Il centro storico di Firenze: orientamenti urbanistici attraverso l’analisi dei pian
3. Contenuti della ricerca
Analizzando i Piani di Recupero promossi all’interno di questo perime- tro storico si riesce a scorgere un orientamento verso cui tende la città, sep- pur parziale e limitato, che ci rende consapevoli della natura e del carattere che in questi ultimi anni sta acquisendo.
Il Piano di Recupero2, come strumento di riqualificazione di particolari
aree all’interno del tessuto urbano, viene così scelto dall’Amministrazione comunale per rispondere all’abbandono e al degrado che alcuni edifici ri- 2 I Piani di Recupero nascono con la Legge 5 Agosto 1978, n°457, Norme per l’edilizia residen-
ziale, Capitolo IV, Norme generali per il recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente con cui si tenta il rilancio delle iniziative di recupero di tutti quei tessuti urbani abbandonati o in fase di degrado. Nell’individuare e tracciare le aree suddette, i Comuni possono provvedere in sede di formazione del Prg oppure, qualora questo strumento sia vigente, con un’apposita delibera del Consiglio Comunale. Il perimetro svolge quindi una funzione di vincolo, per mezzo di norme che salvaguardano il patrimonio edilizio, allo scopo di evitare che l’esito della futura attività pianifica- toria pregiudichi interventi contrastanti. Esiste anche la possibilità che i Piani di Recupero possano essere richiesti da privati; in questo caso la proposta è subordinata al possesso da parte dei propri- etari di almeno i tre quarti del valore degli immobili e il piano si adotta con delibera del Consiglio Comunale, correlata da uno specifico elenco di elaborati, tra cui la convenzione contenente gli oneri da assumere da parte dei soggetti pubblici e privati. L’approvazione finale spetta al Consiglio Comunale, valutando anche le osservazioni pervenute dal pubblico.
versano da tempo in parti significative della città. In questo modo si atti- vano una serie di operazioni che riguardano non solo l’aspetto strutturale e architettonico dell’immobile, ma altresì si restituisce alla città e alla comu- nità spazi da tempo inutilizzati. Oltre ai Piani preliminarmente individuati nella stesura degli strumenti urbanistici, la proposta può pervenire anche dagli stessi privati; tale possibilità deve essere letta come una sorta di colla- borazione con l’Amministrazione all’attività urbanistica, che tende quindi ad un unico scopo comune di riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio. Inoltre le destinazioni d’uso attribuite agli edifici oggetto di re- cupero, non possono e non devono essere in contrasto con gli stru- menti urbanistici vigenti, regolando in tal modo anche l’indirizzo di sviluppo della città.
Dopo questa doverosa premessa, appare chiaro che sono i Piani di Recupero ad essere subordinati alla disciplina del Piano Regolatore e che quindi si configurano essi stessi come strumenti attuativi delle finalità so- stenute al suo interno.
Ma al termine della ricerca, in cui si sono analizzati otto Piani di Recupero (ricadenti all’interno dell’ultima cerchia muraria), emerge un quadro inaspettato in cui si contano numerosi interventi concessi con Variante al Prg; in particolare si contano quattro richieste su otto nelle quali si procedere a declassare la categoria degli edifici o si prevede un cam- bio di destinazione. Di queste richieste di Variante, tre casi sono atti alla realizzazione di una attività alberghiera. Infine il fatto che quattro progetti su otto prevedono la destinazione alberghiera è un altro chiaro indizio su alcune scelte politiche che si avanzano sul centro storico.
Brevemente riporto due esempi significativi ed emblematici: il piano di Recupero ricadente in Via Proconsolo e il Piano di Recupero di Via Palazzuolo.
Il Piano di Recupero di Via Proconsolo
L’edificio di Via Proconsolo, risalente all’Ottocento, è confinante con la Badia Fiorentina, prospiciente il Bargello e Piazza San Firenze. Il fabbri- cato, abbandonato da tempo, versava in stato di degrado e fu demolito, in circostanze poco chiare, intorno agli anni Novanta. Tale decisione provocò come conseguenza più immediata e apparente la modifica dei profili di quella parte strategica della città, mutando le prospettive e le visuali. Per colmare il vuoto che si era generato, viene elaborato un Piano di Recupero, che prevedeva la costruzione di un edificio che avesse le medesime qualità architettoniche di quello precedentemente abbattuto. Inoltre con la demo- lizione erano stati rivenuti resti archeologici, (probabilmente riguardanti mura di un’antica torre romana) per i quali l’Amministrazione dispose che
fossero resi visibili mediante una pavimentazione trasparente e inserendo al pianterreno un piccolo spazio museale.
Ad oggi si può riconoscere con certezza la scarsa attenzione riposta nel- la ricostruzione del nuovo edificio, dalle differenti caratteristiche morfo- logiche alla qualità architettonica e l’uso dei materiali, fino alla differenza nell’alzato dell’edificio, ora di quattro piani, che ha comportato un au- mento relativo della superficie utile lorda3. Inoltre, al pianterreno, trova
paradossalmente spazio un negozio di alta moda che poggia, come si era deliberato, su una pavimentazione in vetro.
Il Piano di Recupero di Via Palazzuolo
Per quanto riguarda il Piano di Recupero di Via Palazzuolo, in questo caso si tratta di un complesso immobiliare strutturato in più corpi di fab- brica di varia natura e identità; in passato Banco dei Pegni, passò in epoca recente ad essere sede dell’Istituto di credito Cassa di Risparmio di Firenze S.p.A., mentre in alcuni corpi sono tutt’oggi presenti unità abitative e un’u- nità produttiva, già sede di uno storico laboratorio fotografico della fine del 1800, attualmente studio di stamperie modernizzato.
Nell’individuare le classi degli edifici, il Prg individua fabbricati di ca- tegoria 0 e altri di categoria 1, ovvero «di particolare interesse storico e/o artistico, monumentale4», le cui prescrizioni sono tassativamente di conser-
vazione e restauro. In fase di elaborazione del progetto tale classificazione viene considerata non adeguata o almeno non riscontrabile attualmente; viene quindi redatta una Variante per la loro modifica in classi che possa- no prevedere interventi di demolizione e ricostruzione. Pur mantenendo il ‘vincolo’ di classe 1, confinato alla sola facciata dell’edificio prospiciente Via Palazzuolo e Piazza San Paolino, le restanti volumetrie sono converti- te in edifici di classe 5, per i quali è consentito lo svuotamento e la totale ricostruzione delle strutture interne, e di classe 6, per i quali è prevista la demolizione e la ricostruzione anche con diversa disposizione dei volumi. Una Variante che, in questo modo, serve ad attuare un cambiamento della destinazione d’uso, non più residenziale ma convertita in un’unica strut- tura turistico ricettiva; nello specifico si va a trasferire in quella sede, un albergo già esistente nel centro storico, l’Hotel Caravel5.
3 La S.U.L. Complessiva attuale di 810,51 mq supera quella preesistente di 773,02 mq, ma facen-
do riferimento all’art. 36 del Regolamento Edilizio, si ritiene che posso possa escludersi l’area ar- cheologica (123,31mq), purchè asservita ad uso pubblico.
4 Norme tecniche di Attuazione, Capitolo II - Zone “A” : Culturali e Ambientali.
5 Stato attuale: spazi residenziali circa il 14%; spazi direzionali circa l’86%. Le destinazioni attuali,
residenziale e direzionale verranno riconvertite in destinazione alberghiera, con trasferimento e ampliamento dell’Hotel Caravel di Via Alamanni n°9, con inserimento nella graduatoria per am-
In conclusione con questo Piano si sottrae alla città e si destina alle attività alberghiere uno spazio che in alternativa poteva essere designato a servizi pubblici e sociali, attrezzature che potevano risultare utili al quar- tiere, o al restauro dei locali per ampliare quella piccola porzione (14%) di residenza esistente.
Non sembra compatibile neppure che il Piano preveda una liberalizza- zione così ampia degli interventi edilizi, prevedendo operazioni di parziale demolizione e ricostruzione anche con diversa disposizione dei volumi. Il fatto che il piano non presuppone modifiche sostanziali alla facciata, rico- noscendone quindi il suo valore insito, non dovrebbe estendere le possibili- tà d’intervento agli interni che sono, in questo caso, programma di alcune demolizioni e ricostruzioni, come il caratteristico lucernario ‘a campana’ in vetro e metallo, realizzato agli inizi del Novecento, che verrà ricostruito con diversa forma. Inoltre, nonostante il Piano Strutturale preveda che una quota non inferiore al 20% della superficie utile debba essere destinata a residenza convenzionata, si è scelto invece di procedere alla transizione del titolo edificatorio della quota non realizzata e al suo corrispettivo in somma monetaria. E infine, nonostante la zona sia sovrabbondante di offerta ricet- tiva, il mutamento a destinazione alberghiera appare oggettivamente non sostenibile e accettabile, a difesa della politica, esplicitamente espressa dal Prg, sulla salvaguardia e promozione della residenza all’interno del centro storico.