5-6CRgnfiCHE
""Economia*
CAMERA DI C O M M E R C I O INDUSTRIA ARTIGIANATO E A G R I C O L T U R A DI T O R I N O - S p e d i z i o n e in a b b . p o s t a l e (IV gr.) / 7 0 - 2° s e m e s t r e
* I COMPRENSORI DEL PIEMONTE • LE PRINCIPALI BANCHE PIEMONTESI • I PIANI ZONALI: MITO
Sognando
California...
Li chiamano i 'nuovi pionieri".
Loro'.'Gli imprenditori" Gente che va nella direzione
che si è scelta.
Noi. "La Cassa di Risparmio di Torino". Gente che
crede in chi va e fornisce i mezzi.
• APERTURA DI CREDITO / D M U T U I CHIROGRAFARI E • FIN DATA - SOCI ETÀ DI SERVIZI PRESTITI CHIROGRAFARIE FONDIARI (SETTORE IMMOBILIARE/ CAMBIARI /CASTELLETTO • LEASING MOBILIARE E INFORMATICA/LEASING) • FINANZIAMENTI A MEDIO IMMOBILIARE ^SERVIZIO REUTER (PER LA
TERMINE (MEDIO CREDITO • FACTORING CONOSCENZA ISTANTANEA PIEMONTESE) ^SERVIZIO ESTERO DELLE QUOTAZIONI DEI CAMBI • FINANZIAMENTI AGEVOLATI • SERVIZIO BORSA NEL MONDO)
PER L'ARTIGIANATO E L'AGRICOLTURA
Gente che insieme crea, conquista, espande,
migliora la qualità della vita.
CASSA DI RISPARMIO
DI TORINO
200Sportelli in Piemonte e Valle d'Aosta?
J ^ j i h a n n o chiamati pionieri. Hanno e r e t t o città, stadi e i m p r e s e
monumentali. Hanno cominciato con carri di legno, e s u d o r e di cavalli. Hanno cominciato m e t t e n d o un p i e d e d o p o l altro verso occidente
s o g n a n d o California Hanno unito i loro oceani con nastri di ferro. Hanno cominciato con a c c e t t e ed abeti,
chiodi e mazze. Hanno cominciato
In questo paese di montagne
dove trasportare e muoversi è più difficile
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La Fiat Campagnola, il fuoristra-da a"dimensionealpina".è una vera "arrampicatrice", con la capacità di superare pendenze del 100%. Le sospensioni indi-pendenti sulle quattro ruote e la doppia trazione ne fanno il vei-colo Ideale per i collegamenti rapidi sui terreni accidentati
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aamn
CENTRO REGIONALE PER IL C O M M E R C I O ESTERO
DEL PIEMONTE
Costituito dalle Camere di Commercio del Piemonte in collaborazione con le associazioni
degli imprenditori piemontesi
IL CENTRO REGIONALE
PER IL C O M M E R C I O
ESTERO
è stato costituito per aiutare gli operatori a risolvere TUTTI i problemi connessi all'esportazione: commerciali, doganali, valutari, assicurativi, giuridici, finanziari, ecc.
L'assistenza è fornita sia con iniziative generali di INFORMAZIONE E FORMAZIONE, sia con iniziative specifiche di CONSULENZA e PROMOTION.
A) I n f o r m a z i o n e
Il Centro intende sopperire alla sempre maggiore necessità di informazioni da parte delle aziende su normativa italiana, normativa estera, notizie commerciali tramite:
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• Comunicazioni scritte agli utenti secondo necessità ed esigenze espresse e registrate in apposito schedario.
• Riunioni su temi generali o specifici (incontri su normativa italiana,
giornate di incontri con esperti di Paesi esteri, presentazione di studi di mercato, ecc.).
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Per consentire il costante aggiornamento professionale dei funzionari, il Centro organizza: • Corsi di prima formazione per un approccio
ai problemi dell'esportazione.
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(legislazione doganale, regime delle importazioni ed esportazioni, procedure semplificate,
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• Partecipazioni a mostre e fiere specializzate. • Attività di pubblicità all'estero sui vari canali di informazione, anche tramite inviti in Italia a giornalisti stranieri.
C E N T R O R E G I O N A L E
P E R IL C O M M E R C I O E S T E R O D E L P I E M O N T E - 10123 Torino
C R o n n c H E
E C o n o m i c H E
RIVISTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO
S O M M A R I O
3 I d i s e g n i o l a n d e s i della b i b l i o t e c a r e a l e di T o r i n o G i a n n i S c i o l t a
1 2 E v o l u z i o n e s o c i o - e c o n o m i c a dei c o m p r e n s o r i del P i e m o n t e V i t t o r i o Z i g n o l i
28 Le principali b a n c h e p i e m o n t e s i E n r i c o O r s i n i
3 2 Piani zonali: mito o r e a l t à ? M a r i a F e r r a r o t t i
36 C e n t r o s t o r i c o , città, r e g i o n e . C r o n a c a di un c o n v e g n o * * *
41 C e n t r o s t o r i c o , città, r e g i o n e . C o n t e n u t i di u n a m o s t r a A d e l e S c r i b a n i
5 0 C e n t r o storico, città, r e g i o n e . D o c u m e n t a z i o n e sui piani e le p r o p o s t e o p e r a t i v e per i centri storici del P i e m o n t e e della Valle d ' A o s t a * * *
53 C o n s i d e r a z i o n i sul m a n a g e m e n t A l b e r t o Russo F r a t t a s i
56 Il c o s t o dei rifiuti G i a n m a r i a B a i a n o
63 A l c u n e c o n s i d e r a z i o n i sull'evolversi della diplomazia nella c o m u n i t à i n t e r n a z i o n a l e o d i e r n a G i u s e p p e P o r r o
68 I partiti e l'Europa M a r i t a C o l o m b a n o
7 0 Un p o ' di storia delle università a r t i g i a n e a T o r i n o Piera C o n d u l m e r
78 Visita al m u s e o d e l l ' a u t o m o b i l e di T o r i n o A l f o n s o B e l l a n d o
87 Vinincontri, ossia u n a m a n i f e s t a z i o n e c h e p u ò a v e r e s u c c e s s o B r u n o C e r r a t o 89 Tra i libri
00 Dalle riviste
Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni d e b b o n o essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli d i p e n d e dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero d e l l ' A u t o r e e non i m p e g n a n o la Direzione della rivista né l ' A m m i n i s t r a z i o n e camerale. Per le recensioni le pubblicazioni d e b b o n o essere inviate in duplice c o p i a . É vietata la riproduzione degli articoli e delle n o t e senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, a n c h e se n o n pubblicati, n o n si resti-tuiscono.
Editore: Camera di C o m m e r c i o Industria Artigianato e Agricoltura di T o r i n o .
Presidente: Enrico Salza
Giunta: D o m e n i c o A p p e n d i n o , M a r i o Catella, Giuseppe C i n o t t o , R e n z o G a n d i n i , Franco
G h e d d o , Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Z a t t o n i . Direttore responsabile: Giancarlo Biraghi
Vice direttore: Franco Alunno Redattore capo: Bruno Cerrato Impaginazione: Studio Sogno
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura e U f f i c i o Provinciale Industria Commercio e Artigianato
Sede: P a l a z z o degli Affari
I DISEGNI OLANDESI
DELLA BIBLIOTECA REALE
DI TORINO
Gianni Sciolta
La Biblioteca Reale di Torino oltre a una ricchissima raccolta di disegni di scuola italiana, possiede pure una col-lezione di disegni di scuola straniera. Essa è costituita da oltre quattrocento fogli di artisti di varie nazioni europee: olandesi, fiamminghi, tedeschi, francesi, svizzeri, spagnoli e inglesi. La parte più rappresentativa dell'intera raccolta è quella con i « portefeuilles » dei maestri dei Paesi Bassi del Nord. In questa, il nucleo più raro e attraente è formato dai disegni di Rembrandt van Rijn (1606-1669) e dalle svariate copie e de-rivazioni di altri suoi originali. I disegni autografi di Rembrandt conservati a Torino sono quattro. Pochi se confron-tati con quelli di altre collezioni (Parigi, Amsterdam, Londra, Berlino per esem-pio). Molti se studiati nel contesto del collezionismo italiano: sporadici fogli rembrandtiani si incontrano solo a Fi-renze, Venezia e Napoli. Due di questi originali raffigurano temi religiosi: la
Adorazione dei Magi e la Parabola dei Vignaioli. Gli altri due sono invece di
soggetto profano: Salice mozzo e Busto
di imperatore romano. I primi
apparten-gono stilisticamente alla fase iniziale della maturità dell'artista e cioè al
1643-1646 (la celebre Ronda di notte è del 1642). I seguenti risalgono invece al periodo successivo, 1648-50, quando Rembrandt sta entrando in un momen-to difficile della sua esistenza: inizia la parabola discendente della sua fortuna economica ed è travagliato da penose vicende familiari. Legato a questi quat-tro originali è anche un foglio parzial-mente autografo, che raffigura Pietro e Giovanni risanano lo storpio alla porta
del tempio (Atti, III, 1-11). Questa serie
di disegni rembrandtiani collezionati a Torino, esemplifica assai bene uno degli aspetti centrali della sua poetica: quello religioso. Nella produzione di Rem-brandt infatti — (sia pittorica che gra-fica) — ricorre più volte il tema reli-gioso. Gli studiosi che si sono occupati di questa componente nell'opera del leidese, hanno rilevato che le fonti ispi-ratrici sono i testi biblici canonici e anche gli Apocrifi. L'artista però tra-scura di preferenza gli episodi apocalit-tici e di occulto significato teologico. Al contrario, come ben dimostrano i due Primi disegni di Torino condotti a
pen-na con inchiostro bruno acquerellato, sceglie abitualmente episodi facilmente comprensibili. Da questi trae lo spunto per un discorso poetico prontamente accessibile, sempre commisurato sui mo-tivi dell'esistenza umana.
Questa dimensione del linguaggio espres-sivo rembrandtiano ha condotto alle in-terpretazioni più diverse sugli orienta-menti ideali e religiosi . dello stesso artista. Per un verso si è escluso che Rembrandt abbia aderito alla chiesa riformata calvinista. Il calvinista infatti ha una visione assolutistica e rigida del-la storia umana e considera il mondo del Vecchio Testamento come un pe-riodo oscuro dell'umanità. Per
Rem-brandt invece sia il Vecchio che il Nuo-vo Testamento sono due momenti al-trettanto importanti e validi a cui rife-rirsi per raccontare le vicende dell'uomo e della sua storia. Per altri motivi si sono invece affacciate le ipotesi che Rembrandt sia statò molto vicino agli ambienti ebraici e anabattisti. Entrambe le ipotesi sono suggestive. Esistono da un lato molti documenti che provano i contatti di Rembrandt con l'ambiente rabbinico di Amsterdam. Altri dati con-creti inducono ad avvicinare la sua concezione umanissima della vita e della storia con quella umanitaria di Menno
Rembrandt. Parabola dei Vignaioli.
Simons, l'esponente principale degli ana-battisti olandesi. Entrambe queste teorie risultano però in definitiva di difficile dimostrazione. Allo stato attuale delle ricerche possiamo limitarci soltanto alle seguenti osservazioni. L'ambiente cul-turale religioso dei Paesi Bassi del Nord all'inizio del Seicento è molto diverso da quello degli altri paesi europei, a cominciare dai Paesi Bassi del Sud. L'Olanda in questo periodo è sede d'in-contro delle dottrine più diverse, nes-suna delle quali prevale sull'altra dive-nendo dottrina di stato. Ospita transfu-ghi e perseguitati da diversi paesi e ali-menta un dibattito aperto e talora anti-conformista sul significato della vita e della realtà (si pensi a Cartesio, Spinoza e Hobbes). Al contrario gli altri paesi europei sono dominati esclusivamente dall'ortodossia cattolica, che diventa religione dello stato. Questa diversa e contrastante posizione teoretica si ri-flette immediatamente sulle arti figura-tive. Nei Paesi Bassi del Sud invece l'arte figurativa è mezzo espressivo al servizio dell'ideologia dominante, per coinvolgere e persuadere, attraverso una struttura retorica il fruitore (che è an-che fedele). In Olanda invece, la diver-sa problematica religiodiver-sa stimola il di-scorso figurativo a calarsi più da vicino nel problema umano e reale, al di là di una strumentalizzazione immediata dei mezzi iconografici e linguistici. In questa prospettiva va intesa anche la
Rembrandt. Salice mozzo presso la riva
di un corso d'acqua.
ricerca e l'utilizzazione delle fonti reli-giose da parte di Rembrandt. Per via di altre testimonianze apprendiamo che lo scopo ultimo della sua indagine figurata tendeva precipuamente a scoprire la realtà delle « emozioni interiori », cioè la parte più intima e recondita della sfuggente natura umana. E a questo fine utilizzava il patrimonio letterario della tecnica fisiognomica (nella ricerca della espressione dei moti dell'animo). Sor-geva il suo linguaggio innovatore e per-sonale, dove all'indifferenza per i valori di perfezione e delle regole formali del bello, si sostituiva una preferenza per la definizione formale istantanea. Questa trovava nel mezzo tecnico grafico (dise-gnativo) la sua possibilità espressiva più immediata.
Nel travaglio culturale degli anni 1648-1650 sorgono gli altri due autografi torinesi: II tronco di salice e II busto di
imperatore romano. Al linearismo
cur-vato ed ampio, pausato in nitidi e agili segni, segue nel fare grafico rembrand-tiano di questo periodo, una tendenza ad una concentrazione formale più ser-rata e una saldezza costruttiva più mar-cata. Il tronco di salice va inserito nella serie di studi di Rembrandt per la com-posizione del S. Girolamo in preghiera, alla base di un robusto e nodoso tronco d'albero. Collocato nella elaborazione di queste opere anche il tronco di Torino cessa dunque di avere un significato di puro pezzo naturalistico, per assumerne invece ancora uno moralistico religioso. Già nell'iconografia nordica cinquecen-tesca la tematica del tronco di salice in-fatti (associata con S. Gerolamo) è ele-mento di contrapposizione al tronco della croce. Il suo simbolismo evidente è quello di morte (contrapposto a quello della vita-croce). Sorto intorno al 1650, il busto di imperatore romano rinvia a sua volta ad un altro campo d'indagine di Rembrandt: il mondo classico. Rem-brandt si accosta in vario modo al mon-do classico: ispiranmon-dosi ai miti, alle allegorie, agli episodi storici, ai semplici oggetti. Qui nel disegno di Torino il tema ispiratore è un busto antico, di età romana: forse si trattava di un'effigie di Giulio Cesare. Com'è noto Rembrandt possedeva numerose sculture antiche nel-la sua collezione. Questa aveva il carat-tere tipico delle Kunstkammern
nordi-Allievo di Rembrandt (con correzioni dei maestro). Pietro e Giovanni risanano io storpio alla porta dei tempio.
che. A una sezione di curiosa e di
arti-ficialia (oggetti più disparati dalle pietre
preziose agli animali imbalsamati) univa una parte dedicata ai dipinti, alle scul-ture, alle incisioni. Nella prima gli og-getti raccolti avevano un carattere sim-bolico, taumaturgico, magico; nella se-conda avevano il significato di « exem-plum » figurativo, didattico e linguistico. Il riferimento al mondo culturale antico classico, esemplificato da quest'ultimo disegno, ha per Rembrandt un valore preciso. Rembrandt riconosce nei mo-delli ai quali si ispira (che oltre ai clas-sici sono gli italiani del rinascimento i testi gotici e fiamminghi) un paradigma formale e compositivo ormai largamente sperimentato. Il rapporto dell'artista con queste sue fonti non si esaurisce però nella prassi imitativa dei medesimi, ma si fonda sul concetto della « aemu-latio ». Questo, rilanciato da alcuni letterati contemporanei a Rembrandt (Franciscus Junius, Philip Angel, Joost van den Vondel tra gli altri) comportava nell'operazione artistica il superamento di quei termini di confronto e di par-tenza, per un vagheggiamento ideale espressivo diverso e ancora più elevato. Tra i disegni, che come si è detto in precedenza, non sono interamente auto-grafi, è alla Reale un foglio con II
mira-colo di S. Pietro. Il disegno è importante
Ferdinand Boi. Abramo visitato dagli angeli.
con Rembrandt a partire dal 1633-1635 e fino al 1640. Dopo questa data e spe-cialmente nel quinto decennio del Sei-cento si specializzò nel ritratto e nella decorazione di palazzi pubblici (di cui diede molte prove ad Amsterdam e a Leida). Il disegno che gli si attribuisce a Torino raffigura Abramo visitato dagli
angeli. È un foglio nello stile tipico di
questo artista intorno al 1645-1646. Il tracciato lineare si dipana « a matassa »
verso un effetto scenografico: la tensio- ,
__ x „ . T,. mcolaes Maes.
ne e ancora rembrandtiana, ma aperta Presentazione a! tempio.
a una eleganza involuta e squisita, sot-tolineata dal segno elissoidale e dai va-lori chiaroscurali e cromatici voluta-mente assaporati. Nicolaes Maes (1634-1693) proviene come Ferdinand Boi dalla cittadina di Dordrecht. Approda allo studio di Rembrandt intorno al 1648 e ritorna al proprio paese nel 1653. Verso il 1660-65 compie un viag-gio ad Anversa per studiare i fiammin-ghi. Alla Reale si conservano alcuni fogli avvicinabili alla produzione grafica di Maes, che nella fase rembrandtiana si caratterizza per una impetuosa e den-sissima brevità formale e per una vigo-rosa e balenante sinteticità, protesa ver-so una semplificazione progressiva delle forme. Tra questi disegni scegliamo la
Presentazione al tempio che non certo
stranamente ha ricevuto in passato attri-buzione a Rembrandt. L'opera, che si pone nella produzione di Maes intorno al 1655, è svolta con un segno balenante che ferma le immagini inquiete e mo-struose evocandole in uno spazio spo-glio ed essenziale, da un mondo fanta-stico e primigenio. Lambert Doomer infine (1624-1700) fu allievo di Rem-brandt verosimilmente intorno al 1644. Due anni dopo intraprese un lungo viag-gio attraverso la Francia che descrisse attentamente, con spirito da geografo, in numerosi e documentati fogli di tac-cuino. Anche il Paesaggio conservato a Torino fa parte di questa serie. È un disegno toccante, dal segno morbido e allagato in un'aria densa e colorata, che ricrea un clima melico di intimità quasi fuggevole.
propon-Gerard De Lairesse, Offerta e sacrificio a Bacco,
gono la figurazione di un'altra « realtà », altrettanto valida, ricorrono sia ad ele-menti metaforici colti e letterari, sia ad elementi naturalistici, elaborati con l'aiuto di repertori scientifici e di nuovi strumenti (come il telescopio invertito). Il carattere allegorico dell'opera d'arte olandese è testimoniato anche concreta-mente dalla continua ispirazione delle opere d'arte figurativa alla letteratura degli emblemi. La letteratura degli em-blemi sorge durante il manierismo. Con-siste in una vasta produzione erudita di trattati, repertori in varie lingue, che hanno lo scopo didascalico di svolgere e classificare, con l'ausilio di opportuni esempi figurati (incisioni) concetti amo-rosi, politici e morali. Nel Seicento eb-bero enorme diffusione specialmente nei Paesi Bassi. Qui le edizioni di emblemi, a confronto di altri paesi europei, figu-rano al primo posto. Tra i trattati di emblemi che nei Paesi Bassi ebbero for-tuna presso gli artisti, possiamo ricorda-re quelli di Daniel Hensius (.Emblemata
amatoria, Amsterdam 1600), di Jacob
Cats (Spiegel vari den Ouden ende
Vieuwen Tijdt, L'Aia 1632); di M . Z .
Boxhorn (Emblemata, Leida 1635); di lohan de Brune (Emblemata, Amster-dam 1624) e di f. Barbonius (LVIl
Morale Sitine, Amsterdam 1641). La
Polisemanticità dell'opera d'arte olan-dese del XVII secolo che ne deriva, tro-va conferma nelle fonti storiche
del-1 epoca e si esplicita nell'uso ben
calcola-Cornelis Vari Poeienburgh, Scena mitologica.
to dei cosiddetti « generi » artistici. Tra le fonti possiamo ricordare l'affermazio-ne categorica di un autore molto in voga, nell'Olanda meridionale di metà secolo, il padre Adriaan Poirtes, il quale dichiara che gli uomini del suo tempo danno delle opere d'arte giudizi contra-stanti e interpretazioni diverse tra di loro. Anche Samuel van Hoosgstraten, che si forma nello studio di Rembrandt e che nel 1641 pubblica a Middelburg il trattato intitolato Introduzione allo
stu-dio avanzato dell'arte della pittura o il mondo visibile, ritorna più volte su
que-sto aspetto dell'opera d'arte. Se appun-tiamo poi la nostra attenzione al pro-blema dei « generi », adoperati dagli artisti olandesi del XVII secolo, notere-mo che la loro scelta coincide con la diversità dei messaggi e dei valori che essi desiderano trasmettere. Dai tratta-tisti i generi sono discussi secondo un ordine gerarchico connesso con l'imtanza dei significati di cui si fanno por-tatori. Sulla traccia dei precedenti teo-rici italiani (il marchese Giustiniani per esempio) nel trattato di Hoogstraten già ricordato, al primo posto figura cosi la pittura di « storia » (comprendente la mitologia e la storia biblico-religiosa). All'ultimo, dopo il paesaggio e la natura morta, il ritratto. Attraverso i disegni olandesi conservati alla Reale possiamo allora seguire questa ricerca.
Pochi sono gli artisti rappresentati nella collezione torinese che trattano il tema
« storico ». La tematica storica era adot-tata dai pittori olandesi del seicento in composizioni commemorative, utilizzate in ambienti di rappresentanza. Spesso queste composizioni usavano il soggetto mitologico o biblico religioso, che face-va riferimento ad avvenimenti storici contemporanei. Nell'ambito dei disegni storici conservati alla Reale, oltre al gruppo dei disegni rembrandtiani prima ricordati, citiamo alcuni fogli di impron-ta accademico-classicistica. Tra questi sono un 'Offerta e sacrificio a Bacco di Gerard De Lairesse; una Scena
mitolo-gica di Cornelis van Poeienburgh e infine
una Latona che trasforma in rane i
pa-stori liei di Willelm van Mieris. Il
fo-glio di Lairesse (1640-1711) è databile al 1680 circa al momento cioè in cui il pittore di Liegi supera l'influsso di Quel-linus e assume un carattere classicista. Di gusto arcadico il disegno di Poeien-burgh (15957-1667), nel genere delle sue opere del periodo romano (l'artista di Utrecht fu in Italia nel 1617 e si fer-mò sino al 1620). Divertente infine la traduzione figurata del passo tratto dalle
Metamorfosi di Ovidio dal pittore di
Leida van Mieris (1662-1747), probabil-mente della sua attività tarda
(1690-1700 ca.).
La categoria del paesaggio è certamente una delle più sfruttate nel repertorio degli artisti dei Paesi Bassi del Nord durante il Seicento.
XVII la « natura » esterna è rivelazione divina. Lo esprime chiaramente Con-stantijn Huygens quando dice che « La bontà del Signore si manifesta in ogni duna ». In sostanza, come si apprende anche da Jacob Cats, il paesaggio e i fenomeni naturali possono essere occa-sione di utili insegnamenti morali. D'al-tro canto, il paesaggio, proprio per que-sto suo carattere, è per lo più un genere costruito in studio e non « d'après na-ture ». Karel van Mander, il trattatista fiammingo che pubblica nel 1604 un importante « Libro della pittura », de-scrive esplicitamente il metodo del pae-saggio cosiddetto « moralizzato », frutto di un vero e proprio montaggio intellet-tualistico di elementi topografici diversi a cui l'artista associa determinati signi-ficati. Tra i disegni di paesaggio conser-vati alla Biblioteca Reale, si oscilla da esempi manieristici ad altri considerati « classici ». Ai primi si riferisce quello di Paulus van Vianen (1572-1613/14), l'artista che compie numerosi viaggi nel Tirolo allo scopo di rilevare nei suoi taccuini le « vedute » alpine. Nella schiera dei secondi, si riferiscono inve-ce le Case dirute e baracche di Esaias van de Velde (1590-1630) e i numerosi esemplari di Jan van Goyen
(1596-1656). Vero fondatore del paesaggio « realistico » olandese, Esaias, attivo ad Haarlem (dove si era formato con Jan van Velde) Amsterdam e L'Aia. Con Esaias collabora ad Haarlem nel
1615-1616, Jan van Goyen, la cui visione paesistica, come si può osservare dagli esempi della Reale (alcuni dei quali datati) si presenta come intessuta sui registri della nostalgia, ottenuta per mez-zo di un sincopato di vibrazioni lineari e di trasparenze atmosferiche protoim-pressionistiche, di effetto singolare. Tra i disegni di paesaggio conservati alla Reale, meritano poi speciale menzione quelli dei pittori olandesi che hanno soggiornato in Italia. Innanzi tutto quelli della prima generazione, attivi cioè nel decennio 1630-40, fra cui Bar-tholomaeus Breenbergh (1599
ca.-1655-1659, che fu a Roma dal 1619 al 1629); Herman van Swanevelt (1600 ca.-1655; a Roma ai primi del 1640); e Jan Both (1618 ca.-1652, in Italia dal 1637 al 1641). Nel gruppo dei maestri che appartengono invece alla seconda generazione, spiccano i fogli di Nicolaes Berchem (1620-1673; a Roma dal 1642 al 1646). La semplicità rustica e la cap-pricciosa animazione che vibra nelle raffigurazioni pastorali di Berchem,
ap-ln alto a sinistra:
Esaias Van de Velde. Case dirute e baracche.
In alto a destra:
Bartholomaeus Breenbergh. Rudere sulla sommità di un crinale.
Sopra:
Jan Both,
In alto:
Nicolaes Berchem, Armento in cammino presso un paese.
Sopra:
Abraham Storck. Caccia aita balena.
pare qui esemplificata da alcuni fogli collocabili tra il 1650 e il 1660, quando il suo segno si fa più guizzante e sciolto. Nell'ambito del genere paesistico, un posto particolare occupa la raffigurazio-ne raffigurazio-nel mare e le cosiddette « mariraffigurazio-ne ». Il mare costituisce per il popolo olan-dese uno degli aspetti nazionali essen-ziali ed insostituibili. « Noi siamo soliti vedere nel mare e nella navigazione — scrive il grande storico olandese Johan Huizinga — il primo e più im-portante fattore dell'eccezionale; svilup-po di questo territorio. E a ragione. Quando le fonti storiche cominciano a parlare di queste regioni, fin dal primo momento parlano anche della popola-zione marinara (...). È superfluo descri-vere questo sviluppo della navigazione; esso dipende direttamente dalla posi-zione geografica dell'Olanda, situata di fronte all'Inghilterra e serrata tra la Germania e la Francia settentrionale (...) ».
Alla Biblioteca Reale di Torino sono presenti alcuni disegni dei maggiori spe-cialisti di « marine » attivi in Olanda nel secondo Seicento, che costituiscono ad Amsterdam una vera e propria scuo-la: Willem van de Velde II (1663-1667), Ludolf Bakhuysen (1631-1708), Pieter Coopse (1668-1677) e Abraham Storch (1635 ca.-1720 ca.).
Andries Both.
La pittura di « genere » rivolta a illu-strare nei suoi aspetti più diversi la vita attiva e umana, ebbe la sua prima definizione nell'Essai sur la peinture di Diderot (1796). Tra i disegni alla Reale, che in questa categoria si possono anno-verare, sono da segnalare specialmente quelli di Andries Both (Crocchio di
vil-lani in un paese) e di Adriaen van
Osta-de (tra gli altri uno spiritoso Ballo di
contadini su di un'aia). Andries Both
(1612 ca.-1641) è attivo in Italia nel-l'ambito dei Bamboccianti dal 1632 al
1641. Il pungente realismo brouweriano delle sue opere di partenza, viene tem-perato in questo disegno, di una misura garbata e di caravaggismo a « metro
ri-dotto». Adriaen van Ostade (1610-1685) allievo ad Haarlem di Frans Hals, ci offre qui una composizione spiritosa nel filone delle popolari
Bauerndarstellun-gen (scene di vita contadina).
La natura morta e soprattutto le com-posizioni floreali sono con i paesaggi tra i temi più diffusi dell'arte olandese del Seicento. I fiori e le nature morte non venivano quasi mai dipinte dal vero ma talora derivati da repertori botanici o di carattere scientifico. Tra questi trat-tati, particolarmente utilizzati dagli arti-sti, sono la Metamorphosis Naturalis di Johannes Goedaert (1617-18 e la
Disser-tatio de generatone et metamorphosibus
(sic) di Maria Sybilla Merian (1679).
Gli elementi delle nature morte ben si prestavano a richiami allegorico-simbo-lici. Il fiore simboleggiava i vari aspetti e momenti della vita umana. Tra gli in-setti, la farfalla, che più frequentemente compare, viene interpretata come il simbolo dell'anima, mentre con gli og-getti inanimati si sottintendevano le alle-gorie del « memento mori ». Alla Reale tra i fogli di questo genere si segnalano alcuni disegni di Jan van Huysum (1682-1742), allievo di Cornelis van Heem e Abraham Mignon.
segna-Nella pagina a sinistra:
Adriaen Van Ostade,
Bailo di contadini su di un'aia.
Accanto:
Jan Van Huysum,
Vaso di fiori su di una mensola.
Gabriel Metsu. Ritratto di vecchia.
lano quelli di G a b r i e l M e t s u ( 1 6 2 9 -1667) di L e i d a , allievo di G e r r i t D o u , di cui p o r t a nel segno l'analisi finissima dei tratti fisiognomici; infine di Jan d e Bray ( 1 6 2 7 c a . - 1 6 9 7 ) , s i c u r o ritrattista di H a a r l e m .
NOTA BIBLIOGRAFICA
I disegni olandesi della Biblioteca Reale di Torino sono stati discussi criticamente in: I disegni di maestri stranieri della Biblioteca Reale di Torino. Catalogo a cura di G I A N N I C A R L O S C I O L L A , Torino 1974. Sui disegni di
Rembrandt conservati a Torino si veda
inol-tre: Rembrandt. Disegni a cura di G I A N N I
C. S C I O L L A , Firenze 1 9 7 6 . Sui singoli artisti
citati si consulti: J . R O S E N B E R G , E . S L I V E , E . H . T E R K U I L E , Dutch Art and Architecture
1600 to 1800. Harmondsworth, 1966. Sui
pro-blemi generali connessi con l'interpretazione della pittura olandese del XVII secolo si ve-da: E . D E J O N G H , Réalisme et réalisme appa-rent dans la peinture hollandaise du 17 siècle, in « Rembrandt et son temp », Bruxelles 1971;
Catalogo della mostra: Betekenissen van
Hol-landsee genrevoorstellingen uit de zeventiende eeuw.tot lering en Vermaak, R i j k s m u s e u m Amsterdam 1 9 7 6 ; J . G . V A N G E L D E R , The
Animal and his « lettres de noblesse », i n « T r e a -sures from the Lugt Collection at the Institut Néerlandais Paris » (Apollo, voi. CIV,
1761 7 7 , 1761 9 7 6 ) , p p . 8 8 s g g . ; E . H A V E R K A M P B E G E -M A N N , The Appearence of Reality. Dutch
Draughtsmen of the golden Age, i n Treasu-res... 1976, cit., p p . 96 sgg.
EVOLUZIONE SOCIO-ECONOMICA
DEI COMPRENSORI
DEL PIEMONTE
Vittorio Zignoli
Nell'anno 1967 l'Unione regionale delle Camere di commercio del Piemonte ha pubblicato nel suo quaderno n. 3 una ricerca dal titolo « Reddito e Consumi nei Comuni del Piemonte nell'anno
1965 ».
Nel settembre del 1976, in adempimen-to alle prescrizioni della legge 11 Giu-gno 1970 n. 4265, il Centro regionale del commercio interno della stessa Unio-ne, ha pubblicato il volume: « Redditi e Consumi nei Comuni e nei Compren-sori del Piemonte nell'anno 1974 ». Mentre il primo studio per la metodo-logia si ispirava soprattutto all'opera del Tagliacarne sulle « 260 aree econo-miche in Italia » edita dall'Unioncame-re, il secondo, ora uscito, per la stima del reddito commercializzabile e del mercato reale si è giovato, sempre nello spirito delle ricerche di mercato e, in particolare, dei redditi territoriali dei quali il Tagliacarne è unanimemente ri-conosciuto l'iniziatore in Italia, di tre metodi originali dovuti: il primo a G. A. Bocca 1 il secondo a G. Manera2
il terzo a G. Biraghi3.
Tale procedimento ha permesso di giun-gere per tre vie diverse al valore più probabile dei parametri ricercati me-diante la media aritmetica dei tre risultati.
Malgrado le differenze di metodo delle due ricerche il confronto diretto fra i risultati ottenuti per il 1965 e per il 1974, ridotti, naturalmente, alla stessa base, può rivelarsi molto istruttivo per la determinazione dello sviluppo econo-mico, positivo o negativo, dei singoli comuni e di particolari zone, come ad esempio i comprensori.
Nel giudicare i risultati va anche tenuto conto delle notevoli variazioni avvenute nei dieci anni sulla utilizzazione dei red-diti delle famiglie. Il paragone permette, comunque, di rilevare, almeno in linea di massima, quali comuni e quali zone abbiano avuto uno sviluppo più o meno positivo, o un ristagno, o un peggiora-mento. Esso potrebbe anche svelare le ragioni probabili dello sviluppo positivo o negativo realizzato, e quali interventi sarebbero consigliabili per ottenere quel riequilibrio economico delle varie zone del territorio che è negli scopi più im-portanti di una razionale programma-zione.
C O N F R O N T O FRA I REDDITI
PRO-CAPITE DEGLI A N N I 1965 E 1974
Per rendere correttamente confrontabili i valori ottenuti mediante le due ricer-che, è anzittutto necessario eliminare le differenze fondamentali esistenti fra essi e cioè:
1) passare, per i dati relativi al 1965, dal valore del prodotto interno pro-ca-pite al costo dei fattori del settore pri-vato (SP) utilizzato allora, al reddito lordo pro-capite al costo dei fattori com-preso quello della pubblica amministra-zione (PA), utilizzato per lo studio del
1974;
2) tradurre i valori in lire correnti 1965 del reddito di quell'anno in lire correnti 1974.
Per questa operazione si è ritenuto cor-retto utilizzare i rapporti ufficiali che emergono dai dati offerti dalle « Rela-zioni Generali annue del Governo al Paese » (Tabelle 1 e 2). Il rapporto del-le lire correnti 1974 a queldel-le 1965 ri-sulta di 1,749. Ne segue che per pas-sare dal reddito pro-capite dello studio pubblicato nel 1967 sui dati del 1965, ai valori corrispondenti in lire correnti 1974, confrontabili cioè coi redditi del 1974, è necessario utilizzare il prodotto
SP + PA 1,749 SP
I C O M P R E N S O R I E IL REDDITO
Come appare dalla Tabella 3 in com-plesso il Piemonte nel decennio 1965-1974 ha avuto un aumento di reddito che, espresso in Lire correnti 1974, va dal 55,3% per il Comprensorio di Ivrea, massimo regionale, al minimo del 13,6% per quello di Asti.
Il reddito pro-capite medio regionale in Lire correnti delle due annate prese in esame è passato da Lire 752.000 nel 1965 a Lire 1.918.000 nel 1974, se però si esprimono i due risultati in Lire 1974 la variazione passa da Lire 1 mi-lione e 413.000 a Lire 1.918.000.
L'aumento reale, nel decennio, del red-dito pro-capite può ritenersi per il Pie-monte del 35-36%.
Superano la media regionale anzitutto il Comprensorio di Ivrea che vanta, co-me già visto, un auco-mento del 55,33% che è il più alto della regione, il che non stupisce se si pensa allo sviluppo che negli ultimi dieci anni ha avuto l'in-dustria nel basso Canavese ed anche all'apporto del turismo locale e di quello
Tabella 1. Reddito lordo pro-capite
provin-ciale per l'anno 1974
Settore Settore Rapporto privato privato Province e pubblico SP + PA SP SP + PA Lire Lire SP Alessandria 279.418 307.440 1,100 Asti 116.798 127.476 1,091 Cuneo 277.475 305.858 1,102 Novara 326.312 351.979 1,078 TORINO 1.821.677 1.929.996 1,059 Vercelli 292.731 314.141 1,075 PIEMONTE 3.114.411 3.336.890 1,071
passante diretto alla Valle d'Aosta e alla Francia.
Seguono, nell'ordine, Alba - Bra col 48,5%, che, col trapasso in corso dal-l'enologia artigiana in quella industriale dei vini di qualità, ha ottenuto notevoli successi; Vercelli, col 45,4% dovuto in parte all'agricoltura di pregio, partico-larmente per la trasformazione in atto della coltivazione, del trattamento e del-la commercializzazione del riso, in for-ma sempre meno artigianale; Torino col 4 1 , 9 % ; Pinerolo nel cui comprensorio è stato registrato negli ultimi anni un notevole incremento industriale e che usufruisce anche di sostanziali apporti del turismo montano, col 38,2%; il Biellese col 36,2% già soddisfacente se si considera la ricorrente crisi dell'indu-stria tessile.
Tabella 2. T r a s d u z i o n e dei valori del r e d d i t o p r o - c a p i t e 1965 in lire c o r r e n t i 1974
N. Comprensori
Composizione percentuale della appartenenza dei comuni
alle province di
Rapporti
Torino celli Ver- Asti vara No- sandria Cuneo Ales- SP Lire 1965 Totali 1 TORINO 94 2 4 1,059 X 1,749
_
1,852 2 Ivrea 100 — — — — — 1,059 X 1,749 = 1,852 3 Pinerolo 100 — — — — — 1,059 X 1,749 = 1,852 4 Vercelli — 90 — 2,5 — — 1,073 X 1,749 = 1,876 5 Borgosesia — 90 — 10 — — 1,073 X 1,749 = 1,876 6 Biella 100 — — — — 1,075 X 1,749 = 1,876 7 Novara — 100 — — 1,078 X 1,749 = 1,885 8 Verbania — 100 — — 1,078 X 1,749 = 1,885 9 Cuneo 100 1,102 X 1,749 = 1,927 10 Saluzzo-Sav.-Foss. — — — — — 100 1,102 X 1,749 = 1,927 11 Alba-Bra — — 1,4 — — 98,6 1,102 X 1,749 = 1,927 12 Mondovi — — — — — 100 1,102 X 1,749 = 1,927 13 Asti — — 100 — — — 1,091 X 1,749 = 1,908 14 Alessandria — — 1,4 — — — 1,100 X 1,749 = 1,923 15 Casale Monferrato — 4 2 — 94 — 1,100 X 1,749 = 1,925gli altri comprensori piemontesi, ma an-che perché, a causa della eccessiva im-migrazione costituita, generalmente, da famiglie prolifiche, la sua popolazione è cresciuta più rapidamente della occu-pazione.
Si osserva che hanno spesso avuto un maggiore sviluppo del reddito unitario quelle zone che nel 1965 avevano un reddito basso, nelle quali la popolazione è rimasta pressoché stazionaria mentre l'industrializzazione locale circonvicina progrediva.
In alcuni casi ha operato favorevolmen-te il miglioramento della viabilità, si veda, ad esempio, l'apporto economico che l'apertura dei due trafori alpini ha assicurato alla Valle d'Aosta.
Sotto alla media regionale del 35,7% di aumento sono rimasti i Comprensori di Cuneo col 31% già discreto, quello di Mondovf, quello di Borgosesia, quello di Asti e i due del gruppo novarese. Dal gruppo cuneese il capoluogo, tenuto conto della zona in gran parte montana, ha ottenuto un discreto risultato col 31%, mentre senz'altro buono è quello di Alba-Bra del 48,5%, bassi sono rima-sti invece quelli di Mondovi (22,5%) e soprattutto di Saluzzo-Savigliano-Fos-sano col 14,7%.
Molto basso sembra anche quello del Comprensorio di Asti col 13,6% la cui industrializzazione è difficile per la
vi-PIEMONTE
cinanza del polo attrattore di Torino, e per il rilievo in buona parte collinare che permette anche un'agricoltura di pregio o di massa soltanto nel settore enologico.
Bassi sembrano anche gli sviluppi dei comprensori alessandrini con Alessan-dria col 16,2% e Casale col 2 5 , 6 % .
1,071 X 1,749 = 1,878
Va però osservato che i due compren-sori avevano già un reddito unitario ele-vato all'inizio del decennio.
Va anche tenuto presente che non sem-pre i risultati numerici corrispondono alla realtà per quanto attiene al tenore di vita dei residenti delle varie zone, come meglio si vedrà in seguito.
Tabella 3. Dati g e n e r a l i g e o - d e m o g r a f i c i dei c o m p r e n s o r i del P i e m o n t e
Comprensori Altitudine „ ,. . sul mare Superficie
LE F A S C E D I REDDITO
Nello studio dell'Unione regionale ap-parso nel 1976, il reddito regionale è stato suddiviso in fasce di reddito. Esse sono dieci, come appare dalla Tabella 4, e vanno da un minimo compreso fra zero e 600.000 Lire di reddito pro-capite della prima fascia, al massimo di 2.201.000 Lire e più della decima, ul-tima, la più alta.
Si nota subito che il reddito medio re-gionale del 1974 in Lire 1.918.000 cade nella terzultima fascia, l'ottava, che va da 1.801.000 a 2.000.000 di Lire. La Tabella 4 facilita l'esame della di-stribuzione dei comuni dei vari com-prensori nelle fasce del reddito regio-nale. Si nota subito come siano pochi i comuni che cadono nella fascia più bas-sa, essi sono infatti 2 per il Compren-sorio di Mondovi, 3 per quello di To-rino, 5 per quello di Saluzzo, e 6 per quello di Cuneo.
Nella seconda fascia, quella che com-prende i redditi unitari da Lire 601.000 a un milione, cade il numero massimo
dei comuni del Comprensorio di Cu-neo (23 comuni cioè il 43,4% di tutti quelli del comprensorio) e del Compren-sorio di Mondovi (27 comuni col 42,5% del totale comprensoriale). Ciò confer-ma che si tratta di comprensori che hanno, sembra, in complesso, un red-dito basso, questo però non è sempre un indizio certo di reddito generale basso perché, in qualche caso, pochi comuni molto popolati, come il capo-luogo, con reddito elevato possono spo-stare verso l'alto il reddito medio del comprensorio. Ciò è avvenuto, ad esem-pio per Cuneo, non però per Mondovi. Nella terza fascia (da 1 a 1,2 milioni di Lire) cade il massimo numero dei comu-ni del Comprensorio di Alba-Bra (26 comuni, il 34,3%).
Nella quinta fascia (da 1,35 a 1,5 milioni) cade il massimo numero del Compren-sorio di Pinerolo (10 comuni, il 21,7%). Nella sesta cade il massimo numero dei comuni del Comprensorio di Torino (37 comuni, il 17,8%), di Ivrea (15 comuni e il 2 0 % ) , di Verbania (17 comuni, il 18,8%) e cade anche nella stessa fascia il cui reddito va da 1,5 a 1,65 milioni, il massimo numero dei comuni del
Pie-monte cioè 182 su 1210 pari al 15%. Nella settima fascia (da 1,65 a 1,8 mi-lioni) cade il massimo numero dei co-muni del Comprensorio di Alessandria con 35 comuni e il 23,7%).
Nell'ottava fascia (da 1,8 a 2 milioni) cade il massimo numero dei comuni dei Comprensori di Vercelli (17 comuni e il 3 5 , 1 % ) di Borgosesia (9 comuni e il 2 0 % ) e di Biella (23 comuni col 30,3%). Alla nona fascia (da 2 a 2,2 milioni) si arrestano i comuni dei Comprensori di Saluzzo e di Mondovi che in essa non ne contano alcuno.
Nella decima fascia, la più alta, che va oltre 2,2 milioni, si trovano 7 comuni del Comprensorio di Torino, Vercelli e Verbania, 3 di quello di Biella, due di quello di Casale M. e 1 degli altri (Ivrea, Borgosesia, Pinerolo, Novara, Cuneo, Alba-Bra, Alessandria).
Per l'intero Piemonte il numero massi-mo di comuni (182) cade nella fascia di 1,65 a 1,8 milioni, dopo tale numero massimo si cade rapidamente a 176 co-muni nella fascia da 1,65 a 1,8 milioni, a 153 nella successiva, a 59 nella pe-nultima e a 33 che contano redditi su-periori a 2,2 milioni nell'ultima.
Tabella 4. Distribuzione del r e d d i t o pro-capite 1974 in alcuni c o m u n i p i e m o n t e s i
Fasce di reddito pro-capite in migliaia di lire 1974
0-600 601-1000 1001-1200 1201-1350 1351-1500 1501-1650 1651 -1800 1801-2000 2001-2200 2201 e più Numero dei Comuni compresi in ogni striscia
DATI CARATTERISTICI
DEI COMPRENSORI PIEMONTESI
La Tabella 5 raccoglie alcuni dei dati più caratteristici dei comprensori del Piemonte nel campo socio-economico. Risulta dall'ultima colonna della tabella dedicata al Piemonte, che il reddito uni-tario minimo della Regione è stato tro-vato a Isasca in Lire 319.000 annue per abitante.
Si tratta di un piccolo paese di 174 abi-tanti, dei quali 58 occupati (il 38%), del Comprensorio di Saluzzo-Savigliano-Fossano che sorge a 660 m sul mare al termine di una tortuosa stradicciola che si stacca a Venasca, cioè a 46 km da Saluzzo, dalla strada della Valvaraita. Pur non raggiungendo un'altitudine no-tevole, esso siede in località impervia raggiungibile con difficoltà, in una zona che non offre, per ora, prospettive di sviluppo.
Vien subito dopo con 388.000 Lire di reddito pro-capite del 1974, il Comune di Montemale, il cui nome sembra già un programma, del Comprensorio di Cuneo, a 931 m sul mare fra boschi di castagni. È pure un piccolo paese di 90 abitanti che salgono a 394 includendo anche quelli sparsi attorno, con 160 oc-cupati probabilmente in lavori agricoli (cioè il 4 0 % ) che siede sullo sperone roccioso separante la Val Grana dalla Val Maira, posto sulla strada stretta, tortuosa e difficile che congiunge Val-grana a Dronero, lunga circa 10 km. Il paese, sorto a metà strada, dista perciò circa 5 km dai due centri vicini che hanno redditi molto più alti (Valgrana Lire 857.000, Dronero Lire 1.666.000 per residente). La notevole caduta di reddito a cosi breve distanza dai due è un chiaro esempio dell'influenza del rilievo e della viabilità sul reddito degli abitati.
Cava-glietto in quel di Novara (434 residenti, m 244 sul mare, e 1.087.000 Lire di reddito pro-capite) per il Comune di Donato minimo del Comprensorio di Biella (783 residenti, m 700 sul mare,
1.089.000 Lire di reddito unitario) del Comune di Odalengo Grande (649 resi-denti, m 381 sul mare, 1.282.000 Lire di reddito pro-capite) nel Comprensorio di Casale M., e quello di Lenta (960 resi-denti, m 219 sul mare, 1.298.000 Lire di reddito). È quest'ultimo il massimo va-lore di reddito pro-capite dei minimi di tutti i comprensori.
Eccetto il Comune di Donato, sito a quota 716 sulla strada Biella-Ivrea per Graglia, posto perciò quasi in fregio della
impor-tante SS 419 Mongrando-Settimo Vitto-ne, che può anche usufruire dello svi-luppo promosso dalle industrie e dal turismo delle zone circonvicine, gli al-tri comuni citati sorgono a quote basse ove sono possibili una agricoltura reddi-tizia e larghi insediamenti industriali. Passando ai comuni che godono invece di alti redditi, può stupire che spesso il più alto reddito del comprensorio non coincida con quello del capoluogo. Tale coincidenza si constata per i Comuni di Torino, Ivrea, Pinerolo, Cuneo, Alba e Mondovi', mentre gli altri capoluoghi hanno reddito minore di un comune che a loro appartiene.
Per quanto riguarda Torino, capoluogo
non soltanto del Comprensorio ma an-che della Regione, va notato an-che il suo reddito unitario di 2,445 milioni, pur essendo il più alto del comprensorio, non lo è per la regione, infatti Alba, con 2,785 milioni supera largamente il reddito del capoluogo regionale. Va però considerato che la città di Tori-no con i suoi 1.202.806 residenti, in numero molto superiore a quelli di tutti gli altri comprensori, potrebbe, con i suoi rioni, considerarsi, da sola, come il più grande comprensorio, e infatti pas-sando da un rione all'altro si trovano differenze notevoli di reddito unitario; nel 1974, ad esempio, si considerava che per il rione Centro il reddito
pro-Tabella 5. C a r a t t e r i s t i c h e s o c i o - e c o n o m i c h e del P i e m o n t e e dei suoi c o m p r e n s o r i nell'anno 1974. (Redditi in migliaia di lire).
Comprensori TORINO Ivrea Pinerolo Vercelli Borgosesia Biella Novara
Reddito del comprensorio Reddito del capoluogo Altitudine sul m. m Residenti Occupati 2.191 2.445 239 1.202.946 452.370 1.779 2.377 267 29.390 11.631 1.763 2.251 377 37.560 14.400 1.890 1.949 131 56.465 21.860 1.701 1.754 354 16.282 7.103 1.041 2.040 424 55.984 22.450 1.798 2.011 164 102.123 39.050 Rapporto occupati/residenti 0,38 0,40 0,39 0,39 0,43 0,40 0,26
Reddito più basso in Frassinetto Trausella Angrogna Lenta Carcoforo Donato Cavagli etto Reddito unitario Altitudine sul m. m Residenti Occupati 546 1.046 446 180 673 654 213 77 734 782 911 386 1.298 219 960 392 760 1.304 90 48 1.089 700 783 348 1.087 244 434 168 Rapporto occupati/residenti 0,40 0,36 0,42 0,41 0,53 0,44 0,39
Reddito più alto in Torino Ivrea Pinerolo Pertengo Pila Campiglia Borgolavez. Reddito unitario
Altitudine sul m. m Residenti
Occupati
Capoluogo
vedi sopra vedi sopra Capoluogo vedi sopra Capoluogo 2.449 122 461 172 2.206 686 141 49 2.508 775 295 96 2.211 148 2.141 818 Rapporto occupati/residenti 0,37 0,35 0,32 0,38
Turismo-red. alto in Ceresole R. Candia C. Pragelato Moncrivello Alagna V. Piedicavallo Soriso Reddito pro-capite Altitudine sul m. m Residenti Occupati 2.423 1.500 183 92 1.941 285 1.661 472 2.019 1.524 552 227 1.668 322 1.553 685 2.013 1.191 472 198 2.376 1.037 310 91 1.936 452 774 295 Rapporto occupati/residenti 0,50 0,29 0,41 0,44 0,42 0,30 0,37
capite superasse i 3 milioni di Lire, mentre per il rione meno ricco, quello delle Vallette, uno dei più recenti e periferici, il reddito unitario poteva calcolarsi attorno ad 1,45 milioni. Nei Comprensori di Vercelli, Borgose-sia, Biella, Novara, Verbania, Asti, Ales-sandria e Casale M. vi sono comuni più fortunati il cui reddito unitario supera quello del capoluogo.
Per il Comprensorio di Vercelli il ca-poluogo raggiunge il reddito unitario di 1,947 milioni, ma il Comune di Per-tengo con 461 residenti, sito a 122 m sul mare, a circa metà della strada di 8 km fra Stroppiana e Constanzana, raggiunge i 2,449 milioni.
Per il Comprensorio di Borgosesia, il cui capoluogo raggiunge il reddito unitario di 1,754 milioni, sembra strano il red-dito di 2,206 milioni del paesino di Pila (141 residenti a m 686 sul mare) ma va ricordato che Pila, con Sospello, costi-tuisce la base di partenza del complesso turistico dell'Alpe di Mera (1500 m sul mare) per cui l'elevato reddito dei pochi residenti è dovuto a ragioni locali. Nel Comprensorio di Biella il capoluogo conta il reddito di 2,04 milioni pro-capite, con 55.984 residenti, ma il Co-mune di Campiglia Cervo (295 resi-denti, a m 775 sul mare) posto sulla strada della Valle del Cervo Biella-Piedicavallo, a poco meno di 1 km
sotto Rosazza, è la base di un turismo montano molto vivace, usufruisce degli addetti ai molti stabilimenti tessili che si seguono lungo tale valle e vanta un reddito di 2,508 milioni.
Per il Comprensorio di Novara, il ca-poluogo conta il reddito unitario di 2,011 milioni, mentre il Comune di Borgolavezzaro (2141 residenti, a m 148 sul mare) sito sulla strada Novara-Mor-tara, in una zona risicola molto impor-tante, raggiunge 2,211 milioni.
Un reddito di 1,764 milioni pro-capite, raggiunge la città di Verbania, ma il massimo reddito del Comprensorio si troverebbe, secondo i calcoli, a Belgirate (549 residenti, a m 200 sul mare) con
Verbania Cuneo Saluzzo S.-F. Alba-Bra Mondovi Asti Alessandria Casale M. PIEMONTE
1.694 1.638 1.465 1.764 2.278 1.826 198 543 395 34.680 56.035 17.563 12.952 21.120 6.622 0,37 0,36 0,37 1.690 1.387 1.516 2.785 1.911 1.617 172 559 123 30.420 21.883 79.891 12.700 8.320 29.805 0,42 0,38 0,37 1.584 1.735 1.918 1.559 1.616 Torino 2.445 95 116 239 103.592 43.718 1.202.846 37.192 16.096 452.370 0,37 0,37 0,38
Curro Montemale Isasca S. Giorgio Sr. Alto Olmo Gent. Mongiardino Odalengo Gr. Isasca 680 388 319 708 573 724 693 1.282 319 810 961 660 655 682 615 659 381 660 629 394 174 225 163 174 377 649 174 286 160 58 75 68 58 127 260 58 0.46 0,40 0,35 0,33 0,41 0,33 0,30 0,40 0,35
Belgirate Cuneo Verzuolo Alba Mondovi Incisa Scap. Volpeglino Bozzole Belgirate 2.568 Capoluogo 1.950 Capoluogo Capoluogo 2.165 2.278 2.274 2.568
200 vedi sopra 420 vedi sopra vedi sopra 192 243 92 200 549 6.190 2.092 192 385 549 190 2.240 610 73 134 190 0.34 0,36 0,30 0,38 0,35 0,34
Formazza Limone Piem. Crissolo Grinzane C. Ceva Cocconato Strevi Vignale Ceresole Reale
2 11 4 1.785 1.358 2.074 1.714 1.968 2.095 2.266 2.423
1-280 990 1.400 269 388 491 140 308 1.500 582 1.896 381 1.040 5.317 1.643 1.477 1.396 183 170 820 175 440 2.360 660 590 541 92 0.31 0,43 0,46 0,42 0,44 0,40 0,40 0,39 0,50
resa Borgo S. D. Fossano Bra Carru Villafranca Valenza Moncalvo Alba
2-ì 42 2.033 1.769 2.009 1.560 2.118 1.735 1.973 2.785
200 641 377 280 364 200 123 305 172 5095 8.320 22.622 25.073 4.132 2.583 23.320 3.897 30.420 '•960 3.050 8.390 851 1.598 892 9.560 1.485 12.700
2,568 milioni. Sembra concorrano a questo risultato fattori turistici e pro-duttivi.
Per il Comprensorio di Saluzzo, i tre comuni più importanti: Saluzzo con
17.563 residenti, a m 395 sul mare, Sa-vigliano con 19.210 residenti, a m 321 sul mare, Fossano con 22.622 residenti, a m 377 sul mare, raggiungono rispetti-vamente i redditi unitari di 1,826,
1,729, 1,769 milioni di Lire pro-capite, mentre il Comune di Verzuolo (6190 residenti, a m 420 sul mare) posto sulla Torino-Carmagnola, a circa 8 km sotto Saluzzo arriva a 1,95 milioni, essendo un importante centro industriale soprat-tutto cartario.
Per il Comprensorio di Alessandria mentre il capoluogo (103.592 residenti a m 95 sul mare) aveva nel 1974 un reddito unitario di 1,584 milioni, il massimo risultava a Valpeglino (192 re-sidenti a m 243 sul mare) con 2,278 milioni.
Si tratta di un paesino a circa 7 km da Tortona posto su una breve deviazione della strada Tortona-Volpedo, centro agricolo e vinicolo.
Finalmente nel Comprensorio di Casa-le M., per il capoluogo (43.718 abitanti a m 116 sul mare) il reddito unitario era di 1,616 milioni, e il reddito massi-mo risultava a Bozzole (385 residenti a m 92 sul mare) piccolo paese all'inizio della Pomaro-Casale con 2,274 milioni. A prima vista non paiono giustificati questi redditi unitari che si alzano note-volmente in piccoli paesi, mentre scen-dono nei prossimi centri maggiori che dovrebbero poter meglio raccogliere i frutti del lavoro della zona circostante. Così, ad esempio, Valpeglino a 7 km da Tortona conta, come si è visto, il reddito di 2,278 milioni di Lire, mentre Tortona ne conta 1,51 e Volpedo, che sulla stessa strada dista da Volpeglino circa 4 km, arriva a 1,673.
Ma Tortona conta 29.835 residenti e Volpedo 1357.
Analogamente Bozzole, che quasi tocca Pcmaro da un Iato e dista soltanto 5 km da Valmacca sulla stessa strada Valenza-Casale, vanta un reddito unitario di 2,274 milioni con 385 residenti mentre Pomaro con 468 residenti scende a 1,677 milioni e Valmacca con 1369 a 1,731 milioni.
A parte il fatto che i dati sul reddito commercializzabile globale e, ancor più su quello alimentare, depurato dall'auto-consumo ristabilisce l'equilibrio, è pro-babile che i centri più grossi raccolgano un maggior numero di disoccupati, sot-toccupati e pensionati privi di proprietà agricole che abbassano, nella suddivisio-ne, il reddito pro-capite, inoltre per le grandi concentrazioni la differenza di qualche unità nei parametri presenta poca importanza m e n t a ove il numero dei residenti è piccolo può essere molto maggiore.
Comunque molti interrogativi sorgono quando si esaminano i probabili effetti dei vari parametri sullo sviluppo della popolazione e del suo reddito, per que-sto ci proponiamo, quando passeremo ad esaminare in ogni comprensorio co-mune per coco-mune, di chiarire queste anomalie.
REDDITO E OCCUPAZIONE NEI COMPRENSORI
La Tabella 6 illustra la distribuzione dei residenti attivi del Piemonte in condi-zione professionale, per ogni compren-sorio, nei principali settori di attività per l'anno 1974.
Tale distribuzione è molto variabile da comprensorio a comprensorio a causa delle diverse attitudini attuali di ognu-no di essi, dovute, in parte, alle caratte-ristiche del territorio, della sua ubica-zione e della sua viabilità, in parte al-l'inizio spontaneo in tempi lontani di forme di attività che poi, sviluppandosi, sono diventate tradizionali, preparando popolazione e ambiente alla corrispon-dente specializzazione.
Cosi, ad esempio, si sono sviluppate in quel di Biella e di Borgosesia le indu-strie tessili, specialmente laniere, me-diante pionieri che hanno trovato, lungo i fiumi della zona, l'abbondante acqua pura necessaria a tale industria, in un ambiente umido favorevole soprattutto alla filatura, ben sopportato dai resi-denti che vi erano abituati.
I corsi d'acqua veloci assieme alla molta acqua necessaria per i lavaggi e le
tin-ture fornivano alle gualchiere la forza motrice necessaria.
Per questo i pionieri si arrampicarono con i loro primi stabilimenti verso le alte valli ove l'acqua era più pura e abbondante e dove la corrente più ri-pida muoveva energicamente le ruote. Analogamente si formarono nelle zone pianeggianti del cuneese, dell'astigiano e dell'alessandrino, disponibili in fregio al rilievo che borda la Riviera Ligure, là dove era possibile realizzare un rapido trasferimento, quei nuclei industriali, legati al trasporto marittimo e che non trovavano spazio nella stretta lingua di terra della spiaggia ligure, gli impianti dei derivati del carbone a San Giuseppe di Cairo, quelli di Cengio, di Ferrania, di Altare, le metallurgiche di Serravalle, i magazzini generali di Rivalta Seri-via, ecc.
Anche se alcuni di questi nuclei indu-striali cadono amministrativamente nel-la Liguria, per il loro indispensabile le-game col mare, per l'apporto delle ma-terie prime, la loro influenza economica si spinge anche verso l'interno ove tro-vano il maggior numero di addetti e di clienti.
Passando alle cifre, si nota che per il Piemonte, la formazione dei posti di lavoro è per più della metà degli occu-pati, dovuta all'industria, e poiché la Regione conta come industrie princi-pali la meccanica, con la produzione di autoveicoli, macchine per il movimento della terra, agricole e da trasporto, mac-chine utensili, macmac-chine per ufficio, e l'industria tessile, le maggiori quote di occupazione nell'industria cadono nei Comprensori di Torino (auto) col 62,3%, di Ivrea (Olivetti) col 60,6%, di Biella (tessili) col 66% e di Borgose-sia (tessili) col 6 8 % .
Non lontano da tali cifre sono le per-centuali che toccano a Verbania (60,6%) a Pinerolo (cuscinetti a sfere 55,1%) e a Novara (57,8%).
avendo un territorio per gran parte col-linare ha saputo, come Alba, con la produzione di vini pregiati e l'inizio, più avanzato nell'albese, dell'industria-lizzazione dell'enologia, mantenere un tasso di occupazione e di reddito abba-stanza soddisfacente.
Bassa è invece l'occupazione agricola nei Comprensori di Borgosesia (6,6%), di Biella (5,4%), di Verbania (4,5%), modesta quella del Comprensorio di No-vara (8,5%), superiore alla media re-gionale quella dei comprensori di Pine-rolo (15,1%), di Vercelli, che grazie alla coltura e commercializzazione del riso oggi ben avviata industrialmente, pur con limitata occupazione (21,8%), realizza redditi elevati, di Alessandria (20,4%) e Casale M. (25,9%).
Nel commercio, rimangono attorno alla media regionale del 12,8% i Compren-sori di Borgosesia (12,5%), di Biella (12,4%), di Saluzzo (12,1%), di Mon-dovi (12,3%), di Asti ( 1 2 % ) .
La quota più bassa tocca al Compren-sorio di Ivrea (10%) la più alta a quello di Verbania (14,7%) con un notevole apporto del turismo; fra il 13 e il 14% sono rimasti gli altri comprensori. In complesso si può concludere che in que-sto settore tutti i comprensori riman-gono a quote molto vicine.
Ora, da qualche tempo, è di moda esal-tare lo sviluppo che l'industrializzazio-ne ha consentito all'occupaziol'industrializzazio-ne del terziario e del quaternario, il che può essere considerato un bene per gli au-menti dell'occupazione, spesso inutile, se gli aumenti di reddito distribuibili da un'economia costantemente fiorente, consente di devolvere un costo propor-zionalmente crescente per i servizi, ma se l'economia generale è in declino, l'aumento dell'occupazione nel terziario e nel quaternario è tutt'altro che com-mendevole perché proprio in questi settori cadono quasi sempre gli ecces-sivi e deplorevoli sprechi degli enti e degli impiegati inutili.
Poiché lo scopo principale del lavoro deve essere la produzione di beni da distribuire equamente nel territorio ed essi si esprimono per lo più in termini monetari, per giudicare il rendimento dei lavoratori giova confrontare l'occu-pazione con la produzione.
La Tabella 7 illustra il reddito prodotto nei vari comprensori nel 1974, suddi-viso nei vari settori produttivi.
Come era prevedibile, la distribuzione del reddito nei vari comprensori segue da vicino, proporzionalmente, quella dell'occupazione.
Ancora il reddito del Compartimento
di Torino (2710 miliardi per l'industria, 4692 miliardi in complesso) è maggiore di quello di tutti gli altri comprensori presi singolarmente ed anche in totale. Gioca molto, sul reddito industriale, la produzione degli autoveicoli e dei suoi fornitori, il fatturato FIAT di 2.874.592 miliardi, comprensivo, naturalmente di attività esterne al Piemonte, ne giustifica l'importanza.
Il prodotto dell'industria, che raggiunge in Piemonte il 52,4%, primeggia nel Comprensorio di Torino col 57,77% ed è del 48,28% di tutti i comprensori pie-montesi.
Viene poi Ivrea il cui comprensorio sale al 60,68% ed è il 3,11% di tutti i comprensori piemontesi.
Esso è notevolmente alimentato dalle aziende che operano nel campo della Olivetti il cui fatturato di 343.796 mi-liardi, comprendente anch'esso attività estranee ad Ivrea, illustra l'importanza dell'apporto al reddito piemontese del-l'industria delle macchine per ufficio. Molto più elevato è però il contributo del comprensorio di Novara con 272 mi-liardi (50,5% del comprensorio e 5,96% di tutti i comprensori); elevato quello di Biella (200 miliardi circa col 56,19% del comprensorio e il 4,38% di tutti i comprensori), per il quale molto hanno operato le industrie tessili, e quello di Alessandria (250 miliardi, col 40,04% del comprensorio e l'8,99% di tutti i comprensori).
Elevato, fra i comuni del comprensorio, è il reddito di Borgosesia che se pur limitato a 82 miliardi in complesso, rag-giunge il 52,74 del comprensorio e l ' I , 7 9 % di tutti i comprensori; pure ele-vato è quello di Verbania (168 miliardi, 52,01% dei comprensori).
Inferiori alla media piemontese del 52,4%, alla formazione della quale concorre principalmente il reddito del grande comprensorio torinese, ma pur ancora pregevoli, sono i redditi indu-striali di Pinerolo (104 miliardi, col 47,03% del comprensorio), quello di Alba-Bra con 109 miliardi (il 43,43% del comprensorio) e quello di Casale Monferrato col 45,25% del compren-sorio.
Più modesti, proporzionalmente, sono gli altri, il più basso è quello del Com-prensorio di Mondovi del 36,72%, poco
Tabella 6. Residenti attivi in condizione professionale in Piemonte e nei suoi comprensori nel 1974
superiori quelli di Vercelli (37,14%) e di Cuneo (38,34%). Gli altri, interme-di, cadono fra il 41 e 4 3 % dei redditi dei rispettivi comprensori.
Si può concludere che il reddito dell'in-dustria, anche in quei comprensori nei quali per ragioni locali (per lo più ri-lievo meno adatto) non ha ancora potuto completamente svilupparsi, rimane sem-pre di gran lunga il maggiore del com-plesso produttivo della zona.
Per quanto attiene all'agricoltura, sem-pre basso appare, proporzionalmente, quello di Torino che risulta dell'I,2% nel comprensorio, mentre per l'estensio-ne del suo territorio sale all'I 1,47% di tutti i comprensori, coi suoi 57 miliardi. Primeggia, fra tutti, per il prodotto di 75 miliardi, quello di Alessandria (che però, proporzionalmente, rappresenta soltanto il 12% del comprensorio e il
15,10 del complesso dei comprensori) data la sua estensione.
Viene dopo il prodotto di 46 miliardi
ottenuto da ognuno dei tre Comprensori di Vercelli (20,02 del compr. e 9,55 fra tutti), di Alba-Bra (18,33 del compr., 9,25 fra tutti) e di Asti (14,55% del compr. e 9,25 fra tutti).
Buona parte di tali risultati sono otte-nuti con l'introduzione di coltivazioni di pregio.
Segue subito Saluzzo con 45 miliardi che rappresentano il 19,39 del compr. e il 9,06 fra tutti gli altri.
I minimi, con 9 miliardi caduno, ca-dono sui Comprensori di Borgosesia (1,81% fra tutti i compr.) e Verbania anche per il terreno poco adatto. Del resto anche per l'intero Piemonte il red-dito agricolo del 5,6% è basso, in buo-na parte a causa del territorio per gran parte montano e collinoso, ma anche per la mancata industrializzazione agricola molto più avanzata, ad esempio, nella Lombardia. È ben vero che in Piemonte per buona parte il terreno è costituito da deiezioni delle montagne cristalline
(si-licee) che lo dominano e che, depositate in pianura, formano le baraggie e ter-reni simili inadatti all'agricoltura. Per quanto riguarda il commercio non si notano grandi differenze di proporzio-nalità fra le quote dei vari comprensori, che si mantengono attorno alla media piemontese del 12,50%.
Il minimo si verifica col 10,26% del Comprensorio di Ivrea, il massimo col
15% di Alessandria. Appena dopo la percentuale d'Ivrea viene quella del Comprensorio di Torino, del 10,76%. Maggiore è il divario che si nota nel settore che raccoglie le « altre occupa-zioni ». Rispetto alla media piemontese, già elevata (29,50%), e superata di poco dal Comprensorio di Torino (54,87% nel compr. e 29,50% fra i compr.) sul quale pesano le strutture regionali, al massimo sale Cuneo col 35,83% nel compr. e attorno al pur elevato valore del 30% si trovano Ver-celli (31,45%), Verbania (30,34%),
Tabella 7. S u d d i v i s i o n e del r e d d i t o dei c o m p r e n s o r i p i e m o n t e s i nei vari s e t t o r i e c o n o m i c i di attività
N. Comprensori
Agricoltura Industria Commercio Reddito 1974 sin-goli co-muni miliardi di L. gruppi Percentuali fra nel com- sin-pren- golo sori compr. Reddito 1974 sin-co- 9ruppl muni miliardi di L. Percentuali fra com- pren-sori nel sin-golo compr. Reddito 1974 sin-goli co-muni miliardi di L. compr. Percentuali fra nel com- sin-pren- golo sori compr. Reddito 1974 sin-£ £ ^ P i muni miliardi di L. 1 2 3 TORINO Ivrea Pinerolo 57 17 23 97 11,47 3,42 4,63 1,21 7,26 10,00 2.710 142 104 2.956 59,34 3,11 2,33 57,77 60,68 47,03 505 24 30 559 48,28 2,29 2,87 10,76 10,26 13,82 1.420 51 60 15,31 4 5 6 Vercelli Borgosesia Biella 46 9 17 72 9,25 1,81 3,42 20,02 6,34 4,77 85 82 200 367 1,86 1,79 4,38 37,14 57,74 56,19 26 19 45 90 2,49 1,82 4,30 11,39 13,38 12,64 72 32 94 198 7 8 Verbania Novara 32 9 41 6,44 1,81 5,97 2,79 272 169 440 5,96 3,67 50,75 52,01 48 72 120 4,59 6,88 13,43 14,86 160 98 258 9 10 11 12 Cuneo Saluzzo-Sav.-Foss. Alba-Bra Mondovi 27 45 46 24 142 5,43 9,06 9,25 4,83 11,25 19,39 18,33 18,75 92 46 109 47 344 2,01 2,10 2,39 1,03 38,34 41,39 43,43 36,72 35 32 35 17 119 3,35 3,06 3,35 1,62 14,58 13,79 13,94 13,28 86 59 61 40 24,6 13 Asti 46 46 9,25 14,55 130 130 2,84 41,15 44 44 4,21 13,92 96 96 14
15 Alessandria Casale Monferrato 75 24 99 15,10 4,83 12,00 1.3,41 250 81 331 5,47 1,77 40,04 45,25 94 20 114 8,99 1,91 15,00 11,17 206 54 260