronti del contesto. Soltanto a Ivrea (non a caso la città con più accentuati segni di articolazione urbana) si segna-lano parti del centro più qualificate so-cioeconomicamente e più stabilizzate sotto il profilo demografico. Negli altri 5 casi (Chieri, Arona, Cuneo, Fossano, Mondovi'/Piazza) ci si trova invece in presenza di parti della città che, sebbe-ne tuttora fortemente caratterizzate ed attrezzate, vedono il proprio ruolo con-teso o sovrastato da quello di altri poli urbani sviluppatisi in epoca più recente. In generale, questo implica un certo de-clino ed una certa devitalizzazione che trovano riscontro nel declino demogra-fico e nel degrado socio-economico-cul-turale (particolarmente accentuati nel caso di Cuneo).

I campi d'intervento qui considerati, coprono quindi, con l'eccezione dei 3 casi considerati di « borghi operai », i nuclei più antichi e più tradizionalmen-te « centrali » dei rispettivi Comuni. La caratterizzazione storica abbraccia di-verse epoche storiche, dal Medioevo al secolo scorso, con una presenza pres-soché costante delle testimonianze ba-rocche.

Nell'insieme, si tratta di parti relativa-mente « dense » degli aggregati urbani.

Esse incidono infatti solo per lo 0 , 6 % sulla superficie territoriale dei rispettivi Comuni, ma per l'I 1,8% sulla corri-spondente popolazione (densità media di 116 ab./ha). Soprattutto, si tratta di parti ancora fortemente attrezzate per l'erogazione delle principali funzioni urbane: a questo riguardo, la loro in-cidenza media sui rispettivi contesti co-munali può essere valutata attorno al 4 0 % , percentuale destinata a salire qua-lora si considerassero le funzioni urba-ne di maggior livello.

Quest'ultima osservazione suggerisce qualche riflessione sull'importanza stra-tegica che i centri storici su cui si sta verificando l'attenzione degli Enti locali rivestono nell'ottica regionale.

Occorre infatti rilevare che i 12 Comuni qui considerati appartengono tutti, non certo a caso, al novero delle 30-40 città di piccola e media taglia che rappresen-tano, com'è noto, nel contesto regionale i fondamentali poli di supporto per il riequilibrio territoriale e il rovescia-mento dei tradizionali meccanismi di crescita della Regione. La dimensione demografica media dei 12 Comuni con-siderati è di 37.000 abitanti (varia da

16.000 a 80.000) e, nel complesso, essi incidono per circa il 10% della popo-lazione regionale: la loro incidenza sul-l'offerta di servizi è assai più elevata, poiché si può stimare attorno al 13%. Il significato, quindi, delle iniziative qui esaminate, sui 12 centri storici, in una ottica regionale non va sottovalutato, anche perché esso è destinato a raffor-zarsi con le iniziative in corso, che, a quanto sembra, riguardano in primo luogo gli altri centri di media taglia della Regione (Alessandria, Saluzzo, Bra, Vercelli, Ciriè, ecc.).

La rilevanza che le iniziative in corso sui centri storici secondari della Regio-ne possono assumere in vista degli obiet-tivi primari della programmazione eco-nomica e sociale conferma l'importanza delle connessioni fra le diverse proble-matiche locali e rende non più procra-stinabile l'urgenza di un coordinamento degli studi e delle iniziative di pianifica-zione. Tale esigenza riguarda in partico-lare la metodologia d'analisi, di piani-ficazione e d'intervento.

METODOLOGIE E STRUMENTI PROPOSTI

La metodologia d'analisi delle specifiche realtà locali, nei 13 casi esaminati, è senza dubbio assai eterogenea. Ciò può essere posto in relazione sia con la ete-rogeneità delle diverse realtà locali, sia con il diverso livello d'esplicitazione degli obiettivi e delle finalità degli studi e dei piani. In qualche caso, infatti, gli obiettivi dei piani sono immediatamente identificati nel quadro delle finalità ge-nerali dell'azione pubblica per i campi d'intervento (salvaguardia sociale e / o storico-ambientale, recupero del patri-monio edilizio, riequilibrio dei servi-zi, ecc.,...) in altri si situano in posi-zione preliminare e strumentale rispetto a quelle (adeguamento normativo, defi-nizione delle modalità e delle tipologie d'intervento, ecc.), come risulta dalle allegate sintesi.

La complessità dei problemi di un'omo-geneizzazione e un coordinamento delle esperienze è tuttavia dimostrata dal fat-to che, in quasi tutti i casi, le analisi si sono sviluppate in ambiti interdiscipli-nari o multidiscipliinterdiscipli-nari, richiedendo per lo più, oltre all'apporto dell'urbanista, quello del sociologo, dello storico, del-l'economista, ecc. È interessante rileva-re che tale esigenza è stata sentita in modo particolare per i piani relativi ai « borghi operai », nonostante l'esiguità degli ambiti territoriali e la modestia de-gli impianti urbanistici e architettonici coinvolti.

Sul piano più propriamente operativo, si registra qualche maggior concordan-za. Lo strumento della L. 167 e 865 (PEEP) è previsto, con maggior o minor rilievo, da tutti i piani e progetti di piano. Esso è, ovviamente, lo strumento esclusivo per i piani relativi ai « borghi operai » (Casale, Collegno, Borgosesia): com'è noto, infatti, i finanziamenti ac-cordati per tali interventi in base alla L. 27 della Regione erano subordinati al loro inquadramento in PEEP ex Leg-ge 167. Vale tuttavia la pena di notare che almeno in uno dei 3 casi (Casale-Borgo Ala) è stata premiata l'opportu-nità di istituire, nell'ambito PEEP, for-me di collaborazione « convenzionata »

dei piccoli proprietari locali all'attua-zione del Piano.

Altro elemento che accomuna le espe-rienze esaminate è il rifiuto di quell'at-teggiamento che aveva portato sempre, nell'ottica della L. 1150, a prefigurare l'obbligo dei Piani particolareggiati pre-ventivi, con successivi incontrollabili rinvìi del momento esecutivo. Accanto ai Piani particolareggiati obbligatori (per ambiti individuati) ed ai PEEP ex L. 167, è di regola riconosciuto uno spazio per interventi pubblici diretti (per i servizi, per le case-parcheg-gio, ecc.) e uno spazio per interventi privati « convenzionati ». È da notare che quest'ultima strada (l'intervento privato convenzionato col Comune, che ne fissa non solo i termini fisico-funzio-nali, ma anche quelli sociali e di gestio-ne) è stata prefigurata, nei piani esami-nati, prima del varo della L. 10 del 27-1-1977. Al contrario, l'ipotesi di in-terventi privati non convenzionati (L. E. ordinarie) non è ammessa in nessuno dei piani esaminati (tranne quello di Mondovì/Breo).

Del tutto carente, allo stato attuale delle cose, la parte più propriamente esecuti-va. Soltanto in 3 casi esiste un piano finanziario, e soltanto in 4 casi il

finan-ziamento è già stato assicurato, per un

totale di circa 3300 milioni, una somma assolutamente irrisoria rispetto ai fabbi-sogni determinati nell'insieme dei piani stessi. Anche i problemi della gestione non sembrano a tutt'oggi adeguatamente affrontati con quel rinnovamento delle strutture amministrative (uffici di gestio-ne urbanistica opportunamente attrez-zati, strutture dipartimentali, ecc.) e delle strutture partecipative, che sono certamente condizione irrinunciabile per una efficace politica di recupero dei centri.

CONSIDERAZIONI

Nel documento Cronache Economiche. N.005-006, Anno 1977 (pagine 54-57)